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«Mia signora, io ero completamente all’oscuro di qualsiasi tentativo di fuga dello Sterminatore di re. Il Folletto aveva detto che un Lannister ha bisogno di una scorta Lannister, sul mio onore di cavaliere…»

«Alzati, ser Cleos» Catelyn si sedette a sua volta. «Non riesco a immaginare uno dei figli di lord Walder come uno spergiuro.» “A meno che questo non serva i suoi propositi.” «Hai portato condizioni di pace, mi dice mio fratello.»

«È così» ser Cleos balzò in piedi. Catelyn fu ben lieta di vedere quanto fosse malfermo sulle gambe.

«Ti ascolto.»

Una volta che il cavaliere ebbe finito, Catelyn rimase seduta in silenzio, con la fronte aggrottata. Edmure aveva avuto ragione anche su questo: non si trattava affatto di condizioni di pace, a meno che… «Tyrion Lannister scambierà Arya e Sansa per suo fratello?»

«Sì. Lo ha giurato, stando seduto sul Trono di Spade.»

«Di fronte a testimoni?»

«Di fronte alla corte al completo, mia signora. E anche di fronte agli dei. Io ho riferito così a ser Edmure, ma lui mi ha detto che un siffatto scambio non è possibile. Che sua Grazia Robb non acconsentirebbe mai.»

«Ti ha detto la verità.» E Catelyn non poteva neppure dire che Robb avesse torto. Arya e Sansa erano due bambine. Lo Sterminatore di re, vivo e libero, rimaneva uno degli uomini più pericolosi dell’intero reame. Quella strada conduceva solo verso il nulla. «Hai visto le mie figlie, ser Cleos? Sono trattate bene?»

«Io, ecco…» ser Cleos esitò. «Sì… loro sembravano…»

“Sta cercando una menzogna” capì Catelyn. “Ma il vino gli annebbia la mente.”

«Ser Cleos» disse freddamente. «Nel momento in cui gli uomini della tua cosiddetta… scorta Lannister hanno cercato d’ingannarci, tu hai rinunciato alla protezione dei vessilli di pace. Prova a mentirmi, e finirai appeso alle mura insieme a loro, puoi starne certo. Te lo chiedo di nuovo: hai visto le mie figlie

«Ho visto Sansa a corte, il giorno in cui Tyrion mi ha dettato le condizioni» la fronte di ser Cleos era madida di sudore. «Era molto bella, mia signora. Forse, un po’ distante… remota, oserei dire.»

“Ha visto Sansa, ma non Arya.” Il che poteva significare tutto o niente. Arya era sempre stata difficile da domare. Forse Cersei era riluttante a metterla in mostra a corte nel timore di ciò che lei avrebbe potuto dire o fare. Forse la tenevano al sicuro ma sotto chiave. “O forse invece l’hanno uccisa.” Catelyn s’impose di allontanare il pensiero.

«Hai parlato delle condizioni dettate da Tyrion… ma la regina reggente è Cersei.»

«Tyrion ha parlato a nome di entrambi. La regina non era presente. Quel giorno era indisposta, così mi è stato detto.»

«Curioso.»

Catelyn ripensò alla terribile traversata delle montagne della Luna. E il modo in cui Tyrion Lannister era riuscito a convincere quel mercenario dai capelli neri, il suo nome era qualcosa come Brock, o Bronn, a passare dalla sua parte. “È astuto, il nano. Molto astuto.” Continuava a essere difficile capire come fosse sopravvissuto alle mortali insidie della strada alta dopo che Lysa gli aveva concesso di lasciare la valle di Arryn, ma Catelyn non era sorpresa che ce l’avesse fatta. “Ma almeno so che non ha avuto alcuna parte nell’assassinio di Ned. Inoltre, è venuto in mia difesa quando i barbari dei clan ci hanno attaccati. Se solo potessi fidarmi della sua parola… ”

Catelyn abbassò lo sguardo sulle cicatrici che la daga d’acciaio di Valyria aveva scavato nelle sue dita. “I segni della sua daga” ricordò a se stessa. “La sua daga, nel pugno dell’assassino che lui pagò per tagliare la gola a Bran.” Ma questo il Folletto lo aveva sempre negato con veemenza. Lysa lo aveva gettato in una di quelle sinistre celle a cielo aperto sul baratro del Nido dell’Aquila. Lysa aveva minacciato di farlo volare dalla Porta della Luna. Ma Tyrion Lannister non aveva mai cessato di negare.

«Ha mentito» risolse Catelyn, alzandosi all’improvviso. «Tutti i Lannister non fanno altro che mentire. E di loro, il bugiardo peggiore è proprio il Folletto. È stato lui ad armare con la sua daga la mano dell’assassino.»

Ser Cleos la fissò: «Daga? Io non so niente di…».

