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— E invece no. Calvin è il nome che ho detto io. Tu devi dire l’altro nome, altrimenti hai perso e tocca di nuovo a me e… oof! — Polly annaspò mentre Chiappa le balzava addosso sbattendo la massiccia testa triangolare direttamente nella sua pancia.

La rissa che si sviluppò pose temporaneamente fine al lavoro che stavano svolgendo. Elena balzò immediatamente giù dal suo trespolo per unirsi alla lotta, mentre Sandy invece rimase appollaiato dov’era. Queste risse non rappresentavano nulla di particolarmente pericoloso per i suoi compagni di coorte, che pesavano tutti almeno il doppio di lui e in linea di massima si equivalevano come forza fisica. Per Sandy invece la questione era ben diversa. Egli non possedeva né la massa sufficiente né la pelle dura degli hakh’hli, e di conseguenza partecipare a una rissa del genere sarebbe stato a dir poco deleterio per lui. Tanto più che non aveva nemmeno la forza muscolare necessaria per parteciparvi, dato che qualunque giovane hakh’hli avrebbe potuto tranquillamente staccargli gli arti uno per uno come se staccasse i petali da una margherita. In passato, quando erano tutti molto più giovani, vi erano state occasioni in cui si era quasi giunti fino a quel punto.

In verità, Lisandro Washington non era affatto un mingherlino. Sulla Terra non sarebbe mai stato considerato tale, solo che gli hakh’hli erano tutt’altra cosa rispetto agli esseri umani. Fortunatamente, ne erano perfettamente consapevoli. Quando qualche suo compagno di coorte si arrabbiava con Sandy, non arrivava mai fino al punto di esercitare violenza fisica su di lui. I componenti della coorte sapevano benissimo che cosa sarebbe loro accaduto se avessero danneggiato in qualsiasi modo l’unico membro di razza umana del gruppo, ma questo non era l’unico motivo per il quale lo rispettavano. Gli altri membri della coorte di Sandy infatti erano piuttosto felici di averlo con loro. Anzi, gli erano addirittura grati, poiché in realtà gli dovevano molto. Tutti infatti sapevano benissimo che se non fosse stato per il fatto che quella creatura terrestre, Lisandro Washington, aveva avuto bisogno di compagni per crescere (non compagni umani, naturalmente, poiché sulla grande nave non ve ne erano proprio, ma piuttosto gli esseri più simili agli umani che gli hakh’hli erano riusciti a trovare), con ogni probabilità tutti loro sarebbero stati ancora sotto forma di uova, congelate nella grande incubatrice criogenica della nave.

Così, mentre gli altri si picchiavano, Sandy scivolò giù dalla sua parete e si infilò in un angolo seminascosto protetto da una fila di nidi vuoti. Gli infanti hakh’hli che avrebbero dovuto occupare quei nidi non erano ancora usciti dall’incubatrice. Dopo essersi messo comodo, felice di avere avuto la possibilità di scendere dal suo trespolo sulla parete, Sandy tirò fuori da una tasca un piccolo bloc-notes e una penna. Abbassò la testa per proteggersi da eventuali oggetti lanciati dai suoi compagni e iniziò a scrivere una poesia.

Scrivere poesie era un’attività piuttosto comune fra gli hakh’hli… anche se alcuni elementi, in particolare i grezzi hakh’hli-operai che erano stati generati per occuparsi dei lavori pesanti e pericolosi all’esterno della nave o attorno ai suoi motori radioattivi, non sapevano nemmeno di che cosa si trattasse. Ma gli altri sei membri della coorte di Sandy si dedicavano spesso a questa particolare pratica intellettuale. Per loro non era altro che un modo per mettersi in mostra. Sandy aveva già scritto un certo numero di poesie, ma come tutte quelle prodotte nella sua coorte, anche queste erano state scritte in lingua hakh’hli, e quindi usando ideogrammi piuttosto che lettere. Per gli hakh’hli, l’aspetto artistico visivo della poesia sulla carta era importante almeno quanto il contenuto delle parole. Sandy però ora voleva fare qualcosa che nessuno dei suoi compagni aveva mai fatto in precedenza, ovvero scrivere una poesia in stile hakh’hli, ma in lingua inglese.

Aveva già trovato le parole adatte e stava iniziando a darsi da fare per comporle in uno schema artistico quando venne interrotto da una squillante voce hakh’hli proveniente dalla porta d’ingresso dell’asilo. — O, persone cattive! Persone-che-non-contribuiscono-facendo-il-loro-dovere! State giocando, trascurando il vostro lavoro! Desistete immediatamente! Tornate a lavorare! Questo è un ordine!

