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— Amico mio — disse Freccia. — Io ho il grande privilegio di farti una richiesta.

Miro notò che Ouanda s’irrigidiva impercettibilmente. I maiali non chiedevano spesso qualcosa, ma ogni volta che lo facevano si creavano delle difficoltà.

— Sei disposto ad ascoltarmi?

Miro annuì lentamente. — Ma ricorda che fra gli umani io non sono niente, non ho potere. — Era stato Libo a scoprire che i maiali non si sentivano affatto insultati all’idea che gli umani mandassero fra loro dei delegati senza poteri. Dare di sé un’immagine d’impotenza aiutava inoltre gli zenador a spiegare le strette limitazioni cui erano sottoposti.

— È stato Rooter, parlando dal suo albero, a dire questo.

Miro sospirò fra sé. Venire alle prese con la religione dei maiali gli piaceva ancor meno che avere a che fare con il cattolicesimo della sua gente. In entrambi i casi doveva fingere di prendere con la più grande serietà dichiarazioni oltraggiose per la sua intelligenza. E ogni volta che dovevano dire qualcosa di particolarmente azzardato o seccante, i maiali lo attribuivano all’iniziativa di questo o quello dei loro antenati, i cui spiriti vivevano negli onnipresenti alberi. Era stato solo negli ultimi anni, da non molto tempo dopo la morte di Libo, che avevano cominciato a scegliere Rooter come la fonte di molte fra le idee più importune. Era ironico che un maiale da loro giustiziato come ribelle godesse ora di tale rispetto nel loro pantheon di antenati .

Miro, comunque, diede la stessa risposta che usava dare Libo: — Noi abbiamo grande stima e affetto per Rooter, se voi lo onorate.

— Dobbiamo avere il metallo.

Miro chiuse gli occhi. Ecco dove finivano tutte le precauzioni prese dagli zenador per non dover mai usare utensili metallici davanti ai maiali. Ovviamente la tribù aveva degli osservatori, incaricati di studiare gli umani al lavoro da qualche punto elevato all’esterno del recinto. — A cosa vi serve il metallo? — replicò con calma.

— Quando la vostra astronave è scesa, con l’Araldo dei Defunti, ha emesso un terribile calore, più rovente di ogni fuoco che avessimo mai fatto. Eppure l’astronave non è bruciata, e non si è fusa.

— Questo non è stato grazie al metallo, ma a uno scudo di plastica termorefrattaria.

— Forse quello è servito, ma il metallo era nel cuore di quella macchina. In tutte le vostre macchine, quando usate il fuoco o il calore per muovere le cose, c’è il metallo. Noi non riusciremo mai a fare fuochi come i vostri finché non avremo a disposizione il metallo.

— Io non posso darvelo — rispose Miro.

— Ci stai dicendo che siamo condannati a essere sempre varelse, e neppure raman?

Ouanda, quanto vorrei che tu non gli avessi spiegato la Gerarchia dell’Esclusione, di Demostene! - Nessuno vi condanna affatto, non in questo senso. Quello che vi abbiamo dato finora lo abbiamo estratto da cose che crescono allo stato naturale nel vostro mondo, come i cabras. E anche così, se si scoprisse ciò che abbiamo fatto saremmo esiliati da questo mondo e ci proibirebbero di rivedervi ancora.

— Anche il metallo che usate voi umani è di provenienza naturale del nostro mondo. Abbiamo visto i minatori che lo estraggono dal suolo, molto più a sud di qui.

Miro incamerò quel frammento d’informazione per elaborarlo in futuro. Non c’era alcun posto elevato all’infuori del recinto da cui fossero visibili le miniere. Di conseguenza i maiali dovevano aver oltrepassato in qualche modo la recinzione per osservare le attività umane dall’interno. — Viene estratto dal suolo; ma soltanto in certi posti, che io non sarei in grado di trovare. E anche quando lo scavano fuori è mescolato con altri generi di roccia. Devono purificarlo e trasformarlo, con un procedimento molto difficile. Ogni pezzo di metallo che estraggono dal suolo è contato, e se noi ve ne dessimo anche quel poco che basta per un singolo utensile, un cacciavite o una sega da falegname, la sua mancanza sarebbe notata e lo cercherebbero. Nessuno fa ricerche per il latte di cabras.

