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Ender le fece mettere da parte quegli interrogativi: — Credi che tuo marito possa mettermi a disposizione una motobarca da qui a a Marelde? Se viaggiassi stanotte, domattina potrei farmi portare in orbita da una navetta.

La sua fretta era crudele. — Se non avessi avuto bisogno di un passaggio da Jakt, mi avresti lasciato una nota sul computer?

— Ho preso la mia decisione solo cinque minuti fa, e sono venuto subito a cercarti.

— Ma hai già prenotato su una nave interstellare? Per queste cose occorre tempo!

— Non quando hai comprato l’astronave, sorellina.

— Perché tutta questa fretta? Il viaggio durerà anni e anni…

— Ventidue anni.

— Ventidue! Allora che differenza può fare qualche giorno in più? Non potresti aspettare un mese, per vedere almeno la mia bambina?

— Pochi minuti ancora con te, Val, e potrei non aver più il coraggio di lasciarti.

— Allora non farlo! Cosa sono i maiali per te? Gli Scorpioni sono più che abbastanza per la vita di un uomo. Resta! Sposati, come mi sono sposata io. Tu hai aperto le stelle alla colonizzazione, Ender, adesso fermati a godere i frutti del tuo lavoro!

— Tu hai Jakt. Io ho soltanto branchi di studenti chiacchieroni che cercano di convertirmi al calvinismo. Il mio lavoro non è ancora finito, e Trondheim non è la mia casa.

Valentine ebbe l’impressione che in quella parola ci fosse un’accusa: tu hai messo radici qui senza chiedermi se io avrei potuto vivere in questa terra. Ma non è colpa mia, avrebbe voluto rispondere. Sei tu quello che se ne sta andando, non io, - Ricordi cos’è successo — mormorò, — quando abbiamo lasciato Peter sulla Terra per quel viaggio lungo decenni fino alla prima colonia? È stato come se per noi fosse scomparso. Allorché sbarcammo lui era già un vecchio, e noi ancora ragazzi. Nel collegamento via ansible mi sembrava di parlare con un anziano nonnetto, l’Egemone oberato dagli anni e dal potere, il leggendario Locke… chiunque salvo nostro fratello.

— Io pensai che il suo carattere era migliorato — disse Ender, cercando di alleggerire l’atmosfera.

Ma Valentine rivoltò crudamente quella frase. — E credi che anch’io sarò migliorata, da qui a vent’anni?

— Penso che ricordarti mi farà soffrire più che se fossi morta.

— No, Ender. Sarà esattamente come se io fossi morta. E sarai stato tu a uccidermi.

Lui distolse lo sguardo. — Non devi dire questo.

— E non ti scriverò neppure. Perché dovrei farlo? Per te saranno trascorse solo un paio di settimane. Arriveresti su Lusitania, e il computer ti consegnerebbe vent’anni di lettere scritte da una persona che hai lasciato appena due settimane prima. Lettere in cui leggeresti il dolore per averti perso, e poi la nostalgia, e poi la mancanza di una persona con cui confidarmi davvero, e…

— Tuo marito è Jakt. lo sono solo tuo fratello.

— Allora cosa dovrei scriverti? Notizie sul tempo che fa e sui progressi della bambina? Lei crescerà, diventerà una fanciulla, una ragazza, una donna sposata, e tu non l’avrai mai conosciuta. Non ti sarà mai importato niente di lei.

— Penserò molto a lei.

— Non ne avrai nepure il tempo. No, non ti scriverò finché non sarà diventata vecchia, Ender. Finché tu non sarai partito da Lusitania e poi da altri posti ancora, inghiottendo i decenni in grossi bocconi. Allora ti manderò le mie memorie. E le dedicherò a te, Andrew, il mio adorato fratello… l’uomo che ho seguito con gioia su due dozzine di mondi, e che non ha voluto restare con me neppure qualche settimana quando gliel’ho chiesto.

— Val, ascolta quello che stai dicendo, e capirai che devo andarmene adesso o le tue parole mi spezzeranno l’anima.

— Questi sono sofismi che non tollereresti neppure nei tuoi studenti, Ender. Io non direi queste cose se non ti vedessi scappar via come un ladro colto sul fatto! Non girare la frittata per gettare la colpa su di me!

