Non si erano mai incontrati, ma Jon seppe quale di loro era Qhorin il Monco nell’attimo stesso in cui lo vide. L’imponente ranger era una sorta di leggenda nella confraternita in nero. Uomo dalle poche parole e dall’azione fulminea, alto e dritto come una picca, dalle lunghe braccia e dal portamento solenne. A differenza dei suoi uomini, il suo volto era accuratamente rasato. Da sotto l’elmo, i suoi capelli emergevano raccolti in una spessa treccia striata dal gelo. Portava abiti neri talmente sbiaditi dal tempo e dall’uso da apparire quasi grigi. Della mano che reggeva le redini, rimanevano soltanto il pollice e l’indice. Le altre dite erano state mozzate dal colpo d’ascia del bruto che altrimenti gli avrebbe aperto il cranio. Si raccontava che Qhorin avesse colpito il nemico in piena faccia con la mano mutilata, accecandolo con il suo stesso sangue. Quindi aveva proceduto a tagliargli la gola da un orecchio all’altro. Da quel giorno in avanti, i bruti a nord della Barriera non avevano mai conosciuto avversario più implacabile di Qhorin il Monco.
Jon gli fece un cenno di saluto: «Il lord comandante Mormont desidera vederti al più presto. Ti conduco alla sua tenda».
«I miei uomini sono affamati» Qhorin smontò dalla sella. «E i nostri cavalli hanno bisogno di biada e striglia.»
«Stiamo già prendendoci cura di tutti loro.»
Il Monco affidò il destriero a uno dei suoi uomini e seguì Jon. «Tu sei Jon Snow. Hai i lineamenti di tuo padre.»
«Lo hai conosciuto, mio lord?»
«Non sono nessun lord. Sono solo un confratello dei Guardiani della notte. Ho conosciuto lord Eddard, sì. E suo padre prima di lui.»
«Lord Rickard morì prima che io nascessi» Jon fu costretto ad accelerare per tenere il passo con le lunghe falcate di Qhorin.
«Era un amico della confraternita» il Monco gli lanciò un’occhiata. «Si dice che un meta-lupo corra al tuo fianco.»
«Spettro dovrebbe essere qui all’alba. Di notte va a caccia.»
Trovarono Edd l’Addolorato accanto al fuoco appena fuori dalla tenda del lord comandante. Era intento a friggere un pezzo di pancetta affumicata in una padella e a bollire una dozzina di uova in una cuccuma.
«Stavo cominciando a temere per te, Qhorin» Mormont sedeva sulla sua sedia da campo di legno e cuoio. «Ti sei trovato nei guai?»
«Ci siamo scontrati con Alfyn Sterminacorvi. Mance lo aveva mandato in esplorazione lungo la Barriera, così lo abbiamo aspettato al varco.» Qhorin si tolse l’elmo. «Alfyn ha finito di dare problemi al reame, ma alcuni dei suoi compagni ci sono scappati. Abbiamo dato loro la caccia quanto più a lungo possibile, ma alcuni riusciranno comunque a guadagnare le montagne.»
«Le perdite?»
«Quattro confratelli caduti. Una dozzina di feriti. Il nemico ha avuto il triplo dei morti. E abbiamo preso dei prigionieri. Uno è morto quasi subito per le ferite, ma l’altro ha resistito abbastanza da essere interrogato.»
«Meglio parlare dentro» decise Mormont. «Jon ti porterà un corno di birra. O preferisci del vino caldo speziato?»
«Acqua calda andrà bene. Un uovo e un po’ di pancetta.»
«Come vuoi» Mormont sollevò il lembo dell’ingresso alla tenda, Qhorin si chinò ed entrò.
«Io le invidio, queste uova» Edd continuò a rimescolare l’acqua con un mestolo di legno. «Nemmeno a me dispiacerebbe essere bollito un po’. Se questa cuccuma era un po’ più grossa, ci potevo saltare dentro. Anche se preferisco la bollitura nel vino a quella nell’acqua. Ci sono modi peggiori di morire che ubriaco e al caldo. Ho conosciuto un confratello che si è annegato nel vino, tanto tempo fa. Non era una grande annata, però, e il suo cadavere non l’ha certo fatta diventare migliore.»
