Выбрать главу

Ta-Kumsaw non disse nulla.

«Ho conosciuto almeno due dozzine di bambini che portavano il tuo nome, in maggioranza maschi, e tutti Bianchi. E ho udito molte storie su di te… di come avresti impedito che alcuni prigionieri bianchi fossero bruciati vivi, di come avresti portato del cibo a gente che tu stesso avevi cacciato dalla sua casa e che altrimenti avrebbe rischiato di morire di fame. A qualcuna di quelle storie ci ho perfino creduto.»

Ta-Kumsaw finì il suo pesce, e gettò lo spiedo sulle braci.

«Venendo qui, ho anche sentito raccontare che avevi catturato due Bianchi di Vigor Church, inviando ai genitori i loro abiti laceri e insanguinati. Che li avevi torturati a morte per far capire a tutti che avevi intenzione di sterminare tutti i Bianchi, uomini, donne e bambini. Che avevi affermato che non era più il tempo di comportarsi da persone civili, e che adesso avresti fatto ricorso soltanto al terrore per scacciare l’uomo bianco dall’America.»

Per la prima volta dall’arrivo di Scambiastorie, Ta-Kumsaw parlò. «E a questa storia ci hai creduto?»

«Francamente no» disse Scambiastorie. «Ma questo perché sapevo già la verità. Vedi, avevo con me il messaggio di una ragazza che conosco… credo che ormai la si possa definire una giovane donna. Una lettera.» Dalla tasca della giubba tirò fuori una lettera piegata, tre fogli fittamente coperti di scrittura, che porse a Ta-Kumsaw.

Senza degnarla di uno sguardo, Ta-Kumsaw passò la lettera ad Alvin. «Leggimela» lo pregò.

«Ma tu l’inglese lo sai leggere» obiettò Alvin.

«Non qui» disse Ta-Kumsaw.

Alvin guardò la lettera, ne studiò le tre pagine, e con sua grande sorpresa nemmeno lui riusciva a leggerla. I caratteri gli erano familiari, certo, e considerandoli uno per uno riusciva persino a riconoscerli — i-l-c-r-e-a-t-o-r-e-h-a-b-i-s-o-g-n-o-d-i-t-e, così cominciava — ma Alvin non riusciva a cavarne niente di sensato, non riusciva neanche a capire in che lingua fosse scritta. «Non riesco a leggerla nemmeno io» disse, restituendola a Scambiastorie.

Il vecchio la studiò per qualche istante, poi rise riponendola nella tasca della giubba. «Be’, questa è proprio una storia da scrivere nel mio libro» commentò. «Un posto dove nessuno è più capace di leggere.»

Con grande sorpresa di Alvin, Ta-Kumsaw sorrise. «Nemmeno tu?»

«So che cosa c’è scritto, perché l’ho già letta» disse Scambiastorie. «Ma oggi non riesco a capire una sola parola. Anche quando so che cosa dovrebbe esserci scritto. Ma in che razza di posto siamo?»

«Siamo nella Terra delle Selci» spiegò Alvin.

«Siamo all’ombra della Collina Ottagonale» aggiunse Ta-Kumsaw.

«Non credevo che ai Bianchi fosse consentito arrivarci» disse Scambiastorie.

«Nemmeno io» replicò Ta-Kumsaw. «Ma ecco qui un ragazzo bianco, e di fronte a me un uomo bianco.»

«La notte scorsa ti ho sognato» disse Alvin. «Ho sognato di trovarmi in cima alla Collina Ottagonale, e tu eri insieme con me, e mi spiegavi delle cose.»

«Non contarci» fece Scambiastorie. «Dubito che sulla Collina Ottagonale vi sia una sola cosa che io sia in grado di spiegarti.»

«Come hai fatto ad arrivare fin qui» chiese Ta-Kumsaw «se non sapevi di essere diretto alla Terra delle Selci?»

«Mi era stato detto di risalire il Musky-Ingum, e quando avessi visto un macigno bianco alla mia destra, alla prima biforcazione avrei dovuto prendere a sinistra. Qui avrei trovato Alvin Miller Junior seduto davanti al fuoco insieme con Ta-Kumsaw, intento ad arrostire un pesce.»

«Chi ti ha detto tutto questo?» chiese Alvin.

«Una donna» rispose Scambiastorie. «Una fiaccola. Mi ha detto che tu, Alvin, l’avevi vista oltre la parete di una torre di cristallo, non più di una settimana fa. È quella stessa che ti ha tolto il cappuccio dal viso quando sei nato. Da quel momento ti ha tenuto d’occhio, come usano fare le fiaccole. È entrata in quella torre assieme a te, e ha visto con i tuoi stessi occhi.»

