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Il mattino dopo Novinha scoprì quasi subito che l’Araldo aveva cercato d’introdursi nelle sue registrazioni riservate. Era stato esplicito in modo perfino arrogante nel lasciarle capire che avrebbe fatto quel tentativo, e ciò che la preoccupava era fino a che punto era riuscito a spingersi. Vide che aveva ficcato il naso in buona parte della documentazione, e tuttavia la più importante, la registrazione della simulazione che lei aveva mostrato a Pipo, gli era rimasta preclusa. Ciò che la irritò di più fu il fatto che non aveva neppure cercato di nascondere l’effrazione: il suo nome era rimasto impresso davanti a tutti i codici che aveva scalzato o tentato di scalzare, perfino nei punto dove ogni scolaretto sarebbe stato capace di cambiarlo o cancellarlo.

Ebbene, decise, lei non gli avrebbe permesso d’interferire nel suo lavoro. La fa da padrone in casa mia, manovra i miei figli, spia nel mio archivio, e tutto come se Dio gli avesse dato il diritto…

E continuò a rodersi e ad indignarsi finché non s’accorse che, pensando alle frasi al vetriolo da dirgli appena l’avesse rivisto, il tempo era trascorso e lei non aveva ancora fatto nessun lavoro.

Ignoralo, non pensare a lui. Pensa a qualsiasi altra cosa.

Miro ed Ela che ridevano, due sere fa. Pensa a questo. Ma naturalmente Miro ha ritrovato se stesso, il mattino dopo; e Ela, che resta sempre più a lungo di umore allegro, invece ha assunto subito quell’aria preoccupata, indaffarata, svelta ed efficiente come sempre. E Grego può anche aver pianto fra le braccia di quell’uomo, come diceva Ela, ma al mattino si è svegliato, ha preso le forbici e ha tagliato a strisce le lenzuola. E a scuola ha dato una testata nella pancia a fratello Adornai, costringendolo a metter fine alla lezione prima del previsto; e poi Dona Cristã ha voluto parlarmi. Alla faccia delle mani risanataci dell’Araldo. Può pensare di spadroneggiare in casa mia, e aggiustare tutti quelli che gli sembrano errori miei, ma scoprirà che alcune ferite non si lasciano risanare così facilmente.

Certo, Dona Cristã le aveva anche detto che Quara aveva parlato a sorella Bebei, in classe nientedimeno, di fronte agli altri bambini. E perché? Per dir loro che aveva conosciuto il terribile e ripugnante Falante pelos Mortos, e che il suo nome era Andrew, e che era esattamente spaventoso come aveva detto monsignor Peregrino, se non peggio, perché aveva torturato Grego fino a farlo piangere… ed a quel punto sorella Bebei aveva addirittura detto a Quara di smetterla di parlare. Questo era qualcosa, tirar fuori Quara dal suo profondo assorbimento in se stessa.

E Olhado, così controllato, così distaccato, adesso era espansivo; la sera prima non aveva smesso un istante di parlare dell’Araldo. «L’avreste detto che non sa neppure come trasferire i soldi?» e poi: «Ha un telecodice così incredibile che non ci credereste! Impossibile, mi sono detto, parole come queste il computer le rifiuta, e… no, non posso dirvelo, è un segreto. Vi giuro che gli ho dovuto praticamente insegnare come fare una ricerca… be’, no, anzi penso che conosca i computer, non è un idiota o uno che… certo, mi ha detto che usava un programma-schiavo, ecco perché porta quell’orecchino. E ha detto che per il servizio potevo pagarmi con la cifra che volevo. Non che ci sia molto da comprare, qui, però me li metterò da parte finché non ne avrò bisogno. Sapete, credo che sia davvero vecchio. Mi è sembrato che ricordasse cose successe chissà quanti secoli fa. E sono sicuro che la sua lingua nativa è lo stark. Voglio dire, non ci sono molti posti sui Cento Mondi dove lo stark sia la lingua madre, no? Pensate che possa essere nato sulla Terra?»

Alla fine Quim era balzato in piedi gridandogli di non parlare più a favore di quel servo del demonio, altrimenti avrebbe chiesto al vescovo di venire a fargli un esorcismo, perché Olhado era evidentemente posseduto. E quando lui era scoppiato a ridergli in faccia, Quim era corso fuori dalla cucina e fuori di casa, e non era rientrato fino a notte tarda. A questo punto l’Araldo potrebbe addirittura trasferirsi a vivere in casa nostra, pensò Novinha, visto che influenza tanto la mia famiglia anche quando non c’è, e s’intrufola perfino nei miei computer, sfacciatamente.

E il peggio è che, come al solito, la colpa è mia, sono io quella che l’ha chiamato qui, io che l’ho fatto venire via da quel posto, qualunque fosse, che chiamava casa.ha detto che ha una sorella là. Trondheim, già. È colpa mia se adesso è in questo miserabile paese, alla periferia della periferia dei Cento Mondi, dentro un recinto che non è bastato a trattenere i maiali dall’uccidere quelli che amavo…

E di nuovo pensò a Miro, tanto somigliante al suo vero padre che lei non capiva cosa tappasse gli occhi alla gente davanti al suo adulterio. E pensò a lui che giaceva sul pendio della collina, come Pipo. Pensò ai maiali che lo smembravano con i loro orridi coltelli di legno. Ci riproveranno. Non importa quel che potrò fare, ci riproveranno. E anche se questo non accadrà, presto verrà il giorno in cui lui vorrà sposare Ouanda, e allora gli dovrò dire chi è in realtà, e perché non potranno mai unirsi, e allora lui saprà che io meritavo tutto il dolore che Cão mi ha inflitto, e che le sue mani erano le mani di Dio che mi puniva per i miei peccati.

Non solo loro: perfino io! pensò Novinha. Questo Araldo mi ha costretta a tormentarmi su cose che riuscivo a nascondermi per settimane, a volte per mesi e mesi. Quanto tempo è che non spendevo una mattinata a riflettere sui miei figli? E con un filo di speranza, nientemeno! Da quanto non mi concedevo di pensare a Pipo e a Libo? E quando mai mi sono detta che credo in Dio, o almeno al Dio impietoso e vendicatore del Vecchio Testamento che spazza via una città perché vi abita un solo peccatore… se Cristo fa i suoi conti in modo diverso io non lo so.

Fu così che Novinha trascorse il giorno, senza metter mano al lavoro, mentre anche i suoi pensieri rifiutavano di darle una conclusione di qualunque genere.

A metà del pomeriggio Quim comparve in laboratorio. — Scusa se vengo a seccarti, mamma.

— Non importa — disse lei. — Oggi non sto combinando niente, comunque.

— So che tu non ti preoccupi nel vedere Olhado che spreca il tempo insieme a quel bastardo satanico, ma penso sia meglio che tu sappia che Quara è andata là dritta filata dopo la scuola. A casa sua.

— Ah, sì?

— O forse non t’importa neanche di lei, mamma? Che succede, stai pensando di comprare un paio di lenzuola nuove e di lasciare che quello prenda completamente il posto di papà?

Novinha si alzò di scatto e si mosse verso di lui vibrando di una fredda furia. Il ragazzo indietreggiò in fretta.

— Scusa, mamma, scusami, è che… sono pazzo di rabbia…

— In tutti gli anni che ho trascorso con tuo padre non gli ho mai permesso di alzare una mano sui miei figli, ma se oggi fosse ancora vivo gli direi di darti quello che meriti.