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«Rinnegato! Io…» In quel momento, Measure finalmente sì rese conto che in quella storia c’era qualcosa di profondamente sbagliato. Pur sapendo chi era, continuavano a volerlo prendere prigioniero. Di fronte a tre moschetti e una sciabola, se avesse cercato di scappare avrebbe avuto buone probabilità di lasciarci la pelle. Ma quello era l’esercito degli Stati Uniti, no? Una volta di fronte a un ufficiale, avrebbe potuto spiegarsi e tutto si sarebbe sistemato. Così si infilò il cappio sulla testa e se lo passò intorno al petto.

Finché restarono in acqua le cose non andarono poi troppo male. Dove l’acqua era più fonda, qualche volta Measure poteva addirittura andare a rimorchio. Ma ben presto uscirono dal torrente, e mentre si facevano strada nella foresta fu costretto a seguirli a piedi. Measure capì che stavano descrivendo un ampio cerchio verso est intorno a Vigor Church.

Measure cercò di parlare, ma i soldati gli ingiunsero di chiudere il becco. «Ti ho già detto che i rinnegati come te siamo autorizzati a portarli al campo vivi o morti. Un Bianco vestito da Rosso… sappiamo benissimo che razza d’uomo sei.»

Da quello che si dicevano, Measure riuscì a poco a poco a mettere insieme qualche informazione utile. Quegli uomini stavano compiendo un giro di esplorazione per conto del generale Harrison. Measure si sentì invadere dalla nausea all’idea che la situazione si fosse deteriorata al punto di indurre la sua gente a invocare l’aiuto di quel furfante, di quel trafficante di liquori. E quest’ultimo non aveva certamente posto tempo in mezzo.

La notte la trascorsero accampati in una radura. Facevano un tale baccano che Measure pensò che sarebbe stato un autentico miracolo se prima dell’alba non si fossero ritrovati addosso tutti i Rossi d’America.

Il giorno seguente si rifiutò categoricamente di farsi trascinare dietro a loro legato a una corda. «Sono qua si nudo e completamente disarmato: o mi ammazzate, o mi lasciate montare a cavallo.» Potevano anche raccontargli che riportarlo indietro vivo o morto fosse per loro la stessa cosa, ma Measure sapeva che erano solo chiacchiere. Saranno anche stati gente senza scrupoli, ma l’idea di uccidere un uomo bianco a sangue freddo non pareva entusiasmarli. Così gli permisero di montare a cavallo, aggrappandosi alla vita di uno di loro. Ben presto giunsero in un tratto di terreno aperto solcato da strade e sentieri, e poterono procedere di buon passo.

Subito dopo mezzogiorno giunsero a un accampamento militare. Come esercito non pareva granché, forse cento uomini in uniforme e altri duecento che marciavano e si addestravano su un terreno di parata una volta adibito a pascolo. Measure non ricordava il nome della famiglia che vi abitava. Erano gente nuova, appena arrivata dalla regione intorno a Carthage City. Ben presto, tuttavia, capì che la cosa non aveva alcuna importanza. Il generale Harrison aveva requisito la loro abitazione per farne il proprio quartier generale, e fu proprio da Harrison che i soldati lo condussero.

«Ah» disse Harrison. «Ecco il rinnegato.»

«Non sono un rinnegato» ribatté Measure. «E sono stufo di essere trattato come un criminale. Giuro che i Rossi mi hanno trattato meglio dei vostri soldati bianchi.»

«La cosa non mi sorprende» disse Harrison. «Sono certo che i Rossi ti hanno trattato coi guanti. E l’altro rinnegato dov’è?»

«L’altro rinnegato? Volete dire mio fratello Alvin? Sapete chi sono, e non mi lasciate andare a casa?»

«Prima rispondi alle mie domande, e poi vedrò se posso rispondere alle tue.»

«Mio fratello Alvin non è qui, e nemmeno verrà, e da quel che sento sono felicissimo che non sia venuto.»

«Alvin? Ah, sì, mi hanno detto che sostieni di essere Measure Miller. Be’, sappiamo tutti che Measure Miller è stato ucciso da Ta-Kumsaw e dal Profeta.»