«Il Profeta me l’aveva detto, che non eravamo soli» esclamò Alvin.

«Ha visto anche con gli occhi di lui» disse Scambiastorie «e ha visto tutti i suoi futuri. Il Profeta morirà. Domattina. Colpito dal fucile di tuo padre, Alvin.»

«No!» gridò il ragazzo.

«A meno che…» disse Scambiastorie. «A meno che Measure non arrivi in tempo per dimostrare a tuo padre che è ancora vivo, che Ta-Kumsaw e il Profeta non gli hanno mai fatto del male, né a lui né a te.»

«Ma Measure è partito da diversi giorni!»

«È vero, Alvin. Ma è stato catturato dagli uomini del governatore Harrison. Harrison può fare di lui quello che vuole, e oggi, forse in questo preciso momento, uno degli uomini di Harrison lo ucciderà. Spezzandogli le ossa, rompendogli il collo. Domani Harrison attaccherà Prophetstown con i suoi cannoni, uccidendone tutti gli abitanti. Tutti fino all’ultimo. E scorrerà tanto sangue che le acque del Tippy-Canoe diventeranno scarlatte, e il Wobbish si tingerà di rosso fino al punto in cui le sue acque si gettano in quelle dell’Hio.»

Ta-Kumsaw balzò in piedi. «Debbo tornare indietro. Debbo…»

«È troppo lontano, e lo sai» disse Scambiastorie. «Pensa a dove si trovano i tuoi guerrieri. Anche se tu corressi giorno e notte come solo voi Rossi sapete fare…»

«Domani a mezzogiorno» rifletté Ta-Kumsaw.

«Sarà già morto» asserì Scambiastorie.

Ta-Kumsaw si lasciò sfuggire un grido di disperazione, così forte che alcuni uccelli si levarono in volo e si allontanarono gracchiando oltre la radura.

«Aspetta un momento, tira le redini. Se non ci fosse più nulla da fare, perché mai avrebbe dovuto mandarmi a cercarvi? Non capite che siamo pedine di un piano più grande di ciascuno di noi? Com’è accaduto che i Chok-Taw al servizio di Harrison abbiano rapito proprio Alvin e Measure? Com’è accaduto che noi tre ci siamo trovati qui proprio nel giorno in cui c’è più bisogno di noi?»

«È laggiù che hanno bisogno di noi» gli fece notare Ta-Kumsaw.

«Non credo» disse Scambiastorie. «Credo che, se così fosse, in questo momento ci troveremmo laggiù. E invece è qui che c’è bisogno di noi.»

«Sei come mio fratello, che cerca sempre di trovarmi un posto nei suoi piani!»

«Quanto vorrei essere davvero come lui! Nelle sue visioni il Profeta vede tutto ciò che avviene, mentre io ho soltanto la lettera di una fiaccola. Ma eccomi qui, assieme a voi, e se non dovessimo essere qui, state pur certi che non ci saremmo, che vi piaccia o no.»

Ad Alvin questi discorsi su ciò che avrebbe dovuto essere non andavano affatto a genio. A che pro tante supposizioni? Che cosa intendeva veramente dire Scambiastorie… che tutti loro erano soltanto burattini appesi a un filo? Chi era a muoverli a suo esclusivo piacimento? «Se veramente esiste qualcuno che decide tutto al posto nostro» osservò «mi sembra che non se la stia cavando molto bene, almeno a giudicare dal pasticcio in cui ci ha ficcati.»

Scambiastorie sorrise. «Con te la religione proprio non attacca, eh, ragazzo?»

«Semplicemente, non penso che ci sia nessuno a decidere che cosa dobbiamo fare.»

«Nemmeno io» concordò Scambiastorie. «Sto solo dicendo che le cose non vanno mai così male che non sia possibile far qualcosa per migliorarle.»

«Be’, accetterei volentieri qualche suggerimento. Che cosa dovrei fare, secondo la tua fiaccola?» chiese Alvin.

«Secondo lei dovresti salire sulla montagna e guarire Measure. Non chiedermi altro… È tutto quello che mi ha detto. Da queste parti non c’è una sola montagna degna di questo nome, e Measure si trova nella cantina delle patate dietro la casa di Vinegar Riley…»

«So dov’è» disse Alvin. «Ci sono stato. Ma non posso… insomma, non ho mai provato a guarire nessuno che non si trovasse davanti a me.»

«Basta con le parole» intervenne Ta-Kumsaw. «La Collina Ottagonale ti ha chiamato in sogno, ragazzo bianco. Quest’uomo è venuto a dirti che devi salire sulla montagna. Tutto comincerà quando vi salirai. Se ci riesci.»