«Non possiedo navi da guerra, mia regina. La guerra è il veleno del commercio. E molte volte ti ho detto che Xaro Xhoan Daxos è un uomo di pace.»
“Xaro Xhoan Daxos è un uomo dell’oro” ma questo, Daenerys non lo disse. “Ed è l’oro che mi comprerà tutte le navi e tutte le spade di cui ho bisogno.” «Non ti ho chiesto d’impugnare una spada, Xaro, ma solo di prestarmi le tue navi.»
«Possiedo alcune navi mercantili, questo è vero» il principe mercante ebbe un sorriso di modestia. «Ma chi può dire quante, con certezza? In questo preciso momento, una di esse potrebbe star affondando in qualche angolo tempestoso del mare dell’Estate. E domani, forse un’altra potrebbe incappare in un’orda di corsari. E ancora, un giorno uno dei miei capitani potrebbe osservare la ricchezza contenuta nelle stive e pensare: “Tutto questo ora appartiene a me”. Tali sono i pericoli del commercio. In realtà, più noi parliamo e meno navi è probabile che io abbia. Ogni istante che passa, il tuo Xaro diventa sempre più povero.»
«Dammi le navi, e ti farò di nuovo ricco.»
«Sposami, luce del mio giorno, e governa la nave del mio cuore. Le mie notti sono insonni al pensiero della tua bellezza.»
Daenerys sorrise. Le infiocchettate dichiarazioni di passione di Xaro la divertivano. Il suo atteggiamento però era in netto contrasto con le sue parole. Nell’aiutarla a salire sul palanchino, ser Jorah era riuscito a stento a non fissare il suo seno nudo. Per contro, e a dispetto dello spazio ristretto, Xaro pareva essere del tutto indifferente. Inoltre, Dany aveva visto il principe mercante circondarsi di leggiadri fanciulli, che svolazzavano per le sale del suo palazzo appena coperti da qualche lembo di seta pregiata.
«Parli con dolcezza, Xaro, ma dietro le tue parole io sento un altro “no”.»
«Questo Trono di Spade di cui parli, mia regina, evoca immagini di un oggetto mostruoso. Qualcosa di duro, gelido, inospitale. Come posso tollerare l’idea della tua vellutata carnagione offesa da lame acuminate?» I gioielli che ornavano il naso di Xaro gli davano l’aspetto di uno strano uccello esotico. Le sue lunghe dita ben curate ebbero un cenno di diniego. «Lascia che questo diventi il tuo regno, più splendida delle regine, e lascia che io sia il tuo re. E quando Qarth comincerà a venirti a noia, potremo viaggiare fino a Yi Ti, alla ricerca della città sognata dai poeti, sorseggiando il vino della saggezza dal teschio di un uomo morto.»
«Io intendo tornare al Continente Occidentale e bere il vino della vendetta dal teschio dell’Usurpatore» disse Daenerys grattando Rhaegal dietro l’orecchio. Le ali di giada del giovane drago si aprirono per un momento, agitando l’aria del palanchino.
Una solitaria, perfetta lacrima scivolò lungo la gota di Xaro Xhoan Daxos. «Esiste qualcosa che possa distoglierti da questa follia?»
«No, niente» Daenerys sperò di essere determinata quanto quella risposta. «Se ognuno dei Tredici mi fornisse dieci navi…»
«Avresti centotrenta navi senza equipaggio. La tua causa è giusta, ma questo non significa nulla per le genti di Qarth. Per quale ragione ai miei marinai dovrebbe interessare chi siede sul trono di un remoto regno all’altro capo del mondo?»
«Li pagherò e se ne interesseranno.»
«Pagarli, fulgido astro del mio firmamento? E con quale pecunia?»
«Con l’oro che i miei cercatori porteranno.»
«Questo lo potrai fare, sì» concordò Xaro. «Ma sarà un alto prezzo. Dovrai elargire a quegli uomini ben più di quanto non faccia io. E tu sai che tutta Qarth ride della mìa rovinosa generosità.»
«Se i Tredici non intendono aiutarmi, forse dovrei rivolgermi all’Ordine degli Speziali. O alla Fratellanza della Tromalina. Tu che ne dici, Xaro?»
