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— Ti ascolto — disse lo straniero.

— I Gaal vivono nel nord, al di là delle più lontane catene montuose degli uomini che parlano la nostra lingua. Hanno grandi Terre Estive laggiù, ricche di erba, dice il racconto, sotto montagne la cui cima è coperta da fiumi di ghiaccio. Dopo la Metà d'Autunno, il freddo e le bestie della neve cominciano a discendere nelle loro terre, provenienti dal più lontano settentrione dove è sempre inverno, e al pari delle nostre bestie, i Gaal si muovono verso sud. Portano con sé le tende, ma non costruiscono città e non mettono da parte il grano. Attraversano il Territorio di Tevar quando le stelle della costellazione dell'Albero sorgono al tramonto, e prima che sorga la Stella della Neve, al passaggio dall'Autunno all'Inverno. Se incontrano qualche famiglia che viaggia senza protezione, o accampamenti di cacciatori, greggi o campi privi di sentinelle, allora uccidono e rubano. Se vedono una Città Invernale salda e completa, e guerrieri sugli spalti, le passano davanti, brandendo la lancia e gridando, e noi lanciamo qualche freccia nella schiena delle retroguardie… I Gaal continuano sempre ad andare avanti, e si fermano soltanto quando siano giunti in qualche loro misterioso luogo, molto a sud; alcuni dicono che il luogo in cui trascorrono l'Inverno è più caldo, ma chi lo può mai sapere? Comunque, questa è la Migrazione al Sud. Io lo so. Io l'ho vista, Alterra, e li ho visti ritornare ancora una volta a nord con il disgelo, quando la foresta ricresce. Ma non assalgono città di pietra. Sono come l'acqua: l'acqua corre rumorosa, ma lo scoglio la divide e immoto resta. Tevar è di pietra, come uno scoglio.

Il giovane Nato Lontano rimase seduto con la testa china, intento a riflettere: rimase abbastanza a lungo in quella posizione perché Wold potesse rivolgere lo sguardo direttamente sul suo viso, per un attimo.

— Tutto ciò che hai detto, Anziano, è la verità, l'intera verità, ed è sempre stata la verità negli anni passati. Ma questo è… un tempo nuovo… Io sono un capo della mia gente, così come tu lo sei della tua. Io vengo a te come un capo a un altro capo, alla ricerca di aiuto. Credimi… ascoltami, i nostri popoli si devono aiutare vicendevolmente. C'è un grande uomo tra i Gaal, un capo, e lo chiamano Kubban o Kobban. Ha unito tutte le loro tribù e ne ha fatto un esercito. I Gaal non si limitano a rubacchiare qualche hann disperso, nel corso del loro cammino: assediano e catturano le Città Invernali in tutti i Territori della costa, uccidono gli uomini Nati nella Primavera, prendono schiave le donne, lasciano guerrieri Gaal in ciascuna città da loro catturata, con la consegna di tenerla e di governarla nel corso dell'Inverno. E quando giungerà la Primavera, allorché i Gaal ritornano nuovamente a nord, questa volta si fermeranno; le nostre terre diventeranno loro proprietà… le foreste, i campi, le Terre Estive, le città e gli abitanti… o meglio, gli abitanti rimasti…

Il vecchio fissò lo sguardo in un punto a lato, per un lungo istante, e poi disse assai pesantemente, parlando con voce carica d'ira: — Tu parli, io non ascolto. Tu dici che la mia gente sarà sconfitta, uccisa, resa schiava. La mia gente è composta di uomini, e tu sei un Nato Lontano. Riserva per il tuo nero destino le tue parole buie!

— Se gli uomini sono in pericolo, noi siamo in pericolo ancor di più. Sai quanti di noi sono rimasti a Landin, ora come ora, Anziano? Meno di duemila.

— Così pochi? E le altre città? La tua gente abitava su tutta la costa fino al nord, quando ero giovane.

— Finite. I superstiti sono venuti da noi.

— Guerra? Malattie? Non avete malattie, voi Nati Lontano.

— È difficile sopravvivere in un mondo per il quale non sei nato — disse Agat, cupo e conciso. — Comunque, siamo pochi; siamo deboli di numero: chiediamo di essere gli alleati di Tevar quando giungeranno i Gaal. E giungeranno in trenta giorni.

— Giungeranno prima di trenta giorni, se ci sono Gaal a Tlokna in questo momento. Sono già in ritardo, la neve può cadere da un giorno all'altro. Avranno fretta.

