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Quando poi fu fuori, sui sentieri illuminati da lampioncini semicelati fra il fogliarne, la pacata conversazione dei due coniugi gli fece dimenticare che Jane non stava ascoltando. Gli parlarono dell’infanzia di Novinha, del suo isolamento, e di come l’avevano vista prendere vita grazie all’affetto paterno di Pipo e all’amicizia con Libo. — Ma dalla notte in cui Pipo morì, fu come se i suoi contatti con il resto del mondo si fossero tranciati.

Novinha non aveva mai saputo delle discussioni di cui era stata oggetto. L’infelicità degli altri giovani della colonia non provocava certo chiacchiere nel salotto del vescovo, conversazioni fra gli insegnanti del monastero o speculazioni interminabili nell’ufficio del sindaco. Ma gli altri giovani non erano, dopotutto, la figlia degli Os Venerados, la quale era inoltre l’unica xenobiologa del pianeta.

— Diventò molto chiusa e indaffarata. Cominciò a pubblicare ogni suo studio sull’adattamento genetico di piante locali all’uso su altri pianeti, e sull’adattamento di piante terrestri per lo sviluppo di un’agricoltura nel suolo di Lusitania. Se le si rivolgeva la parola rispondeva sempre alle domande con garbo, perfino con cordialità, dilungandosi volentieri purché si trattasse del suo lavoro. Ma per tutto il resto era come morta, e non aveva amici. Qualche tempo dopo il fatto ci decidemmo a parlarne a Libo, Dio riposi la sua anima, e lui disse che pur essendo stato suo amico ancora non riusciva a ottenere da lei neppure quell’apparente cordialità che mostrava con gli estranei. Anzi, con lui Novinha era molto suscettibile circa la morte di Pipo, e gli aveva proibito di farle qualsiasi domanda. — Il Cefeiro s’interruppe per raccogliere un lungo stelo di erba locale, lo aprì in due e leccò il liquido sulla superficie interna. — Dovrebbe assaggiare uno di questi, Araldo Andrew… ha un sapore interessante. E dal momento che il nostro corpo non può metabolizzarlo è senz’altro innocuo.

— Però dovresti avvertirlo, marito, che l’orlo di quell’erba può tagliare le labbra e la lingua come una lama di rasoio.

— Stavo per farlo.

Ender rise, aprì in due uno stelo d’erba e ne provò il sapore: cinnamono acido, una punta di limone, qualcosa che sapeva di denti cariati… era un miscuglio di varie sostanze, poche delle quali gradevoli, tuttavia l’effetto era molto intenso. — Lo si potrebbe usare come una spezia in molte ricette — commentò.

— Mio marito si accinge a rifilarle una metafora arguta, Araldo Andrew. Stia in guardia.

Il Cefeiro si schermì con una risatina. — Non è stato San Angelo a dire che Cristo insegnava la corretta via anche paragonando le cose vecchie a quelle nuove?

— Ma il sapore dell’erba — disse Ender, — cos’ha a che fare con Novinha?

— Mi scusi se ci arrivo così obliquamente. Credo che Novinha assaggiò qualcosa di niente affatto piacevole, ma così forte da sopraffarla, e non poté più togliersi quel sapore di bocca.

— Che cosa?

— Sempre per restare nella metafora, lo definirei il sapore della colpa universale. È una forma di vanità e di egomania: una persona si ritiene responsabile di qualcosa che non è accaduto per colpa sua, come se tutto fosse sotto il suo controllo. E come se le sofferenze altrui fossero una punizione per i suoi peccati.

— Lei incolpa se stessa — disse l’Aradora, — per la morte di Pipo.

— Ma non è una sciocca — osservò Ender. — Sa che sono stati i maiali, e sa che Pipo andò là da solo. Dunque come può credere che sia successo per colpa sua?

— Quando intuii come la pensava, feci anch’io la stessa obiezione. Ma poi esaminai le trascrizioni e le registrazioni degli eventi accaduti la sera in cui Pipo morì. C’era un solo accenno indicativo: una frase pronunciata da Libo, e captata dal computer. Il giovane aveva chiesto a Novinha di mostrarle a cosa lei e Pipo stavano lavorando prima che lui uscisse per andare dai maiali. Lei rifiutò di farlo. Questo era tutto; qualcun altro entrò a interromperli e non tornarono più sull’argomento, non nella Stazione Zenador, comunque, non dove un apparato d’ascolto poteva registrarli.

