Di conseguenza il terreno cominciò a muoversi e a ondeggiare sotto i suoi piedi, e lui era ancora più malfermo di quando aveva bevuto. Dopo cena, a casa di Armor, cercando di alzarsi dalla sedia, rovinò a terra. Eleanor volle assolutamente che trascorresse la notte da loro. «Non possiamo mandarlo a dormire nel bosco, proprio ora che sta per piovere» disse, e quasi a conferma delle sue parole si udì tuonare e la pioggia cominciò a sferzare il tetto e le finestre della casa. Mentre Thrower e Armor facevano il giro della casa chiudendo le imposte, Eleanor preparò un letto sul pavimento della cucina. Riconoscente, Lolla-Wossiky si infilò sotto le coperte senza nemmeno togliersi quegli abiti rigidi e scomodissimi, e giacque con l’unico occhio chiuso, cercando di ignorare le fitte lancinanti del rumore nero che come lame gli sezionavano il cervello una sottile fetta alla volta.
Come al solito, credettero che si fosse addormentato.
«Sembra ancora più ubriaco di stamani» osservò Thrower.
«Sono certo che non si è mai allontanato dalla chiesa» disse Armor. «Non vedo come possa essersi procurato da bere.»
«Ho sentito dire che quando un alcolizzato smette di bere» fece notare Thrower «all’inizio si comporta in modo da sembrare più ubriaco di quando si trova ancora sotto l’effetto dell’alcol.»
«Spero che il motivo sia soltanto questo» sospirò Armor.
«Oserei dire che stamattina è rimasto alquanto deluso dal battesimo» disse Thrower. «Ovviamente penetrare i sentimenti di un selvaggio è impossibile, ma…»
«Io non lo definirei selvaggio, reverendo Thrower» intervenne Eleanor. «A modo suo, anzi, lo direi civilizzato.»
«Seguendo il vostro ragionamento, anche un orso potrebbe dirsi civilizzato» disse Thrower. «A modo suo, naturalmente.»
«Intendevo dire» ribatté Eleanor, con un tono ancor più mite e pacato che proprio per questo sottolineava la forza delle sue parole «che l’ho visto leggere.»
«Voltar le pagine, vorrete dire» rettificò Thrower. «Leggere mi sembra impossibile.»
«No. Leggeva, formando le parole con le labbra» insisté Eleanor. «I cartelli sulla parete della prima stanza, dove serviamo i clienti. Leggeva le parole.»
«È possibile, sapete» disse Armor. «So di certo che gli Irrakwa leggono né più né meno come i Bianchi. Sono stato lassù più di una volta per affari, e vi assicuro che prima di firmare un contratto con loro bisogna stare bene attenti alle clausole scritte in piccolo. Che i Rossi possano imparare a leggere è un dato di fatto.»
«Ma questo ubriacone…»
«Chissà che cosa potrebbe diventare, una volta libero dal vizio dell’alcol?» disse Eleanor.
Poi se ne andarono nell’altra stanza e uscirono dalla porta principale, per accompagnare Thrower a casa prima che la pioggia rinforzasse al punto di costringerlo a trascorrere la notte da loro.
Rimasto solo, Lolla-Wossiky cercò di trovare un senso in tutto quello che gli era accaduto. Il battesimo da solo non era riuscito a svegliarlo dal suo sogno. Né c’erano riusciti i vestiti da Bianco. Forse poteva finalmente ottenere il suo scopo non bevendo per una notte, come aveva suggerito Eleanor, anche se ciò lo rendeva pazzo di dolore e gli impediva di dormire.
Qualunque cosa accadesse, tuttavia, sapeva che l’animale del sogno si trovava da quelle parti e lo stava aspettando. La luce bianca adesso lo circondava completamente; era qui che Lolla-Wossiky si sarebbe svegliato. Se l’indomani fosse rimasto lontano dalla collina su cui sorgeva la chiesa, se avesse vagato per i boschi intorno a Vigor Church, forse allora l’animale del sogno avrebbe potuto trovarlo.
Una cosa era sicura. Non avrebbe trascorso un’altra notte senza whisky. O, per lo meno, non finché nascosto in cima a un albero aveva un barilotto che poteva mandar via il rumore nero consentendogli finalmente di dormire.
Lolla-Wossiky girò i boschi in lungo e in largo. Vide molti animali, ma tutti lo sfuggirono; era così ubriaco, o così impedito dal rumore nero, che non riusciva a essere parte della terra, e gli animali lo evitavano come se fosse stato un Bianco.
