«Non avrei mai dovuto mandarlo laggiù, non avrei mai dovuto permettergli di andare» continuava a ripetere.
Cairn dal canto suo badava a dirgli: «Avrebbe potuto succedere in qualsiasi momento, non prendertela per cose di cui non hai colpa, li troveremo senz’altro, ancora camminano, no?» Gli diceva un sacco di cose, ma a tranquillizzare Al Miller era soprattutto la sua voce, il suo modo di fare… Certuni dicevano addirittura che fosse il suo dono, che sua madre gli avesse dato un nome che rispecchiava esattamente la cosa che sapeva fare meglio di ogni altra.
Dalla radura, le impronte si diramavano in almeno cinque direzioni diverse, e tutte quante dopo qualche passo scomparivano nel nulla. Le mutande strappate dei ragazzi le trovarono a qualche passo dalla radura in direzione nordovest. A nessuno parve il caso di mostrarle ad Al Miller, così che quando anche lui passò di lì — in quel momento si trovava alla retroguardia, con Cairn al fianco — le mutande erano state tolte di mezzo e accuratamente nascoste.
«Non riusciremo mai a ritrovare la loro pista» disse Corazza-di-Dio. «I ragazzi non lasciano più impronte… però questo non significa nulla, signor Miller, per cui non è il caso di preoccuparsi più del necessario.» Armor chiamava il suocero «signor Miller» da quando Al lo aveva sbattuto fuori di casa scaraventandolo nella neve, la volta che Armor era andato a dirgli che Al Junior stava morendo perché la sua famiglia si era resa colpevole dell’uso di talismani e scongiuri. Dopo che uno ti aveva scaraventato giù dalla sua veranda, non sembrava il caso di chiamarlo «papà.» «Può darsi che adesso si portino i ragazzi in spalla, o che qualcuno di loro li segua cancellandone le tracce. Sappiamo tutti che se un Rosso non vuole lasciare traccia del suo passaggio, ci riesce perfettamente.»
«Lo sappiamo, sì» disse Al Miller. «E sappiamo anche che cosa fanno i Rossi ai ragazzi bianchi che…»
«Per adesso sappiamo soltanto che cercano di spaventarci» si intromise Armor.
«E direi proprio che ci stanno riuscendo» puntualizzò uno degli svedesi. «I miei familiari sono spaventati a morte, e io pure.»
«E poi tutti sanno che il nostro Corazza-di-Dio è un amico dei Rossi.»
Armor si guardò intorno, cercando di capire chi avesse pronunciato quelle parole. «Se con ‘amico dei Rossi’ intendete che secondo me i Rossi sono esseri umani esattamente come i Bianchi, non posso negarlo. Ma se volete dire che i Rossi mi piacciono più dei Bianchi, ebbene chi ha parlato farebbe meglio a dimostrare un po’ di fegato facendosi avanti e ripetendo la stessa cosa davanti a me, in modo che io possa spalmare la sua faccia sulla corteccia di un albero.»
«Non c’è bisogno di litigare» intervenne il reverendo Thrower, col fiato corto. Thrower non era molto portato all’esercizio fisico, e si era riunito al resto del gruppo solo in quel momento. «Il Signore Iddio ama tutti i Suoi figli allo stesso modo, perfino i pagani. Corazza-di-Dio è un bravo cristiano. Ma tutti sappiamo che, se mai si giungesse allo scontro tra cristiani e pagani, Corazza-di-Dio si schiererebbe dalla parte giusta.»
Gli astanti mormorarono il loro assenso. In fin dei conti, Armor piaceva a tutti; alla maggior parte di loro aveva prestato denaro o fatto credito alla sua bottega, e non li aveva mai infastiditi con pressanti richieste di pagamento. Se non fosse stato per Armor, molti di loro non ce l’avrebbero mai fatta a superare i primi anni nel territorio del Wobbish. Riconoscenti o no, tuttavia, tutti sapevano che Armor trattava i Rossi quasi come se fossero stati Bianchi, cosa che in un momento come quello poteva suscitare qualche sospetto.
«La guerra è ormai inevitabile» fece notare un uomo. «Non abbiamo bisogno di seguire la pista di questi Rossi. Abbiamo i loro nomi scritti a chiare lettere sulle selle.»