«Dico che da loro avrai nient’altro che adulazioni e falsità» il principe mercante ebbe una languida scrollata di spalle. «Gli Speziali sono solo disfattisti e vanagloriosi. Quanto alla Fratellanza, è un coacervo di pirati.»
«In tal caso, sarò costretta a coinvolgere Pyat Pree e ad andare dagli stregoni.»
«Pyat Pree ha le labbra blu» Xaro Xhoan Daxos raddrizzò la schiena di colpo. «E si dice giustamente che dalle labbra blu escano solo menzogne. Abbi la saggezza di coinvolgere qualcuno che ti ama. Gli stregoni sono creature infide che si nutrono di polvere e bevono ombre. Non ti daranno nulla, perché non hanno nulla da dare.»
«Non sarei costretta a cercare aiuto presso simili infide creature se il mio amico Xaro Xhoan Daxos mi desse quello che chiedo.»
«Io ti ho dato la mia casa e il mio cuore. Forse non significano nulla per te queste cose? Ti ho dato profumi e melegrane, scimmie giocoliere e sibilanti serpenti, rotoli dell’antica Valyria, la testa di un idolo e il piede di una serpe. Ti ho dato questo palanchino d’ebano e oro, e un’appropriata coppia di buoi identici per trainarlo, uno bianco come l’avorio, l’altro nero come l’inchiostro, con le corna incastonate di gioielli.»
«Lo hai fatto,» non cedette Dany «ma erano navi e soldati che volevo.»
«Non ti ho forse dato anche un esercito, o più splendida delle donne? Mille cavalieri in armatura scintillante.»
Le armature erano fatte di giada e oro. I cavalieri di giada e berillio, onice e tormalina, ambra e opale, ametista… E ognuno di quei cavalieri era alto quanto il suo dito mignolo.
«Mille adorabili cavalieri, certo, Xaro. Ma da cui i miei nemici non hanno niente da temere. E i tuoi magnifici buoi uno bianco e l’altro nero non sono in grado di portarmi al di là del mare. Io… Perché ci stiamo fermando?» Il palanchino aveva decisamente rallentato.
«Khaleesi» Aggo si accostò, mentre il veicolo si fermava con un improvviso sussulto.
Daenerys si appoggiò a un gomito, protendendosi verso l’esterno. Erano ai margini del bazaar, la strada davanti era bloccata da una compatta muraglia di persone. «Che cosa stanno guardando?»
«Un mago del fuoco, khaleesi» anche Jhogo serrò i ranghi attorno alla carrozza.
«Voglio vedere.»
«Come comandi.»
Il guerriero dothraki le offrì la mano, e quando Dany la prese la issò sulla sella, sistemandola davanti a sé, in modo che potesse dominare al di sopra delle teste della folla. Il mago del fuoco aveva evocato nell’aria una scala, fatta di pure fiamme turbinanti, appoggiata al vuoto, che dal terreno del bazaar saliva fino a un alto tetto a traliccio.
Dany notò che la maggior parte degli spettatori non era gente di Qarth. Vide marinai delle navi cargo, mercanti delle carovane, uomini polverosi provenienti dalla desolazione rossa, soldati erranti, artigiani, mercanti di schiavi.
«Gli Uomini di Latte lo ignorano» Jhogo le circondò la vita con un braccio e si protese a parlarle all’orecchio. «Khaleesi, vedi quella ragazza con il cappello di feltro? Là, dietro quel prete grasso? Lei è…»
«… una tagliaborse» completò Daenerys. Era tutt’altro che un’ingenua signora da sete e velluti, cieca di fronte a situazioni simili. Aveva visto ladri e tagliaborse in abbondanza nelle strade delle Città Libere, nel corso degli anni passati insieme a suo fratello, fuggendo dalle lame mercenarie dell’Usurpatore.
Il mago continuava a fare ampi gesti con le braccia, imponendo alle fiamme di innalzarsi sempre più. Mentre gli spettatori allungavano il collo, rapiti dallo spettacolo, i tagliaborse entrarono in azione, infilandosi nella calca, con le corte lame nascoste tra le dita. Con una mano alleggerivano gli astanti delle loro monete, indicando verso il cielo con l’altra.