Выбрать главу

— Parassiti che non si riproducono. E se non si accoppiano, le leggi dell’evoluzione non dovrebbero farli estinguere? — Naturalmente Jane sapeva che i preti si occupavano di parte del lavoro amministrativo e dei servizi pubblici della comunità. Ender diede la risposta a se stesso, visto che non poteva darla a lei: se non ci fossero stati i preti, sarebbero state le autorità civili, o i commercianti, o altri gruppi d’interessi a espandersi per prendere il controllo di certe attività. Era inevitabile che lo strato più conservatore tendesse a creare una rigida gerarchia entro una comunità, per mantenerne intatte le strutture malgrado i cambiamenti, oppure, assumendo vesti progressiste, per dirigere a suo modo ogni evoluzione. Anche le forze reazionarie, i cultori dell’ortodossia, avevano una loro funzione nel mantenere l’identità di una colonia come quella, che evidentemente teneva molto alle sue tradizioni. Un gruppo sociale ortodosso e dai vasti poteri era irritante, ma in certe comunità risultava essenziale. Cos’aveva scritto Valentine in quel suo saggio su Zanzibar? Aveva paragonato la classe sacerdotale allo scheletro dei vertebrati…

E soltanto per dimostrargli che riusciva a prevedere le sue argomentazioni, anche quando lui se le teneva in bocca, Jane citò da quel libro. Con pervicacia lo fece usando la voce di Valentine, che ovviamente aveva memorizzato con l’unico scopo di stuzzicarlo meglio: — Le ossa sono rigide, e in se stesse possono sembrare strutture inerti e morte, ma il resto del corpo si appoggia su di loro per portare avanti le sue attività vitali.

Sentire la voce di sua sorella lo ferì più di quanto si sarebbe aspettato, certamente più di quanto Jane aveva inteso. Capì che era la sua assenza a renderlo così sensibile all’ostilità dei preti. Aveva sopportato i ruggiti dei leoni calvinisti nella loro tana, aveva camminato filosoficamente nudo sui carboni ardenti delll’Islam, e i fanatici Shinto avevano intonato cori minacciosi fuori dalle sue finestre a Kyoto. Ma sempre Valentine gli era stata vicina, o almeno nella stessa città, respirando la stessa atmosfera culturale, alle prese con lo stesso ambiente. Da lei avrebbe attinto coraggio e decisione. E tornando da lei dopo un duro confronto gli sarebbe bastato parlarle per trarre un significato anche dai propri errori, restando con qualcosa di valido in mano perfino dopo una delusione o una sconfitta. L’ho lasciata appena dieci giorni fa, e adesso, già adesso, sento la sua mancanza.

— A sinistra, credo — lo informò Jane. Grazie al cielo stava di nuovo usando la sua voce. — Il monastero è sul bordo occidentale della collina, in vista della Stazione Zenador.

Si avviò lungo l’esterno della faculdade, dove gli studenti di età superiore ai dodici anni studiavano materie più impegnative. E laggiù, basso sul terreno erboso, c’era il monastero. Il contrasto fra quell’edificio e la cattedrale lo fece sorridere. I Filhos erano quasi offensivi nel loro rifiuto delle ostentazioni. Non c’era da meravigliarsi che il clero, ovunque, fosse poco soddisfatto della loro presenza. Perfino il giardino del monastero esprimeva un’opinione ribelle: era in gran parte tenuto a orto, e tutto ciò che non fosse commestibile era lasciato a se stesso e alle erbacce.

All’abate veniva dato l’appellativo di Dom Cristão, naturalmente; e se al suo posto vi fosse stata una badessa gli altri l’avrebbero chiamata Dona Cristã. In quel luogo, visto che c’erano una sola escola baixa e una sola faculdade, bastava un preside, e Ender sapeva che si trattava della superiora del monastero. Con elegante semplicità, il marito dirigeva il monastero e sua moglie la scuola, mescolando tutte le faccende dell’Ordine in un solo matrimonio. Secoli addietro Ender aveva detto a San Angelo che per i direttori dei monasteri e delle scuole non era affatto umile, bensì pretenzioso al massimo, farsi chiamare «Signor Cristiano» e «Signora Cristiana», arrogandosi un titolo che avrebbe dovuto appartenere indiscriminatamente a ogni seguace di Cristo. San Angelo s’era limitato a sorridere… perché, naturalmente, questo era proprio ciò su cui voleva far riflettere chiunque lo avesse notato. Arrogante nella sua umiltà, ecco cos’era, e questa era una delle ragioni per cui gli voleva bene.

