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— Gli umani non hanno la terza vita.

Human lo fissò, confuso.

— Quando moriamo, anche se voi ci piantate, niente cresce. Non c’è nessun albero. Noi non beviamo mai dal sole. Quando moriamo siamo morti per sempre.

Human si volse a Ouanda. — Ma l’altro libro che tu ci hai dato parlava sempre della vita dopo la morte, e della resurrezione.

— Non come alberi — disse Ender. — Non come qualcosa che si possa toccare o vedere, o con cui parlare e ottenere risposte.

— Io non ti credo — disse Human. — Se questo fosse vero, perché Pipo e Libo si sono lasciati piantare da noi?

Novinha si accovacciò a fianco di Ender per sentire meglio, e gli mise una mano su una spalla. Si appoggiò leggermente a lui.

— Com’è successo? Come hanno potuto lasciarsi piantare da voi?

— Loro ci avevano fatto un grande dono, e meritarono l’onore più grande. Pipo e Mandachuva. Libo e Mangia-Foglie. Mandachuva, e poi anche Mangia-Foglie, pensarono di aver meritato la terza vita, ma né Pipo né Libo vollero darla loro. Insistevano a tenere quel dono per sé. Perché vollero che accadesse questo, se gli umani non hanno la terza vita?

Con voce rauca per l’emozione Novinha chiese: — Cosa dovevano fare per dare la terza vita a Mandachuva e a Mangia-Foglie?

— Piantarli, naturalmente — disse Human. — La stessa cosa che accadrà oggi.

— E cosa accadrà, oggi? — chiese Ender.

— Tu ed io — disse il maiale. — Human e l’Araldo dei Defunti. Se facciamo questo patto, affinché le mogli e gli umani si trovino d’accordo, allora oggi sarà un grande e nobile giorno. Perciò, o tu darai a me la terza vita, oppure io la darò a te.

— Con le mie stesse mani?

— Naturalmente — disse Human. — Se non vorrai darmi questo onore, dovrò essere io a darlo a te.

Nella mente di Ender balenò l’immagine che aveva visto in fotografia soltanto due settimane prima, il corpo di Pipo smembrato e fatto a pezzi, gli organi interni sparsi sul terreno. Piantato. — Human — disse, — il peggior crimine che un umano possa commettere è l’omicidio. E il peggior modo di commetterlo è di prendere una persona viva, tagliando e spezzando il suo corpo senza ucciderla, per farla morire lentamente.

Il maiale oscillò per un poco da una parte e dall’altra, cercando di dare un senso a quelle parole. — Araldo — disse infine, — la mia mente comincia a vedere questo in due modi. Se gli umani non hanno la terza vita, allora piantarli significa ucciderli, per sempre. Ai nostri occhi Pipo e Libo stavano tenendo quell’onore per sé, e lasciavano Mandachuva e Mangia-Foglie così come li vedete, a morire senza l’onore che avevano meritato. Ai nostri occhi, voi umani usciste dal recinto e li toglieste dal terreno prima che le loro radici potessero crescere. Ai nostri occhi foste voi a commettere un omicidio, quando portaste via Pipo e Libo. Ma ora io vedo in un secondo modo. Pipo e Libo non vollero dare la terza vita a Mandachuva e a Mangia-Foglie, perché per loro questo era un omicidio. Così, volutamente, accettarono la loro stessa morte pur di non dover uccidere uno di noi.

— Sì — disse Novinha.

— Ma se è così, allora, quando voi umani li vedeste sul pendio della collina, perché non veniste nella foresta a ucciderci tutti? Perché non faceste un grande fuoco che consumasse i nostri padri e lo stesso albero-madre della tribù?

Al limite della radura Mangia-Foglie si alzò ed emise un ululato lamentoso e terribile, l’espressione di un dolore insopportabile.

— Se voi aveste tagliato uno dei nostri alberi — continuò Human, — se aveste ucciso un solo padre, noi saremmo venuti nella notte e vi avremmo dato la morte, dal primo all’ultimo. E anche se qualcuno fosse sopravvissuto, i nostri messaggeri avrebbero raccontato la storia alle altre tribù, e nessuno di voi avrebbe lasciato vivo queste terre. Perché non avete ucciso noi, per l’omicidio di Pipo e di Libo?

