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Il Vecchio orso era parso soddisfatto della daga, ma alla cintura preferiva portare una lama d’acciaio, aveva notato Jon. Mormont non fu in grado di fornire alcuna spiegazione su chi avesse seppellito la cappa con le armi o perché. “Forse Qhorin ha una risposta.” Il Monco si era avventurato nelle terre selvagge del Nord più in profondità e più a lungo di qualsiasi altro uomo.

«Servi tu o lo faccio io?» la voce di Edd l’Addolorato interruppe i suoi pensieri.

«Ci penso io» Jon rinfoderò la daga d’ossidiana. Voleva sentire di che cosa Mormont e Qhorin stavano parlando.

Edd tagliò tre fette spesse da una forma di pane d’orzo indurito, le sistemò su un piatto di legno e le coprì di pancetta e sugo di pancetta, mettendo poi le uova bollite in una ciotola. Con il piatto in una mano, e la ciotola nell’altra, Jon arretrò nella tenda del lord comandante.

Qhorin sedeva sul pavimento a gambe incrociate, la schiena dritta come una lancia. La luce delle candele danzava sulle sue guance scavate.

«… Maglia di rame, l’Uomo piangente e tutti gli altri capi, grandi e piccoli» stava dicendo. «E hanno anche mostri, mammut e più forze di quante noi avremmo mai potuto sognare. O almeno questo è quanto ha detto. Non sarei pronto a giurare che sia la verità. Ebben ritiene che quel bruto stesse raccontandoci un mucchio di frottole solo per allungarsi la vita.»

«Vero o falso, la Barriera deve essere avvertita» disse il Vecchio orso mentre Jon sistemava il piatto in mezzo a loro. «E anche il re.»

«Quale re?»

«Tutti. Quello vero e anche quelli finti. Vogliono il reame? Che vengano a difenderlo.»

Il Monco prese un uovo e ne spezzò il guscio contro il bordo della ciotola: «Difficile dire che cosa faranno questi re». Tolse il guscio. «Probabilmente ben poco. La nostra migliore speranza è Grande Inverno. Gli Stark devono venire al Nord.»

«Sì, questo è certo.»

Il Vecchio orso dispiegò una mappa, la esaminò e corrugò la fronte. La gettò di lato, ne prese un’altra. Stava cercando d’intuire dove si sarebbe abbattuta la furia dei bruti, Jon lo vide con chiarezza. Un tempo, i Guardiani della notte presidiavano tutti i diciassette fortini che si allineavano sulle centinaia e centinaia di leghe della Barriera. Ma, nei secoli, la confraternita in nero non aveva fatto altro che diminuire. L’uno dopo l’altro, i fortini erano stati abbandonati. Ormai, solamente tre erano sorvegliati. E Mance Rayder lo sapeva benissimo.

«Ser Alliser Thorne farà ritorno da Approdo del Re portando con sé nuove reclute» riprese il lord comandante. «O almeno così spero. Se controlliamo la Garitta Grigia dalla Torre delle Ombre e il Lungo Solco dal Forte Orientale…»

«La Garitta Grigia è completamente diroccata. Andrebbe meglio la Porta di Pietra… Se siamo in grado di trovare altri uomini. E lo stesso vale anche per il Segno di Ghiaccio e il Lago Profondo. Con pattugliamenti quotidiani tra le fortificazioni intermedie.»

«Pattugliamenti, . Due volte al giorno, se ce la facciamo. La Barriera rimane un ostacolo formidabile. Senza essere sorvegliata, non può fermarli, questo è vero, però può rallentarli. Quanto più grande è il loro esercito, tanto più tempo ci vorrà per farlo passare. Dal vuoto che si sono lasciati dietro, si stanno portando dietro le donne. E anche i giovani, e le bestie… Hai mai visto un caprone che sale una scala? O una fune? Saranno costretti a costruire una scalinata, o una grande rampa, e questo richiederà non meno di un intero ciclo di luna, forse anche di più. Mance sa che la soluzione migliore sarebbe passare sotto la Barriera. Attraverso uno dei tunnel, oppure…»

«Attraverso una breccia.»

La testa di Mormont si raddrizzò di scatto: «Che cosa?».

«Non hanno in mente di dare la scalata alla Barriera, mio lord» replicò il Monco. «Né di passare sotto di essa. Vogliono spezzarla.»

«Qhorin, la Barriera è alta duecentocinquanta metri. Alla sua base, è talmente spessa che ci vorrebbero centinaia di uomini muniti di asce e picconi per aprirsi un varco nel ghiaccio. Non ce la farebbero nemmeno in un anno.»

