A tavola, dopo aver spolverato fino all’ultima briciola di ciò che gli era stato messo davanti, Frederic cercò di partecipare più attivamente alla conversazione. Fece del suo meglio per spiegare a Bonaparte perché la situazione militare nel sudovest fosse quasi disperata. Enumerò i problemi uno alla volta: l’indisciplina degli alleati Rossi, l’afflusso inarrestabile di immigranti. «La cosa peggiore però sono i nostri soldati, un branco di superstiziosi, com’è inevitabile con le classi inferiori. Scorgono presagi ovunque. Un pioniere olandese o tedesco colloca un talismano sopra la porta di casa sua, e per farci entrare i nostri soldati devi praticamente costringerli a forza.»
Bonaparte sorseggiò il suo caffè (bevanda barbarica! ma egli pareva apprezzarla non meno degli Irrakwa), poi si appoggiò allo schienale della sedia, scrutando Frederic con quel suo sguardo fermo e penetrante. «Volete dire che accompagnate di persona i vostri soldati nelle perquisizioni a porta a porta?»
L’atteggiamento di sufficienza di Bonaparte era assolutamente oltraggioso, ma prima che Frederic potesse pronunciare la replica sferzante che aveva sulla punta della lingua, La Fayette rise forte. «Napoleone» disse «mio caro amico, la natura del nostro cosiddetto nemico in questa guerra è esattamente questa. Quando la città più grande nel giro di cinquanta miglia consiste in quattro case e una fucina di fabbro, non si conducono perquisizioni a porta a porta. Ogni casa è al tempo stesso la fortezza del nemico.»
Napoleone aggrottò la fronte. «Gli americani non concentrano le loro forze? Non formano eserciti?»
«Non hanno più messo in campo un esercito da quando il generale Wayne sconfisse il capo Pontiac anni or sono, e anche allora si trattava di un esercito inglese. Gli Stati Uniti hanno qualche forte, ma tutti lungo il corso dell’Hio.»
«E allora come mai quei forti sono ancora in piedi?»
La Fayette ridacchiò di nuovo. «Non avete letto i rapporti che parlavano dei risultati conseguiti dalla corona britannica nella guerra contro i ribelli degli Appalachi?»
«Ero impegnato altrove» puntualizzò Bonaparte.
«Non c’è bisogno che ci ricordiate che stavate combattendo in Spagna» disse Frederic. «Tutti noi saremmo stati volentieri al vostro fianco.»
«Davvero?» mormorò Bonaparte.
«Lasciate che vi riassuma» disse La Fayette «che cosa accadde a lord Cornwallis, partito dalla Virginia alla testa di un corpo di spedizione nel tentativo di raggiungere Franklin, capitale degli Appalachi, sul corso superiore del Tennizy.»
«Se mi permettete, vorrei riassumerlo io» disse Frederic. «I tuoi riassunti sono in genere più lunghi dell’originale, Gilbert.»
La Fayette parve irritato dall’interruzione di Frederic, ma dopo tutto era stato proprio lui a insistere perché loro due si dessero del tu, come usava tra colleghi. Se La Fayette voleva essere trattato come un marchese, avrebbe dovuto a sua volta insistere sul protocollo. «Fa’ pure» disse La Fayette.
«Cornwallis era partito in cerca dell’esercito degli Appalachi. Ma non riuscì a trovarlo. Una quantità di case di tronchi vuote, che lui dava alle fiamme; ma quelli se ne costruivano di nuove nel giro di una giornata. E ogni giorno una mezza dozzina di soldati venivano feriti o uccisi dai moschetti nemici.»
«Carabine» lo corresse La Fayette.
«Sì, certo, questi americani preferiscono la canna rigata» disse Frederic.
«Le carabine sono troppo lente da caricare» osservò Bonaparte. «Impossibile sparare una salva come si deve.»
«Quelli non sparano salve, a meno che non siano più numerosi di te» replicò La Fayette.
