«Anche il Giovane lupo e lord Stannis hanno delle spade. Loro però non ti fanno paura.»
“Quanto poco sai, piccola mia.” «Contro di loro, ho tutta la forza della Casa Lannister. Contro Jaime o mio padre, le uniche armi che ho sono una schiena contorta e un paio di gambette deformi.»
«Hai me.»
Shae lo baciò, facendogli scivolare le braccia attorno al collo, premendo il corpo contro il suo. Quel bacio fece risorgere in Tyrion il desiderio, come sempre accadeva. Ma questa volta il Folletto si costrinse a staccarsi da lei.
«Non adesso. Cara, ascolta, io ho… diciamo che ho un abbozzo di piano. Credo di riuscire a portarti nelle cucine del castello.»
Il viso di Shae perse qualsiasi espressione: «Le cucine?».
«Esatto. Se mi muovo con l’aiuto di Varys, andrà tutto bene.»
«Mio lord, finirei con l’avvelenarti» ridacchiò Shae. «Tutti quelli che hanno assaggiato le mie ricette hanno detto che sono molto meglio come puttana.»
«La Fortezza Rossa ne ha più che a sufficienza, di cuochi. Lo stesso vale per i macellai e i fornai. Basterà che tu finga di essere una sguattera.»
«Una ragazza delle pentole sporche» rilevò Shae. «Con addosso una tunica di stoffa grezza. È così che milord vuole vedermi?»
«Milord vuole vederti viva» rispose Tyrion. «Inoltre, dubito molto che tu possa lavare pentole indossando satin e tessuti d’argento.»
«Milord si è forse stancato di me?» Shae gli infilò la mano sotto la tunica e trovò il suo cazzo. Un paio di rapide passate, e glielo fece venire duro. «No, mi vuole ancora.» Fece una risatina. «Che ne diresti di scopare la tua servetta di cucina, milord? Puoi coprirmi di farina e succhiare sugo dalle mie tette se…»
«Falla finita.» Il modo in cui si stava comportando gli ricordò quell’altra puttanella nel bordello di Chataya, Dancy. E gli ricordò come ce l’avesse messa tutta per guadagnarsi la sua tariffa. «Non è questo il momento per la ginnastica da camera, Shae.» Allontanò la sua mano, evitando ulteriori giochetti.
«Se ho arrecato dispiacere a milord» il sorriso di lei adesso era svanito «non è mai stata questa la mia intenzione. È che… non puoi lasciarmi qui e darmi più guardie?»
Tyrion esalò a fondo. “Ricorda quanto è giovane, questa ragazza.” Le prese una mano tra le sue: «Le gemme possono essere sostituite, di abiti è possibile averne di nuovi, molto più belli dei vecchi. Ma tra queste mura, sei tu la cosa che mi è più preziosa. La Fortezza Rossa non è molto sicura, ma lo è certamente più di questo posto. È là che ti voglio, Shae».
«Nelle cucine» la voce di lei era atona. «A grattare padelle.»
«Solo per breve tempo.»
«Anche mio padre mi mandò nelle cucine» la bocca di Shae si distorse. «Per questo scappai via.»
«Mi avevi detto di essere scappata perché tuo padre aveva fatto di te la sua puttana.»
«Anche quello. Ma grattare padelle non mi piaceva più di quanto mi piacesse avere il suo cazzo dentro di me» lei scosse il capo da una parte all’altra. «Perché non mi puoi tenere nella tua torre? Metà dei lord del castello ha chi gli tiene caldo il letto.»
«Mi è stato espressamente proibito di portarti a corte.»
«Da quel tuo stupido padre» Shae fece la bocca a culo di gallina. «Sei abbastanza vecchio da avere tutte le puttane che vuoi. Per chi ti prende, per un ragazzino imberbe? Che cosa potrebbe fare, sculacciarti?»
Tyrion le diede una sberla. Non tanto forte, ma quanto bastava. «Maledetta. Mai, mai più, prenderti gioco di me. Non tu.»
Per un lungo momento, Shae non parlò. L’unico suono tra loro veniva da un grillo che continuava a cantare indifferente, incessante.
«Chiedo perdono, milord» disse lei alla fine, con la voce greve. «Non volevo essere impudente.»
