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«Ellery, quelle tre lettere… sono ancora nella cappelliera di Nora, ci ho guardato l’altro giorno. Non ho potuto farne a meno…»

«Me l’immaginavo» sospirò Ellery.

«Lei la tiene sempre sotto controllo, vero?»

«Sì, Patty. Sua sorella ha continuato a leggerle. Quelle lettere sono ormai tutte spiegazzate…»

«Ma perché Nora non vuole affrontare la verità?» esclamò Pat. «Sapeva benissimo che l’ultima domenica di novembre doveva avere la prima crisi. Altrimenti perché avrebbe rifiutato il medico, e perché ora non vuole difendersi, rifiuta qualsiasi aiuto… non riesco a capirla!»

«Forse» osservò Ellery pensoso «Nora ha paura di affrontare lo scandalo. Si era già ritirata dal mondo quando Jim l’aveva lasciata poco prima del loro matrimonio, alcuni anni fa. Nora ha una profonda vena di orgoglio provinciale, Pat. Non può sopportare che la gente parli di lei. Se un giorno o l’altro tutto questo si venisse a sapere…»

«È così» affermò Pat con voce decisa. «Sono stata una sciocca a non pensarci prima. E Nora si comporta come uno struzzo. Chiude gli occhi per non vedere. Lei ha ragione, Ellery: Nora ha paura del paese

La sera del lunedì precedente il Natale, il signor Queen era seduto ai margini del bosco e osservava la casa degli sposi. Non c’era la luna, la notte era immobile e silenziosa. Jim e Nora stavano litigando ancora; per danaro, questa volta. La voce di Nora era acuta. Perché Jim spendeva tutti quei soldi? Che cosa era successo della spilla di cammei?

«Jim, devi dirmelo, non si può andare avanti così, non si può!»

La voce di Jim era un mormorio, ma poi crebbe d’intensità.

«Non voglio che tu mi sottoponga al terzo grado!»

Il signor Queen ascoltava attentamente, sperando in qualcosa di nuovo, in un indizio, una parola; ma non udì nulla che non sapesse già. C’erano solo due giovani che si lanciavano degli insulti, in una fredda notte di dicembre, mentre lui se ne stava seduto come uno stupido, al freddo, ad ascoltare dietro la porta. Si alzò e fece per allontanarsi dalla casa del malaugurio (come gli sembrava appropriato ora quel nome!) quando la porta principale sbatté. Jim percorse il sentiero quasi barcollando e saltò in macchina. Ellery corse al garage dei Wright, dove Pat gli lasciava sempre la sua piccola automobile con la chiave dell’accensione innestata. Senza rumore seguì Jim a fari spenti.

Dovette aspettarlo a lungo davanti al locale di Carlatti, ed erano già le dieci passate quando il giovane uscì e saltò di nuovo in automobile. Sarebbe andato a casa, ora? No, Jim voltò verso la città. Ma dove andava? Ellery continuò a seguirlo. Dagli sbandamenti della macchina capiva che il giovane aveva bevuto molto. Jim si fermò finalmente davanti a una meschina casa di legno nel quartiere povero. Nell’atrio era accesa una debole lampada.

Ellery vide Jim aprire una porta al primo piano.

«Jim!» Era stata Lola Wright a parlare.

La porta si richiuse. Ellery salì le scale cercando di non far scricchiolare i gradini, e appoggiò l’orecchio contro il battente della porta.

«Ma devi, devi» gridava Jim con voce impastata. «Lola, non puoi abbandonarmi. Sono disperato. Disperato!»

«Te l’ho detto Jim, io non ho danaro» ribatté Lola, tranquilla. «Ecco qua, siediti, sei disgustosamente ubriaco.»

«Perdinci se sono ubriaco!» rise Jim.

«Perché sei disperato? Raccontalo alla tua amica Lola. Raccontami tutto…»

Il giovane cominciò a piangere; dopo un po’ i suoi singhiozzi parvero soffocare ed Ellery capì che aveva nascosto il viso nel seno di Lola. La voce di Lola mormorava piano parole di conforto. A un tratto la ragazza diede un grido.

«Jim, ma perché mi hai colpita!»

«Tutte le stesse! Tutte scimmie» urlò il giovane. «Raccontalo a Lola. Già, dovrei raccontartelo è vero? Tira via le mani! Non voglio dirti proprio niente!»

