Tyrion ebbe solo una vaga percezione di un maestro che gli chiedeva se fosse ferito. Si aprì la strada nel cortile della Fortezza Rossa. Puntò dritto verso il nipote sovrano, con la corona ancora sporca di merda messa tutta storta. «Traditori! Sono circondato da traditoriiii!» gorgogliava Joffrey, ancora pieno d’eccitazione. «Avrò le loro tes…»
Tyrion lo colpì in piena faccia, di dritto e di rovescio. La corona puzzolente rotolò via. «Stupido, maledetto idiota!» Gli diede un brutale spintone a due mani, mandando il re a ruzzolare sul selciato.
«Erano traditori» ragliò Joffrey, con il culo per terra. «Mi hanno insultato… Mi hanno attaccato!»
«Tu gli hai aizzato contro il tuo cane bastardo! Che cosa credevi che avrebbero fatto, che si sarebbero messi mestamente in ginocchio mentre il Mastino mozzava qualche braccio? Sei solo un povero ragazzino viziato!… Hai ucciso Clegane e gli dei solo sanno quanti altri, mentre tu ne esci senza un graffio. Maledetto… Maledetto te!»
Tyrion gli diede un calcio. Ah, quale meravigliosa sensazione. Stava per dargliene un altro. Ser Mandon Moore lo’afferrò e lo tirò indietro, mentre Joffrey urlava. Intervenne Bronn a fare barriera. Cersei corse a inginocchiarsi accanto al figlio. Ser Balon Swann trattenne ser Lancel.
Tyrion si divincolò dalla presa di Bronn: «In quanti sono rimasti là fuori?» urlò a tutti, o forse a nessuno.
«Ser Preston non è rientrato» dichiarò ser Boros Blount. «E nemmeno ser Aron Santagar.»
«E neanche la Balia asciutta» disse ser Horas Redwyne. “Balia asciutta” era il nomignolo denigratorio appioppato a Tyrek Lannister, costretto a un ridicolo matrimonio dinastico con un’infante.
«Un momento, un momento…» Gli occhi asimmetrici di Tyrion esplorarono il cortile. «Dov’è Sansa Stark?»
Silenzio.
«Era accanto a me» azzardò alla fine re Joffrey. «Non so dove sia andata.»
Tyrion si premette le dita contro le tempie che sembravano sul punto di scoppiargli. Se a Sansa Stark era successo qualcosa, qualsiasi cosa, su Jaime potevano tirare una bella croce. «Ser Mandon, tu eri incaricato di proteggerla.»
«Quando la folla ha assalito il Mastino» ser Mandon non era minimamente turbato «è al re che ho pensato.»
«E giustamente» approvò Cersei. «Boros, Meryn, andate a cercare la ragazza.»
«E anche mia figlia» singhiozzò lady Tanda. «Vi prego, cavalieri…»
Ser Boros era tutt’altro che contento della prospettiva di lasciare la sicurezza del castello: «Maestà, la vista dei nostri mantelli bianchi potrebbe suscitare di nuovo l’ira del volgo».
«Che gli Estranei se li portino alla dannazione i vostri mantelli bianchi del cazzo!» Tyrion aveva raggiunto e superato il limite di quanto poteva sopportare. «Non lo vuoi avere addosso, quel tuo mantello di merda? E allora toglitelo, razza d’animale… Ma trovami Sansa Stark!… Altrimenti Shagga ti spaccherà quella brutta testa di cazzo in due, giusto per vedere se dentro c’è qualcosa di diverso dalla melma nera!»
«Brutto?!» Ser Boros divenne del medesimo porpora del vessillo dei Lannister. «Tu osi chiamare me brutto?» Cominciò a sollevare la spada incrostata di sangue che stringeva ancora nel pugno coperto di maglia di ferro.
Senza tanti complimenti, Bronn spinse Tyrion dietro di sé, facendogli da scudo, pronto a dare battaglia.