“Non intendevo colpirti. Per gli dei, sto forse diventando come Cersei?”
«È stato brutto» riprese Tyrion. «Da parte di entrambi. Shae, tu non capisci…» E poi, parole che lui mai avrebbe voluto pronunciare dilagarono come un fiume in piena da un argine spezzato. «Avevo tredici anni, e sposai la figlia di un contadino. O almeno, questo è quanto pensai. Ero cieco d’amore per lei, ed ero certo che anche lei lo fosse per me. Ma poi mio padre mi sbatté in faccia la verità. La mia amata sposa era solamente una puttana. Una baldracca che mio fratello Jaime aveva pagato perché io potessi avere il primo assaggio di donna.» “Solo che io ci credetti, idiota com’ero.” «E perché la imparassi proprio tutta, la dura lezione, lord Tywin diede mia moglie in pasto a un intero baraccamento dei suoi soldati. E mi costrinse a guardare.» “Mi costrinse anche a scoparla, dopo che tutti gli altri avevano finito. Un’ultima volta, senza una sola traccia di amore o di tenerezza. ’In modo che tu possa ricordare che cosa lei è veramente’ questo mi disse. Avrei dovuto oppormi, ma il mio cazzo mi tradì. E io feci quello che lui voleva che facessi.” «Quando fu finita, mio padre fece annullare il matrimonio. Come se non fosse mai esistito, dissero i septon.» Tyrion strinse la mano di lei. «Ti prego, non voglio più parlare della Torre del Primo Cavaliere. Starai nelle cucine solo per poco tempo. E una volta che avrò sistemato Stannis, avrai un’altra magione. E avrai sete soffici quanto le tue mani.»
Gli occhi di Shae si erano fatti più grandi. Ma Tyrion non fu in grado di leggervi dentro.
«Le mie mani non saranno soffici dopo che pulirò forni e gratterò pentole tutto il giorno. Vorrai davvero che ti tocchino, tutte rosse e scorticate dall’acqua bollente e dal sapone grezzo?»
«Più che mai lo vorrò. Ogni volta che le guarderò, mi tornerà in mente come sei stata coraggiosa.»
Non fu in grado di capire se lei gli credesse davvero. Shae abbassò gli occhi: «Come milord comanda».
Per quella notte, era il massimo dell’accondiscendenza che lei fosse in grado di dimostrargli, Tyrion lo comprese con fin troppa chiarezza. Le baciò la guancia nel punto in cui l’aveva colpita, come per togliere un po’ di bruciore.
«Ti manderò a prendere» concluse il Folletto.
Varys lo stava aspettando nelle stalle, come d’accordo. Il suo cavallo appariva mezzo morto quanto il suo cavaliere. Tyrion montò in sella. Uno dei mercenari aprì le porte. Il nano e l’eunuco si avviarono in silenzio.
“Gli dei mi aiutino, perché le ho detto di Tysha?” Di colpo, Tyrion ebbe paura. Esistevano segreti che mai avrebbero dovuto essere rivelati. Esistevano vergogne che un uomo doveva portare con sé fino alla tomba. Ma che cosa cercava da lei, perdono, forse? Il perdono di una puttana? E quel suo sguardo, che cosa significava? Odiava davvero tanto l’idea di grattare padelle, o era stata la confessione che lui le aveva fatto? “Come ho potuto dirle quelle cose credendo che lei potesse continuare ad amarmi?” Fu una metà di lui a porre la domanda. Ma l’altra metà di lui lo derise: “Amarti? Idiota di un nano… Le uniche cose che una puttana ama sono l’oro e i gioielli”.
Il suo gomito ferito si era messo a pulsare, provocando fitte di dolore ogni volta che uno zoccolo del cavallo picchiava a terra. Certe volte, aveva addirittura la sensazione che le ossa sfregassero le une contro le altre. Forse avrebbe dovuto vedere un maestro, farsi dare una pozione per combattere il dolore… Ma da quando Pycelle si era rivelato per quello che era, Tyrion aveva sviluppato una completa avversione verso i sapienti della Cittadella. Lo sapevano gli dei in che genere di cospirazioni fossero coinvolti, o che cosa realmente mescolavano in quelle loro pozioni dal gusto ignobile.