«Non intendo rimanere assediato qui» Roose Bolton parlava con voce talmente bassa che gli uomini dovevano sforzarsi per udirlo. Per questo regnava sempre una strana quiete nelle sue stanze.
«E allora?» chiese ser Jared Frey, magro, senza capelli e butterato. «Edmure Tully è talmente ebbro della sua vittoria che pensa forse di affrontare lord Tywìn in campo aperto?»
“Se lo fa, lui li sconfiggerà” pensò Arya. “Li sconfiggerà come ha fatto sulla Forca Rossa del Tridente, vedrete!” Senza essere notata, si mise vicino a Qyburn.
«Lord Tywin è a molte leghe da qui» disse con calma lord Bolton. «Ha una quantità di cose da sistemare ad Approdo del Re. Ci vorrà parecchio tempo prima che decida di marciare nuovamente su Harrenhal.»
«Mio lord, tu non conosci i Lannister bene quanto li conosciamo noi» ser Aenys scosse il capo con ostinazione. «Anche re Stannis pensava che lord Tywin fosse molto lontano, ed è stato proprio questo a inchiodarlo.»
Il pallido uomo nel letto ebbe un debole sorriso, mentre le sanguisughe continuavano a bere il suo sangue. «Non sono un uomo che si fa inchiodare, cavaliere.»
«Se anche Delta delle Acque radunasse tutte le sue forze e il Giovane lupo rientrasse vittorioso dall’ovest, come potremmo competere numericamente con l’armata che lord Tywin ci lancerebbe contro? Perché quando arriverà, lo farà con molti più uomini di quanti ne ha comandati sulla Forca Verde. Alto Giardino si è schierata con Joffrey, lascia che te lo rammenti!»
«Non l’ho dimenticato.»
«Sono già stato prigioniero di lord Tywin una volta» intervenne ser Hosteen, un uomo irsuto, dalla faccia quadrata, che si diceva fosse il più forte dei Frey. «Non ho alcun desiderio di essere ospite dei Lannister una seconda volta.»
Ser Harys Haigh, imparentato con i Frey per parte di madre, annuì con vigore: «Se lord Tywin è stato in grado di sconfiggere un condottiero stagionato come Stannis Baratheon, quali possibilità può avere contro di lui il nostro re ragazzino?». Girò lo sguardo su fratelli e cugini, in cerca di sostegno, e parecchi di loro mugugnarono la loro approvazione.
«Qualcuno deve avere il coraggio di dirlo» insisté ser Hosteen. «La guerra è perduta. E bisogna che re Robb se ne renda conto.»
Gli occhi glauchi di Roose Bolton lo scrutarono: «Ogni volta che ha affrontato i Lannister in battaglia, sua Maestà li ha sconfitti».
«Ha perduto il Nord» insisté Hosteen Frey. «Ha perduto Grande Inverno! I suoi fratelli sono morti…»
Per un momento, Arya dimenticò di respirare. “Morti? Bran e Rickon… morti? Di che cosa sta parlando? Che cosa sta dicendo di Grande Inverno? Joffrey non poteva prendere Grande Inverno. Robb non glielo avrebbe mai permesso!” Ma poi ricordò che Robb non era a Grande Inverno. Era lontano, a combattere nell’ovest, Bran era storpio e Rickon aveva solo quattro anni. Dovette fare appello a tutta la sua forza per restare immobile, e in silenzio, come Syrio Forel le aveva insegnato, rimanendo là come fosse un pezzo della mobilia. Gli occhi le si riempivano di lacrime. S’impose di ricacciarle. “Non è vero. Non può essere vero. È solo un’altra menzogna dei Lannister.”
«Se Stannis avesse vinto, sarebbe stato tutto diverso» intervenne Ronel Rivers. Era uno dei bastardi di lord Walder.
«Ma Stannis ha perso» replicò duramente ser Hosteen. «Desiderare il contrario non cambia la realtà. Re Robb deve fare la pace con i Lannister, per quanto poco potrà piacergli, deve mettere da parte la sua corona e fare atto di sottomissione.»
«E chi sarà ad andarglielo a dire?» Roose Bolton sorrise. «È un vero aiuto avere tanti valorosi fratelli in tempi così ardui. Penserò a quanto tutti voi avete detto.»