Invece di attenderlo nel suo escritorio, Dom Cristão era uscito ad attenderlo in cortile. Parte dei precetti dell’Ordine era anche quel rinunciare alle formalità, quel mettersi al servizio di ogni visitatore. — Araldo Andrew! — lo salutò a gran voce nel vederlo apparire. — Dom Cefeiro! — gridò Ender nello stesso tono. Cefeiro, ovvero «mietitore» era l’appellativo interno con cui i membri dell’Ordine chiamavano l’abate. I presidi delle scuole ricevevano l’appellativo di Aradores, e i monaci addetti all’insegnamento erano Semeadores, seminatori.

Il Cefeiro sorrise nel capire perché l’Araldo non gli aveva dato il suo titolo più comune, Dom Cristão. Sapeva che imporre alla gente di chiamare i Filhos con i loro titoli e nomi monacali significava strumentalizzarli. Come aveva detto San Angelo: «Quando vi chiamano col vostro titolo, riconoscono che siete cristiani. Quando vi chiamano per nome dalla loro bocca esce un sermone». L’uomo prese Ender per le spalle, sorrise e disse: — Sì, io sono il Cefeiro. E lei cos’è… la nostra invasione di gramigna?

— Diciamo che cerco d’essere un’utile ortica dovunque io vada.

— Attento, allora, o il Signore dei Raccolti le scatenerà addosso un esercito di falci.

— Lo so… io cammino sull’orlo della perdizione, e non c’è speranza che qualcuno mi assolva.

— I preti assolvono. Il nostro lavoro è coltivare la mente. Sono lieto che lei sia venuto.

— E io lieto che lei mi abbia invitato. Mi stavo già convincendo che l’unico modo per costringere la gente a parlare con me fosse di aggredirla in un vicolo buio e con un’arma puntata.

Il Cefeiro sapeva, naturalmente, che l’Araldo aveva capito d’esser stato invitato solo a causa delle minacce espresse a Navio. Ma Fratello Amai intendeva dare ben altro tono alla discussione. — Venga, venga — lo invitò, avviandosi al suo fianco. — Mi dica, è vero che lei ha conosciuto San Angelo? È proprio lei l’Araldo che ha fatto la sua elegia?

Ender accennò verso i rampicanti che crescevano fino in cima ai muri del cortile. — Lui avrebbe approvato il selvaggio disordine del vostro giardino. Ricordo che si divertiva a stuzzicare il Cardinale Aquila con osservazioni ironiche sulla sua serra, in cui le orchidee erano allineate con precisione militaresca. Le chiamava «i soldati del Cardinale». Non c’è dubbio che monsignor Peregrino faccia smorfie di disgusto nel vedere lo stato in cui tenete le aiuole.

Dom Cristão gli strizzò l’occhio. — Lei conosce molti dei nostri segreti, vedo. Se la aiuterò a trovare le risposte che cerca, se ne andrà?

— Così spero. Il periodo più lungo da me trascorso in un luogo, da quando servo come Araldo, è stato un anno e mezzo. A Reykjavik, su Trondheim.

— Mi auguro che lei possa prometterci una visita non più lunga anche qui. Non lo chiedo per me, ma per la tranquillità mentale di coloro che indossano vesti molto più pesanti delle mie.

Ender diede l’unica risposta sincera che avesse a disposizione per placare in qualche modo le ansie del vescovo: — Prometto che, se qui troverò un posto dove stabilirmi per sempre, rinuncerò al titolo di Araldo per restare soltanto un privato cittadino.

— In una colonia come questa, ciò presupporrebbe la sua conversione al cattolicesimo.

— Molti anni fa San Angelo mi fece promettere che, se mai mi fossi volto a una religione, sarebbe stata questa.

— Non si può dire che la sua possa scambiarsi per una sincera dichiarazione di fede.