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«Perché lui cadrà. Harrenhal li fa cadere tutti quanti, prima o poi. Lord Tywin è stato sconfitto, per adesso, ma ritornerà al potere, e allora sarà il suo turno di punire gli sleali. E non credere che non saprà quello che hai fatto!» la vecchia esplose in una risata. «Un giro con te me lo faccio anch’io. Harra aveva una vecchia scopa, la conservo per te. Il manico è rotto e pieno di schegge…»

Arya mulinò il secchio. Il peso dell’acqua glielo fece ruotare in mano, per cui non riuscì a colpire Amabel sul cranio come avrebbe voluto. La vecchia pazza però la lasciò andare comunque, ritrovandosi infradiciata dalla testa ai piedi.

«Prova a toccarmi un’altra volta, una sola…» le urlò in faccia Arya. «E io ti uccido! Vattene via da me!»

Grondante, comare Amabel puntò un indice accusatore verso l’emblema con l’uomo scuoiato che Arya portava cucito sulla tunica: «Tu credi di essere al sicuro con quel piccolo uomo sanguinolento sulla tetta, ma non lo sei! I Lannister stanno arrivando! E vedrai quello che ti succede quando arrivano qua!».

Tre quarti del contenuto del secchio erano finiti addosso a Amabel versati sulle pietre del cortile, così Arya fu costretta a tornare al pozzo. “Se lo riferissi a lord Bolton, la sua testa andrebbe a far compagnia a quella di Harra prima del tramonto” pensò nel recuperare il secchio nuovamente pieno. Ma non glielo avrebbe riferito.

Prima, quando di teste sulle mura ce n’erano solo la metà, Gendry aveva sorpreso Arya che le guardava. «Ammiri il tuo lavoretto?» le aveva chiesto.

Era infuriato perché a lui Lucan piaceva, Arya questo lo sapeva, ma ciò non giustificava comunque le sue parole. «È stato Walton Artigli d’acciaio» aveva risposto lei, sulle difensive. «Insieme ai Guitti sanguinari, e lord Bolton.»

«E loro chi ce li ha dati? Tu e la tua zuppa di donnola.»

«Era solo del brodo caldo» Arya gli aveva dato un pugno sul braccio. «E anche tu odiavi ser Amory.»

«Tutto questo lo odio molto di più. Ser Amory combatteva per il suo lord, mentre i Guitti sanguinari sono mercenari e voltagabbana. Metà di loro non sa nemmeno parlare la lingua comune. A Septon Utt piacciono i bambini piccoli, Qyburn fa la magia nera e il tuo amico Mordente mangia le persone.»

E il peggio era che Arya non poteva neppure dire che non fosse la verità. Erano i Bravi Camerati a compiere la maggior parte delle scorrerie per Harrenhal, così Roose Bolton aveva dato loro l’incarico di ripulire la terra dai Lannister. Vargo Hoat aveva suddiviso i suoi uomini in quattro gruppi, in modo che visitassero il maggior numero di villaggi possibile. Il gruppo più numeroso lo guidava lui di persona, e aveva dato il comando degli altri ai suoi capitani più fidati. Arya aveva sentito Rorge farsi non poche risate sul metodo usato da Vargo Hoat per scovare i traditori. Gli bastava tornare negli stessi posti in cui era passato quando ancora era al servizio di lord Tywin e rastrellare gli stessi individui che lo avevano aiutato. Molti dei collaborazionisti erano stati corrotti con argento dei Lannister, per cui i Guitti spesso tornavano alla fortezza di Harrenhal portando sacche piene di monete e ceste piene di crani.

«Un indovinello!» berciava allegramente Shagwell. «Se il caprone di lord Bolton mangia gli uomini che davano da mangiare a lord Tywin, quanti caproni ci sono?»

«Uno» rispose Arya.

«Ecco qua una donnola furba quanto quel caprone!» era stata la conclusione del macabro giullare.

Anche Rorge e Mordente erano cattivi. Ogni volta che lord Bolton consumava un pasto insieme alla guarnigione, Arya li vedeva sempre in mezzo agli altri uomini. Mordente puzzava come un pezzo di formaggio ammuffito, così i Bravi Camerati lo facevano sedere in fondo al tavolo, dove lui poteva grugnire da solo, strappando la carne con le unghie e con i denti. Quando Arya gli passava accanto, lui si limitava ad annusarla, ma era di Rorge che aveva più paura. Sedeva a fianco di Urswyck il Fedele, ma quando svolgeva le sue mansioni per il lord, Arya si sentiva addosso i suoi occhi famelici.