Freccia lo fissò senza dir parola per alcuni interminabili secondi, mentre lui si sforzava di sostenere il suo sguardo. Poi disse: — Ci penseremo sopra. — Allungò un braccio verso Calendar, che gli mise in mano tre frecce. — Guarda. Vanno bene?

Erano perfette, come tutte quelle che Freccia costruiva, dalle piume di coda alla punta. Ma queste presentavano un’innovazione: la punta non era in tenera ossidiana.

— Osso di cabras — disse Miro.

— Usiamo i cabras per uccidere i cabras. — Il pequenino restituì le frecce al compagno. Poi si alzò e se ne andò.

Calendar sollevò davanti a sé le sottili asticelle di legno e cantò loro qualcosa in Lingua Padre. Pur senza capire le parole, Miro riconobbe la canzone: una volta Mandachuva gli aveva detto che era una preghiera rivolta a un albero morto, per scusarsi di aver usato su di lui utensili non di legno. Altrimenti, aveva spiegato, gli alberi avrebbero pensato che i Piccoli li disprezzavano. Religione. E Miro sospirò.

Calendar si portò via le frecce. Il suo posto fu preso dal giovane maiale di nome Human, che si gettò a sedere in terra di fronte a Miro. Aveva con sé un involto di foglie, che depose nella polvere, e quando l’ebbe aperto con cura venne alla luce un rotolo uscito dalla stampante di un computer.

Si trattava di una copia di La Regina dell’Alveare e l’Egemone, che Miro aveva dato loro quattro anni prima. La cosa era accaduta in conseguenza di un piccolo diverbio fra Ouanda e Miro, e a cominciarlo era stata lei, in seguito ad una discussione con i maiali su argomenti religiosi. Non aveva avuto tutte le colpe, visto che Mandachuva s’era avvicinato per domandarle: — Voi umani, come potete vivere senza alberi? — Ouanda aveva capito la domanda, naturalmente: lui non stava parlando di piante, ma di dei. — Anche noi abbiamo un Dio. Un uomo che morì e tuttavia vive ancora — aveva spiegato. Soltanto uno? Allora dove viveva, adesso? — Nessuno lo sa. — Ma allora a cosa serviva, e come potevano parlargli? — Lui vive nei nostri cuori.

I maiali ne erano rimasti sbalorditi. Quella sera, quando lei aveva riferito il colloquio a Miro, lui ne aveva riso commentando: — Vedi? A loro la nostra complicata teologia sembra tutta superstizione. Abita nei nostri cuori, figuriamoci! Che razza di religione è, paragonata a una i cui dei possono essere visti e sentiti…

— E inoltre ci si può arrampicare sopra e cercarvi i macios, senza parlare del fatto che alcuni possono essere abbattuti per fabbricare case di tronchi — aveva detto Ouanda.

— Abbattuti? Credi che li abbattano? Senza utensili di pietra o di metallo? No, Ouanda, loro li pregano di abbattersi. — Ma Ouanda non aveva trovato divertente quel suo scherzare sulla religione.

Giorni dopo, su richiesta dei maiali, Ouanda aveva portato loro una copia del Vangelo di Giovanni, tolto da una versione semplificata in stark della Bibbia Douai. Ma Miro aveva insistito per dare ai maiali, insieme ad esso, un printout de La Regina dell’Alveare e l’Egemone. - San Giovanni non dice niente degli esseri che vivono su altri mondi — aveva dichiarato. — Ma l’Araldo dei Defunti spiega gli Scorpioni agli uomini… e gli uomini agli Scorpioni. — Ouanda se n’era offesa come a una bestemmia. Ma un anno dopo i due avevano scoperto i maiali nell’atto di accendere un fuoco usando pagine del Vangelo di Giovanni come esca, mentre La Regina dell’Alveare e l’Egemone riposava amorevolmente avvolto in foglie fresche. La cosa aveva indignato moltissimo Ouanda, che per un po’ di tempo era stata intrattabile, e Miro aveva imparato che su quell’argomento era meglio non stuzzicarla.