«Nei tornei, Tyrion scommetteva sempre su di me» affermò Jaime. «Ma quel giorno, ser Loras mi disarcionò. Fu un imprevisto. L’avevo sottovalutato, quel ragazzo. Ma ora questo non ha più importanza. Qualsiasi cosa mio fratello abbia scommesso, la perse… Ma quella daga in effetti cambiò proprietario, adesso lo ricordo. Robert me la mostrò, quella stessa sera, al banchetto. Sua Grazia godeva nel versare sale sulle mie ferite, specialmente quando era ubriaco. E quando mai non era ubriaco?»
Tyrion Lannister aveva detto esattamente la stessa cosa mentre attraversavano le montagne della Luna, Catelyn lo ricordava con chiarezza. Ma lei si era rifiutata di credergli. E poi Petyr Baelish aveva giurato il contrario. Petyr che era stato quasi un fratello per lei e Lysa. Petyr che l’aveva amata al punto da affrontare Brandon Stark in duello… Ma se Jaime e Tyrion concordavano sulla medesima versione, che cosa poteva significare? Da quando avevano lasciato Grande Inverno, oltre un anno prima, i due fratelli non si erano più incontrati. Da qualche parte, doveva esserci una trappola.
«Stai cercando d’ingannarmi, Lannister?»
«Lady Stark, ho appena ammesso di aver gettato il tuo prezioso ragazzino giù dalla finestra. Per quale ragione dovrei mentirti su quella daga?» Jaime ingollò un’altra coppa di vino. «Credi pure quello che vuoi credere. È da un pezzo che ho smesso di preoccuparmi di quello che la gente pensa di me. E adesso è il mio turno. Sono scesi in campo i fratelli di Robert?»
«Lo hanno fatto.»
«Ecco una risposta da quattro soldi. Dimmi qualcosa di più, se non vuoi che la tua prossima risposta sia da due soldi.»
«Stannis sta marciando su Approdo del Re» replicò controvoglia Catelyn. «Renly invece è morto. È stato assassinato da suo fratello a Ponte Amaro con qualche oscuro sortilegio che non comprendo.»
«Un peccato» Jaime corrugò la fronte. «Renly non mi dispiaceva, mentre Stannis… lui è tutt’altra faccenda. I Tyrell da che parte stanno?»
«Da quella di Renly, al principio. Ma ora, non so dire.»
«Il tuo ragazzo deve sentirsi molto solo.»
«Robb ha compiuto sedici anni pochi giorni fa… È un uomo fatto. Ed è un re. Ha vinto tutte le battaglie che ha combattuto. Dai suoi ultimi messaggi, ha preso il Crag dai Westerling.»
«Ma non ha ancora affrontato mio padre, o sbaglio?»
«Quando lo affronterà, lo sconfiggerà. Così come ha sconfitto te.»
«Mi ha colto di sorpresa. Un trucco da codardi.»
«Non osare parlarmi di trucchi. Tuo fratello Tyrion ha mandato qui dei tagliagole sotto le spoglie di emissari, protetti da vessilli di pace.»
«Se ci fosse uno dei tuoi figli in questa cella, non credi che i suoi fratelli farebbero lo stesso pur di liberarlo?»
“Mio figlio non ha più fratelli.” Ma Catelyn rifiutò di condividere il proprio dolore con un essere come quello.
Jaime bevve altro vino. «Ma in fondo, che cos’è la vita di un fratello quando c’è in gioco l’onore?» Un altro sorso. «Tyrion è stato abbastanza astuto da capire che tuo figlio non avrebbe mai acconsentito a scambiarmi per un riscatto.»
Questo, Catelyn non poté negarlo: «Gli alfieri di Robb non chiedono di meglio che vederti morto. Rickard Karstark in particolare. Al bosco dei Sussurri hai abbattuto due dei suoi figli».
«I due con l’emblema del raggio solare, giusto?» Jaime scrollò nuovamente le spalle. «A dire il vero, era tuo figlio che stavo cercando di abbattere, gli altri si sono messi in mezzo. Li ho uccisi in regolare duello, nel cuore della mischia. Qualsiasi altro cavaliere avrebbe fatto lo stesso.»
«Come puoi continuare a definire te stesso un cavaliere, quando hai infranto ogni singolo giuramento?»
