Il maiale mostrò quello che avevano messo per iscritto, e infatti nella clausola era specificata chiaramente anche la definizione di ciò che era un attacco.
— Anche questo è accettabile — disse Ender. Significava che la possibilità di guerra non sarebbe stata rimossa per molte generazioni, forse per secoli, perché tanto sarebbe occorso per riunire sotto il trattato tutte le tribù del pianeta. Ma molto prima che l’ultima tribù faccia questo passo, pensò Ender, i benefici dell’esogamia pacifica saranno evidenti e pochi resteranno inchiodati alle loro usanze belliche.
— Ora l’ultimo cambiamento — continuò Human. — Con questo, le mogli intendono punirti per averle costrette a una discussione così difficile. Ma io credo che tu non la vedrai come una punizione. Poiché a noi è proibito darvi la terza vita, con questo trattato anche agli umani sarà proibito portare i Piccoli nella terza vita.
Per un momento Ender pensò che le sue preghiere fossero state esaudite: non avrebbe dovuto fare la cosa che Pipo e Libo avevano deciso di rifiutare.
— Dopo l’inizio del trattato — disse Human, — tu sarai il primo e l’ultimo umano a darci questo dono.
— Io preferirei… — cominciò a dire Ender.
— So cosa preferiresti, Araldo, amico mio — disse Human. — Per te questo sembra un omicidio. Ma per me… quando a un fratello è dato il diritto di passare alla terza vita come un padre, lui sceglie allora il suo più grande rivale o il suo più fedele amico per compiere l’atto. Tu, Araldo… fin da quando imparai lo stark e lessi La Regina dell’Alveare e l’Egemone, io ti attesi. Molte volte dissi a mio padre, Rooter, che di tutti gli umani tu saresti stato il solo a comprenderci. E poi giunse la tua astronave, e Rooter mi disse che a bordo c’eravate tu e la Regina, così seppi che eri venuto per farmi questo dono, se io avessi agito bene.
— Tu hai agito bene, Human — sospirò Ender.
— Qui — disse il maiale. — Vedi? Abbiamo firmato il trattato come usano gli umani.
In calce all’ultimo paragrafo dell’accordo erano scritte laboriosamente, quasi crudelmente, due parole. — Human — lesse Ender ad alta voce la prima. Ma l’altra non riuscì a capirla.
— È il vero nome di Urlatrice — spiegò il maiale. — Guarda-Stelle. È poco abile con il bastoncino scrivente… le mogli non usano gli utensili molto spesso, perché sono i fratelli a fare i lavori. Così mi ha chiesto di dirti qual è il suo nome, e che lo ha ottenuto perché guardava sempre il cielo. Ha detto che allora non lo sapeva, ma stava aspettando che tu venissi.
Tanti individui e tante speranze riposte in me, pensò Ender. E da ultimo tutto dipenderà da loro. Da Novinha, da Miro, da Ela, che mi hanno chiamato. Da Human e da Guarda-Stelle. E anche da quelli che avevano paura della mia venuta.
Verme si fece avanti con un vasetto d’inchiostro; Calendar aveva portato la penna. Era uno stecco affilato, con una fessura sulla punta e un pozzetto che si riempì d’inchiostro quando Ender lo inzuppò nel calamaio. Dovette intingere il pennino cinque volte per poter scrivere il suo nome. — Cinque! — annuì gravemente Freccia. Ender ricordò che il numero cinque era prodigioso per i maiali. Era stato un caso, ma se volevano considerarlo di buon auspicio tanto meglio.
— Porterò il trattato al nostro governatore e al vescovo — disse.
— Di tutti i documenti mai firmati nella storia dell’umanità… — commentò Ouanda. Nessuno aveva bisogno che finisse la frase. Human, Mangia-Foglie e Mandachuva riavvolsero con attenzione il rotolo nelle foglie e lo consegnarono, non a Ender, ma a Ouanda. E d’un tratto lui si rese conto, con terribile certezza, di cosa significava quel gesto. I maiali avevano ancora del lavoro per lui, un lavoro che richiedeva l’uso di entrambe le mani.
— Ora che l’accordo è convalidato nel modo umano — disse Human, — Tu devi renderlo valido anche per i Piccoli.
