Varys aveva finito il suo racconto. Cavalcarono in silenzio per un lungo tratto.
«Una storia agghiacciante» risolse Tyrion. «Sono dispiaciuto di questo tuo destino, Varys.»
«Ne sei dispiaciuto» l’eunuco sospirò. «Ma non mi credi. No, mio lord, non c’è ragione che tu ti scusi. Ero drogato e in preda a grandi sofferenze, ed è accaduto molto tempo fa, in un luogo remoto al di là del mare. Devo averla sognata, quella voce. Così ho ripetuto mille e mille volte a me stesso.»
«Io credo nelle lame d’acciaio, nelle monete d’oro e nell’astuzia degli uomini» aggiunse Tyrion. «E credo che siano esistiti i draghi, un tempo. In fin dei conti, ho visto i loro teschi.»
«E allora, mio lord, auguriamoci che sia stata quella la cosa peggiore che tu debba mai vedere.»
«Qui siamo d’accordo» sorrise Tyrion. «Quanto alla morte di ser Cortnay, ebbene, sappiamo che Stannis ha assoldato pirati delle Città Libere. Forse ha assoldato anche un abile assassino.»
«Un assassino molto abile.»
«Ne esistono. Un tempo sognavo di essere abbastanza ricco per poter mandare uno degli Uomini senza faccia a sistemare la mia cara sorellina.»
«Ormai fa poca differenza com’è morto ser Cortnay» rilevò Varys. «La realtà è che è morto, che Capo Tempesta è caduta, e che ora Stannis Baratheon può marciare contro di noi.»
«C’è qualche possibilità di convincere i dorniani a calare sulle Terre Basse?»
«Nessuna.»
«Peccato. Forse basterà comunque quella minaccia a far restare i lord delle Terre Basse vicino ai loro castelli. Che notizie ci sono di mio padre?»
«Se anche lord Tywin è riuscito a superare la Forca Rossa del Tridente, a me non è ancora giunta nessuna nuova in tal senso. Ma se non fa in fretta, potrebbe ritrovarsi stretto tra i suoi avversari. La foglia di quercia degli Oakheart e l’albero dei Rowan sono stati visti a nord del fiume Mander.»
«Nessuna notizia nemmeno di Ditocorto?»
«Forse non è mai arrivato a Ponte Amaro. O forse ci è arrivato ed è morto. Lord Randyll Tarly ha raggiunto alcuni degli alleati di Renly e ne ha passati molti a fil di spada. Primo di tutti Florent. Lord Caswell si è barricato nel suo castello.»
Tyrion rovesciò la testa indietro ed esplose in una fragorosa risata.
Varys gli si accostò con un colpo di redini, stupefatto: «Mio lord?».
«Andiamo, Varys, non dirmi che non vedi il lato divertente in tutto questo» Tyrion fece un cenno, indicando le strade vuote, le finestre sbarrate di Approdo del Re. «Capo Tempesta è caduta. Stannis Baratheon ci sta arrivando addosso con il ferro, il fuoco e gli dei solo sanno quali altri oscuri poteri. Ma tutta questa brava gente non ha Jaime a proteggerli. Così come non ha Robert, né Renly, né Rhaegar. Non ha nemmeno il suo prezioso Cavaliere di fiori e fiorellini. Hanno solo me, quello che odiano.» Tyrion rise di nuovo. «Il nano, il malvagio consigliere, il piccolo, distorto demone-scimmia. Sono io l’unica cosa rimasta tra loro e il caos!»
CATELYN
«Di’ a nostro padre che sarà orgoglioso di me!» Ser Edmure Tully balzò in sella al suo cavallo, lord fino al midollo nella sua scintillante maglia di ferro e nel fluente mantello dalle tinte liquide. Una trota argentata, identica a quella dipinta al centro dello scudo, ornava la cresta del suo elmo da battaglia.
«È sempre orgoglioso di te, Edmure. E ti ama con tutta la sua forza. Ti prego di crederlo.»
«Intendo dargli una ragione più valida che non il semplice diritto di nascita.»
L’erede di Delta delle Acque spronò il suo destriero da guerra e sollevò una mano. Le trombe suonarono, un tamburo iniziò a battere ritmicamente, il ponte levatoio calò a sussulti. Ser Edmure Tully guidò i suoi uomini fuori dalla fortezza dei fiumi in un tripudio di lance levate e di vessilli al vento.