«Quanti, quanti giuramenti…» Jaime afferrò la caraffa per riempirsi nuovamente la coppa. «Difendere il re. Obbedire al re. Mantenere i suoi segreti. Fare quello che lui ti dice. La tua vita per la sua. E poi obbedire a tuo padre. Amare tua sorella. Proteggere gli innocenti. Difendere i deboli. Rispettare gli dei. Obbedire alle leggi. Troppo, decisamente troppo. Qualsiasi cosa tu faccia, finirai comunque per infrangere un giuramento o un altro.» Mandò giù una robusta sorsata, poi chiuse gli occhi per un momento, appoggiando la nuca a una delle chiazze di salnitro sulla parete della cella. «Fui l’uomo più giovane ad avere mai indossato il mantello bianco.»
«E l’uomo più giovane a tradire ogni cosa quel mantello significhi, Sterminatore di re.»
«Sterminatore di re» Jaime Lannister ripeté attentamente quelle parole. «E quale splendido re lui era!» Sollevò la coppa. «Brindo ad Aerys Targaryen, secondo nel suo nome, signore dei Sette Regni e protettore del reame. E brindo alla spada che gli ha aperto la gola. Una spada dorata, lo sapevi, lady Stark? Il suo sangue è corso giù lungo la lama. Rosso e oro. I colori dei Lannister.»
Jaime rise. Catelyn capì che il vino aveva ottenuto l’effetto voluto: lo Sterminatore di re aveva bevuto la maggior parte della caraffa e adesso era ubriaco. «Solo un uomo come te sarebbe orgoglioso di un simile atto.»
«Te l’ho già detto: non ci sono uomini come me. Dimmi questo, lady Stark: il tuo Ned ti ha mai parlato di come è morto suo padre? O suo fratello?»
«Hanno strangolato Brandon sotto gli occhi di lord Rickard. E poi hanno ucciso anche lui.» Una brutta storia, vecchia di sedici anni. Per quale ragione Jaime voleva parlarne proprio adesso?
«Uccisi, certo. Ma come?»
«Corda e ascia, immagino.»
«Non dubito che Ned abbia voluto risparmiarti la verità» Jaime bevve un altro sorso, passandosi il dorso della mano sulle labbra. «La sua dolce giovane sposa, per quanto non vergine. Bene, volevi la verità. Chiedi. Abbiamo un accordo, no? Non posso negarti nulla. Chiedi.»
«La morte è morte.» “E io non voglio sapere…”
«Brandon era diverso da suo fratello, non è forse così? Nelle vene, aveva sangue, non acqua fredda. Era più simile a me.»
«Brandon non era affatto simile a te.»
«Se lo dici tu. Tu e lui dovevate sposarvi.»
«Stava raggiungendo Delta delle Acque quando…» strano come rievocare quella storia le facesse venire la gola arida, perfino dopo sedici anni «… quando venne a sapere di Lyanna. Così cambiò strada e andò ad Approdo del Re. Fu un atto impulsivo.» Ricordava anche come lord Hoster fosse andato su tutte le furie quando la notizia era giunta a Delta delle Acque. “Quel valoroso imbecille”, così aveva definito Brandon.
Jaime si versò l’ultima mezza coppa di vino. «Entrò a cavallo nella Fortezza Rossa insieme a pochi compagni, gridando a gran voce che il principe Rhaegar venisse fuori ad affrontarlo. Ma Rhaegar non c’era. Aerys mandò le sue guardie ad arrestarli tutti con l’accusa di complottare l’assassinio di suo figlio. Anche gli altri erano figli di lord, mi sembra.»
«Ethan Glover era lo scudiero di Brandon» precisò Catelyn. «Fu lui l’unico che sopravvisse. Gli altri erano Jeffory Mallister, Kyle Royce ed Elbert Arryn, nipote ed erede di Jon Arryn.» Ricordava ancora i loro nomi dopo tanti anni, anche questo era strano. «Aerys li accusò di tradimento e convocò a corte i loro padri per rispondere di quell’accusa, tenendo i figli come ostaggi. E quando loro vennero, li fece sterminare tutti senza processo. Padri… e figli.»
«Ci furono delle specie di processi» precisò Jaime. «Lord Rickard chiese un processo per duello, e il re accolse la sua richiesta. Il vecchio Stark si preparò allo scontro, pensando di schierarsi contro uno della Guardia reale. Me, forse. Invece lo portarono nella Sala del Trono e lo appesero alle travature del soffitto. Sotto di lui, due dei piromanti di Aerys accesero un bel fuoco. Il re gli disse che il campione della Casa Targaryen era il fuoco. Per cui, tutto quello che lord Rickard Stark doveva fare per provare la sua innocenza era… non bruciare vivo.