Hooch uscì dall’edificio della prigione. Nessuno gli badò. Dal punto in cui si trovava non poteva vedere la dimora del governatore, ma solo il fumo che se ne levava. Il cielo era basso e grigio. Probabilmente avrebbe cominciato a piovere prima che il fuoco raggiungesse la palizzata. Hooch sperava con tutto il cuore che così non fosse, in modo che l’intero forte finisse in cenere. Finché si trattava di eliminare i Rossi, Hooch non aveva nulla in contrario. In questo lui e Harrison erano due anime in un nocciolo. Se puoi, ammazzali col liquore; se non puoi, con le pallottole. Ma non si va in giro a trucidare Bianchi, non si assoldano bande di Rossi per torturare bambini bianchi. Forse per Harrison era tutto parte della stessa cosa. Forse per lui quei bambini erano come i soldati bianchi destinati a morire combattendo con i Rossi, solo che in questo caso i soldati sarebbero stati un po’ più giovani. Per la buona causa tutto è lecito, giusto? Forse Harrison poteva pensarla così, ma non Hooch. A dire il vero, Hooch ne era rimasto perfino sorpreso. Aveva scoperto di somigliare a Andrew Jackson più di quanto si sarebbe mai immaginato. Esisteva veramente un confine che non avrebbe mai attraversato. Certo, il suo confine si trovava un po’ più avanti rispetto a quello del vecchio Hickory, eppure quel confine esisteva, e prima di attraversarlo si sarebbe fatto ammazzare.
Naturalmente non era detto che dovesse morire per forza, se appena poteva fame a meno. Non poteva recarsi direttamente all’ingresso della palizzata, perché la catena di coloro che si passavano di mano in mano i secchi d’acqua di fiume passava proprio di lì, e sicuramente sarebbe stato visto. Ma non gli fu difficile arrampicarsi fino al parapetto. I soldati che avrebbero dovuto essere di guardia adesso avevano altro cui pensare. Hooch scavalcò faticosamente la palizzata e si lasciò cadere all’esterno del forte. Nessuno lo vide. Fatti i dieci metri allo scoperto che lo separavano dagli alberi, si addentrò nella foresta — lentamente, perché le costole gli facevano parecchio male, e poi come sempre dopo aver esercitato i suoi poteri di scintilla si sentiva debole e come svuotato — dirigendosi verso la riva del fiume.
Quando sbucò dal folto degli alberi si ritrovò sul margine della radura che scendeva fino all’imbarcadero. Qui era ormeggiata la chiatta, col suo carico di barili ancora intatto. I suoi ragazzi erano tutti lì, e guardavano gli uomini della catena immergere i secchi nell’acqua una trentina di metri a monte dell’imbarcadero. Hooch non restò minimamente sorpreso nel constatare che nessuno dei suoi uomini contribuiva all’opera di spegnimento. In quanto a senso civico, era gente che lasciava parecchio a desiderare.
Hooch s’incamminò sul molo, facendo cenno ai suoi uomini di seguirlo. Saltò sulla chiatta, barcollando leggermente per la debolezza e per il dolore. Quando si voltò per spiegare ai suoi uomini che cosa stava accadendo e il motivo per cui dovevano allontanarsi di lì, si accorse che non lo avevano seguito. In piedi sulla riva, si limitavano a fissarlo. Di nuovo Hooch fece loro cenno di raggiungerlo, ma quelli non si mossero.
Bene, allora se ne sarebbe andato senza di loro. Mosse addirittura un passo verso la cima, intenzionato a mollare gli ormeggi e manovrare lui stesso la pertica per prendere il largo, quando si rese conto che non tutti i suoi uomini si trovavano sulla riva. No, uno mancava. E in quel preciso momento capì dove si trovava. Si trovava sulla chiatta, proprio alle sue spalle, e in quel momento protendeva le mani verso…
Mike Fink non amava usare il coltello. Oh, in caso di necessità non ci avrebbe pensato due volte, ma se poteva scegliere preferiva di gran lunga uccidere a mani nude. Spesso, parlando di uccidere con il coltello, ricorreva a un paragone in cui si citavano puttane e manici di scopa. Comunque fosse, fu per questo che Hooch capì subito che non si sarebbero usati coltelli. E insieme capì che non sarebbe successo in fretta. Harrison doveva aver previsto che Hooch riuscisse in qualche modo a scappare, e aveva comprato Mike Fink, e ora di sicuro Fink l’avrebbe ammazzato.