“Il mio esercito è molto più numeroso del tuo, fratello” fu il pensiero che attraversò la mente di Catelyn Stark nell’osservare Edmure tornare in guerra. “Un esercito fatto di dubbi, di paure.”
Accanto a lei c’era Brienne di Tarth, la sua tristezza era quasi tangibile. Catelyn aveva dato ordine che le fossero preparati vestiti della misura adatta, splendidi abiti degni del suo lignaggio e del suo sesso. La donna guerriera però continuava a preferire le cotte di maglia e le tuniche di cuoio, e alla vita il cinturone di una spada lunga. Avrebbe voluto cavalcare con le truppe di Edmure, nessun dubbio. Ma anche la forte, possente Delta delle Acque aveva bisogno di spade che potessero difenderla. Edmure stava portando ai guadi del Tridente pressoché ogni uomo valido. Dietro, lasciava solo ser Desmond Grell, al comando di una guarnigione composta di feriti, vecchi e malati, con il debole appoggio di pochi scudieri e di alcuni ragazzi delle campagne privi di addestramento, e che non avevano ancora raggiunto la virilità.
Una volta che l’ultimo soldato di fanteria ebbe superato il grande portale, Brienne finalmente chiese: «Che cosa faremo adesso, mia signora?».
«Il nostro dovere.»
Il volto di Catelyn era duro, quando s’mcamminò nel cortile. “Ho sempre fatto il mio dovere.” Forse per questo era sempre stata la favorita del lord suo padre. I suoi due fratelli maggiori erano periti entrambi in tenera età, così, fino alla nascita di Edmure, per lord Hoster lei era stata figlio e figlia insieme. Poi anche sua madre era morta, dando alla luce Lysa. A quel punto lord Hoster le aveva detto che spettava a lei essere la lady di Delta delle Acque. Catelyn aveva fatto anche questo. E quando lord Hoster l’aveva promessa in sposa a Brandon Stark, lei lo aveva ringraziato per quella splendida scelta.
“Diedi a Brandon il mio pegno d’amore perché potesse portarlo con sé. E mai, nemmeno una volta, confortai Petyr Baelish dopo che venne ferito in duello. Né andai a dirgli addio quando il lord mio padre lo allontanò. Quando Brandon fu assassinato da re Aerys il Folle e mio padre mi disse che avrei sposato Ned Stark, lo feci a cuor contento, seppure, fino al giorno del nostro matrimonio, non sapessi neppure che faccia avesse Ned. Concessi la mia verginità a questo solenne giovane sconosciuto e lo mandai alla guerra e al suo re e alla donna che generò il suo figlio bastardo… perché ho sempre fatto il mio dovere!”
I suoi passi la condussero fino al tempio, un edificio di arenaria a base ottagonale al centro di quelli che erano stati i giardini di sua madre, in cui si diffondevano i colori dell’arcobaleno. Quando lei e Brienne entrarono, lo trovarono affollato, Catelyn non era la sola a sentire il bisogno di pregare. Si inginocchiò al cospetto del simulacro di marmo dipinto che rappresentava il Guerriero. Accese una candela aromatica per Edmure e un’altra per Robb, che combatteva oltre le colline a occidente. “Preservali e aiutali a vincere” pregò. “Porta la pace alle anime dei caduti e il conforto a coloro che essi si lasciano dietro.”
Il septon entrò con il suo aspersorio e il cristallo sacro mentre Catelyn stava ancora pregando, così decise di rimanere per la funzione. Non conosceva questo septon, un giovane serio dell’età di Edmure. Eseguì il proprio ufficio abbastanza bene. Nell’innalzare il canto ai Sette Dei, la sua voce era piena e gradevole. Catelyn però si ritrovò a rimpiangere gli esili toni malfermi di septon Osmynd, morto ormai da lungo tempo. Osmyrtd avrebbe ascoltato con pazienza la strana storia di ciò che lei aveva visto e percepito nel padiglione di Renly. Forse avrebbe avuto una spiegazione per quanto era accaduto. Forse sarebbe stato anche in grado di dirle che cosa fare per dare la pace alle ombre che continuavano a turbare i suoi sonni. “Osmynd, mio padre, zio Brynden, il vecchio maestro Kym… Loro sembravano sapere sempre tutto. Adesso rimango solamente io, e mi sembra di non sapere niente, nemmeno qual è il mio dovere. Come posso fare il mio dovere se non so quale sia?”