Quel suo sorriso era il commiato. I Frey si congedarono con le cortesie di rito e se ne andarono, lasciando nella stanza solamente Qyburn, Walton Artigli d’acciaio e Arya. Fu a lei che lord Bolton fece cenno di avvicinarsi.
«Sono stato salassato a sufficienza. Nan, puoi rimuovere le sanguisughe.»
«Subito, mio signore.»
Era meglio non costringere mai Roose Bolton a chiedere due volte. Arya voleva sapere che cosa ser Hosteen aveva voluto dire su Grande Inverno, ma non osò domandare. “Lo chiederò a Elmar. Lui me lo dirà.” Quando le staccò con attenzione dal corpo del lord, le sanguisughe si contorsero mollemente, i loro corpi pallidi erano viscidi al tatto e rigidi per il sangue che contenevano. “Sono solo sanguisughe” ripeté Arya a se stessa. “Basta che chiuda forte la mano, e si spappoleranno tra le mie dita.”
«C’è una lettera da parte della lady tua moglie» Qyburn tirò fuori un rotolo di pergamena dalla manica. Indossava la tonaca grigia dei maestri, ma non portava nessuna catena intorno al collo. Girava voce che gli fosse stata tolta per le sue pratiche negromantiche.
«Puoi leggerla» rispose Bolton.
Lady Walda scriveva dalle Torri Gemelle pressoché ogni giorno, ma le sue lettere erano sempre uguali. “Prego per te mattina, pomeriggio e sera, mio dolce lord,” scriveva “e conto i giorni nell’attesa che tu torni a condividere il nostro talamo. Fa’ presto ritorno a me, e io ti darò molti figli di sangue puro in grado di prendere il posto del tuo caro Dorneric e di dominare Forte Terrore dopo di te.” Nella mente di Arya venne l’immagine di un paffuto neonato rosa nella culla, coperto di paffute sanguisughe rosa.
Portò a Roose Bolton una pezzuola umida che gli passò sul soffice corpo glabro. «Manderò a mia volta una lettera» disse il lord all’uomo che un tempo era stato un maestro.
«A lady Walda?»
«A ser Helman Tallhart.»
Due giorni prima, una staffetta da parte di ser Helman era arrivata ad Harrenhal. Gli uomini di Tallhart avevano preso il castello dei Darry, accettando la resa della guarnigione Lannister dopo un breve assedio.
«Digli di passare i prigionieri a fil di spada e d’incendiare il castello, per ordine del re. Dopodiché, ser Helman unirà le sue forze a quelle di Robett Glover in modo da colpire a est, verso Duskendale. Si tratta di terre ricche, pressoché risparmiate dai combattimenti. È ora che anche loro abbiano un assaggio. Glover ha perduto un castello e Tallhart ha perduto un figlio. Che abbiano la loro Vendetta su Duskendale.»
«Preparerò il messaggio per il tuo sigillo, mio lord.»
Arya era contenta che il castello dei Darry venisse dato alle fiamme. Era stato là che l’avevano portata dopo la sua cattura seguita al suo scontro con Joffrey. Era stato là che la regina aveva costretto lord Eddard a uccidere la lupa di Sansa. “Quel posto merita di essere bruciato.” Però avrebbe anche voluto che Robett Glover e ser Helman Tallhart facessero ritorno ad Harrenhal. Se ne erano andati troppo in fretta, prima che lei avesse preso la decisione di rivelare il suo segreto o no.
«Quest’oggi andrò a caccia» annunciò Bolton mentre Qyburn lo aiutava a indossare un farsetto imbottito.
«Non sarà troppo rischioso, mio lord?» obiettò Qyburn. «Solamente tre giorni fa, gli uomini di Septon Utt sono stati attaccati dai lupi. Erano penetrati proprio nel mezzo del loro campo, a nemmeno cinque metri dal fuoco, uccidendo due dei loro cavalli.»
«Sono proprio i lupi che intendo cacciare. Di notte, ululano così tanto che riesco a stento a riposare.» Bolton si affibbiò il cinturone, aggiustando l’angolazione della spada e della daga. «Si dice che, un tempo, i meta-lupi percorrevano tutto il nord in branchi di cento o anche più, senza alcun timore dell’uomo o addirittura del mammut. Ma era in un’altra epoca e in un’altra terra. È strano vedere i comuni lupi del Sud comportarsi nello stesso modo.»