«Ma anche così…»

Mormont, la fronte aggrottata, si tormentò la barba: «Anche così cosa?».

«Stregoneria» Qhorin addentò l’uovo. «Per quale altra ragione Mance avrebbe radunato una forza di questa entità su negli Artigli del Gelo? È un luogo aspro, e duro, e molto lontano dalla Barriera.»

«Avevo sperato che avesse scelto gli Artigli per celare le sue truppe agli occhi dei miei ranger.»

«Forse» Qhorin finì l’uovo. «Ma c’è anche dell’altro, io credo. Mance Rayder sta cercando qualcosa in quei luoghi gelidi. Qualcosa di cui ha bisogno.»

«Qualcosa?» gracchiò il corvo, sollevando il capo. Nello spazio angusto della tenda, il grido parve più affilato di un coltello.

«Qualche potere. Che cosa esattamente, il nostro prigioniero non è stato in grado di dirlo. Le domande, gliele abbiamo fatte forse un po’ troppo duramente, ed è morto con troppe cose lasciate non dette. Dubito però che lo sapesse.»

All’esterno, Jon poteva udire il vento che soffiava: un concerto inquietante di sibili tra le pietre dell’anello perimetrale e le funi della tenda.

«Qualche potere» Mormont si passò una mano sulle labbra con fare pensieroso. «Devo sapere.»

«E allora devi mandare degli esploratori su tra gli Artigli del Gelo.»

«Sono riluttante a rischiare altri uomini.»

«Noi siamo qui per morire, lord Mormont. Per quale altra ragione porteremmo questi abiti neri se non per morire dentro di essi in difesa del reame? Io invierei quindici uomini, tre squadre di cinque. Una lungo il Fiumelatte, un’altra sul Passo Skirling, la terza ad affrontare la Scala del Gigante. Jarman Buckwell, Thoren Smallwood e me al comando. In modo da scoprire che cosa ci attende tra quelle cime.»

«Attende» urlò il corvo. «Attende.»

«Temo di non vedere altra soluzione» il lord comandante emise un profondo sospiro. «Ma se non doveste tornare…»

«Qualcosa tornerà dagli Artigli del Gelo, mio signore» rispose il Monco. «Se saremo noi, allora tutto sarà a posto. Se no, sarà Mance Rayder. E tu ti trovi proprio nel mezzo del suo cammino. Mance non può marciare a sud e lasciarti indietro, in modo che tu possa inseguirlo e prenderlo alle spalle. Deve attaccare. E il Pugno dei Primi Uomini è una postazione forte.»

«Non tanto forte» obiettò Mormont.

«Quasi certamente tutti noi moriremo. Ma la nostra morte farà guadagnare tempo ai confratelli sulla Barriera. Tempo per ricostituire le guarnigioni nei fortini abbandonati, per chiamare in aiuto i re e i lord, per affilare le asce e riparare le catapulte. La nostra morte sarà una moneta ben spesa.»

«Morte» il corvo si spostò sull’altra spalla di Mormont. «Morte morte morte.»

Il Vecchio orso rimase immobile, silenzioso, ripiegato su se stesso, come se il peso di quelle parole fosse intollerabile.

«Che gli dei mi perdonino» risolse alla fine il lord comandante dei Guardiani della notte. «Scegli gli uomini.»

«Molto bene.» Qhorin il Monco si guardò intorno. I suoi occhi incontrarono quelli di Jon. Un lungo contatto di sguardi tra loro. «Scelgo Jon Snow.»

«È poco più che un ragazzo» Mormont lo guardò di sottecchi. «E anche il mio attendente. Non è nemmeno un ranger.»

«Tollett può occuparsi di te altrettanto bene, mio signore» Qhorin sollevò le due dita della mano mutilata. «Gli antichi dei sono ancora forti a nord della Barriera. Gli dei dei Primi Uomini… e degli Stark.»

Mormont osservò Jon: «Qual è la tua volontà, ragazzo?».

«Voglio andare» rispose senza alcuna esitazione.

Il vecchio guerriero sorrise tristemente: «Sapevo quello che avresti deciso».

La luce dell’alba era apparsa sul Pugno dei Primi Uomini quando Jon uscì dalla tenda a fianco di Qhorin il Monco. Il vento soffiava, agitando i loro mantelli neri, sollevando turbini di braci rosse che pulsavano nell’aria gelida.