Daenerys sentì crescere dentro di sé il dubbio. La grande porta in fondo alla sala era talmente pesante che ci volle tutta la sua forza per smuoverla. Al di là, c’era una seconda porta, nascosta. Delle assi di vecchio legno fessurato, privo di qualsiasi ornamento. …ma si trovava proprio a destra della porta dalla quale era appena entrata. Gli stregoni continuavano a farle cenno di seguirla, tentandola con voci suadenti. Dany corse lontano da loro, con Drogon che volava sopra la sua testa. Superò la stretta porta, penetrando in un locale immerso nella penombra.
Un lungo tavolo di pietra occupava quasi tutta la stanza. Su di esso, fluttuava un cuore umano, rigonfio, violaceo per la putrescenza. Eppure ancora vivo. Il cuore pulsava e ogni battito assomigliava al rombo di tamburi fantasma. Ogni battito emanava un lampo di luce color indaco. C’erano delle figure attorno al tavolo, nient’altro che ombre bluastre. Daenerys si accostò alla sedia vuota all’estremità del tavolo, ma le figure non si mossero, non parlarono, non si volsero verso di lei. Non c’era altro suono se non il lento, profondo pulsare di quel cuore in decomposizione.
“…Madre dei draghi…”
Da qualche parte veniva una voce, in parte sussurro, in parte mugolio.
“… draghi… draghi… draghi…”
Altre voci fecero eco nella semioscurità. Voci di uomini e voci di donne. Una parlava con il timbro di un bambino. Il cuore fluttuante continuava a battere: luce, ombra, luce, ombra. Non fu semplice trovare la forza di parlare, e pronunciare le parole che tanto intensamente aveva imparato.
«Sono Daenerys Nata dalla tempesta, della nobile Casa Targaryen, regina dei Sette Regni del Continente Occidentale.»
“Ma riescono a sentirmi? Perché non si muovono?” Dany sedette sulla sedia vuota, mani intrecciate in grembo.
«Concedetemi il vostro consiglio. Parlatemi con la saggezza di coloro i quali hanno trionfato sulla morte.»
Nella penombra bluastra, Daenerys riusciva a distinguere i lineamenti incartapecoriti dell’Eterno alla sua destra. Un vecchio tutto rughe, privo di capelli. La sua carnagione aveva una profonda sfumatura violacea, le labbra e le unghie erano anch’esse blu, talmente scure da apparire quasi nere. Perfino il bianco dei suoi occhi era blu. L’Eterno fissava senza vederla l’anziana donna seduta dalla parte opposta del tavolo, il cui abito di seta le era marcito addosso. Nella foggia di Qarth, anche lei aveva un seno esposto, mostrando il capezzolo blu duro come cuoio.
“Non respira.” Nella sala piena di ombre, il silenzio era assoluto. “Nessuno di loro respira. Nessuno di loro si muove. Nulla vedono i loro occhi. E se gli Eterni fossero eterni in quanto morti?…”
La risposta fu un sussurro, esile come le vibrisse di un topo: “… noi siamo vivi… vivi… vivi… “. Una miriade di echi si perse nelle tenebre. “E noi sappiamo… sappiamo… sappiamo…”
«Sono venuta da voi per il dono della verità. In quel lungo corridoio, quello che ho visto… erano visioni di verità, o erano menzogne? Cose passate, o cose a venire? Qual è il loro significato?»
“… la forma delle ombre… giorni che ancora non esistono… bevi dalla coppa del ghiaccio… bevi dalla coppa del fuoco…”
“… Madre dei draghi… figlia di tre…”
«Tre?» Dany non comprendeva.
“… tre teste ha il drago…”
Il coro spettrale le martellava nella mente, senza che nessuna bocca si muovesse, senza che nessun respiro agitasse l’aria immobile.
“… Madre dei draghi… figlia della tempesta…”
Il sussurro divenne un cantico vorticoso.
“… tre fuochi dovrai accendere… uno per la vita, uno per la morte e uno per l’amore…”
E adesso, il suo stesso cuore batteva all’unisono con quello fluttuante, blu e corrotto.
“… tre destrieri dovrai cavalcare… uno per il piacere, uno per il terrore e uno per l’amore…”
Le voci si erano fatte più forti. Daenerys se ne rese conto. Mentre il suo cuore sembrava rallentare, come anche il suo respiro.
