— Potresti chiederglielo — sbottò Quim in tono di sfida. — Ma prima di lasciarmi mettere le mani addosso da lui l’avrei ammazzato. Forse a te piaceva farti sbattere di qua e di là, ma questo a me nessuno lo farà mai!
Novinha agì senza pensarci: la sua mano destra si abbatté sul volto di lui, ancor prima d’accorgersi che lo aveva colpito.
Il manrovescio non poteva certo avergli fatto gran male, ma Quim scoppiò in lacrime e si girò; poi cadde a sedere sul pavimento, voltandole la schiena. — Mi dispiace, mi dispiace… — gemette, fra i singhiozzi.
Lei si inginocchiò dietro il ragazzo e gli poggiò le mani sulle spalle, esitante, sentendosi goffa. Si rese conto che non aveva mai abbracciato quel figlio da quando aveva l’età di Grego. Quand’è che ho deciso di essere così fredda? E perché dopo tanto tempo che non lo toccavo, è stato con uno schiaffo e non con un bacio?
Si schiarì la voce. — Anch’io sono preoccupata per quello che sta succedendo.
— Lui sta avvelenando tutto — mormorò Quim. — È arrivato qui e tutto sta cambiando.
— Be’, in quanto a questo, Estevão, non si può dire che le cose fossero tanto meravigliose. Forse un cambiamento è quello che ci vuole.
— Non il suo! Confessione, penitenza e assoluzione, questo è il cambiamento di cui abbiamo bisogno.
Novinha sentì, e non per la prima volta, d’invidiare la fede di Quim nel potere del confessionale come luogo in cui mondarsi l’anima dai peccati. Questo è perché tu non hai mai peccato, figlio mio. Questo è perché non sai quale sia il vero peso della penitenza.
— Credo che andrò a far quattro chiacchiere con l’Araldo — disse Novinha.
— E riporterai Quara a casa?
— Non lo so. Sono costretta a riconoscere che è riuscito a farla parlare ancora. E non si può certo dire che lui le piaccia. Non l’ho sentita dire una sola parola buona nei suoi confronti.
— Allora perché è andata a casa sua?
— Per dirgli qualcosa di offensivo, suppongo. Devi ammettere che è pur sempre un passo avanti, rispetto al suo mutismo.
— Il diavolo è sottile quando elargisce doni, ma poi…
— Quim, non farmi una conferenza di demonologia. Accompagnami a casa dell’Araldo. Non so dove abita.
Seguirono la strada che girava sull’ansa del fiume. I serpenti d’acqua erano nel periodo della muta, e frammenti di pelle in vari stadi di putrefazione rendevano il terreno scivoloso. Questo sarà il mio prossimo progetto, pensò Novinha. Devo indagare sulla chimica interna di questi disgustosi mostriciattoli, così forse troverò il modo di utilizzare almeno la loro pelle; o almeno di impedire che impestino le rive del fiume per sei settimane all’anno. L’unica cosa positiva era che la pelle dei serpenti d’acqua sembrava fertilizzare il suolo; l’erba della riva cresceva più folta dove quei frammenti s’imputridivano. Era la sola flora piacevole in quella zona di Lusitania; per tutta l’estate la gente frequentava le rive del fiume soltanto per potersi distendere sulle strisce di prato naturale che separavano i canneti dalla dura erba della pianura. Il concime derivato dalla pelle di serpente, per quanto spiacevole da sentirsi sotto le scarpe, prometteva qualcosa di buono per il futuro.
Quim stava evidentemente seguendo riflessioni parallele. — Mamma, non potremmo piantare quest’erba intorno a casa nostra, un giorno o l’altro?
— È una delle prime cose che tentarono i tuoi nonni, anni fa. Ma non riuscirono a farla attecchire. Quest’erba si riproduce per disseminazione, però non ha semi, e dopo che l’ebbero trapiantata finì per appassire. L’anno dopo non ricrebbe. Suppongo che abbia bisogno della vicinanza dell’acqua.
Quim si guardò attorno con una smorfia e accelerò il passo, quasi che l’erba avesse già smesso di piacergli. Novinha sospirò. Il ragazzo sembrava vedere un affronto personale nel fatto che non sempre l’universo funzionava come voleva lui.
