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Thrower sospirò. «Immagino che tu conosca quei Rossi meglio di me.»

«Li conosco meglio di chiunque altro.» Armor rise amaramente. «E per questo mi chiamano amico dei Rossi e non vogliono saperne di ascoltarmi. Adesso vanno a consegnarsi mani e piedi a quel tiranno di Carthage City, il trafficante di whisky. E qualsiasi cosa faccia, Harrison diventerà un eroe. Allora sì che lo eleggeranno governatore. Per Giove, probabilmente lo faranno addirittura presidente, se il Wobbish arriverà mai a unirsi agli Stati Uniti.»

«Questo Harrison io non lo conosco. Ma non può essere quel demonio che tu dici.»

Armor rise. «Qualche volta, reverendo, penso che siate ingenuo come un bambino.»

«È così che il Signore ci chiede di essere. Corazza-di-Dio, devi avere pazienza. Tutto andrà secondo il volere del Signore.»

Armor si nascose il viso tra le mani. «Spero che sia come dite, reverendo. Lo spero proprio. Ma non posso fare a meno di pensare a Measure, l’uomo più buono che si possa trovare sulla faccia della terra, e a quel ragazzo, Alvin, quel ragazzo dal viso così dolce, e a quante speranze suo padre aveva riposto in lui…»

Thrower assunse un’espressione severa. «Alvin Junior» mormorò. «Chi avrebbe mai creduto che il Signore avrebbe compiuto la sua opera per mano dei pagani?»

«Che cosa intendete dire?» chiese Armor.

«Niente, Armor, niente. Solo che in questa storia tutto potrebbe essersi svolto esattamente, esattamente, secondo la volontà del Signore.»

Sulla collina, a casa dei Miller, Al sedeva ancora al tavolo della colazione. La sera prima non aveva cenato, e al mattino, quando aveva cercato di fare colazione, il cibo gli si era fermato in gola senza volerne sapere di andare più giù. Faith aveva sparecchiato, e adesso era in piedi dietro di lui e gli massaggiava le spalle. Neanche una volta gli aveva detto: ti avevo avvisato di non mandarli. Ma entrambi lo sapevano. Quelle parole erano sospese in mezzo a loro come una spada, e nessuno dei due osava muovere il primo passo.

Il silenzio venne interrotto da Wastenot, che entrò nella stanza con il fucile a tracolla. Appoggiata l’arma accanto alla porta d’ingresso, prese una sedia per lo schienale e vi si mise a cavalcioni, guardando i genitori. «Sono andati a chiamare l’esercito.»

Con sua grande sorpresa, il padre si limitò ad abbassare la testa, affondando il viso tra le braccia conserte sul tavolo.

Sua madre lo guardò col viso disfatto dal dolore e dalla preoccupazione. «Da quando in qua sai usare quell’oggetto?»

«Io e Wantnot ci siamo esercitati» disse Wastenot.

«E avete intenzione di usarlo per ammazzare i Rossi?»

Wastenot era sconcertato dalla nota di disprezzo che udiva nella sua voce. «Spero proprio di sì» disse.

«E quando tutti i Rossi saranno morti, e ammucchierete tutti i loro corpi, pensi che Measure e Alvin possano strisciare fuori dal mucchio e tornare a casa da me?»

Wastenot scosse la testa.

«Ieri sera qualche Rosso è tornato a casa sua tutto fiero perché aveva ammazzato due ragazzi bianchi.» Nel dirlo, la voce le venne meno, ma lei proseguì ugualmente, perché, quando Faith Miller aveva qualcosa da dire, lo diceva. «E forse sua moglie, o la sua mamma, lo ha baciato e abbracciato, e poi gli ha preparato la cena. Ma non provarti mai a entrare da quella porta per dirmi che hai ammazzato un Rosso. Perché per te non ci sarebbero più cene, ragazzo mio, e non ci sarebbero più baci, né abbracci, né parole, né casa, né mamma, hai capito bene?»

