La scala di fiamma raggiunse un’altezza di quindici metri. A quel punto, il mago fece un balzo e cominciò a salirla. Andò su con la rapidità di una scimmia, una presa dopo l’altra. Ogni piolo che toccava si dissolveva appena dopo il suo passaggio, lasciandosi dietro solo un’esile spirale di fumo argentato. Quando fu sulla sommità, la scala era svanita del tutto. E anche il mago.
«Magnifico trucco» Jhogo era ammirato.
«Non c’è trucco, invece» disse una donna nella lingua comune.
Dany non si era resa conto della presenza di Quaithe, sacerdotessa delle Ombre, venuta fino a Vaes Tolorro alla ricerca di lei e dei draghi. E ora eccola lì, mescolata tra la folla, con gli occhi che lampeggiavano dietro l’imperscrutabile maschera laccata di rosso.
«Che cosa intendi dire, mia signora?» le chiese Dany.
«Fino a poco tempo fa, quell’uomo riusciva a stento a camminare sull’ossìdiana arroventata. Aveva soltanto una minima abilità con le polveri magiche e l’altofuoco, quanto bastava per attrarre una folla mentre i suoi tagliaborse facevano incetta. Sapeva camminare sui carboni ardenti e far sbocciare rose nell’aria. Ma non poteva sperare di salire su una scala di fiamma più di quanto un comune pescatore possa sperare di prendere una piovra con la sua rete.»
Con un senso di disagio, Dany tornò a spostare lo sguardo là dove la scala di fuoco aveva preso forma. Anche il fumo era svanito. L’assembramento aveva cominciato a frazionarsi. Ben presto, sarebbero stati in parecchi ad accorgersi di avere le tasche vuote.
«Mentre adesso?»
«Adesso i suoi poteri crescono, khaleesi. E di questo la causa sei tu.»
«Io?» Dany rise. «E come può essere?»
La sacerdotessa mascherata fece un passo avanti e appoggiò due dita sul polso di Daenerys: «Non sei forse la Madre dei draghi?».
«Lo è» Jhogo allontanò le dita di Quaithe con l’impugnatura della frusta. «E a nessun adoratore delle Ombre è permesso toccarla.»
«Devi lasciare questa città, Daenerys Targaryen» avvertì la donna mascherata, facendo un passo indietro. «E presto. Altrimenti, non ti sarà mai più consentito di farlo.»
Daenerys sentiva il polso formicolare nel punto in cui Quaithe l’aveva toccata. «E dove dovrei andare secondo te?»
«Per andare a nord, dovrai viaggiare a sud. Per raggiungere l’ovest, dovrai dirigerti a est. Per andare avanti, dovrai tornare indietro. E per toccare la luce, dovrai passare tra le ombre.»
“Asshai… vuole che vada ad Asshai delle Ombre” pensò Dany. «Asshai mi darà un esercito?» chiese. «Ci sarà oro per me ad Asshai? Ci saranno navi? Che cosa c’è ad Asshai che io non possa trovare a Qarth?»
«La verità.»
Disse l’enigmatica donna mascherata. Dopodiché fece un breve inchino e si dileguò nella folla.
Rakharo emise un grugnito di disgusto tra i baffoni spioventi. «Khaleesi, un uomo fa meglio a inghiottire scorpioni piuttosto che fidarsi degli adoratori delle Ombre, che nemmeno osano mostrare il loro volto al sole. È risaputo.»
«È risaputo» fece eco Aggo.
Xaro Xhoan Daxos aveva seguito il tutto dai suoi soffici cuscini. «I tuoi selvaggi sono più saggi di quanto loro stessi non sappiano, mia regina» le disse, quando Daenerys tornò ad accomodarsi nel palanchino. «E dubito molto che le verità elargite dalla genia di Asshai possano portare il sorriso sulle tue delicate labbra.»
Dopodiché, le fece scivolare tra le dite un’altra coppa di vino e continuò a parlarle d’amore, lussuria e altre amenità consimili per tutta la strada fino alla sua magione.
Nella quiete delle sue stanze, Daenerys si tolse gli abiti da cerimonia e indossò un’ampia vestaglia di seta viola. I draghi avevano fame, per cui Dany tagliò a pezzi un serpente che fece poi arrostire su uno dei bracieri.
