«C’era una donna in un letto, con un bimbo al seno» annuì Daenerys. «Mio fratello diceva che il bimbo era il principe che era stato promesso, e che il suo nome sarebbe stato Aegon.»
«Il principe Aegon era l’erede di Rhaegar e della principessa Elia di Dorne» precisò ser Jorah. «Ma se davvero era lui il principe promesso, quella promessa venne infranta quando i Lannister gli sfondarono il cranio sbattendolo contro il muro.»
«Lo ricordo» ammise Daenerys con tristezza. «Hanno assassinato anche la piccola principessa, la figlia di Rhaegar. Rhaenys, si chiamava, come la sorella di Aegon. Non c’era nessuna Vìsenya, ma si dice che il drago ha tre teste. Che cos’è il canto del ghiaccio e del fuoco?»
«Un canto che non ho mai udito.»
«Sono andata dagli stregoni sperando di ottenere delle risposte, invece mi ritrovo con cento domande in più.»
Sulla strada, aveva ricominciato ad apparire gente.
«Fate largo» gridò Aggo.
«La sento, khaleesi» Jhogo annusò l’aria con fare sospettoso. «L’acqua velenosa.»
I dothraki non si fidavano del mare e di tutto ciò che si muoveva su di esso. Un’acqua che un cavallo non poteva bere non era un’acqua con cui volevano avere a che fare.
“Impareranno” decise Dany. “Io ho affrontato il mare dothraki a fianco di khal Drogo. Loro affronteranno il mio mare.”
Qarth era uno dei più grandi porti del mondo, il suo vasto golfo ben protetto un caleidoscopio di colori, rumori e strani odori. Le strade erano piene di osterie, magazzini e bische, il tutto mischiato a bordelli e templi di divinità particolari. Tagliaborse, tagliagola, venditori d’incantesimi e cambiavaluta si mescolavano tra la folla. Il porto vero e proprio era un unico grande mercato all’aperto dove la compravendita andava avanti a tutte le ore del giorno e della notte e dove le merci potevano essere acquistate per una piccola parte del loro costo al bazaar. Bastava non chiedere quale fosse la loro provenienza. Vecchie avvizzite piegate in due come gobbi vendevano acqua aromatizzata e latte di capra da otri che portavano sulla schiena ricurva. Marinai di mezzo mondo si aggiravano tra le bancarelle bevendo liquori speziati e scambiandosi battute nei linguaggi più esotici. L’aria sapeva di sale e pesce fritto, catrame bollente e miele, di incenso, olio e sperma.
Da un monello, Aggo comprò per un soldo di rame uno spiedino di carne di topo e lo mangiò rimanendo in sella e continuando ad avanzare. Jhogo acquistò una manciata di grosse ciliegie bianche. Dovunque erano in vendita belle daghe di bronzo, calamari secchi e onice lavorato, un potente elisir ricavato da latte di vergine e ombra della sera, la bevanda degli stregoni, perfino uova di drago, le quali però apparivano sospettosamente simili a sassi dipinti.
Superando i lunghi moli di pietra destinati alle navi dei Tredici, Daenerys notò intere casse di zafferano, incenso e pepe che venivano scaricate dalla Bacio purpureo, una delle ornate galee mercantili di Xaro. Poco più oltre, otri di vino, balle di foglie amare e fasci di pelli striate venivano spinte su per la passerella della Sposa in turchino, la quale sarebbe salpata con la marea della sera. Ancora più avanti, una folla si era radunata davanti alla Luce del sole, di proprietà degli Speziali, dove si stava tenendo un’asta di schiavi. Era noto che gli schiavi al miglior prezzo si compravano appena la nave aveva attraccato, e i vessilli sull’alberatura indicavano che la Luce del sole giungeva in quel momento da Astapor, sul golfo degli Schiavisti.
Dany non avrebbe avuto alcun aiuto né dai Tredici, né dalla confraternita della Tormalina, né dall’Antico Ordine degli Speziali. Condusse la sua purosangue lungo svariati chilometri di moli, magazzini e negozi, raggiungendo infine l’estremità più lontana del porto a ferro di cavallo, un’area dov’era consentito l’attracco delle navi provenienti dalle isole dell’Estate, dal Continente Occidentale e dalle nove Città Libere.