«Basta così!» sibilò Cersei. «Boros, tu farai quello che ti è stato ordinato. Altrimenti, troverò qualcun altro cui dare il tuo mantello bianco. Il tuo giuramento…»
«Eccola!» gridò Joffrey, indicando con il braccio teso.
Sandor Clegane, in sella al purosangue castano di Sansa, superò al rapido trotto il portale del castello. La ragazza era dietro di lui, con le braccia strette attorno al petto del guerriero sfigurato.
Tyrion fu il primo a reagire: «Lady Sansa, sei ferita?».
«Loro… gettavano cose… pietre e rifiuti, uova…» da una lacerazione al cuoio capelluto, ù sangue le colava lungo la fronte. «Ho cercato di dire loro che non avevo pane. Un uomo mi ha trascinato giù di sella. Il Mastino lo ha ucciso, credo… Il braccio…» sbarrò gli occhi, coprendosi la bocca con una mano. «Gli ha tagliato il braccio.»
Clegane la sollevò dalla sella e la depose al suolo. Il suo mantello bianco era stracciato e chiazzato di rosso. Il sangue filtrava da uno squarcio frastagliato alla manica sinistra.
«L’uccellino sta sanguinando» disse. «Qualcuno la riporti nella sua gabbia e si occupi di lei.»
Maestro Frenken si precipitò a obbedire, conducendo via Sansa.
«Santagar non ce l’ha fatta» riprese Clegane. «In quattro lo hanno tenuto a terra e hanno fatto a turno a schiantargli il cranio con le pietre. Ne ho sventrato uno. Non che a ser Aron sia importato molto.»
Lady Tanda si accostò: «Mia figlia…».
«Non l’ho vista» il Mastino girò un’occhiata torva per il cortile. «Dov’è il mio cavallo? Se è successo qualcosa al mio cavallo qualcuno la pagherà cara.»
«È stato con noi per un certo tratto» disse Tyrion. «Ma dopo, non so che cosa gli sia successo.»
«Al fuoco!» gridò una voce dalla cima delle mura. Nel cortile della Fortezza Rossa, tutti si bloccarono. «Miei lord, c’è del fumo in città. Il Fondo delle Pulci sta bruciando!»
Tyrion sentiva di essere sul punto di crollare. Ma non poteva cedere, non adesso. «Bronn, prendi tutti gli uomini che ti servono e assicurati che i carri dell’acqua possano muoversi senza intralcio.»
“Dei siate misericordiosi: l’altofuoco! Se un incendio dovesse raggiungerlo…”
«Possiamo anche perdere tutto il Fondo delle Pulci, se necessario, ma per nessuna ragione l’incendio deve estendersi all’ordine degli Alchimisti, sono stato chiaro? Per nessuna ragione! Clegane, tu va’ con lui.»
Per meno di un battito di ciglia, Tyrion fu certo di aver visto un lampo di paura negli occhi scuri del Mastino. “Fuoco… “ si rese conto. “Che gli Estranei m’inchiodino, certo che odia il fuoco: ne ha provato gli artigli.” Ma il lampo di paura svanì, rapido com’era apparso, sostituito dal suo feroce cipiglio.
«Ci vado» fece Clegane. «Ma non per tuo comando. Devo trovare quel dannato cavallo.»
Tyrion tornò a rivolgersi ai tre cavalieri rimasti della Guardia reale: «Ognuno di voi andrà di scorta a un araldo. Date ordine alla gente di fare ritorno alle loro case. Chiunque verrà trovato in strada dopo il tramonto sarà passato a fii di spada».
«Il nostro posto è a fianco del re» fece ser Meryn, con aria condiscendente.
«Il vostro posto è dove mio fratello dice che è!» la voce di Cersei parve il sibilare di una vipera. «Il Primo Cavaliere parla a nome del re, e la disobbedienza è tradimento.»
Boros e Meryn si scambiarono un’occhiata.