“… tre tradimenti dovrai conoscere… uno per il sangue, uno per l’oro e uno per l’amore…”
«Io non…» la sua voce era poco più che un bisbiglio, esile quasi quanto le loro. Che cosa le stava accadendo? «Io non capisco» disse, a voce più alta. Perché parlare qui dentro era tanto difficile? «Aiutatemi. Mostratemi.»
“… aiutatela…” la derisero i sussurri “… mostratele…”
Poi, fantasmi, immagini d’indaco, si agitarono tra le ombre.
Viserys che urla, oro liquefatto scorre giù lungo le sue guance, allagandogli la gola. Un lord dalla pelle bronzea e dai lunghi capelli argentei è in piedi a fianco del vessillo di uno stallone di fuoco, con una città in fiamme dietro di lui. Rubini schizzano via come gocce di sangue dal petto di un principe morente che si accascia nell’acqua, mormorando il nome di una donna.
“… Madre dei draghi, figlia della morte…”
Scintillante come il tramonto, una spada rossa si solleva nel pugno di un re dagli occhi azzurri che non proietta alcuna ombra. Un vessillo rappresentante un drago garrisce nel vento davanti a folle giubilanti. Da una torre fumante, una grande bestia di pietra dispiega le ali, respirando fiamme di tenebra.
“… Madre dei draghi, sterminatrice della menzogna…”
La sua cavalla argentea avanza al trotto nell’erba alta, dirigendosi verso un limpido torrente, al cospetto di una prodigiosa volta stellata. Un cadavere in piedi sulla prora di una nave, occhi che brillano nel volto livido, un sorriso triste sulle labbra grigie. Un fiore azzurro nasce da una cavità in una muraglia di ghiaccio, l’aria è piena di fragranza…
“… Madre dei draghi, sposa del fuoco…”
Rapide, sempre più rapide vennero le visioni, l’una dopo l’altra, l’una dentro l’altra, fino a quando l’aria stessa parve diventare un’entità viva. Ombre che vorticano, che danzano all’interno di una tenda, prive di scheletro, evocatrici di qualcosa di terribile. Una bambina corre a piedi nudi verso una grande casa dalla porta rossa. Mirri Maz Duur urla avvolta dalle fiamme, e un drago esce dalla sua fronte. Un cavallo argenteo trascina il cadavere di un uomo nudo, ridotto a un cumulo di piaghe. Un leone bianco in corsa nell’erba, gli steli alti più di un uomo. Al cospetto della Madre della montagna, una fila di anziane nude esce dal grande lago e s’inginocchia davanti a lei, corpi tremanti, teste chinate. Diecimila schiavi innalzano mani lorde di sangue, Daenerys che galoppa davanti a loro come il vento. «Madre!» urlano. «Madre!» Cercano di afferrarla. La toccano, tirano la sua tunica, il bordo della gonna, il piede, la gamba, il seno. La vogliono. Hanno bisogno di lei, del suo fuoco, della sua vita. Daenerys spalanca le braccia per accoglierli, per nutrirli tutti…
Poi ali nere agitarono l’aria sopra la sua testa e un urlo di furore si aprì la strada nell’atmosfera color indaco. Le visioni andarono in mille pezzi. L’ansito di Dany si tramutò in un grido di orrore.
Gli Eterni erano tutti intorno a lei. Un assedio pallido e bluastro, un freddo ribollire di sussurri mentre cercavano di prenderla, tirarla, accarezzarla, aggrapparsi ai suoi abiti. Le loro mani gelide, avvizzite, su di lei, le loro dita scheletriche nei suoi capelli. Qualsiasi forza era come svanita dalle sue membra. Daenerys non poteva muoversi, perfino il suo cuore aveva cessato di battere. Sentì una mano afferrarle il seno esposto, torcendole il capezzolo. Denti trovarono la pelle morbida della sua gola. Una bocca calò su uno dei suoi occhi, leccando, succhiando. La bocca cominciò a mordere…
L’indaco divenne arancione, e i sussurri si trasformarono in urla. Il suo cuore si era messo a martellare, le mani, le bocche degli Eterni erano svanite. Un’ondata di calore percorse la sua pelle. Dany ammiccò nella luce improvvisa. Planando su di lei, il drago nero spalancò le ali rettiliane e volò ad artigliare l’orribile cuore corrotto. Le unghie di Drogon ne sventrarono la carne oscura. La sua testa appuntita schizzò in avanti, scaricando dalle fauci spalancate un torrente di fuoco vivido, torrido.