— La firma non basta? — chiese Ender.
— Da ora in poi la firma sarà valida — disse il maiale, — ma soltanto perché la stessa mano che ha firmato convaliderà l’accordo nel nostro modo.
— Allora lo farò — disse Ender. — Come ho promesso.
Human allungò una mano e toccò Ender dalla gola all’ombelico. — La parola di un fratello non è solo nella sua bocca — dichiarò. — La parola di un fratello è nella sua vita. — Si volse agli altri maiali. — Lasciatemi parlare con mio padre un’ultima volta, prima che io cresca al suo fianco.
Due dei fratelli stranieri si fecero avanti, ciascuno con un paio di piccoli bastoni in mano. Seguirono Human all’albero di Rooter e cominciarono a tamburellare sul tronco cantando in Lingua-Padre. Pochi istanti dopo nell’albero si aprì una grossa spaccatura che si allargò rapidamente. Era una pianta ancora giovane, e il tronco non raggiungeva un diametro molto superiore a quello del corpo di Human. Il maiale dovette faticare per cacciarsi nell’interno, ma ci riuscì, e la spaccatura si richiuse dietro di lui. Il tambureggiare cambiò ritmo, senza però cessare un solo momento.
Nell’orecchio di Ender, Jane sussurrò: — Posso sentire il suono variare di lunghezza d’onda all’interno del tronco. L’albero s’impadronisce del suono e lo plasma, facendolo riecheggiare sotto forma di un vero e proprio linguaggio.
Gli altri maiali stavano ripulendo un tratto di terreno per l’albero di Human. Ender notò che sarebbe stato piantato a destra di quello di Rooter, per chi guardava dal cancello. Strappare via il capim dalle radici era faticoso per i maiali, e Quim andò ad aiutarli. A lui si aggiunse Olhado, e poi Ela e Ouanda.
La ragazza aveva dato a Novinha il trattato, prima di tirarsi su le maniche. A sua volta lei lo porse a Ender, guardandolo fisso negli occhi con espressione triste e perplessa. — Tu hai firmato Ender Wiggin — disse. — Ender!
Il nome suonò spiacevole perfino agli orecchi di lui. Troppo spesso l’aveva sentito usare come un epiteto. — Sono più vecchio di quel che sembra — disse. — Quello era il nome con cui mi conoscevano quando feci esplodere in polvere il pianeta natale degli Scorpioni. Forse ora, in calce al primo trattato mai fatto fra l’umanità e un’altra razza intelligente, perderà qualcosa del suo sgradevole significato.
— Ender — sussurrò lei. Fece un passo avanti, con il rotolo fra le mani, e glielo poggiò sul petto. — Io non sono mai andata a confessarmi da un prete — mormorò, — perché sapevo che avrebbe provato disprezzo per i miei peccati. Ma ieri, quando tu li hai esposti in pubblico, sono riuscita a sopportarlo perché sapevo che non mi disprezzavi. Ma non capivo il perché, fino ad ora.
— Io non sarei capace di disprezzare qualcun altro per le sue azioni — disse lui. — Non ne ho mai trovato uno di cui non potessi dire, dentro di me, che io ho fatto di peggio.
— Il fardello che hai portato in tutti questi anni conteneva le colpe dell’intera umanità.
— Be’, forse, ma non è niente di mistico — disse Ender. — È come sentirsi addosso il marchio di Caino. Sì, non puoi aprirti con gli altri e farti degli amici, però anche questo ti aiuta a non soffrire.
Il terreno era stato ripulito. Mandachuva parlò in Lingua-Albero ai maiali che battevano sul tronco e il loro ritmo cambiò. La spaccatura tornò ad aprirsi, e Human ne scivolò fuori come se l’albero lo partorisse. Poi andò a fermarsi nel mezzo dello spazio messo a nudo. Mangia-Foglie e Mandachuva gli porsero ciascuno un coltello, e nel prenderli Human parlò loro, in portoghese perché anche gli umani capissero e questo gli desse maggiore forza. — Io ho detto a Urlatrice che voi due avete perduto il passaggio alla terza vita a causa di un grande malinteso con Pipo e Libo. Lei ha detto che prima di cinque mani di giorni anche voi crescerete su verso la luce.