«Jim, faresti meglio ad andartene a casa, ora.»

«Me li dài o non me li dài questi soldi?»

«Ma Jim, ti ho detto…»

«Nessuno mi dà quattrini. Sono nei pasticci, e neanche mia moglie, Lola, mi da una lira. Che cosa devo fare? Sai tu che cosa dovrei fare?»

«Che cosa Jim?»

«Niente. Niente…» la sua voce si spense. Vi fu un lungo intervallo di silenzio. A quanto pareva, Jim si era addormentato. Ellery rimase in attesa. A un tratto si udì un altro grido di Lola e la voce affannata di Jim.

«Ho detto giù le mani!»

«Jim, ma io non… tu dormivi.»

«Tu stavi perquisendomi! Che cosa cercavi, eh?»

«Jim smettila. Mi fai male.» La voce di Lola era magnificamente controllata.

«Altro che male ti farò! Ti insegno io a…» il signor Queen aprì la porta. Jim e Lola barcollavano avvinghiati in mezzo alla stanza. I due si fissavano con odio. Con un gesto elegante il signor Queen staccò Jim da Lola e lo gettò a sedere sul divano. Il giovane si coprì il viso con le mani.

«Qualche guaio, Lola?» domandò Ellery in tono distaccato.

La ragazza si aggiustò i vestiti e si ravviò i capelli senza rispondere.

«Son venuto a farle quella visitina che le dovevo da tempo» spiegò Ellery con voce mite. «Che cosa è successo a Jim?»

«È sbronzo» Lola ora era perfettamente composta. «Povera Nora! Non riesco a capire perché questo cretino sia venuto proprio qui. Pensa che sia innamorato di me?»

«È una domanda alla quale solo lei potrebbe rispondere» rise Ellery. «In quanto a lei, signor Haight, è meglio che dia la buonanotte alla cara cognatina! L’accompagno a casa!»

Jim rimase a sedere sul divano; poco dopo si afflosciò sul pavimento e si addormentò, piegato in due come una grossa bambola di stracci dai capelli gialli.

«Lola» domandò Ellery rapidamente. «Che cosa ne sa di tutta questa faccenda?»

«Quale faccenda?»

Ellery fissò intensamente la ragazza negli occhi, ma non vi lesse nulla. Dopo un momento si caricò Jim sulle spalle; Lola gli tenne la porta aperta.

«Ha la macchina?»

«Sì, due, la macchina di Jim e la mia, o meglio quella di Pat.»

«Riporterò io domattina l’automobile di Jim. E… signor Smith…»

«Signorina Wright?» chiese Ellery.

«Venga ancora a farmi visita.»

«Forse.»

«Soltanto, la prossima volta, bussi prima di entrare» sorrise Lola.

John, in occasione del Natale, prese il comando della famiglia con inattesa fermezza.

«Niente baccano, niente agitazioni, Hermy» disse in tono quasi perentorio. «Quest’anno qualcuno farà tutto il lavoro per te.»

«John Fowler Wright che cosa vuoi dire?»

«Passeremo il Natale in montagna. Trascorreremo la notte in albergo, arrostendo castagne intorno al fuoco di Bill York, e ci divertiremo un mondo.»

«Ma che idea stupida! Nora mi ha rubato la festa del Ringraziamento, adesso tu vuoi portarmi via il Natale. Non c’è neanche da parlarne.»

Però, dopo aver guardato profondamente negli occhi suo marito, Hermy capì che non si trattava di un capriccio e non discusse più. Il tassì della stazione portò all’albergo di Bill York un carico di doni con un biglietto segreto di John riguardante il pranzo, l’alloggio e i “preparativi speciali”. Il vecchio John era stranamente misterioso e si divertiva come un ragazzino.

La compagnia doveva partire con due automobili, subito dopo cena, la vigilia di Natale. Tutto era pronto… La vecchia Ludie era stata mandata in vacanza; le catene erano ben tese sui pneumatici e tutta la famiglia camminava su e giù sotto il portico degli sposi aspettando che Jim e Nora scendessero; ma quando la porta di Nora si aprì uscì soltanto Rosemary Haight.

«Dove sono Jim e Nora per amor del cielo?» domandò Hermy. «Non arriveremo mai più all’albergo!»