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Alvin si buttò giù per il pendio, lasciandosi scivolare sulla sabbia in modo che a ogni passo gli pareva di spiccare il volo dal fianco della duna, atterrando su un piede e subito rimbalzando via. Non aveva mai corso così in fretta in vita sua. Measure gli tenne dietro a fatica urlando: «Ci avevano detto di restare lassù finché…» Una raffica di vento si portò via le ultime parole. Una volta ai piedi della collina, tutto divenne più difficile; il vento sollevava dalle dune larghe falde di sabbia, facendole turbinare per un breve tratto e subito dopo lasciandole ricadere. Al fu costretto a chiudere gli occhi, a coprirli con la mano, a voltare la testa in modo da proteggersi la faccia dal vento… tutto pur di impedire alla sabbia di accecarlo mentre correva verso il gruppo di Rossi riunito sulla sponda del lago. Individuare Ta-Kumsaw non gli fu difficile, e non solo per la sua alta statura, ma perché gli altri si tenevano a una certa distanza da lui, ritto in mezzo a loro come un re. Al corse verso di lui. «Una tromba d’aria!» urlò. «In quella nuvola c’è una tromba d’aria!»

Ta-Kumsaw gettò indietro il capo e rise; il vento era così forte che Al a malapena udì la sua risata. Ta-Kumsaw tese il braccio sopra la testa di Al toccando la spalla di un altro Rosso in piedi accanto a lui. «Ecco il ragazzo!» urlò.

Al guardò l’uomo che Ta-Kumsaw aveva toccato. Non aveva affatto il portamento di un re, e anche per il resto aveva ben poco in comune con Ta-Kumsaw. Era leggermente curvo, orbo da un occhio la cui palpebra pendeva inutilmente sul vuoto. Magrissimo, aveva braccia sottili e gambe decisamente macilente. Ma quando Al sollevò lo sguardo e lo vide in faccia, lo riconobbe. Impossibile sbagliarsi.

Il vento si acquietò per un istante.

«Uomo Luminoso» disse Al.

«Ragazzo degli scarafaggi» disse Tenska-Tawa, Lolla-Wossiky, il Profeta.

«Allora sei vero» esclamò Al. Non un sogno, né una visione. Un uomo vero che gli era comparso ai piedi del letto, svanendo e ricomparendo più volte, col viso sfolgorante come il sole, tanto che a guardarlo facevano male gli occhi. Ma era lo stesso uomo. «Non sono riuscito a guarirti!» aggiunse. «Mi dispiace.»

«Sì, che ci sei riuscito» assicurò il Profeta.

Poi Al ricordò il motivo per cui era sceso di corsa dalla duna, interrompendo la conversazione tra i due Rossi più importanti della terra, i due fratelli i cui nomi erano noti a ogni uomo, donna o bambino bianchi a ovest degli Appalachi. «Sta arrivando una tromba d’aria!» gridò.

Come in risposta, il vento riprese a ululare frustandoli selvaggiamente. Al si voltò, e ciò che aveva visto e sentito era divenuto realtà. In cielo si stavano formando quattro mulinelli, che si protendevano dalle nubi come serpenti appesi a un ramo che si lasciavano scivolare verso il suolo, la testa pronta a colpire. Tutti e quattro si dirigevano diritti verso di loro, ma ancora non erano arrivati a toccare il suolo.

«Ora!» gridò il Profeta.

Ta-Kumsaw porse al fratello una freccia dalla punta di selce. Il Profeta sedette sulla sabbia e si conficcò la punta della freccia prima nella pianta del piede sinistro, poi in quella del piede destro. Dalle ferite il sangue cominciò a sgorgare copiosamente. Quindi fece lo stesso con le mani, conficcandosi la freccia nel palmo così profondamente che il sangue cominciò a sgorgare anche dal dorso.

Quasi senza pensare, Al lanciò un grido e si lanciò mentalmente nel corpo del Profeta, per cicatrizzare le sue ferite.

«No!» esclamò il Profeta. «Questo è il potere dell’uomo rosso, il sangue del suo corpo, il fuoco della terra!»

Poi si voltò avanzando nelle acque del lago Mizogan.

No, non nelle acque. Sulle acque. Alvin riusciva a malapena a credere a quello che vedeva, ma sotto i piedi insanguinati del Profeta l’acqua diventava liscia e dura come il vetro, e il Profeta vi camminava sopra. Il sangue si raccoglieva sulla superficie dell’acqua formando una chiazza rosso scuro. A qualche braccio di distanza l’acqua frustata dal vento si agitava increspandosi, ma quando le onde giungevano al tratto liscio e duro si acquietavano, si spianavano, si indurivano.