Scoraggiato, cominciò a bere più di quattro sorsi alla volta, pur sapendo bene che in quel modo avrebbe ben presto esaurito la sua scorta di whisky. Adesso camminava sempre meno nella foresta, e sempre più sui sentieri e sulle strade dell’uomo bianco. A metà giornata, si presentava a qualche fattoria. Qualche volta le donne si mettevano a urlare e correvano a nascondersi nel bosco insieme coi figli. Altre volte gli puntavano addosso un fucile costringendolo ad andarsene. Certune invece gli davano da mangiare e gli parlavano di Gesù Cristo. Alla fine Corazza-di-Dio gli ingiunse di non avvicinarsi più alle fattorie quando gli uomini lasciavano mogli e figli per recarsi a lavorare alla chiesa.
Così Lolla-Wossiky si trovò senza nulla da fare. Sapeva che l’animale del sogno era vicino, ma non riusciva a trovarlo. Non poteva camminare nella foresta perché gli animali lo scansavano, e sempre più spesso gli capitava di inciampare e cadere finché non ebbe paura di rompersi una gamba e morire di fame, perché non era nemmeno più in grado di chiamare qualche piccolo animale per sfamarsi. Non poteva andare alle fattorie perché gli uomini ce l’avevano con lui. Così andava a sdraiarsi su un prato delle terre comuni, dormendo sotto l’effetto del whisky o cercando di sopportare il dolore del rumore nero. Non aveva altra scelta.
Qualche volta raccoglieva le energie necessarie a salire sulla collina dove gli uomini lavoravano alla costruzione della chiesa. Ogni volta che andava lassù, qualcuno esclamava: «Ecco il cristiano rosso!» e tutti ridevano, e Lolla-Wossiky capiva che in quelle voci e in quelle risate c’erano scherno e cattiveria.
Il giorno che cadde la trave di colmo, Lolla-Wossiky non si trovava alla chiesa. Stava dormendo sull’erba del pascolo comune, vicino alla veranda di Armor, quando udì il boato. Si svegliò di colpo, e il rumore nero lo investì più forte che mai, anche se quel mattino aveva bevuto otto sorsi e sarebbe dovuto restare ubriaco fino a mezzogiorno. Restò lì disteso a stringersi la testa finché gli uomini cominciarono a scendere dalla collina imprecando e brontolando a proposito della cosa stranissima che era loro accaduta.
«Che cosa è successo?» chiese Lolla-Wossiky. Voleva saperlo perché, di qualunque cosa si trattasse, aveva fatto sì che il rumore nero diventasse così forte come non era da anni. «Hanno ammazzato qualcuno?» Questo perché era stata una fucilata a dare inizio ai suoi patimenti. «Assassino Bianco Harrison ha sparato a qualcuno?»
All’inizio, ritenendolo ubriaco, nessuno gli diede retta. Poi qualcuno gli spiegò cos’era accaduto.
Stavano collocando la prima metà della trave di colmo, proprio alla sommità della struttura, quando il palo centrale si era spaccato di colpo, scagliando in aria la trave. «È venuta giù di peso che pareva il piede di Dio sceso a calcare la terra, e proprio lì sotto manco a farlo apposta c’era il piccolo Alvin Junior, il ragazzo di Al Miller. Be’, lo avevamo dato per spacciato. Il ragazzo è rimasto lì, immobile, e la trave è piombata giù con un gran botto — devi avere sentito il rumore, ecco perché ti è sembrata una fucilata — e, non ci crederai, ma si è divisa a metà, proprio nel punto dove si trovava Alvin, si è proprio divisa in due, e i due pezzi sono caduti uno da una parte, uno dall’altra, senza fargli nemmeno un graffio.»
«Quel ragazzo ha qualcosa di strano» commentò uno.
«Deve avere un angelo custode proprio in gamba» aggiunse un altro.
Alvin Junior. Il ragazzo che Lolla-Wossiky non riusciva a vedere se non chiudendo l’occhio.
Quando Lolla-Wossiky arrivò alla chiesa, tutti se n’erano andati. Anche la trave di colmo non c’era più, i detriti erano stati accuratamente spazzati, non restava più traccia dell’incidente. Ma Lolla-Wossiky non guardava con il suo occhio sano. Non appena era giunto in vista della chiesa, aveva cominciato a sentirlo. Un mulinello, non troppo veloce finché ne restava ai margini, ma sempre più forte via via che si avvicinava. Un mulinello di luce, e più si avvicinava più il rumore nero si indeboliva. Finché Lolla-Wossiky non si trovò in piedi sul pavimento della chiesa, proprio là dove — lo sapeva — si era trovato il ragazzo. Come faceva a saperlo? Il rumore nero si era attenuato. Certo, non era scomparso, e il dolore non era passato, ma Lolla-Wossiky riusciva di nuovo a sentire la terra verde, solo un poco, non come una volta, ma riusciva a sentire la piccola vita che brulicava sotto il pavimento di legno, uno scoiattolo nel prato non molto distante, cose che, sobrio o ubriaco, non sentiva da anni, da quando quel colpo di fucile gli aveva fatto esplodere nella testa il rumore nero.