Certe volte, rimpiangeva di non essere andata dall’altra parte del mare Stretto insieme a Jaqen H’ghar. Conservava ancora quella stupida moneta che lui le aveva dato, un semplice pezzo di ferro non più grande di un centesimo con il bordo tutto arrugginito. Su una faccia della moneta c’erano delle parole scritte in una lingua strana, che Arya non era in grado di leggere. L’altra faccia mostrava la testa di un uomo, ma il metallo era talmente usurato che i suoi lineamenti erano irriconoscibili. “Jaqen ha detto che è una moneta di grande valore, ma probabilmente era anche quella una menzogna, come il suo nome, come la sua faccia.” Quel pensiero l’aveva fatta arrabbiare al punto da indurla a gettare via la moneta. Ma dopo un’ora, colta da presagi oscuri, era tornata a cercarla e l’aveva ritrovata e ripresa, anche se non aveva alcun valore.

Era proprio alla moneta che stava pensando mentre attraversava il Cortile di Granito, trascinandosi dietro il pesante secchio di nuovo pieno.

«Nan!» chiamò qualcuno alle sue spalle. «Metti giù quel secchio e vieni a darmi una mano.»

Elmar Frey era della sua stessa età, ed era anche piuttosto basso per i suoi anni. Aveva spinto un barile di sabbia fino a metà del cortile, ed era tutto rosso in faccia per lo sforzo. Arya andò ad aiutarlo. Lo fecero rotolare insieme fino al muro della torre, poi lo spinsero indietro e alla fine lo raddrizzarono. Arya poteva sentire la sabbia assestarsi all’interno mentre Elmar ne estraeva una cotta di maglia di ferro.

«Che te ne pare?» Quale scudiero di lord Bolton, era suo compito fare sì che la maglia di ferro del suo signore fosse sempre lucente. «Pulita abbastanza?»

«Devi scrollare via la sabbia. Ci sono ancora tracce di ruggine. Vedi qui?» Arya indicò un paio di punti. «Meglio che tu dia un’altra passata.»

«Dagliela tu.» Elmar riusciva anche a essere gentile, quando gli serviva qualcosa. Ma poi ci teneva sempre a ricordare che lui era uno scudiero e lei soltanto una servetta. Gli piaceva essere figlio del Signore del Guado, non un nipote o un bastardo o un bisnipote ma un figlio vero e proprio del vecchio lord Walder. E in ogni caso, era destinato a sposare una principessa.

Ad Arya non importava un bel niente della sua stupida principessa, e non le piaceva che lui le desse ordini. «Devo portare a milord acqua per la sua tinozza. È nelle sue stanze a farsi un salasso. Non con le solite sanguisughe nere, ma con quelle grosse e pallide.»

Gli occhi di Elmar divennero grandi come uova sode. Aveva un sacro terrore delle sanguisughe in generale, ma soprattutto di quelle grandi e livide, che diventavano scure solo dopo essersi riempite di sangue. «Dimenticavo, tu sei troppo magrolina per spingere avanti e indietro un barile così pesante.»

«Dimenticavo, tu sei troppo stupido per le sanguisughe.» Arya raccolse nuovamente il secchio. «Forse dovresti fare un bel salasso anche tu. Su nell’Incollatura, ci sono sanguisughe grosse come scrofe.» E con questo, lo lasciò in compagnia del suo barile di sabbia.

C’era parecchia gente nella stanza da letto del lord. Qyburn era stato convocato, e con lui il tetro Walton, in maglia di ferro e gambali, più una dozzina di Frey, tutti fratelli, fratellastri e cugini tra loro. Roose Bolton giaceva a letto, nudo. Sanguisughe erano disseminate sull’interno delle sue braccia e delle sue gambe, altre punteggiavano il suo pallido torace, erano lunghe e traslucide, e assumevano una colorazione rosacea man mano che si nutrivano. Bolton non prestava loro più attenzione di quanta ne prestasse Arya.

«Non dobbiamo permettere a lord Tywin d’intrappolarci qui ad Harrenhal» disse ser Aenys Frey mentre Arya riempiva la tinozza. Uomo imponente e grigio, con grandi occhi rossi e acquosi e mani gigantesche, ser Aenys aveva guidato millecinquecento spade Frey a sud verso Harrenhal, ma a volte sembrava incapace di dare ordini perfino ai suoi fratelli. «La fortezza è talmente vasta che ci vuole un esercito per tenerla, e se dovessimo ritrovarci circondati, non avremmo modo di nutrirlo, quell’esercito. Né possiamo sperare di riuscire ad ammassare vettovaglie sufficienti. Le campagne sono ridotte in cenere, i villaggi a terreno di caccia dei lupi, i raccolti bruciati o rubati. L’autunno è alle porte, ma i magazzini sono vuoti e non si sta seminando niente. Per adesso, andiamo avanti con le razzie. Ma se i Lannister cominciano a impedircelo, al prossimo ciclo di luna ci ritroveremo ridotti a mangiare ratti e suole di scarpa.»