— Non hanno alcuna fretta, Anziano. Arrivano lentamente, poiché arrivano tutti insieme… cinquanta, sessanta, settantamila Gaal!

Bruscamente, con profondo orrore, Wold vide l'immagine di ciò che Alterra gli diceva: vide sfilare l'orda interminabile, schiera dopo schiera, lungo i passi montani, condotta da un alto condottiero dal volto camuso, vide gli uomini di Tlokna — o erano quelli di Tevar? — giacere massacrati sotto le mura distrutte della loro città, e il ghiaccio formarsi simile a schegge sul sangue raggrumato… Scosse il capo per cancellare dalla mente quelle immagini. Che cosa gli era successo? Rimase a lungo in silenzio, masticandosi l'interno delle labbra.

— Bene, ti ho ascoltato, Alterra.

— Non completamente, Anziano. — Questa era maleducazione degna di un barbaro, ma quell'individuo era uno straniero, e in fin dei conti era un capo della sua gente. Wold gli permise di proseguire. — Abbiamo il tempo di prepararci. Se gli uomini dell'Askatevar e quelli dell'Allakskat e del Pernmek saranno disposti a stringere un'alleanza, e ad accettare il nostro aiuto, potremo avere un nostro esercito. E se attenderemo in forze, pronti ad accogliere i Gaal, al confine settentrionale dei vostri tre territori, allora l'intera Migrazione, piuttosto di affrontare un esercito così forte, potrebbe voltare di lato e discendere verso est, lungo i sentieri di montagna. Due volte, in Anni precedenti, hanno preso la strada dell'est, a quanto affermano i nostri documenti. E poiché è tardi e comincia a far freddo, e la selvaggina rimasta è scarsa, i Gaal potrebbero fare la deviazione e continuare in tutta fretta il loro viaggio, se trovassero uomini disposti a combattere. Secondo me, quel Kubban non ha una tattica vera e propria, e si limita ad affidarsi al fattore sorpresa e al numero dei suoi. Possiamo allontanarlo.

— Gli uomini del Pernmek e dell'Allakskat sono nelle loro Città Invernali, in questo momento, esattamente come noi. Non conosci ancora il Costume degli Uomini? Non si combattono battaglie nel corso dell'Inverno!

— Va' a raccontare questa legge ai Gaal, Anziano! Decidi secondo il tuo giudizio, ma fidati delle mie parole! — Il Nato Lontano si alzò, spinto in piedi dalla profondità del suo appello e del suo avviso. Wold provò dispiacere per lui, così come spesso gli succedeva di provare dispiacere per i giovani, i quali non hanno ancora visto come le passioni e i progetti vadano sprecati, una volta dopo l'altra, e come la loro vita e le loro azioni si consumino tra il desiderio e la paura.

— Ti ho ascoltato — ripeté con stolida cortesia. — Gli Anziani della mia gente ascolteranno ciò che hai detto.

— Allora, potrò venire domani a sentire…

— Domani, doman l'altro…

— Trenta giorni, Anziano! Trenta giorni al massimo!

— Alterra, i Gaal arriveranno e se ne andranno. L'Inverno arriverà e non se ne andrà. Che vale, per un guerriero vittorioso, fare ritorno a una casa incompleta, allorché la terra si trasforma in ghiaccio? Quando saremo pronti per l'Inverno ci preoccuperemo dei Gaal… Adesso rimettiti seduto. — Frugò nel sacchettino, cercando un secondo pezzetto di gesin da fiutare per il commiato. — Anche tuo padre era Agat? Lo conobbi quando era giovane. E una delle mie disutili figlie mi ha riferito di averti incontrato mentre camminava sulla sabbia.

Il Nato Lontano sollevò lo sguardo piuttosto precipitosamente, e disse: — Sì, ci siamo incontrati. Sulla sabbia fra una marea e l'altra.

CAPITOLO TERZO

Il vero nome del sole

Qual era la causa delle maree lungo la costa, dell'enorme e ricorrente flusso quotidiano, prima in una direzione e poi nell'altra, di una massa d'acqua alta da cinque a quindici metri? Nessuno degli Anziani della Città di Tevar avrebbe saputo rispondere a questa domanda. Ma qualsiasi bambino di Landin avrebbe potuto dirlo: la luna causava le maree, l'attrazione lunare…