Wastenot aveva capito, ma la cosa non gli garbava affatto. Si alzò, andò alla porta e riprese il fucile. «Pensa quello che vuoi, mamma» disse «ma questa è una guerra, e sicuramente ammazzerò dei Rossi, e poi tornerò a casa, e ne sarò fiero com’è giusto che sia. E se questo significa che non vuoi più essere la mia mamma, allora faresti bene a non esserlo più fin da adesso, senza aspettare il mio ritorno.» Aprì la porta, ma prima di sbattersela alle spalle si fermò. «Su col morale, mamma. Forse non tornerò affatto.»

Non si era mai rivolto in quel modo a sua madre in vita sua, e non era del tutto sicuro di esserne soddisfatto. Ma Faith in quel momento non era in sé, non capiva che quella era una guerra, che quei Rossi avevano aperto la caccia ai Bianchi senza lasciar loro alcuna possibilità di scelta.

La cosa che più lo inquietava, tuttavia, mentre balzava in sella e si dirigeva verso la casa di David, era che pur non potendone avere la certezza aveva l’idea, o quanto meno il sospetto, che suo padre stesse piangendo. Cose da non credersi! Il giorno prima suo padre aveva fatto fuoco e fiamme contro i Rossi, e ora la mamma predicava contro la guerra, e papà se ne stava lì seduto a piangere. Forse si comportava così perché stava diventando vecchio. Ma secondo Wastenot la cosa non lo riguardava, almeno non in quel momento. Forse papà e mamma non volevano ammazzare coloro che avevano rapito i loro figli… ma Wastenot sapeva che cosa avrebbe fatto a coloro che avevano rapito i suoi fratelli. Il loro sangue era il suo sangue, e chiunque lo avesse versato avrebbe versato anche del proprio, un gallone per ogni goccia.

IX

IL LAGO MIZOGAN

In vita sua, Alvin non aveva mai visto tanta acqua tutta insieme. In piedi alla sommità di una duna sabbiosa, spingeva lo sguardo sulla superficie del lago. Measure, in piedi accanto a lui, gli teneva una mano sulla spalla.

«Papà si era tanto raccomandato che ti tenessi lontano dall’acqua» disse Measure «e guarda un po’ dove ti hanno portato.»

Soffiava un vento caldo e teso, che ogni tanto all’improvviso rinforzava scagliando all’intorno granelli di sabbia pungenti come minuscole frecce. «E dove hanno portato anche te» replicò Al.

«Guarda, sta arrivando una vera burrasca.»

Lontano, a sudovest, le nubi si erano fatte nere e minacciose. E non era uno dei soliti temporali estivi. I fulmini già crepitavano lungo la superficie delle nubi. I tuoni giungevano molto tempo dopo, attutiti dalla distanza. Ammirando quello spettacolo, all’improvviso Alvin ebbe l’impressione di poter spingere lo sguardo molto più lontano di prima, di potersi avvicinare alle nubi fino a vederle contorcersi e ribollire, avvertirne sulla pelle il caldo e il freddo, l’aria gelida che scendeva mulinando verso il basso, l’aria calda che irrompeva verso l’alto, tra grandi masse di vapori che si agitavano convulsamente nel vasto cerchio del cielo.

«Una tromba d’aria» annunciò Al. «Tra quelle nubi c’è una tromba d’aria.»

«Non la vedo» disse Measure.

«Sta arrivando. Guarda quel mulinello d’aria, lassù in alto. Guardalo.»

«Ti credo, Al. Ma non mi sembra che da queste parti ci siano molti posti dove rifugiarsi.»

«Guarda quanta gente» continuò Alvin. «Se la tromba d’aria ci sorprende allo scoperto…»

«Da quando in qua ti sei messo a prevedere il tempo?» chiese Measure. «Non l’avevi mai fatto prima d’ora.»

Al non avrebbe saputo che cosa rispondere. Non aveva mai avvertito un temporale dentro di sé come gli accadeva in quel momento. Era come la musica verde che aveva udito la notte prima, un’altra delle strane cose che avevano cominciato ad accadergli da quando era stato catturato dai Rossi. Ma non poteva sprecare un solo istante a riflettere sul perché: lo sapeva, e tanto bastava. «Debbo avvertire qualcuno.»