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Theon annuì: «È pronto il cappio?».

«Sì. Intendi usare quello?»

«Conosci un modo migliore?»

«Oh, sì. Prendo la mia ascia e vado a mettermi sul ponte levatoio. Che vengano pure. Uno alla volta, due, tre, non fa nessuna differenza. Nessuno di loro supererà quel ponte fino a quando tiro il fiato.»

“Vuole morire” si rese conto Theon. “Non è la vittoria che gli interessa, è una fine che possa essere cantata dai menestrelli.” «Useremo il cappio.»

«Come preferisci» rispose Lorren, l’odio nello sguardo.

Wex lo aiutò a vestirsi per la battaglia. Sotto la tunica nera e il mantello dorato, c’era una cotta di maglia di ferro ben oliata, e sotto ancora uno strato di solido cuoio trattato. Armato e corazzato, Theon salì sulla torre di guardia all’intersezione tra le mura orientali e meridionali, in modo da osservare la propria catastrofe. I guerrieri del Nord stavano apprestandosi a circondare il castello. Era difficile stabilire quanti fossero, almeno un migliaio, forse il doppio. “Contro diciassette.” Avevano portato catapulte e scorpioni. Non vide torri d’assedio in rombante movimento sulla Strada del Re, ma nella foresta del lupo c’era legno in abbondanza per costruire tutte quelle necessarie.

Theon scrutò i vessilli attraverso il tubo a lenti di Myr del maestro Luwin. L’ascia da battaglia dei Cerwyn sventolava da tutte le parti, e c’era anche l’albero dei Tallhart, il tritone di Porto Bianco. Più radi erano gli emblemi dei Flint e dei Karstark. Qua e là, vide addirittura l’alce-toro degli Hornwood. “Ma nessun Glover, di loro si è occupata Asha, né i Bolton di Forte Terrore. E nessun Umber è venuto giù dall’ombra della Barriera.” Non che se ne sentisse il bisogno. Ben presto, il giovane Cley Cerwyn apparve portando un vessillo di pace su un alto palo, annunciando che ser Rodrik Cassel voleva parlamentare con Theon Voltagabbana.

Voltagabbana. Un nome amaro come la bile. Era andato a Pyke per condurre le navi lunghe di suo padre contro Lannisport, ricordò. «Vengo fuori tra breve» gridò verso il basso. «Da solo.»

«Il sangue chiama solo altro sangue» disapprovò Lorren il Nero. «I cavalieri potranno anche rispettare una tregua con altri cavalieri, ma non sono ugualmente attenti all’onore quando hanno a che fare con quelli che ritengono dei fuorilegge.»

Theon s’irrigidì: «Io sono il principe di Grande Inverno e l’erede delle isole di Ferro. Ora vai a cercare la ragazza e fa’ come ti ho ordinato».

Lorren il Nero gli scoccò un’occhiata omicida: «Sì, principe».

“Anche lui mi si è rivoltato contro” si rese conto Theon. Negli ultimi giorni, sembrava che perfino le pietre di Grande Inverno gli si fossero rivoltate contro. “Se morirò, morirò solo e abbandonato.” E questo, quale altra scelta gli lasciava se non continuare a vivere?

Cavalcò fino al corpo di guardia con la corona in capo. Una donna stava tirando su acqua dal pozzo, e Gage il cuoco era in piedi sulla porta delle cucine. Celarono il loro odio verso di lui dietro sguardi vacui e facce inespressive come il granito. Ma lui lo percepì comunque.

Quando il ponte levatoio venne abbassato, un vento gelido salì dal fossato. Theon ebbe un brivido. “È il freddo, niente di più” cercò di convincere se stesso. “Perfino gli uomini coraggiosi rabbrividiscono.” E fu tra gli artigli di quel vento che continuò ad avanzare, oltre la grata, attraverso il ponte levatoio. Le porte esterne si aprirono per lasciarlo passare. Nel superare le mura, ebbe la sensazione che i due ragazzini lo fissassero dall’alto con le loro cavità orbitali svuotate.

Ser Rodrik lo stava aspettando nella piazza del mercato, in sella al suo destriero. Accanto a lui, il meta-lupo degli Stark sventolava su un palo sorretto dal giovane Cley Cerwyn. Erano soli, a Theon non sfuggirono, però, gli arcieri appostati sui tetti delle case circostanti, né i picchieri alla sua sinistra, né lo schieramento di cavalieri sotto i vessilli con il tritone e il tridente della Casa Manderly. “Ognuno di loro mi vuole morto.” Alcuni di quelli armati erano ragazzi con cui lui si era ubriacato, aveva giocato a dadi, era andato a puttane. Nulla di tutto questo lo avrebbe salvato se fosse caduto nelle loro mani.

