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«David, in cambio di questo io sarò il tuo schiavo per l’eternità. Qualsiasi cosa desideri, te la procurerò. Andrò in capo al mondo per te, se solo questo piano è possibile.»

Esitò, come se volesse scherzare sull’argomento, ma poi cambiò idea e continuò: «Cominceremo le nostre lezioni non appena possibile. Ma, più ci rifletto, più penso che la cosa migliore sia che io lo sbalzi fuori del corpo. Posso farlo prima ancora che si renda conto della tua presenza. Sì, dev’essere questa la nostra tattica. Quando mi vedrà non sospetterà di me, perché posso nascondergli i miei pensieri con estrema facilità. E questa è un’altra cosa che devi imparare: nascondere i tuoi pensieri».

«Ma che cosa succede se lui ti riconosce? David, lui sa chi sei, si ricorda di te, ha parlato di te. Che cosa gli impedirebbe di bruciarti vivo nel preciso istante in cui ti vede?»

«II luogo in cui avverrà l’incontro. Non vorrà correre il rischio di una conflagrazione troppo vicino al suo corpo. E noi lo prenderemo in trappola proprio là dove non oserebbe mai mostrare i suoi poteri. Dovremmo proprio attirarlo in una simile situazione. Bisogna riflettere seriamente a questo proposito. E comunque, finché non sappiamo come trovarlo, tutto questo può aspettare.»

«Lo avvicineremo in mezzo alla folla.»

«Oppure in prossimità dell’alba, quando non potrebbe correre il rischio di un incendio vicino alla sua tana.»

«Già.»

«Ora proviamo a fare una valutazione realistica dei suoi poteri in base alle informazioni in nostro possesso.»

Fece una pausa mentre il cameriere si avvicinava al tavolo con una di quelle bellissime e pesanti caffettiere d’argento che non mancano mai negli alberghi di lusso. Hanno una patina che non può essere paragonata a nessun’altra e presentano sempre parecchie e minuscole ammaccature. Osservai la bevanda nera uscire dal beccuccio. .Presi coscienza di quanta attenzione dedicavo ai dettagli, mentre stavamo seduti lì, a dispetto di tutta la mia angoscia e infelicità. Il semplice fatto di stare con David mi ridava speranza.

Mentre il cameriere si allontanava, David bevve frettolosamente un sorso di caffè, poi allungò una mano nella tasca del cappotto. Mi diede un piccolo mazzo di sottili fogli di carta. «Questi sono gli articoli di giornale sugli omicidi. Leggili con attenzione e dimmi qualsiasi cosa ti facciano venire in mente.»

II primo pezzo, dal titolo «Vampiro uccide a Midtown», mi fece infuriare più di quanto non riuscissi a esprimere. Lessi la distruzione sfrenata che David aveva descritto. Il fatto di avere fracassato così stupidamente i mobili doveva essere attribuito a goffaggine. E poi il furto: davvero sciocco. Quanto al mio povero agente, mentre veniva prosciugato del sangue gli era stato spezzato il collo: ancora goffaggine.

«È davvero sorprendente che sappia volare», dissi con rabbia. «Eppure, qui si dice che è entrato attraverso il muro del trentesimo piano.»

«Ciò non significa che possa usare i poteri per le distanze davvero grandi», mi fece notare David.

«Ma come ha fatto allora ad andare da New York a Bai Harbour in una sola notte e, soprattutto, perché lo ha fatto? Se ha usato un volo commerciale, perché scegliere Bai Harbour e non Boston? O Los Angeles, o Parigi, per l’amor del ciclo. Pensa se dovesse derubare un grande museo, una banca importante. Santo Domingo, non capisco. Anche se si è impadronito della facoltà di volare, non può essere facile per lui. Quindi perché mai andare là? Sta forse cercando di disseminare gli omicidi in modo che nessuno colleghi i casi?»

«No», rispose David. «Se davvero cercasse la discrezione, non agirebbe in questo modo così spettacolare. Sta andando alla cieca, comportandosi come se fosse inebriato!»

«Sì. È proprio così che ci si sente all’inizio, davvero. Si è sopraffatti dall’ultrasensibilizzazione dei propri sensi.»

«È possibile che viaggi attraverso l’aria e che colpisca là dove il vento lo porta?» chiese David. «E che non esista affatto uno schema?»

