Lord Tywin stava osservando il nipote. Joff rispose con uno sguardo cupo, spostò il peso del corpo da un piede all’altro. Alla fine, aiutò ser Garlan a rialzarsi dalla posizione genuflessa. «Gli dei sono generosi. Sono libero di seguire il mio cuore. Sposerò tua sorella, cavaliere, e ne sono felice.» Baciò la guancia barbuta di ser Garlan. Un’altra ovazione si levò nella sala.
Sansa si sentì stranamente inebriata. “Sono libera.” Poteva sentire molti occhi puntati su di lei. “Non devo sorridere” ricordò a se stessa. La regina l’aveva avvertita: qualsiasi cosa lei provasse, la faccia da mostrare al mondo doveva essere quella della sofferenza.
«Non permetterò che mio figlio venga umiliato» aveva sibilato Cersei Lannister. «Sono stata chiara?»
«Sì. Ma se non diventerò regina, che cosa ne sarà di me?»
«Questo dovrà essere stabilito. Per il momento, rimarrai qui a corte, quale nostra protetta.»
«Voglio tornare a casa.»
Quella risposta aveva irritato la regina: «Ormai dovresti avere imparato la lezione, Sansa. Nessuno di noi ottiene quello che vuole».
“Io l’ho ottenuto, però” Sansa non poteva non pensarci. “Sono libera da Joffrey. Non dovrò baciarlo, né dargli la mia purezza, né generare i suoi figli. Che sia Margaery Tyrell ad avere tutto questo, povera ragazza.”
Quando la manifestazione di giubilo si fu chetata, il lord di Alto Giardino prese posto nel Concilio ristretto, mentre i suoi figli erano andati ad aggiungersi alla schiera di cavalieri e lord vicino alle finestre. Sansa si sforzò di apparire sperduta e abbandonata, mentre gli altri eroi della Battaglia delle Acque nere venivano convocati per ricevere le loro ricompense.
Paxter Redwyne, lord di Arbor, percorse la sala fiancheggiato dai suoi figli ser Orrore e ser Fetore, il primo dei quali zoppicava per una ferita ricevuta in combattimento. Dopo di loro, venne lord Mathis Rowan, che indossava un farsetto candido con un grande albero ricamato in oro sul pettorale sinistro. Seguiva lord Randyll Tarly, magro e con pochi capelli, la spada lunga di traverso sulla schiena in un fodero tempestato di gioielli. Poi ci furono ser Kevan Lannister, tozzo, calvo e con la barba tagliata corta; ser Addam Marbrand, capelli ramati che gli fluivano sulle spalle; i grandi lord dell’ovest Lydden, Crakehall e Brax.
Dopo tutti questi, fu la volta degli uomini di minore lignaggio che si erano distinti nello scontro sul fiume: ser Philip Foote, un cavaliere con un occhio solo che aveva abbattuto lord Bryce Caron in singolar tenzone; Lothor Brune, cavaliere indipendente, il quale si era aperto la strada a colpi di spada attraverso una cinquantina di soldati Fossoway, catturando alla fine ser Jon della Mela verde e uccidendo ser Bryan e ser Edwyn della Mela rossa, impresa che gli aveva procurato il soprannome di Lothor Mangiamele; Willit, anziano armigero al servizio di ser Harys Swyft, il quale aveva tirato fuori il suo padrone da sotto il cavallo morente e lo aveva difeso contro una dozzina di attaccanti; Josmyn Peckledon, scudiero dalle guance scavate, aveva ucciso due cavalieri e ne aveva ferito un terzo, sebbene avesse appena quattordici anni. L’anziano Willit fu portato nella sala in barella, tanto erano gravi le sue ferite.
Ser Kevan aveva preso posto a fianco di lord Tywin. Quando gli araldi ebbero finito di declamare le audaci gesta di tutti quegli eroi, si alzò in piedi: «È desiderio di sua Maestà che questi uomini coraggiosi siano ricompensati per il loro valore. Per decreto reale, ser Philip Foote sarà da questo momento lord Philip della Casa Foote, e a lui andranno tutte le terre, i diritti e gli introiti della Casa Caron. Lothor Brune verrà elevato al rango di cavaliere e, alla fine della guerra, gli verranno assegnate delle terre e un castello nella regione dei fiumi. A Josmyn Peckledon, una spada e un’armatura d’acciaio, più la sua scelta di qualsiasi destriero da guerra egli desideri delle stalle reali, nonché il cavalierato quando raggiungerà la maggiore età. Infine, a Buonuomo Willit, una picca dall’asta bordata d’argento, una cotta di maglia nuova di forgia e un elmo munito di celata. Inoltre, i figli di questo bravo soldato verranno presi a servizio dalla Casa Lannister di Castel Granito, il maggiore quale scudiero, il minore quale paggio, con la possibilità di ascendere al cavalierato se serviranno bene e con lealtà. A quanto sopra, il Primo Cavaliere del re e il Concilio ristretto danno il loro consenso».