Smontò dalla sella vicino a una fossa circondata da marmai e scommettitori urlanti, in cui un basilisco stava facendo a pezzi un grosso cane rosso. «Aggo, Jhogo, state con i cavalli mentre ser Jorah e io parliamo con i capitani.»
«Come tu comandi, khaleesi. Ma veglieremo comunque su di te.»
Avvicinandosi al primo vascello, Dany trovò piacevole udire nuovamente la parlata valyriana e anche la lingua comune. Al suo passaggio, marinai, portuali e mercanti si fecero tutti, indistintamente, da parte, incerti su come comportarsi nei confronti di quell’adolescente dal fisico snello, con i capelli d’oro e d’argento, vestita come una dothraki ma con un cavaliere al fianco. A dispetto della giornata torrida, sopra la maglia di ferro ser Jorah indossava la tunica di lana verde con ricamato sul petto l’orso nero dei Mormont.
Solo che né la bellezza di lei né la forza di lui sarebbero servite a molto con gli uomini che guidavano quelle navi.
«Tu cerchi un passaggio per cento dothraki, tutti i loro cavalli, te stessa, questo cavaliere… e tre draghi?» Fu questo il commento del comandante del grosso cargo battezzato Amico sincero, prima di voltarle le spalle e andarsene ridendo. Quando lei disse al lyseniano che capitanava la Trombettiere di essere Daenerys Targaryen Nata dalla tempesta, regina dei Sette Regni, quello le lanciò un’occhiata priva di espressione e disse: «Sì, e io sorto lord Tywin Lannister, e caco oro ogni notte». Il capo del carico della Spirito della seta, galea di Myr, obiettò che trasportare draghi per mare era troppo pericoloso: bastava un solo respiro incontrollato per incendiare tutta la nave. Il padrone della Pancia di lord faro avrebbe rischiato il trasporto dei draghi, ma non quello dei dothraki: «Non voglio simili selvaggi senza dio nella mia Pancia, mi spiace». I due fratelli al comando della navi gemelle Segugio e Levriero parvero più accomodanti, invitandoli nel quadrato a bere un bicchiere di vino rosso di Arbor. Furono cortesi al punto che Dany arrivò a coltivare una speranza, la quale si dissipò all’altissimo prezzo che le venne chiesto per la traversata, forse troppo alto perfino per Xaro. La Torace affusolato e la Vergine cerbiatta erano troppo piccole per le sue necessità, la Bravo faceva rotta per il mare di Giada, e la Magistro Manolo era poco più di una carretta. Mentre si dirigevano verso il molo successivo, ser Jorah le appoggiò una mano sulla spalla. «Maestà, qualcuno ti sta seguendo… No, non voltarti.» Gentilmente, la guidò verso la bancarella di un venditore d’ottone. «Questo è di ottima fattura, mia regina» proclamò ad alta voce, sollevando un piatto in modo che Daenerys potesse esaminarlo. «Vedi come splende ai raggi del sole?»
Il bronzo era lisciato a specchio. Dany poteva vedere il proprio volto riflesso… e quando ser Jorah ne spostò l’inclinazione verso destra, poté vedere dietro di sé.
«Vedo un uomo grasso dalla pelle scura e un uomo vecchio con un bastone. Quale dei due?»
«Entrambi» rispose ser Jorah. «Ci seguono da quando abbiamo lasciato la Segugio.»
Le increspature nel bronzo distorcevano le immàgini riflesse dei due uomini, facendo apparire l’uno alto e scavato, l’altro molto grasso e tozzo.
«Un pezzo di eccellente fattura, mia signora» proclamò il mercante. «Luminoso come il sole! E per la Madre dei draghi, è solamente trenta onori di Qarth.»
Il piatto valeva a stento un decimo di quel prezzo. «Guardie… le mie guardie!» invocò Daenerys. «Quest’uomo sta cercando di rapinarmi!» Poi abbassò la voce per ser Jorah, passando alla lingua comune. «Forse non hanno cattive intenzioni. È dall’alba dei tempi che gli uomini guardano le donne, può darsi che sia tutto lì.»