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«Questo era Brandon il Senzafiglia» disse Ygritte in tono sferzante. «La vuoi sentire la storia o no?»

«Va’ avanti» grugnì Jon.

«Lord Brandon non aveva altri figli. Per suo volere, i corvi neri volano a centinaia dai loro castelli neri, ma non trovano traccia di Bael né della fanciulla. Per quasi un anno loro cercano, fino a quando il lord ha il crepacuore e giace nel suo letto e sembra che la linea degli Stark sia alla fine. Ma poi una notte, quando ormai sta per morire, lord Brandon sente il pianto di un bambino. Segue il suono e trova la figlia nella sua stanza da letto, che dorme con un infante al seno.»

«Bael l’aveva riportata indietro?»

«No. Loro erano stati a Grande Inverno tutto il tempo, nascosti con i defunti nelle cripte. La fanciulla amava Bael così tanto da dargli un figlio, dice la canzone… ma in verità, nelle canzoni che lui ha scritto, tutte le fanciulle amano Bael. Comunque sia, quello che è certo è che Bael lascia il bambino come pagamento per la rosa che ha colto senza permesso. E il ragazzo è cresciuto per diventare il prossimo lord Stark. Per cui, ecco qua: anche tu hai il sangue di Bael nelle vene, e anch’io.»

«Nulla di tutto questo è mai accaduto» dichiarò Jon.

«Può essere accaduto oppure no» Ygritte si strinse nelle spalle. «Comunque sia, è una bella canzone. Mia madre me la cantava sempre. Anche lei era una donna, Jon Snow. Proprio come tua madre.» Ygritte si massaggiò la gola, nel punto in cui la punta del pugnale di Jon le aveva lasciato il segno. «La canzone finisce con loro che trovano l’infante, ma la storia ha una fine più oscura. Trent’anni dopo, quando Bael è re oltre la Barriera e guida a sud il popolo libero, il giovane lord Stark lo affronta sul Guado Congelato… e lo uccide. Perché Bael non poteva fare del male a suo figlio quando le loro spade s’incrociano.»

«Per cui fu il figlio a uccidere il padre» disse Jon.

«Sì» confermò Ygritte. «Ma gli dei odiano quelli che uccidono il sangue del loro sangue, anche quando uccidono senza sapere. Quando lord Stark è ritornato dalla battaglia e sua madre ha visto la testa di Bael infilzata sulla punta di una lancia, si è gettata dalla torre per il dolore. Suo figlio non è vissuto molto più di lei. Uno dei suoi lord gli ha strappato via la pelle e l’ha indossata come mantello.»

«Il tuo Bael era un mentitore» adesso Jon ne era certo.

«No, ma la verità di un bardo è diversa dalla tua o la mia. Comunque, tu hai voluto sentire la storia, e così io te l’ho raccontata.»

E con questo, Ygritte gli voltò le spalle, chiuse gli occhi e parve addormentarsi.

L’alba e Qhorin il Monco arrivarono insieme.

Le rocce nere erano diventate grigie e il cielo a oriente aveva assunto una tinta indaco quando Stonesnake individuò i ranger che salivano verso di loro. Jon svegliò la sua prigioniera e la trattenne per un braccio mentre andavano incontro ai confratelli neri. Fortunatamente, c’era anche un’altra strada per discendere dalla montagna verso nord e ovest, seguendo sentieri molto più agevoli di quello che aveva portato Stonesnake e Jon sulla sommità. Rimasero in attesa su uno stretto cornicione fino a quando i ranger apparvero in sella ai loro destrieri. Spettro corse avanti non appena fiutò l’odore conosciuto. Jon sedette sui talloni, lasciando che il meta-lupo albino gli serrasse un polso tra le zanne, agitandogli il braccio da una parte all’altra. Era un loro gioco. Ma quando Jon tornò ad alzare lo sguardo, vide Ygritte che fissava lui e Spettro con occhi sbarrati, grandi come uova di gallina.

Qhorin il Monco non fece alcun commento nel vedere la prigioniera.

«Erano in tre» gli riferì Stonesnake, senza aggiungere nient’altro.

«Ne abbiamo incontrati due» disse Ebben «o meglio quello che di loro hanno lasciato le pantere-ombra» scrutò la ragazza con espressione piena di sospetto.

