«Non lo sapevi?» chiese Measure. «Ma guarda un po’. Da come vi comportate, mi ero fatto l’idea che voialtri Rossi sapeste tutto. Ho addirittura cercato di parlarne con qualcuno dei tuoi ragazzi, ma quelli mi girano subito le spalle. E nel frattempo nessuno di voi sapeva nulla.»
«Io no» disse Ta-Kumsaw. «Ma qualcun altro sì.» Si allontanò a lunghi passi, per quanto glielo permetteva la cedevole superficie della sabbia; poi all’improvviso si fermò, voltandosi. «Vieni anche tu, ho bisogno di te!»
Così Measure lo seguì fino al wigwam rivestito di corteccia d’albero in cui il Profeta teneva da mattina a sera lezione di catechismo, o quel che era. Ta-Kumsaw non esitò certo a fargli capire quanto fosse infuriato. Senza dire una parola, fece il giro del wigwam allontanando a calci le pietre che lo tenevano ancorato al terreno. Poi lo agguantò a un’estremità e cominciò a sollevarlo. «Per far questo bisogna essere in due» disse.
Measure si accovacciò accanto a lui, afferrò saldamente il bordo del wigwam e contò a voce alta fino a tre. Poi cercò di sollevarlo. Ta-Kumsaw però non si mosse, così che il wigwam si alzò di due o tre palmi e ricadde pesantemente a terra.
Measure grugnì per lo sforzo lanciando a Ta-Kumsaw un’occhiata incendiaria. «Perché non hai tirato?»
«Sei arrivato solo fino a tre» disse Ta-Kumsaw.
«Ma è così che si fa, capo. Uno, due, tre.»
«Voi Bianchi siete così stupidi. Lo sanno tutti che il numero potente è il quattro.»
Ta-Kumsaw contò fino a quattro. Stavolta coordinarono gli sforzi e il wigwam si alzò ribaltandosi dall’altra parte. A questo punto, si capisce, chiunque fosse all’interno aveva capito che cosa stava succedendo, ma nessuno gridò o ebbe particolari reazioni. E quando il wigwam giacque a terra capovolto come una tartaruga rovesciata, videro il Profeta, Alvin e alcuni Rossi seduti a gambe incrociate su una coperta distesa sulla sabbia, mentre il Rosso orbo da un occhio continuava a discorrere come se niente fosse accaduto.
Ta-Kumsaw cominciò a urlare in shawnee, e il Profeta gli rispose, prima mitemente, poi sempre più forte. Ne venne fuori un litigio coi fiocchi, in cui entrambi urlavano in una maniera che secondo l’esperienza di Measure poteva finire solo a botte. Ma non nel caso di quei due Rossi. Dopo aver urlato a squarciagola per una mezz’ora buona, alla fine rimasero lì uno di fronte all’altro, ansimanti, senza scambiarsi una sola parola. Quel silenzio durò solo qualche istante, ma parve più lungo delle urla.
«Ci capisci qualcosa?» chiese Measure.
«So soltanto che il Profeta aveva detto che oggi sarebbe venuto qui Ta-Kumsaw, e che sarebbe stato molto arrabbiato.»
«Be’, se lo sapeva, perché non ha fatto qualcosa per impedirlo?»
«Oh, a queste cose sta sempre molto attento. Ha fatto in modo che tutto andasse come doveva andare perché questa terra fosse divisa equamente tra Bianchi e Rossi. E se si mette a cambiare qualcosa solo perché sa già come andrà a finire, potrebbe disfare tutto quanto, mandare tutto a monte. Insomma, sa che cosa succederà, ma non si sogna nemmeno di rivelarlo a chiunque possa cambiare qualcosa.»
«E allora a che gli serve conoscere il futuro, se non può fare niente per cambiarlo?»
«Qualcosa fa» disse Alvin. «Ma non è detto che debba raccontare ai quattro venti quello che sta facendo. Ecco perché quando è arrivata la tromba d’aria ha creato la torre di cristallo. Per essere sicuro che la visione fosse ancora come doveva essere, che niente fosse andato storto.»
«E ora che cosa succede? Perché litigano?»
«Forse sei tu quello che può spiegarmelo, Measure. Sei tu quello che l’ha aiutato a rovesciare il wigwam.»
«Non ci capisco nulla. Gli ho solo raccontato del suo nome e di quello di Ta-Kumsaw incisi sulle nostre selle.»
«Questo lo sapeva già» disse Alvin.