D’un tratto Mandachuva arrivò davanti a loro, respirando affannosamente. Il maiale si gettò lungo disteso nella polvere, protendendo le mani verso Ender. — Io ho tagliato il suo corpo con queste mani! — gridò. — Io cercavo di onorarlo, e ho ucciso il suo albero per sempre!

— No — disse Ender. Prese le mani di Mandachuva e le strinse. — Ognuno di voi credeva di salvare la vita dell’altro. Lui ti offese, e tu… gli facesti del male, sì, lo uccidesti, ma tutti e due pensavate di agire per il bene dell’altro. Ora tu conosci la verità, e noi anche. Sappiamo che non volevi uccidere. E tu sai che quando colpisci con il coltello un umano lui muore per sempre. Questa è l’ultima norma del nostro patto, Human: mai dare a un umano la terza vita, perché noi non possiamo averla.

— Quando riferirò questa storia alle mogli — disse Human, — voi sentirete le loro grida di dolore per Pipo e Libo levarsi terribili come il rumore degli alberi che si spezzano nella tempesta.

Il maiale si volse a parlare brevemente con Urlatrice, poi si alzò in piedi. — Ora andate — disse a Ender.

— Non hai ancora tradotto a lei i termini del patto.

— Dovrò parlare a tutte le mogli insieme. Loro non oserebbero riunirsi mentre voi siete qui, all’ombra dell’albero-madre, senza nessuno che protegga i nuovi nati. Freccia vi guiderà fuori dalla foresta. Aspettami sul fianco della collina, dove Rooter sorveglia il cancello. Dormi, se puoi. Io presenterò il patto alle mogli, e cercherò di spiegare che dobbiamo comportarci con le altre tribù con la stessa amicizia che voi avete mostrato con noi.

D’impulso Human allungò una mano a toccare l’addome di Ender, con fermezza. — Il mio patto personale lo faccio ora — disse. — Io ti onorerò per sempre, ma non ti ucciderò mai.

A sua volta Ender poggiò il palmo di una mano sull’addome peloso del maiale. Le protuberanze che sentì erano calde ed elastiche. — Anch’io ti onorerò per sempre — dichiarò.

— E se faremo questo accordo fra la tua tribù e la mia — chiese Human, — mi darai l’onore della terza vita? Mi lascerai crescere e bere la luce?

— È possibile farlo in fretta? Voglio dire, non nel modo lento e terribile che…

— E fare di me un albero silenzioso? Un albero che non sarebbe mai padre? Senza onore, capace solo di nutrire con la linfa gli stupidi macios, e di dare il mio legno ai fratelli quando verranno a cantare?

— Non c’è qualcun altro che potrebbe farlo al mio posto? — domandò Ender. — Uno dei fratelli, che conosca meglio il vostro modo di vivere e di morire.

— Tu non capisci — disse Human. — Soltanto così la tribù saprà che la verità è stata detta. Tu dovrai darmi la terza vita, e io la dovrò dare a te, o non ci sarà nessun accordo. Io ho già detto che non ucciderò te, Araldo; ed entrambi vogliamo che il trattato ci sia.

— Va bene, lo farò — disse Ender.

Human annuì, ritrasse la mano e tornò a voltarsi verso Urlatrice.

— Oh, Dio! — sussurrò Ouanda, — ma lei non ha un po’ di cuore?

Ender non rispose. Si limitò a seguire in silenzio Freccia fra le ombre che chiudevano la radura. Novinha diede il suo cilindretto illuminante al maiale, che cominciò a giocherellare come un bambino divertendosi ad allargare il raggio, a restringerlo, e a far nascere giochi di ombre fra gli alberi e i cespugli. Ender non aveva ancora visto un maiale d’umore così giulivo e spensierato.

Ma dietro di loro udirono poco dopo le voci delle mogli echeggiare in un coro disarmonico e angoscioso, una canzone che a tratti si spezzava in un groviglio di ululati strazianti. Human aveva detto loro la verità sulla morte di Pipo e di Libo, sul dolore che l’aveva accompagnata e sul suo significato ineluttabile. E sul motivo che aveva indotto i due uomini a non uccidere Mandachuva e Mangia-Foglie. Nessuno riuscì a dir parola finché non furono lontani da quelle voci, e fra gli alberi centenari non ci fu altro rumore che quello dei loro passi sul terreno molle.