Sandy riconobbe immediatamente la voce. MyThara era tornata ed era davvero arrabbiata sollevata completamente sulle zampe posteriori per torreggiare sulla coorte. Passò all’inglese per continuare la sua predica, balbettando e sbagliando persino la grammatica per la rabbia. — Che diavolo avete? Perché vi comportate come hoo’hik? Gli infanti nafcituri devono avere luogo ficuro per creffere!

Emettendo sbuffi imbarazzati, i membri della coorte si fermarono dove erano. In effetti, avevano combinato un bel disastro. Metà delle reti già fissate erano state letteralmente strappate via, e ora penzolavano flaccide e inutili dai loro pioli sulle pareti. — Mi dispiace, MyThara — disse Demmy meschinamente. — Ma è stato Chiappa a iniziare. È saltato addosso a…

— Non intereffa Chiappa! Intereffa che mie perfone fi fono comportate male e non bene! Ora ripulite fubito quefto cafino e rimettervi al lavoro, alla fvelta!

Una volta finito il turno lavorativo di tre dodicesimi di giorno e tornati nella sezione riservata alla loro coorte, MyThara chiamò Sandy per una prova di abbigliamento. Sandy a quel punto aveva una fame notevole, come del resto tutti loro, ma non poteva dire di no a MyThara. Per gran parte della sua vita, Sandy era stato convinto che MyThara fosse la persona più saggia del suo piccolo mondo, oltre che la migliore in assoluto. Ne era tuttora convinto, e così, seguendo un impulso, decise di porle una domanda che lo aveva tormentato per diverso tempo. — MyThara-tok? — domandò. — Tu diventerai mai un’Anziana?

MyThara assunse un’espressione sbalordita. — Lifandro! — esclamò. — Che idea! Io non fono nata per effere un’Anziana, non credi?

— No? — domandò Lisandro.

— No, non lo fono. Devi fapere che prima che le uova fi fchiudano, gli fienfciati le manipolano a modo loro. È per quefto che tutti i componenti della tua coorte fono in grado di pronunciare quelle terribili effe e tutto il retto…

— Lo so — la interruppe Sandy. — Questo lo sanno tutti.

— Infomma — continuò MyThara — a me non hanno mai fornito i tratti genetici neceffari per diventare un’Anziana. Non mi hanno dato la faggezza e l’intelligenza…

— Ma tu sei molto saggia e intelligente! — la interruppe Sandy con tono sincero.

— Per me, fì — rispose MyThara leggermente imbarazzata. — Tu fei proprio un bravo ragazzo. Folo che io non poffeggo le caratteriftiche genetiche neceffarie per effere un’Anziana, non trovi? Ma del refto è giufto che fia cofì. Io fono felice. Fto facendo un lavoro utile. È proprio in quefto che confitte la felicità, Fandy. Nel fare il lavoro che ci viene affegnato e nel farlo nella migliore maniera poffibile.

— Che tipo di lavoro utile stai facendo?

— Cofa intendi dire, Lifandro?

— Hai appena detto che stai facendo un lavoro utile. Io credevo che tu ti limitassi a occuparti di me.

— E allora? Non è forfe quefto un lavoro utile? Tu fei una perfona utile, Fandy. Fei l’unico effere umano in tutta la nave, e quefto ti rende molto fpeciale. Ma ora procediamo con la tua prova di abbigliamento, va bene? — Si protese in avanti per appoggiare tutti e quattro i pollici sui comandi del monitor. Sullo schermo apparvero immediatamente una serie di immagini di terrestri di sesso maschile con indosso diversi abiti.

Prendere una decisione su che cosa dovesse indossare Lisandro per la sua missione sulla Terra non era affatto facile, poiché a quanto pareva gli esseri umani cambiavano spesso tipo di abbigliamento a seconda degli anni e delle epoche. Ma la cosa peggiore era che le reti televisive terrestri avevano la disorientante abitudine di trasmettere film storici, alcuni dei quali erano tanto antichi da non fornire alcun tipo di indizio sulla data della loro produzione. Le toghe, di questo gli hakh’hli erano sicuri, erano fuori moda. E anche i cappelli piumati e le spade lo erano. Un completo formale da lavoro sembrava essere la cosa più sicura, ma… insomma, di che genere doveva essere? Doppiopetto o normale? Con i risvolti larghi o stretti? Con la cravatta o senza? Con il colletto rigido? Con il risvolto ai pantaloni? Con un gilet? E in quel caso, il gilet doveva essere di un colore neutro che andasse d’accordo con la giacca o doveva stagliarsi con colori vivaci come il rosso o il giallo?