«Be’, sicuramente si è comportato come se fosse la prima volta che ne sentiva parlare.»
«L’ho detto io stesso al Profeta, la notte dopo che mi aveva portato con sé nella torre.»
«Non ti viene il sospetto che il Profeta non l’abbia detto a Ta-Kumsaw?»
«E perché no?» chiese Alvin. «Che motivo aveva per non dirglielo?»
Measure annuì pensosamente. «Ho la sensazione che sia la stessa domanda che Ta-Kumsaw sta rivolgendo a suo fratello in questo preciso istante.»
«Se non gliel’ha detto, è stata una pazzia» commentò Alvin. «Pensavo che Ta-Kumsaw avesse mandato qualcuno ad avvertire i nostri genitori che eravamo sani e salvi.»
«Lo sai che cosa penso, Al? Penso che il tuo Profeta ci abbia presi bellamente per il naso. Anche senza fare grandi voli di fantasia, ho idea che abbia un suo piano, e che parte di questo piano consista nell’impedirci di tornare a casa. E siccome questo vuol dire che amici, vicini e tutti quanti prenderanno sicuramente le armi, alla conclusione puoi arrivarci anche da solo. Mi sa proprio che il tuo Profeta abbia in mente una guerra coi fiocchi.»
«No!» disse Alvin. «Il Profeta dice che nessuno può uccidere un altro uomo che non voglia morire, che uccidere un uomo bianco non è meno sbagliato che uccidere un lupo o un orso senza averne bisogno per sfamarsi.»
«Può anche darsi che nemmeno noi gli serviamo per sfamarsi. Ma a una guerra andrà incontro di sicuro, se non torniamo a casa e non spieghiamo ai nostri che siamo sani e salvi.»
Proprio in quel momento Ta-Kumsaw e il Profeta smisero di parlare. E a rompere il silenzio fu Measure. «Non è che a voialtri adesso andrebbe di lasciarci tornare a casa?»
Il Profeta si lasciò immediatamente cadere su una coperta in posizione a gambe incrociate di fronte ai due Bianchi. «Torna a casa, Measure» disse il Profeta.
«Non senza Alvin.»
«Sì, senza Alvin» disse il Profeta. «Se resta in questa parte del paese, morirà.»
«Di che diavolo stai parlando?»
«Di quello che ho visto con i miei stessi occhi!» disse il Profeta. «Delle cose che verranno. Se Alvin tornasse a casa adesso, nel giro di tre giorni sarebbe morto. Ma tu vacci, Measure. Domani pomeriggio è il momento ideale per la tua partenza.»
«E di Alvin che ne farai? Pensi che con te sia più al sicuro?»
«Non con me» disse il Profeta. «Con mio fratello.»
«Che razza di stupida idea sarebbe questa?» urlò Ta-Kumsaw.
«Mio fratello farà molte visite. Andrà dai francesi di Detroit, dagli Irrakwa, negli Appalachi, dai Chok-Taw e dai Cree-Ek, da tutti i Rossi e tutti i Bianchi che possano impedire lo scoppio di una guerra spaventosa.»
«Se dovessi parlare ai Rossi, Tenska-Tawa, direi loro di scendere in guerra assieme a me, per ricacciare i Bianchi oltre le montagne, per costringerli a risalire sulle loro navi e a lasciare questa terra per sempre!»
«Di’ loro tutto quello che vuoi» disse Tenska-Tawa. «Ma parti questo pomeriggio, portando con te il ragazzo bianco che cammina come un uomo rosso.»
«No» ribatté Ta-Kumsaw.
Una smorfia di sofferenza attraversò il viso di Tenska-Tawa, che gemette forte. «Allora tutta la terra morirà, non solo una parte. Se non fai quello che ti dico, l’uomo bianco ucciderà tutta la terra, e da un oceano all’altro, da nord a sud, tutta la terra sarà morta! E tutti gli uomini rossi moriranno, tranne pochissimi, costretti a vivere in minuscoli appezzamenti desertici simili a prigioni, e lì trascorreranno tutta la loro esistenza perché non avrai dato ascolto a ciò che ho visto nella mia visione!»
«Ta-Kumsaw non obbedisce alle visioni di un pazzo! Ta-Kumsaw è il volto della terra, la voce della terra. È stato il pettirosso a dirmelo, e tu stesso lo sai bene, Lolla-Wossiky!»
La voce del Profeta adesso era solo un sussurro. «Lolla-Wossiky è morto.»