Consideravo la sua domanda mentre leggevo gli altri rapporti, trovando frustrante il non riuscire a carpirne il contenuto con un solo colpo d’occhio, come avrei fatto con la mia vista da vampiro. Sì, altre goffaggini, altra stupidità. Corpi umani frantumati con «uno strumento pesante» che altro non era che il suo pugno.

«Gli piace rompere vetri, non è vero?» dissi. «Ama sorprendere le sue vittime. Deve godere della loro paura. Non lascia testimoni. Ruba tutto ciò che appare di valore, ma nulla di ciò che è davvero prezioso. Come lo odio. Eppure… anch’io ho fatto cose altrettanto terribili.»

Ricordai le mie conversazioni con quel furfante. Come avevo fatto a non smascherare le sue maniere da gentiluomo! Ma mi tornarono in mente anche le prime descrizioni che David aveva fornito di lui, della sua stupidità e del suo istinto di autodistruzione. E la sua goffaggine: come avrei mai potuto dimenticarla? «No», ripresi infine. «Non credo che riesca a coprire queste distanze. Non hai idea di quanto la capacità di volare possa essere terrificante. È venti volte più terribile del viaggio extracorporeo. Tutti noi la detestiamo. Anche il rombo del vento provoca un senso d’impotenza, una pericolosa sensazione di abbandono, per così dire.» M’interruppi. Noi conosciamo questo tipo di volo nei nostri sogni, forse perché l’abbiamo vissuto prima di nascere, in qualche regno celestiale oltre questa terra. Eppure come creature terrestri non riusciamo a concepirlo, e solo io ero in grado di sapere fino a che punto mi avesse lacerato l’anima e il cuore.

«Continua, Lestat. Ti ascolto e ti capisco.»

Trassi un breve sospiro. «Ho appreso questa facoltà solo perché mi trovavo sotto il potere di qualcuno che non aveva nessuna paura, per il quale tale facoltà era una sciocchezza», spiegai. «Tra noi ci sono alcuni che non la usano mai. No. Non riesco a credere che quel bastardo sia in grado di controllarla. Sta viaggiando con qualche altro mezzo, per poi spiccare il volo solo quando ha la preda a portata di mano.»

«Sì, ciò sembrerebbe coincidere con le prove materiali, se solo sapessimo…»

Improvvisamente si distrasse: un impiegato anziano dell’albergo era appena comparso sulla porta. Si avvicinò a noi con esasperante lentezza, portando con estrema cerimoniosità una grande busta.

David prese subito di tasca una banconota e la tenne pronta.

«Un fax, signore. È appena arrivato.»

«Ah, molte grazie.»

Strappò la busta per aprirla. «Ci siamo. Notizie trasmesse da Miami: Villa sopra collina su isola di Curacao; ora stimata, la sera di ieri; non scoperto prima delle quattro di mattina; cinque persone trovate morte’.»

«Curacao ! Dove si trova?»

«Questo è ancora più sconcertante. Curacao è un’isola olandese, situata nel profondo sud dei Caraibi. Tutto questo non ha davvero senso.»

Esaminammo insieme la storia. Ancora una volta il movente sembrava essere il furto. Il ladro era piombato dal lucernario e aveva demolito tutto ciò che aveva trovato nelle due stanze. L’intera famiglia era stata massacrata. La ferocia del crimine aveva lasciato l’isola in preda al terrore. Due i cadaveri trovati dissanguati, tra cui un bambino piccolo.

«Non è possibile che si stia spostando verso sud!»

«Negli stessi Caraibi ci sono luoghi molto più interessanti di quest’isola», disse David. «Come mai ha trascurato l’intera costa dell’America Centrale? Vieni, voglio procurarmi una carta geografica. Osserviamo sulla carta le modalità di spostamento. Ho notato una piccola agenzia di viaggi nella hall. Avranno di certo del materiale da darci. Porteremo tutto nel tuo appartamento.»

L’uomo dell’agenzia, un calvo anziano dal tono flautato, era molto servizievole e si mise subito a cercare delle cartine nella confusione della sua scrivania. Curacao? Sì, aveva qualche brochure su quell’isola; considerati i Caraibi, non era un’isola di grande interesse.