«Si è arresa» non poté fare a meno di dire Jon.

La faccia di Qhorin rimase impassibile: «Sai chi sono?» le chiese.

«Qhorin il Monco» davanti a lui, Ygritte appariva poco più di una bambina, ma lo affrontò con coraggio.

«Dimmi la verità: se fossi io a cadere nelle mani della tua gente e mi arrendessi, che cosa otterrei?»

«Solo una morte più lenta.»

«Non abbiamo cibo per nutrirla» disse l’impaziente ranger rivolto a Jon. «E nemmeno un uomo per sorvegliarla.»

«La strada che ci aspetta è già fin troppo pericolosa, ragazzo» aggiunse Scudiero Dalbridge. «Un grido, uno solo, quando ci serve silenzio, e per noi tutti è la fine.»

Ebben snudò la sua daga: «Il bacio dell’acciaio la terrà tranquilla».

Jon si sentiva la gola rovente. Passò uno sguardo privo di speranza dall’uno all’altro dei confratelli. «Si è arresa a me.»

«E allora, dovrai essere tu a fare ciò che va fatto» disse Qhorin il Monco. «Sei sangue di Grande Inverno e un Guardiano della notte.» Guardò il resto dei ranger. «Andiamo, fratelli. Lasciamolo solo. Per lui sarà più facile se non lo osserviamo.»

Li guidò a riprendere la salita su per la pista serpeggiante, verso il chiarore rosa pallido del sole che appariva tra due picchi. Ben presto, Jon e Spettro furono soli con la ragazza dei bruti.

Jon credette che Ygritte avrebbe cercato di fuggire. Invece lei rimase là, immobile, in attesa, a guardarlo.

«Non hai mai ucciso una donna, vero?»

Lui scosse il capo.

«Moriamo come gli uomini. Ma non c’è bisogno che mi uccidi. Mance ti prenderebbe con lui. Io lo so. Ci sono strade segrete. I corvi neri non ci prenderanno mai.»

«Io sono un corvo nero come loro» rispose Jon.

Ygritte annuì, rassegnata: «Mi bruci, dopo?».

«Non posso. Il fumo si può vedere.»

«È vero» lei scrollò le spalle. «Be’ ci sono posti peggiori dove finire che nella pancia di una pantera-ombra.»

Jon estrasse Lungo artiglio dal fodero sulla schiena: «Non hai paura?».

«Ieri notte avevo paura» ammise lei. «Ma adesso è sorto il sole.» Spinse i capelli di lato, esponendo il collo. S’inginocchiò davanti a lui. «Colpisci bene, corvo, e colpisci forte. Altrimenti tornerò a tormentarti.»

Lungo artiglio non era pesante come Ghiaccio, la spada di lord Eddard, ma era anch’essa di acciaio di Valyria. Jon toccò la lama, segnando il punto d’impatto del fendente.

«Fa freddo» Ygritte rabbrividì «Avanti, fai presto.»

Jon sollevò Lungo artiglio sopra la testa, impugnandola a due mani. “Un unico colpo, caricando tutto il peso.” Per lo meno, le avrebbe dato una morte rapida, pulita. Era pur sempre il figlio di suo padre. Non era forse così? Non era forse così?

«Fallo» esortò Ygritte dopo un momento. «Bastardo. Fallo! Non resto coraggiosa per sempre.»

La lama non calò. Ygritte sollevò il viso, incontrando gli occhi di lui.

Jon abbassò la spada: «Vattene».

Ygritte continuò a fissarlo.

«Vai adesso… Prima che il mio buon senso ritorni. Vattene!»

Lei se ne andò.

SANSA

Il cielo a meridione era nero, invaso dal fumo che si sollevava da un centinaio di fuochi lontani, le sue dita fuligginose inghiottivano le stelle. Oltre il fiume delle Rapide nere, una linea di fuoco pulsava nella notte, estesa da un capo all’altro dell’orizzonte. Sulla riva di Approdo del Re, il Folletto aveva fatto incendiare l’intera sponda: moli, magazzini, case, bordelli, qualsiasi cosa si trovasse all’esterno delle mura.

Perfino dentro la Fortezza Rossa l’aria era impregnata dell’odore della cenere. Sansa incontrò ser Dontos nel parco degli dei. Lui le chiese perché avesse pianto.