Poco dopo girarono nella traversa dove abitava l’Araldo. I bambini che giocavano nel praça facevano un tale chiasso che Quim fu costretto ad alzare la voce:
— Ecco, è quel prefabbricato — disse il ragazzo. — Io penso che dovresti subito rimandare a casa Olhado e Quara.
— Grazie di avermi accompagnato — si limitò a rispondere lei.
— Non sto scherzando. Questa è una dura lotta fra il bene e il male.
— Tutto lo è — disse Novinha. — Il difficile è capire dove sta l’uno e dove l’altro. Oh, certo, certo, so che tu hai mappe precise delle due trincee contrapposte, e sai bene come evitare i cecchini di Satana…
— Non fare la sputasentenze con me, mamma.
— Ma Quim, mi sembra naturale, visto come tu fai sempre lo sputasentenze con me.
Il volto di lui s’irrigidì di rabbia.
Novinha tentò di placarlo poggiandogli dolcemente una mano su una spalla. Al contatto il ragazzo si scostò con un fremito, come se le dita di lei fossero spine velenose. — Quim — gli disse, — non farmi lezioni sul bene e sul male. Io in quelle trincee ci sono stata, mentre tu non ne hai visto altro che la mappa.
Lui si tolse la sua mano di dosso e si allontanò in fretta. Cielo, ho nostalgia dei giorni in cui non ci scambiavamo una parola per settimane!
Batté le mani con forza. Qualche istante dopo la porta si aprì. Era Quara. — Oi, mãezinha — disse. — Tambèm veio jogar? — Sei venuta a giocare anche tu?
Olhado e l’Araldo erano occupati a manovrare le astronavi in un videogame tridimensionale, sul terminale. All’Araldo era stata fornita un’apparecchiatura con un campo olografico più grande e dettagliato della media, e i due stavano facendo agire squadroni composti da una quindicina di navi che si muovevano contemporaneamente. Era una faccenda complicata, e non se ne distolsero neppure per voltarsi a salutarla.
— Olhado mi ha detto di tenere la bocca chiusa, o mi taglierà la lingua e me la farà mangiare in un sandwich — disse Quara. — Così è meglio che tu non dica nulla fino al termine della partita.
— Sedetevi, per favore — mormorò l’Araldo.
— Ora sei mio, Falante! — esultò d’un tratto Olhado.
Più di metà della flotta dell’Araldo scomparve in una serie di esplosioni simulate. Novinha sedette su uno sgabello.
Quara si accovacciò sul pavimento davanti a lei. — Ho sentito che tu e Quim stavate parlando, qui fuori. Gridavate, così abbiamo potuto sentire tutto.
Novinha s’accorse di arrossire. Il pensiero che l’Araldo l’avesse udita mentre litigava con suo figlio era irritante. Quelli non erano fatti suoi. Nessuna faccenda della sua famiglia riguardava lui. E in quanto a quei giochi di guerra, lei non li approvava affatto. Erano cose talmente antiquate e fuori moda, inoltre. Da centinaia d’anni non c’era una battaglia nello spazio, salvo che non si volesse chiamare così la caccia alle astronavi dei contrabbandieri. Milagre era un posto tanto pacifico che nessuno possedeva un’arma più pericolosa dello storditore della guardia notturna. Olhado non avrebbe mai visto uno scontro armato in vita sua. E lì, invece, si divertiva a fare la guerra. Forse era qualcosa che l’evoluzione aveva lasciato intatto nei maschi della specie, il desiderio di far esplodere i rivali a pezzetti o di schiacciarli al suolo. O forse la violenza che lui aveva visto in casa l’aveva spronato a sfogarsi in giochi aggressivi. Colpa mia. Ancora una volta colpa mia.
All’improvviso Olhado mandò un mugolio di frustrazione, mentre la sua flotta svaniva in un lampeggiare di esplosioni successive. — Non l’ho neanche visto, maledizione! Non posso credere che tu l’abbia fatto. Non l’ho neppure visto arrivare!