«Stavo per dirlo» disse Frederic. «Quando Cornwallis giunse a Franklin, si rese conto che metà dei suoi uomini erano morti, feriti o impegnati a proteggere le linee di rifornimento. Benedict Arnold, generale dell’esercito appalachiano, aveva fortificato la città. Le colline erano un’unica rete di bastioni, terrapieni e trincee. Lord Cornwallis cercò di stringere d’assedio la città, ma i Cherriky si muovevano così silenziosamente che, quando arrivavano nella notte a portare rifornimenti, i posti di guardia dei Cavalieri non li sentivano neanche passare. È una cosa veramente diabolica, come quei bianchi degli Appalachi siano riusciti a far comunella con i Rossi, concedendo loro — ci credereste? — la cittadinanza fin dall’inizio; e sicuramente quella volta la loro politica si rivelò vantaggiosa. Le truppe degli Appalachi razziavano i convogli di rifornimento di Cornwallis in continuazione. Nemmeno un mese dopo era ormai evidente che Cornwallis lungi dall’essere l’assediante era divenuto l’assediato. Alla fine si arrese con tutto il suo esercito, e il re d’Inghilterra fu costretto a concedere l’indipendenza agli Appalachi.»
Bonaparte annuì gravemente.
«Ma ecco la parte più interessante» disse La Fayette. «Dopo essersi arreso, Cornwallis venne condotto nella città di Franklin, e scoprì che tutte le famiglie degli assediati se n’erano andate molto prima che lui arrivasse. Ecco il vero problema con questi pionieri americani. In quattro e quattr’otto fanno i bagagli e levano le tende. E tu non riesci mai a mettergli il sale sulla coda.»
«Ma puoi ammazzarli» obiettò Bonaparte.
«Se riesci a prenderli» ribatté La Fayette.
«Hanno campi e fattorie» fece osservare Bonaparte.
«Sì, certo, si può cercare di trovare tutte le loro fattorie» ammise La Fayette. «Ma quando ci arrivi, ammesso che ci sia qualcuno in casa, scopri che è una semplice famiglia di contadini. Niente soldati. Niente eserciti. Ma non appena te ne vai, qualcuno comincia a spararti dal folto degli alberi. Potrebbe essere lo stesso umile contadino, oppure no.»
«Problema interessante» disse Bonaparte. «Non capisci mai chi sia il tuo nemico. Non concentra mai le sue forze.»
«È per questo che preferiamo ricorrere ai Rossi» spiegò Frederic. «Non possiamo certo andarcene in giro a massacrare famiglie di contadini innocenti, no?»
«Perciò pagate i Rossi perché lo facciano al vostro posto.»
«Sì. E funziona abbastanza bene» disse Frederic «tanto che non vediamo ragioni per mutare la nostra linea di condotta.»
«Bene? Secondo voi funziona bene?» esclamò Bonaparte in tono sprezzante. «Dieci anni fa a ovest della catena degli Appalachi non c’erano nemmeno cinquecento famiglie americane. Oggi tra gli Appalachi e il My-Ammy vivono diecimila famiglie, mentre ogni giorno cresce il numero di quelle che si trasferiscono all’ovest.»
La Fayette strizzò l’occhio a Frederic, cosa che immancabilmente mandava quest’ultimo su tutte le furie. «Napoleone ha letto i nostri dispacci» disse allegramente La Fayette. «Ha mandato a memoria le nostre stime sull’afflusso di immigrati americani nella riserva dei Rossi.»
«Il re vuole che questa invasione americana in territorio francese venga immediatamente arrestata» puntualizzò Bonaparte.
«Ma davvero?» commentò La Fayette. «Che strano modo ha di farcelo capire.»
«Strano? Ha inviato me» disse Bonaparte. «Questo significa che si aspetta una vittoria.»
«Ma voi siete un generale» replicò La Fayette. «E noi di generali ne abbiamo già.»
«Inoltre» aggiunse Frederic «qui non comandate voi. Comando io.»
«Ero convinto che qui in Canada la suprema autorità militare fosse il marchese» disse Bonaparte.
Frederic capì perfettamente: La Fayette, se avesse voluto, avrebbe anche potuto metterlo sotto il comando di Bonaparte. Lanciò un’occhiata ansiosa a La Fayette, che stava tranquillamente spalmando paté di fegato d’oca su una fetta di pane. La Fayette sorrise benevolmente. «Il generale Bonaparte è sotto il tuo comando, Frederic. E sarà sempre così. Spero che questo sia ben chiaro, mio caro Napoleone.»