«Un momento, un momento!» disse Corazza-di-Dio. «Pensateci solo un momento! Da quando Prophetstown è nata e cresciuta proprio di fronte a noi, sull’altra riva del Wobbish, è mai successo che un Rosso vi abbia rubato anche solo una cosa? O abbia schiaffeggiato uno dei vostri figli? Portato via un maiale? Fatto il minimo danno a uno solo di voi?»
«Penso che rapire i ragazzi di Al Miller sia un danno più che sufficiente!» sbottò uno degli uomini.
«Mi sto riferendo ai Rossi di Prophetstown! Sapete benissimo che non hanno mai fatto niente di male, lo sapete! E sapete anche perché. Sapete che è perché il Profeta dice loro di vivere in pace, di starsene sulle loro terre e di non fare alcun male all’uomo bianco.»
«Ma non è quello che dice Ta-Kumsaw!»
«Be’, anche se volessero davvero fare qualcosa di terribile a danno dei Bianchi — e non intendo assolutamente dire questo -, c’è uno solo di voi che pensa che Ta-Kumsaw o Tenska-Tawa siano così maledettamente idioti da firmare col proprio nome?»
«Sono fieri di uccidere i Bianchi!»
«Se i Rossi fossero furbi, sarebbero Bianchi!»
«Ve lo dicevo io! Ecco l’amico dei Rossi!»
Corazza-di-Dio conosceva quella gente, e sapeva che in maggioranza era ancora dalla sua parte. Anche chi protestava non sarebbe partito in tromba, ma sarebbe stato al suo posto in attesa che l’intero gruppo decidesse sul da farsi. Così lasciò che lo chiamassero «amico dei Rossi», a lui andava bene: quando la gente era infuriata e impaurita diceva cose di cui poi si sarebbe pentita. Purché aspettassero. Purché non si lanciassero in una guerra con i Rossi.
Perché su quella faccenda Armor cominciava ad avere dei sospetti. Era troppo facile vedersi arrivare a casa i cavalli con i nomi incisi sulla sella. Non era così che agivano i Rossi, neanche i più cattivi, quelli che ti avrebbero ammazzato alla prima occhiata. Corazza-di-Dio conosceva i Rossi abbastanza bene da sapere che se torturavano qualcuno lo facevano per dargli la possibilità di mostrarsi coraggioso, e non per spaventare la gente. (O almeno così faceva la maggior parte dei Rossi… stando alle storie che circolavano, una possibile eccezione erano gli Irrakwa prima di conoscere la civiltà.) Perciò chiunque si comportava in quel modo non agiva da vero Rosso. Armor era quasi convinto che si trattasse di mercenari. Da anni i francesi di Detroit cercavano di metter zizzania tra i Rossi e i coloni americani. Forse erano stati loro. Oppure avrebbe potuto essere Bill Harrison. Sì, certo, avrebbe proprio potuto essere lui, acquattato come un ragno velenoso nel suo forte sul fiume Hio. Armor la riteneva l’ipotesi più plausibile. Ovviamente non avrebbe osato formularla ad alta voce, perché gli altri avrebbero pensato che fosse solo invidia nei confronti di Harrison. E a ragione: Armor era invidioso. Ma allo stesso tempo sapeva che Harrison era un uomo senza scrupoli, che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di raggiungere i suoi scopi. Forse addirittura assoldare qualche Rosso selvaggio perché venisse al nord a uccidere qualche ragazzo bianco nei dintorni di Prophetstown. In fin dei conti era stato proprio Tenska-Tawa a convincere la maggior parte dei Rossi che una volta vivevano dalle parti di Carthage City a rinunciare al whisky e a trasferirsi a Prophetstown. Ed era stato proprio Ta-Kumsaw a cacciare di laggiù metà dei coloni bianchi. Ad Armor sembrava molto più probabile che dietro a quanto era accaduto non ci fossero i francesi, ma Harrison.
Senza prove, tuttavia, non poteva farne parola con nessuno. Poteva soltanto gettare acqua sul fuoco, finché non avesse avuto prove sicure.