Measure sputò per terra. «Lo sapete? Perché avete visto qualche straccio insanguinato? Be’, non mi imbrogliate. Credete che io non capisca quali sono le vostre intenzioni?»

«Chiudetelo in cantina» fu l’ordine di Harrison. «E trattatelo bene, mi raccomando.»

«Non volete che gli altri sappiano che sono vivo, perché allora capirebbero di non avere bisogno di voi!» urlò Measure. «Non sarei sorpreso se foste stato voi a incaricare quei Chok-Taw di rapirci!»

«Se le cose stessero così» replicò Harrison «allora se fossi in te starei molto attento a come parli e a quel che dici. E comincerei anche a dubitare di poter riportare a casa la pelle. Ma guardati, ragazzo. Rosso come un peperone, con indosso un perizoma, più spaventevole di un incubo. No, penso che se venisse fuori che ti abbiamo sparato per errore, nessuno potrebbe biasimarci, proprio nessuno.»

«Mio padre lo verrebbe a sapere» insisté Measure. «Non riuscireste a imbrogliarlo con una storia del genere, Harrison. E Corazza-di-Dio farebbe…»

«Corazza-di-Dio? Quel ridicolo pappamolla? Quello che continua a raccontare a tutti che Ta-Kumsaw e il Profeta sono innocenti, e che noi non dovremmo fare di tutto per spazzarli via? Nessuno lo ascolta più, Measure.»

«Ma lo ascolteranno. Alvin è vivo, e lui non lo prenderete mai.»

«Perché no?»

«Perché è con Ta-Kumsaw.»

«Ah, e dove?»

«Non da queste parti, potete scommetterci.»

«Tu l’hai visto? E hai visto il Profeta?»

L’espressione avida di Harrison indusse Measure a fare un passo indietro e a trattenere la lingua. «Ho visto quello che ho visto» disse Measure. «E dico quel che dico.»

«Di’ quel che ti chiedo, o sei morto» lo minacciò Harrison.

«Se mi ammazzate, non vi dirò più nulla. Ma questo ve lo dirò. Ho visto il Profeta evocare una tromba d’aria. L’ho visto camminare sull’acqua. Ho sentito le sue profezie, e le ho viste realizzarsi. Il Profeta conosce perfettamente le vostre intenzioni. Qualunque cosa facciate, favorirete soltanto i suoi piani. Aspettate e vedrete.»

«Che idea» disse Harrison ridacchiando. «Seguendo il tuo ragionamento, ragazzo, anche essere caduto nelle mie mani favorirebbe i suoi piani, eh?» Fece un cenno con la mano, e i soldati lo trascinarono fuori della stanza per rinchiuderlo in cantina. Lungo il tragitto lo trattarono con la massima delicatezza: pugni, calci, e tutto quello che riuscirono a inventare prima di scaraventarlo giù per i gradini e chiudere la porta alle sue spalle.

Dato che i padroni di casa provenivano da Carthage City, la porta della cantina usata per conservare gli ortaggi, oltre che di una sbarra, era provvista anche di un robusto lucchetto. Measure si trovò disteso in mezzo alle carote, alle patate e ai ragni. Rialzatosi, provò, per quanto glielo consentivano le forze, a saggiare la robustezza della porta. Era tutto un dolore. I graffi e le scottature non erano nulla in confronto alle scorticature all’interno delle cosce dovute al fatto di aver cavalcato a gambe nude. E tutto questo non era ancora nulla in confronto al male causato dai calci e dai cazzotti che gli avevano sferrato prima di rinchiuderlo.

Measure non sprecò altro tempo. Ormai ne sapeva abbastanza per capire che Harrison non lo avrebbe mai fatto uscire vivo da quella cantina. I soldati che l’avevano catturato erano stati mandati in esplorazione appositamente per cercare lui e Alvin. Se si fosse sparsa la voce che erano vivi, i suoi piani sarebbero andati a monte, e sarebbe stato un vero peccato perché per Harrison le cose si stavano mettendo veramente bene. Dopo tanti anni, si trovava finalmente a Vigor Church e addestrava gli uomini del posto in vista di una guerra imminente, mentre nessuno prestava più ascolto a Corazza-di-Dio. A Measure il Profeta non andava tanto a genio ma, in confronto a Harrison, Tenska-Tawa era un santo.