Di sicuro, ma lentamente. E quella lentezza lasciava a Hooch un po’ di tempo. Il tempo di accertarsi di non morire solo.
Così, mentre le dita gli si serravano intorno alla gola e stringevano forte, più forte di quanto Hooch avrebbe mai potuto immaginare, attanagliandolo con tale violenza da fargli pensare che la testa sicuramente gli si sarebbe staccata dal collo, si costrinse a inviare la sua scintilla in cerca di quel barilotto, in quel punto preciso in mezzo alla chiatta, per riscaldarlo, sempre di più, sempre di più…
Hooch attese l’esplosione, attese, attese, ma questa non venne. Ora gli sembrava che attraverso la gola le dita di Fink gli fossero penetrate fino alla spina dorsale. A un tratto sentì che tutti i muscoli gli cedevano, e poi si sentì scalciare, mentre i polmoni si contraevano convulsamente nell’inutile tentativo di risucchiare aria che non voleva arrivare, ma Hooch continuò disperatamente a concentrarsi sulla scintilla fino all’ultimo istante, in spasmodica attesa dell’esplosione.
Poi morì.
Mike Fink continuò a stringere per un minuto buono anche dopo che Hooch era già morto, forse perché gli piaceva sentirsi un cadavere tra le mani. Difficile dirlo, con Mike Fink. Certuni sostenevano che quand’era dell’umore giusto era la persona più gentile che si potesse immaginare. Sicuramente era quello che Mike pensava di sé. Gli piaceva essere gentile, avere degli amici e bere tutti insieme in allegria. Questo tuttavia non significava che non gli piacesse anche uccidere. Una cosa non escludeva l’altra, insomma.
Ma non si può continuare a stringere un cadavere per l’eternità. Per dirne una, dopo un po’ qualcuno sicuramente comincia a protestare, se non a vomitare. Così Fink gettò il cadavere in acqua.
«Fumo» disse uno degli uomini, puntando il dito.
In effetti dal centro della catasta di barili si levava un filo di fumo.
«Il barilotto della polvere!» urlò uno di loro.
Be’, gli uomini scapparono a gambe levate per allontanarsi dall’esplosione, ma Mike Fink si limitò a ridere a gola spiegata. Si avvicinò alla catasta e cominciò a scaricare i barili, deponendoli sul molo a uno a uno, a scaricarli finché non arrivò al centro della catasta, dove si trovava un barilotto nel quale era infilata una miccia. Ma quello non lo afferrò con le mani. Lo spinse giù col tallone dello stivale, e sempre col piede lo fece rotolare fino ad accostarlo al bordo della chiatta, nello spazio libero dal carico.
Nel frattempo gli uomini erano tornati a vedere che cosa stesse succedendo, visto che in fin dei conti Mike Fink non era saltato in aria, né sembrava in procinto di farlo. «Datemi un’accetta» ordinò Mike, e uno degli uomini gli lanciò quella che teneva attaccata alla cintura. Con qualche colpo bene assestato la sommità del barilotto saltò via, e ne uscì una gran nube di vapore. L’acqua all’interno era così calda che ancora bolliva.
«Vuoi dire che allora non era polvere da sparo?» chiese uno degli uomini. Come uscita non era particolarmente brillante, ma del resto la gente di fiume non andava famosa per la sua intelligenza.
«Certo, quando lui ce l’ha messo era pieno di polvere da sparo» disse Mike. «A Suskwahenny. Ma non penserete che Mike Fink discenda l’intero corso dell’Hio su una chiatta assieme a un barilotto di polvere da sparo con dentro infilata una miccia, no?»
Poi Mike dalla chiatta saltò sul molo, e ruggì a gran voce, così forte che lo udirono fin dall’interno del forte, così forte che la catena umana si fermò per ascoltarlo.
«Mi chiamò Mike Fink, ragazzi, e sono il più infame figlio d’un alligatore che abbia mai staccato la testa a un bisonte con un solo morso! A colazione mangio orecchie d’uomo adulto, a cena orecchie d’orso, e quando ho sete sono capace di seccare le cascate del Niagara. Quando piscio, la gente salta in barca e scende a valle per cinquanta miglia; quando scoreggio i francesi mettono l’aria in bottiglia e la vendono come profumo! Mi chiamo Mike Fink, e questa è la mia chiatta, e se voialtri miserabili vermiciattoli riuscite a spegnere quell’incendio, c’è una pinta di whisky gratis che vi aspetta!»