Lui le rispose con un groppo in gola, le parole che si accavallavano l’una sull’altra, desiderando disperatamente dirle quel che doveva prima che l’emozione gli bloccasse del tutto la voce. — No, hai ragione, io so di avere un lavoro da fare lassù, ma devo anche fuggire perché ogni giorno qui con te è più doloroso, e perché mi ferisce vedere che tu e Jakt diventate sempre più vicini mentre tu ed io ci allontaniamo in direzioni diverse, anche se so che così è giusto che sia. E così, quando l’ho deciso, mi sono detto che prima partivo meglio era. Ed è vero, tu sai che è vero! Non ho mai pensato che avresti potuto odiarmi per questo.

Non fu capace di dirle altro. Si coprì gli occhi con una mano e pianse. Anche lo sguardo di lei si riempì di lacrime. — Io non ti odio, io ti amo, tu sei parte di me come il mio stesso cuore, e quando te ne sarai andato avrai strappato un pezzo della mia anima per portarla via…

E Valentine non fu più capace di dire altro.

Il secondo di bordo di Räv condusse Ender a Marelde, la grande piattaforma del mare equatoriale su cui facevano scalo le navette per i collegamenti con le astronavi in orbita. Entrambi erano stati silenziosamente d’accordo che per Valentine era meglio non accompagnarlo, e la giovane donna tornò lentamente a casa. Quella notte dormì abbracciata a Jakt come se avesse un disperato bisogno di un’ancora a cui aggrapparsi. Il giorno dopo partì per il söndring con i suoi studenti. E fu solo a tarda sera, quando fu certa che nessuno poteva vederla, che pianse a lungo per Ender.

Ma uno dei ragazzi l’aveva vista, e ben presto gli altri seppero del dolore delia professoressa Wiggin per la partenza di suo fratello, l’Araldo itinerante. Da questo trassero le conclusioni, più o meno realistiche, tipiche della loro età. Tuttavia una studentessa, una ragazza di nome Plikt, intuì che dietro le vicende personali di Valentine e Ender Wiggin c’era più di quanto chiunque avrebbe potuto supporre.

Cercò di percorrere a ritroso la loro vita e indagò con cura sui viaggi che avevano fatto fra le stelle. Trascorse il tempo, e Syfte, la bambina di Valentine, aveva due anni quando le nacque un fratellino, Ron. Due anni più tardi Plikt, divenuta assistente universitaria, fece una visita alla villa di Valentine e le mostrò un romanzo che aveva appena fatto pubblicare. Aveva dato alla storia una veste di pura invenzione, ma la trama era basata su due persone, fratello e sorella, nati sulla Terra prima dell’espansione umana sulle colonie e vissuti senza invecchiare per tre millenni, in continua peregrinazione da mondo a mondo, senza radici e sempre in cerca di qualcosa.

Con sollievo di Valentine — e, stranamente, con suo disappunto — Plikt non aveva scoperto che Ender era il primo Araldo dei Defunti, né che lei era Demostene. Ma aveva scavato nella loro personalità al punto da saper ricostruire piuttosto bene il loro addio sul molo, il giorno che il destino li aveva separati. Nel romanzo la scena risultava molto più tenera e strappalacrime di quanto non lo fosse stata nella realtà: Plikt aveva descritto l’accaduto come se Ender e Valentine avessero avuto molto più senso teatrale.

— Perché hai pubblicato questa storia? — le chiese Valentine.

— La trama è ben riuscita, e questo era un ottimo motivo per cercare di tirarne fuori dei soldi.

Quella risposta così sfacciata divertì Valentine, ma il suo sguardo tagliente restò fisso negli occhi di lei. — Devi avere fatto molte ricerche per arrivare a questo. Cos’era mio fratello Andrew per te?

— Anche questa è la domanda sbagliata — disse Plikt.

— Sembra che io stia fallendo in una specie di test. Puoi darmi un indizio di quali consideri le domande giuste?

— Non si arrabbi con me. Comunque, dovrebbe chiedermi perché ho scritto un romanzo invece di una biografia.