Выбрать главу

Quando ritornò in sé, Al si accorse che per tutto il tempo impiegato per aiutare Measure non gli era mai capitato di inciampare in un ramo o di spezzarlo, o di prendersi in faccia le frasche piegate dal passaggio del Rosso davanti a lui. Adesso invece aveva ripreso a inciampare, a prendersi rami in faccia, a spezzare ramoscelli. Sulle prime pensò: tutto questo succedeva ugualmente, solo che io neanche me ne accorgevo perché non facevo veramente attenzione alla mia pelle. Ma proprio mentre arrivava alla conclusione che dovesse proprio essere così e forse addirittura ci credeva, si rese conto che il rumore del mondo era cambiato. In quel momento era fatto solo di respiri e di piedi dalla pelle chiara che percuotevano il terreno duro o frusciavano in mezzo alle foglie morte e rinsecchite. Ogni tanto, il canto di un uccello o il ronzio di una mosca. Niente di speciale, se non fosse stato che adesso Al ricordava con estrema chiarezza che da quando era rientrato nel proprio corpo da quello di Measure dopo averlo sistemato, aveva cominciato a udire qualcos’altro, una specie di musica, una specie di… musica verde. La cosa gli parve del tutto assurda. Non era assolutamente possibile che la musica avesse un colore, la sua era soltanto un’idea balzana. E Al la scacciò dalla mente, semplicemente non ci pensò più. Ma anche senza pensarci, desiderava ardentemente udirla di nuovo. Udirla o vederla o fiutarla: comunque fosse arrivata a lui, voleva che tornasse.

Un altro piccolo particolare. Finché non era uscito dal proprio corpo per entrare in quello di Measure, non si era sentito affatto bene; a dire il vero, era praticamente sfinito. Ma ora stava benissimo, il suo corpo andava a meraviglia, respirava profondamente, le gambe e le braccia gli davano la sensazione di poter andare avanti per sempre, salde nel movimento come gli alberi nell’immobilità. Forse questo era successo perché, guarendo Measure, Alvin aveva in qualche modo guarito se stesso… Ma già mentre lo pensava questo non gli sembrò plausibile, perché lui sapeva sempre che cosa stava facendo e che cosa no. No, a parere di Al Junior se il suo corpo stava funzionando meglio il motivo doveva essere un altro. E quest’altro motivo o era parte della musica verde, o ne era la causa, o derivava dalla medesima causa. Questo almeno era quanto Al riusciva a capirne.

Costretti a correre in fila senza mai fermarsi, Al e Measure non ebbero la possibilità di parlarsi fino al crepuscolo, quando giunsero a un villaggio di Rossi situato sulla curva di un grande fiume dalle acque lente e profonde. Ta-Kumsaw li condusse fino al centro del villaggio, poi se ne andò lasciandoli soli. In fondo a una scarpata erbosa, a non più di cento braccia di distanza, scorrevano le acque del fiume.

«Pensi che ce la faremmo ad arrivare al fiume senza farci prendere?» sussurrò Measure.

«No» disse Al. «E poi non so nuotare. Papà non ha mai voluto che mi avvicinassi all’acqua.»

Poi le donne e i bambini uscirono dalle capanne di rami e di fango in cui vivevano e indicandosi a vicenda i due Bianchi nudi, l’uomo e il ragazzo, cominciarono a schernirli e a bersagliarli di zolle di terra. All’inizio Al e Measure cercarono di scansarle, con l’unico risultato che quelli risero ancora di più e cominciarono a correre in cerchio in modo da lanciare i proiettili di fango da diverse angolazioni, cercando di colpirli in faccia o all’inguine. Alla fine Measure si mise a sedere sull’erba, nascose la faccia tra le ginocchia e lasciò che lanciassero tutto quello che volevano. Al lo imitò. Dopo un po’ qualcuno latrò un ordine, e il bombardamento cessò. Quando Al alzò lo sguardo vide Ta-Kumsaw allontanarsi e due guerrieri mettersi di guardia per accertarsi che i prigionieri non dovessero subire altri spregi.

«Non ho mai corso tanto in vita mia» osservò Measure.

«Nemmeno io» gli fece eco Al.

«All’inizio, da quanto ero stanco credevo quasi di morire» disse Measure. «Poi ho ripreso fiato. Non avrei mai creduto di farcela.»