— Questo ci indusse a chiederci cosa fosse successo prima della morte di Pipo, Araldo Andrew — continuò l’Aradora. — Perché Pipo andò via con quella fretta? Avevano litigato su qualcosa? Era arrabbiato? Quando muore qualcuno, una persona amata, e il nostro ultimo colloquio con lui è stato spiacevole o violento, è facile cominciare a sentirci in colpa: se solo non gli avessi fatto questo! Se solo non gli avessi detto quello!

— Abbiamo cercato di ricostruire i fatti di quella sera. Ci siamo serviti del computer principale della Stazione, il solo che automaticamente registra una quantità di operazioni oltre alle voci degli addetti ai lavori. Risultò che c’era stata una cancellazione completa di quel che Novinha aveva detto e fatto quel pomeriggio. E non soltanto dei suoi lavori, ma anche delle pause fra l’una e l’altra operazione. O meglio, non una cancellazione, che il computer non avrebbe potuto permettere, bensì un occultamento. Novinha nascose questi dati, e noi non riuscimmo a trovarli. Fu impossibile, semplicemente. E non poté farlo neppure il sindaco, con i mezzi ordinari a sua disposizione.

L’Aradora annuì. — Era la prima volta che qualcuno chiudeva dietro un codice d’accesso dati pubblici di quel genere… note di lavoro, parte dell’attività della colonia.

— Compì un atto illegale, e offensivo. Naturalmente il sindaco avrebbe potuto usare d’autorità un codice di emergenza, ma dov’era l’emergenza? La si sarebbe potuta stabilire soltanto con una riunione pubblica in presenza di un magistrato, però noi non potevamo addurre nessuna giustificazione legale. A parte la nostra preoccupazione per lo stato di Novinha. E la legge non è comprensiva con chi si impiccia dello stato d’animo di qualcun altro. Un giorno o l’altro forse riusciremo ad avere quei dati, a sapere cosa ci fu fra loro prima che Pipo morisse. La registrazione esiste ancora, poiché cancellare dati di pubblica proprietà non è possibile.

A Ender non venne in mente che Jane, chiusa fuori, non stava ascoltando. Distrattamente pensò che già in quel momento lei stesse aggirando i blocchi messi da Novinha, per scoprire cosa nascondevano.

— E il suo matrimonio con Marcos — disse l’Aradora. — Tutti la giudicarono una cosa incomprensibile. Libo voleva sposarla; il loro affetto non era un segreto. Ma lei gli disse di no.

— Fu come se lei dicesse: io non merito di sposare l’uomo che potrebbe rendermi felice. Sposerò quello vizioso e brutale, quello che mi darà la punizione che mi spetta. — Il Cefeiro sospirò. — Il suo desiderio di espiazione li tenne separati per sempre. — Prese una mano della moglie e gliela strinse con un sorriso triste.

Ender si aspettava che Jane facesse un commento sarcastico sul fatto che sei figli potevano esser presi come prova che Libo e Novinha non erano stati poi tanto separati. Quando la voce di lei non si fece sentire, Ender ricordò finalmente che l’interfaccia era spento. Ma con il Cefeiro e l’Aradora che guardavano non se la sentì di riaccenderlo.

Poiché era a conoscenza della lunga relazione extraconiugale di Libo e Novinha, sapeva che il Cefeiro e l’Aradora erano su una falsa pista. Oh, Novinha si sentiva certamente in colpa… questo spiegava perché avesse sopportato Marcos, e perché aveva tagliato i ponti fra sé e gli altri. Ma non era questo il motivo per cui non aveva sposato Libo: qualunque colpa si fosse attribuita, ciò non le aveva impedito di conoscere con lui i piaceri del letto.

Era il matrimonio con Libo, e non Libo stesso, che lei aveva voluto evitare. E questa non doveva esser stata affatto una scelta facile in una piccola comunità rigidamente cattolica. Perciò, quale elemento sarebbe stato legato al matrimonio ma non all’adulterio? Quale pericolo Novinha aveva voluto aggirare?