«Ser Rodrik» Theon tirò le redini, fermando il cavallo. «Mi addolora doverci incontrare in simili circostanze.»

«E a me addolora dover aspettare per impiccarti.» Il vecchio guerriero sputò nel fango. «Theon Voltagabbana.»

«Io sono un Greyjoy di Pyke» gli ricordò Theon. «La cappa che mio padre mi diede porta l’emblema della piovra, non del meta-lupo.»

«Sei stato per dieci anni un protetto degli Stark.»

«Io invece dico ostaggio e prigioniero.»

«Allora lord Eddard forse avrebbe dovuto tenerti incatenato al muro di una segreta. Invece ti ha allevato tra i suoi figli, quei cari ragazzi che tu hai macellato. E io andrò nella tomba con la vergogna di averti addestrato nell’arte della guerra. Avrei dovuto piantartela nelle viscere, la spada, invece di mettertela in pugno.»

«Sono venuto qui a parlamentare, non a subire i tuoi insulti. Di’ quanto hai da dire, vecchio. Che cosa vuoi da me?»

«Due cose» disse l’anziano cavaliere. «Grande Inverno e la tua vita. Da’ ordine ai tuoi uomini di aprire le porte e di deporre le armi. Quelli che non hanno assassinato bambini, saranno liberi di andarsene con le loro gambe. Tu verrai trattenuto in attesa della giustizia di re Robb. Che gli dei abbiano pietà di te, quando lui ritornerà.»

«Robb non poserà mai più il suo sguardo su Grande Inverno» dichiarò Theon. «Verrà stroncato sul Moat Cailin, farà la fine di ogni esercito del Sud da diecimila anni. Adesso siamo noi a tenere il Nord, ser.»

«Quello che tieni sono tre castelli» ribatté ser Rodrik. «E questo castello, io intendo riprenderlo, Voltagabbana.»

«Ecco le mie condizioni, vecchio» Theon semplicemente ignorò la battuta dell’anziano cavaliere. «Avete tempo fino al tramonto per disperdervi. A coloro di voi che giureranno fedeltà a Balon Greyjoy quale loro re e a me quale principe di Grande Inverno verranno garantiti i loro diritti e le loro proprietà e non subiranno alcun danno. Chi oserà sfidarci, verrà distrutto.»

Il giovane Cerwyn esclamò incredulo: «Ma sei pazzo, Greyjoy?».

«Solamente megalomane, ragazzo» ser Rodrik scosse il capo. «Theon ha sempre avuto un’opinione decisamente troppo alta di se stesso.» Puntò l’indice verso di lui. «Non credere che io abbia bisogno di attendere l’arrivo di Robb dall’Incollatura per fare i conti, con te e la tua feccia. Ho quasi duemila uomini con me… e se quanto si dice è vero, tu ne hai a stento cinquanta.»

“In verità, sono diciassette.” Theon si costrinse a sorridere. «Ho qualcosa di meglio dei guerrieri.» Sollevò un pugno chiuso alto sopra la testa, era il segnale che Lorren il Nero stava aspettando.

Le mura di Grande Inverno erano alle sue spalle, mentre ser Rodrik le aveva proprio di fronte. Non poteva non vedere quello che doveva vedere. Theon studiò la sua faccia. E quando il mento dell’anziano cavaliere si contrasse sotto i folti baffi bianchi, Theon seppe che aveva visto. “Non è sorpreso” pensò con tristezza. “Ma la paura c’è…”

«Questa è viltà» disse ser Rodrik. «Servirsi di una bambina… è ripugnante.»

«Oh, lo so bene» ribatté Theon. «Un piatto che anch’io ho assaggiato, o forse te ne sei dimenticato? Avevo dieci anni quando venni portato via dalla casa di mio padre, in modo che il grande re Robert e il suo grande amico lord Eddard potessero essere certi che lord Balon non avrebbe fomentato altre ribellioni.»

«Non è la stessa cosa!»

«Il nodo scorsoio che avevo intorno al collo non era di fune di canapa, è vero» Theon rimase impassibile. «Ma io lo sentivo comunque. E mi strangolava, ser Rodrik. Mi strangolava fino a togliermi il fiato.» Non se ne era mai reso conto fino a quel momento, ma quando le parole gli uscirono lui seppe che erano vere.