«Edd, non vorrai dirmi che quel vino te lo sei bevuto?»
«È una gran brutta cosa trovare un confratello morto» Edd diede un’altra rimescolata alla padella e aggiunse un pizzico di noce moscata. «E ti può anche far venire una gran voglia di bere, lord Snow.»
Inquieto, Jon sedette sui talloni vicino al fuoco e lo attizzò con un pezzo di legno. Da dentro la tenda, gli arrivavano la voce del Vecchio orso, punteggiata dal gracchiare del suo corvo, e i toni più sommessi di Qhorin. Non era però in grado di distinguere le parole. “Alfyn Sterminacorvi morto. E questo è un bene.” Alfyn era stato uno dei più sanguinari tra i bruti impegnati nelle scorrerie, il suo soprannome veniva dai tanti confratelli che aveva ucciso. “Ma allora, perché dopo una simile vittoria Qhorin è così tetro?”
Jon aveva sperato che l’arrivo degli uomini della Torre delle Ombre risollevasse il morale dell’accampamento. Appena la notte prima, rientrando all’anello di pietre dopo essere andato a pisciare, aveva raccolto una conversazione tra cinque o sei uomini che parlavano a bassa voce raccolti attorno a uno dei fuochi. Quando aveva udito Chett dire che avrebbero dovuto tornare indietro già da un pezzo, si era fermato ad ascoltare.
«È una pazzia del vecchio» diceva Chett. «Tra quelle montagne là, ci troviamo solo le nostre fosse.»
«Ci sono giganti negli Artigli del Gelo, e mostri, e anche di peggio» aveva ribattuto Lark delle Sorelle.
«Io là non ci vado, promesso.»
«Credo che il Vecchio orso ti da una scelta, però.»
«Invece magari la scelta non gliela diamo noi a lui» aveva concluso Chett.
In quel momento, uno dei mastini aveva sollevato il muso, mettendosi a ringhiare. Per evitare di essere visto, Jon era stato costretto a dileguarsi in fretta. ’’Qualcosa che non avrei dovuto udire” di questo era certo. Pensò di parlarne con Mormont, ma alla fine non riuscì a fare il delatore dei confratelli, anche se si trattava di soggetti infami come Chett e Lark. “Non erano altro che chiacchiere” aveva detto a se stesso. “Hanno freddo e hanno paura, come tutti noi.” Non era facile rimanere in attesa su quel cucuzzolo di pietra proteso sopra la foresta stregata, tormentandosi su che cosa avrebbe portato il domani. “Il nemico che non puoi vedere è sempre quello più temibile.”
Jon estrasse dal fodero la sua nuova daga e seguì la danza delle fiamme sulla superficie della lama di levigato cristallo nero. Aveva costruito l’impugnatura con le sue mani, intrecciando e legando duri viticci che aveva trovato tra le pietre del Pugno dei Primi Uomini. Era una daga brutta, ma funzionale. Secondo Edd l’Addolorato, contro la corazza di un cavaliere le lame di vetro erano utili quanto dei capezzoli. Jon però non ne era poi così certo. Quella lama di vetro di drago, ossidiana, era fragile ma anche più affilata dell’acciaio.
“Le armi devono essere state sepolte qui per qualche ragione.”
Jon aveva fatto una daga anche per Grenn, e un’altra per il lord comandante. Il corno da guerra lo aveva dato a Sam Tarly. A un esame più accurato, si vedeva un’incrinatura nel corno. Perfino dopo averlo ripulito dalle incrostazioni di terriccio, era stato impossibile trarne qualsiasi suono. Inoltre, il bordo era scheggiato, ma a Sam le cose vecchie piacevano, anche se erano prive di valore. «Ricavaci un corno per bere la birra» gli aveva detto Jon. «Ogni volta che lo userai, ti ricorderai della volta in cui uscisti di pattuglia a nord della Barriera, fino alla cima del Pugno dei Primi Uomini.» Aveva dato a Sam anche la punta di lancia e una dozzina di punte di freccia, distribuendo il resto delle armi d’ossidiana ai suoi amici come portafortuna.