Il Profeta continuò a camminare sull’acqua inoltrandosi sempre più sulla superficie del lago, lasciandosi alle spalle una scia insanguinata di acqua calma in mezzo alla tempesta.

Al volse lo sguardo alle trombe d’aria. Adesso erano vicinissime, quasi sopra di loro. Al le sentì torcersi dentro di sé, come se lui stesso fosse stato parte delle nubi, e le trombe d’aria fossero state le emozioni che ruggivano e tempestavano nella sua stessa anima.

Sull’acqua, il Profeta alzò le braccia tendendole verso una delle trombe d’aria. Quasi immediatamente le altre tre balzarono verso l’alto, come risucchiate dalle nubi, e scomparvero. Ma l’altra si avvicinò fino a trovarsi esattamente sopra il Profeta, a una trentina di braccia d’altezza. Era così vicina che, intorno ai bordi del tratto di acqua liscia e vetrosa sul quale si trovava il Profeta, l’acqua spumeggiava risucchiata verso l’alto, quasi volesse balzare verso le nubi; quasi immediatamente, gli spruzzi cominciarono a mulinare in cerchio, girando sempre più vorticosamente sotto la sferza del vento in corrispondenza della bocca della tromba d’aria.

«Vieni!» gridò il Profeta.

Alvin non poteva udirlo, ma anche da quella distanza vide i suoi occhi, vide muoversi le sue labbra, e capì quel che il Profeta voleva da lui. Alvin non esitò, incamminandosi sull’acqua.

A quel punto, naturalmente, Measure lo aveva raggiunto, e quando lo vide metter piede sulla calda, vetrosa superficie lasciata dai passi del Profeta, gli gridò di tornare indietro e fece per afferrarlo. Ma prima che arrivasse a toccare il fratello, i Rossi l’avevano agguantato e costretto a indietreggiare; Measure urlò ad Alvin di tornare indietro, di non andare, di non andare sull’acqua…

Alvin lo udì, e Alvin non era meno spaventato di lui. Ma l’Uomo Luminoso lo stava aspettando sotto la bocca della tromba d’aria, in piedi sull’acqua. Dentro di sé Alvin provava un desiderio straziante, come quello di Mosè quando aveva visto il roveto ardente… Debbo fermarmi a guardare questa cosa, si era detto Mosè, e Alvin in quel momento si disse esattamente lo stesso: anch’io debbo andare a vedere di che si tratta. Perché non era il genere di cosa che accadeva tutti i giorni, questo era certo. Alvin non aveva mai sentito parlare di talismani, incantesimi o stregonerie che potessero evocare una tromba d’aria o trasformare la superficie di un lago in tempesta in una lastra vetrosa. Qualunque cosa quel Rosso stesse facendo, certamente Alvin non aveva mai visto niente di più straordinario, e probabilmente non l’avrebbe più visto sino alla fine dei suoi giorni.

E il Profeta gli voleva bene. Su questo Alvin non poteva avere il minimo dubbio. L’Uomo Luminoso era venuto un giorno ai piedi del suo letto per impartirgli una lezione. Al ricordò che anche in quell’occasione l’Uomo Luminoso si era ferito. Qualunque cosa il Profeta stesse facendo, per ottenere il suo scopo usava il proprio sangue e il proprio dolore. In tutto questo Alvin avvertì un grande mistero. Considerate le circostanze, non c’è da scandalizzarsi se nel mettere piede sulla superficie dell’acqua Al provò un senso di venerazione.

Dietro di lui il sentiero sull’acqua si muoveva, si dissolveva, spariva. Alvin sentì le onde lambirgli le caviglie. Si spaventò, ma al tempo stesso si rese conto che se avesse continuato a camminare non gli sarebbe accaduto niente di male. Alla fine si trovò davanti al Profeta, che gli tese le braccia prendendogli le mani tra le sue. «Resta assieme a me!» urlò il Profeta. «Resta qui nell’occhio della terra, e vedi!»

Poi la tromba d’aria si abbassò rapidamente; l’acqua balzò verso l’alto circondandoli come una parete. Adesso si trovavano esattamente al centro della tromba d’aria, che cominciò a risucchiarli verso l’alto…