“Stanno crescendo” si rese conto, osservandoli schioccare mandibole e code nel contendersi la carne annerita. “Devono pesare almeno il doppio di quanto pesavano a Vaes Tolorro.” Ma ci sarebbero comunque voluti anni perché diventassero grossi abbastanza da andare in guerra. “E devono anche essere addestrati nel modo giusto. Altrimenti, ridurranno il mio regno in cenere.” Ma pur con tutto il suo sangue Targaryen, Dany non aveva idea di come addestrare un drago.
Al tramonto, ser Jorah Mormont venne da lei: «Per cui i Superni ti hanno respinto».
«Esattamente come tu avevi detto. Entra, siediti e dammi il tuo consiglio.»
Dany lo prese per mano e lo guidò fino ai cuscini accanto a lei. Jhiqui servì loro una zuppiera contenente olive viola e cipolle annegate nel vino.
«Non otterrai nessun aiuto da questa città, khaleesi» ser Jorah prese una cipolla con il pollice e l’indice. «Ogni giorno che passa ne sono sempre più convinto. I Superni non vedono un palmo al di là delle loro mura. Quanto a Xaro…»
«Mi ha di nuovo chiesto di sposarlo.»
«Per l’appunto» il cavaliere corrugò la fronte e le sue spesse sopracciglia nere si congiunsero sopra gli occhi profondamente infossati. «E io so anche il perché.»
«Sogna di me notte e giorno» rise Dany.
«Perdonami, mia regina, ma sono i tuoi draghi che sogna.»
«A Qarth, mi assicura Xaro, l’uomo e la donna mantengono ciascuno le loro proprietà anche dopo essere sposati. E i draghi appartengono a me.»
Daenerys sorrise quando Drogon, saltellando e sbattendo le ali, attraversò il pavimento di marmo e venne a sistemarsi accanto a lei.
«Xaro dice la verità quanto basta, c’è però una cosa che si è dimenticato di menzionare. Esiste una curiosa usanza matrimoniale qui a Qarth, mia regina. Il giorno della loro unione, la moglie può chiedere un pegno d’amore al marito. Qualsiasi cosa lei desideri tra i suoi possedimenti terreni, lui non può negargliela. E anche lui, può chiedere un pegno d’amore a lei. Può chiedere una cosa e una sola. Ma qualsiasi essa sia, alla moglie non è consentito dire no.»
«Una cosa sola» ripeté Dany. «E non può essere negata…»
«Con un drago, Xaro Xhoan Daxos diverrebbe il dominatore di Qarth. Ma con un’unica nave dubito molto che tu possa tornare sul Trono di Spade.»
Dany diede un leggero morso a una cipolla, mentre rifletteva sulla slealtà degli uomini.
«Rientrando dalla Sala dei Mille Troni» disse a ser Jorah «siamo passati dal bazaar. C’era anche Quaithe.» Gli parlò del mago, della scala di fiamma e di che cosa Quaithe le aveva detto.
«A dire il vero non mi dispiacerebbe lasciare questa città» replicò il cavaliere esiliato, quando lei ebbe finito. «Ma non per andare ad Asshai.»
«Per andare dove, allora?»
«A est.»
«Qui mi trovo già a mezzo mondo di distanza dal mio regno. Se dovessi spostarmi ancora più a est, potrei non ritrovare mai più la via di casa e dell’occidente.»
«Andando a occidente, mia regina, tu rischi la vita.»
«La Casa Targaryen ha amici nelle Città Libere» gli ricordò lei. «Amici ben più sinceri di Xaro o dei Superni.»
«È a Illyrio Mopatis che ti riferisci? Che sia chiara una cosa, mia regina: per il giusto prezzo in oro, Illyrio Mopatis non esiterebbe un istante a venderti come schiava.»
«Mio fratello e io siamo stati suoi ospiti per più di metà anno. Se avesse voluto venderci, perché non lo ha fatto allora?»
«Lo ha fatto, ti ha venduta» ser Jorah abbassò la voce. «A khal Drogo.»
Dany arrossì. Aveva ragione lui, ma non le era piaciuta la durezza con cui lo aveva detto. «Illyrio ci ha protetto dalle spade inviate dall’Usurpatore. E credeva nella causa di mio fratello.»
«Illyrio crede in una sola causa: quella di Illyrio. I golosi sono avidi per natura. I magistri sono cospiratori per costituzione. Illyrio Mopatis è entrambe le cose. Che cosa sai veramente di lui, mia regina?»
«So che mi ha dato le mie uova di drago.»