A ricevere i successivi onori furono i capitani delle navi da guerra del re Vento selvaggio, Principe Aemon e Freccia del fiume, insieme ad alcuni ufficiali della Grazia degli dei, della Lady della seta e della Testa d’ariete. Stando a quanto Sansa poté capire, il loro massimo trionfo bellico era stato sopravvivere alla battaglia sul fiume, impresa che ben pochi altri potevano vantare. Anche sua Saggezza Hallyne il piromante e gli altri maestri dell’ordine degli Alchimisti ricevettero i ringraziamenti del re. Hallyne in particolare fu elevato al rango di lord, ma a Sansa non sfuggì che né terre né castelli si accompagnavano al titolo, il che non rendeva l’alchimista più lord di quanto lo fosse Varys l’eunuco. In compenso, ser Lancel Lannister divenne lord in modo molto più significativo. Joffrey gli concesse le terre, il castello e i diritti che erano stati della Casa Darry, il cui ultimo componente, un lord bambino, era perito nei combattimenti nelle terre dei fiumi, «senza lasciare dietro di sé alcun erede di sangue Darry, ma solo un cugino bastardo».
Ser Lancel non si presentò ad accettare il titolo. Girava voce che la ferita ricevuta in battaglia potesse costargli un braccio, o addirittura la vita. Si diceva che anche il Folletto fosse in punto di morte, a causa di una spaventosa ferita alla testa.
«Lord Petyr Baelish» chiamò l’araldo.
E lord Baelish venne avanti, in tutte le sfumature del rosa e del prugna, con il mantello disseminato di usignoli. Sansa notò che sorrideva nell’inginocchiarsi al cospetto del Trono di Spade. “Sembra così compiaciuto.” Non le risultava che Ditocorto avesse compiuto alcun atto particolarmente eroico durante la battaglia, ma lo stavano comunque onorando come tutti gli altri guerrieri.
Ser Kevan Lannister si alzò nuovamente in piedi: «È volontà della grazia del re che il suo leale consigliere Petyr Baelish sia ricompensato per il fedele servizio verso la corona e verso il reame. Sia quindi noto che a lord Baelish è concesso il castello di Harrenhal, con tutte le terre e gli introiti a esso connessi, in modo che egli possa farne il seggio da cui dominare quale lord supremo del Tridente. Petyr Baelish, i suoi figli e i suoi nipoti manterranno detti priviliegi e ne godranno in perpetuità, e tutti i lord del Tridente lo omaggeranno quale loro signore di diritto. Il Primo Cavaliere del re e il Concilio ristretto danno il loro consenso».
Ditocorto, che era ancora genuflesso, alzò lo sguardo su re Joffrey: «Ti ringrazio umilmente, Maestà. Immagino che questo significhi che dovrò darmi da fare a mettere al mondo figli e nipoti».
Joffrey rise. La corte rise con lui. “Lord supremo del Tridente” rimuginò Sansa. “E anche lord di Harrenhal.” Non riusciva a capire come mai questo lo rendesse tanto felice. Come onori, erano gusci altrettanto vuoti del titolo di lord dato ad Hallyne il piromante. Harrenhal era una fortezza maledetta, tutti lo sapevano, e i lord del Tridente avevano giurato fedeltà a Delta delle Acque e alla Casa Tully e al re del Nord. Mai avrebbero accettato Ditocorto quale loro signore. “A meno che non vengano costretti a farlo. A meno che mio fratello e mio zio e mio nonno non vengano tutti sterminati.” Il pensiero la riempì d’angoscia, ma poi disse a se stessa che si stava comportando da sciocca. “Robb li ha sempre sconfitti. Sconfiggerà anche lord Baelish, se sarà necessario.”