Al tacque.

«O in qualche modo c’entri anche tu. Eh?»

«Può darsi» disse Al.

«Riesci sempre a stupirmi, Alvin.»

«Anch’io» gli confidò Al, ed era la pura verità.

«Quando quell’accetta mi è calata sulle dita, ho pensato che fosse giunta la fine della mia camera lavorativa.»

«Ringrazia soltanto che non gli sia saltato in mente di affogarci.»

«Tu e quella benedetta acqua» esclamò Measure. «Be’, sono proprio contento che tu abbia fatto quello che hai fatto, Al. Anche se debbo dire che quando il capo mi ha sfidato alla lotta, avresti fatto meglio a non fargli fare quello scivolone.»

«Perché no?» chiese Alvin. «Non volevo che ti facesse del male…»

«Non potevi saperlo, Al, perciò non prendertela con te stesso. Ma quel tipo di lotta non ha lo scopo di far del male a qualcuno. È una specie di prova. Di virilità, di prontezza e cose del genere. Se mi avesse battuto, ma io gli avessi dato del filo da torcere, mi sarei guadagnato il suo rispetto; e se l’avessi battuto in leale combattimento, ebbene, proprio per questo mi avrebbe rispettato. Me l’ha raccontato Armor. I Rossi lo fanno in continuazione.»

Alvin ci meditò su. «Allora quando l’ho fatto cadere ho combinato un pasticcio?»

«Non lo so. Dipende da quello che secondo loro ne è stato il motivo. Magari hanno pensato che Dio fosse dalla mia parte, o roba del genere.»

«Allora secondo te credono in Dio?»

«Hanno un Profeta, no? Proprio come nella Bibbia. A ogni modo spero soltanto che non mi prendano per un codardo o un imbroglione. Per me allora le cose non si metterebbero troppo bene.»

«Bene, allora gli dirò che sono stato io» disse Al.

«Non provartici nemmeno» ribatté Measure. «Se ci siamo salvati, è stato soltanto perché non sapevano che eri tu a combinare quelle cose con i coltelli, le accette e via dicendo. Se avessero capito che eri tu, Al, ti avrebbero spaccato la testa, ridotto in polpette, e poi avrebbero fatto di me quel che volevano. A salvarti è stato soltanto il fatto che non capivano che cosa stesse succedendo.»

Poi cominciarono a parlare di quanto papà e mamma si stavano certamente preoccupando, chiedendosi se la mamma era soltanto infuriata, o se magari era così in pensiero da non riuscire ad arrabbiarsi con papà, e a quel punto sicuramente qualcuno era partito per venire a cercarli, anche se i cavalli non fossero mai arrivati a casa, perché quando non si erano fatti vedere per cena dai Peachee questi ultimi non avevano certamente perso un istante a dare l’allarme.

«A quest’ora parleranno senz’altro di guerra ai Rossi» fece Measure. «Di questo sono sicuro… dalle parti di Carthage c’è già un sacco di gente che ce l’ha a morte con Ta-Kumsaw, dopo che all’inizio di quest’anno lui gli ha fatto scappare tutto il bestiame.»

«Eppure è stato Ta-Kumsaw a salvarci» disse AL.

«O almeno così pare. Ma non posso fare a meno di notare che non ci ha riportati a casa nostra, né si è sognato di chiederci dove fosse. E com’è possibile che sia arrivato proprio in quel momento, se in qualche modo non c’entrava anche lui? No, Al, non so che cosa stia succedendo, ma Ta-Kumsaw non ci ha salvato, o se ci ha salvato l’ha fatto per motivi suoi, e non certo per il nostro bene. Tanto per cominciare, non è che mi diverta molto a starmene nudo come un verme nel bel mezzo di un villaggio di Rossi.»

«Nemmeno a me. E ho fame.»

Non era passato molto tempo, tuttavia, che Ta-Kumsaw in persona fece la sua comparsa reggendo una pentola di farinata di mais. Era quasi buffo, vedere quel Rosso di alta statura e dal portamento regale andarsene in giro con una pentola come una brava madre di famiglia. Ma dopo il primo istante di sorpresa, Al si rese conto che quand’era Ta-Kumsaw a farlo, andarsene in giro con una pentola pareva quanto di più nobile vi potesse essere al mondo.