«Esatto, ser Cleos» disse Catelyn uscendo fuori dalla cella. «Tu non sai niente.»

Brienne la seguì, senza dire una sola parola. “Per lei, è tutto più semplice.” Brienne era come un uomo, in quello. Per gli uomini, la risposta era sempre la stessa, e mai più distante della prima spada a portata di mano. Per una donna, una madre, la strada della verità era molto più rocciosa, molto più aspra.

Cenò tardi, nella Sala Grande, con il resto della guarnigione, in modo da dare ai suoi soldati tutto l’incoraggiamento possibile. Rymund della Rima cantò a ogni portata, risparmiandole di dover prendere la parola. Concluse con la canzone che aveva composto sulla vittoria di Robb a Oxcross, E le stelle della notte furono gli occhi dei suoi lupi, e il vento stesso fu il loro canto.

Tra una strofa e l’altra, Rymund gettava indietro la testa e ululava. Alla fine della cena, metà della Sala Grande di Delta delle Acque stava ululando insieme a lui, anche ser Desmond Grell, che non aveva certo lesinato sul bere. Le loro voci s’innalzarono fino ai merli.

“Che cantino pure” pensò Catelyn, giocherellando con il proprio calice d’argento “se questo può dare loro coraggio.”

«C’era sempre un cantante nella Sala di Evenfall, quando ero bambina» disse Brienne a bassa voce. «Avevo imparato tutte le canzoni a memoria.»

«Anche Sansa ha fatto lo stesso, per quanto sono sempre stati pochi i menestrelli che si sono spinti nel Nord fino a Grande Inverno.» “Io però le dissi che ci sarebbero stati menestrelli alla corte del re. Le dissi che avrebbe sentito musiche di tutti i tipi, che suo padre le avrebbe trovato un maestro d’arpa. Dei, perdonatemi… ”

«Ricordo una donna» riprese Brienne. «Veniva da qualche luogo al di là del mare Stretto. Non sarei neppure in grado di dire in quale lingua cantasse, ma la sua voce era splendida. Aveva occhi colore delle prugne, e la vita talmente sottile che mio padre era in grado di circondarla con le mani» la donna guerriera serrò le lunge dita spesse, tentando di nasconderle. «Lui aveva mani grandi quasi quanto le mie.»

«E tu cantavi per tuo padre?» le chiese Catelyn.

Brienne scosse il capo, fissando il piatto, come a cercare risposte negli avanzi di cibo.

«E per lord Renly?»

«Mai…» la ragazza arrossì. «A volte, il suo giullare faceva battute crudeli, e io…»

«Un giorno canterai per me, che ne dici?»

«Io non… non ho il dono della voce» Brienne spinse indietro la sedia e si alzò. «Perdonami, mia signora. Con tua licenza…»

Catelyn annuì. L’alta, sgraziata donna guerriera lasciò la sala. Nella confusione e negli ululati, nessuno la notò andare via. Catelyn posò lo sguardo sulla coppa vuota. “Che gli dei siano al suo fianco.”

Il pugno d’acciaio che Brienne di Tarth aveva profetizzato colpì tre giorni dopo. Ma dovettero passare altri cinque giorni perché la notizia raggiungesse Delta delle Acque.

Catelyn era seduta al capezzale del padre quando arrivò il messaggero di Edmure. L’armatura del soldato era ammaccata, gli stivali ricoperti di polvere, c’era un foro slabbrato nella sua tunica. Ma quando s’inginocchiò, l’espressione sul suo volto rivelò subito che portava buone nuove.

«Vittoria, mia signora.»

Consegnò a Catelyn la lettera di Edmure. Nell’aprirla, le sue mani tremavano.

Lord Tywin aveva cercato di passare in una dozzina di guadi diversi, scriveva suo fratello, ma era sempre stato respinto. Lord Lefford era annegato. E cavaliere Crakehall, chiamato Fortemano, era stato preso prigioniero. Ser Addam Marbrand era stato costretto alla ritirata… Ma la battaglia più cruenta di tutte aveva avuto luogo al Mulino di Pietra, dove ser Gregor Clegane aveva guidato l’assalto. Erano caduti così tanti dei suoi uomini che le carcasse dei loro cavalli avevano quasi sbarrato la corrente del fiume. Alla fine, la Montagna che cavalca e un pugno dei suoi guerrieri migliori erano riusciti a raggiungere la sponda occidentale. Edmure aveva scatenato su di loro la sua cavalleria di riserva. Il cuneo di Clegane era andato in pezzi e i guerrieri si erano ritirati pesti e laceri. Ser Gregor, senza più cavallo, aveva attraversato barcollando la Forca Rossa, sanguinando da una mezza dozzina di ferite, sotto l’incessante grandinata di frecce e massi.