In quel momento Ender fu certo che le leggi preposte al contatto fra le due razze non miravano affatto a una supposta tutela dei maiali. Esistevano per garantire agli uomini la superiorità e il potere. Da quel punto di vista Miro e Ouanda, con le loro Domande del Giorno, erano traditori della loro razza.
— Renegades — disse a voce alta.
— Cosa? — chiese Miro. — Cos’ha detto?
— Renegades. Chi rinnega il suo popolo e si unisce al nemico.
— Ah! — borbottò il giovane.
— Noi non lo siamo — disse Ouanda.
— Sì, lo siamo — constatò Miro.
— Io avrei rinnegato la mia stessa umanità?
— A dar retta a monsignor Peregrino, l’abbiamo rinnegata molto tempo fa — disse Miro.
— Ma da come la vedo io… — cominciò lei.
— Da come la vedi tu — intervenne Ender, — anche i maiali sono umani. Ecco il motivo per cui siete dei rinnegati.
— M’era parso di sentirla dire che noi trattiamo i maiali come animali — lo rimbeccò Ouanda.
— In altre parole — disse Miro, — quando seguiamo le leggi del Comitato per l’Esplorazione e la Colonizzazione.
— Sì! — dichiarò Ouanda. — Sì, se è così, siamo dei rinnegati!
— E lei? — chiese Miro. — Perché sarebbe un rinnegato, lei?
— Oh, la razza umana mi ha preso a calci tanto tempo fa. È così che sono diventato un Araldo dei Defunti.
Su quella frase i tre fecero il loro ingresso nella radura dei maiali.
Mamma non era venuta a casa a cena e Miro non sarebbe rientrato fino a tardi. A Ela questo non dispiaceva affatto. La presenza dell’uno o dell’altra la privava della sua autorità, le toglieva il controllo dei quattro fratelli più giovani. Eppure né Miro né Mamma si accollavano le sue responsabilità. Perciò nessuno le ubbidiva, e nessuno cercava di mantenere l’ordine. Tutto dunque andava più liscio quando i due erano fuori.
Non che i fratelli fossero dei modelli di comportamento anche allora. Solo, le facevano minore resistenza. Le bastava rimproverare Grego un paio di volte per impedirgli di provocare Quara gettandole qualcosa nel piatto o tirandole calci sotto il tavolo. E quella sera Quim e Olhado stavano sulle loro. Nessuno dei soliti battibecchi.
Fino al termine della cena.
Quim si appoggò all’indietro sulla sedia e sorrise maliziosamente a Olhado. — Così tu sei l’esperto che ha insegnato a quella spia come ficcare il naso nell’archivio di Mamma, eh?
Olhado si volse a Ela. — Hai ancora lasciato aperta la faccia di Quim, Ela. Non è igienico. Devi chiuderla, dopo aver gettato la spazzatura. — Quello era il modo di Olhado, l’umorismo, per chiedere l’intervento della sorella maggiore.
Quim non voleva che lui avesse un’alleata. — Ela non sta più dalla tua parte, spione. Nessuno sta dalla tua parte. Hai aiutato quel serpente a indagare sulle registrazioni di Mamma, e questo ti rende altrettanto colpevole. Lui è un servo del diavolo, e tu anche.
Ela vide la furia montare nell’intero corpo di Olhado; per un attimo nella sua mente ci fu l’immagine del piatto del fratello che volava sulla faccia di Quim. Ma quel momento passò, e Olhado riuscì a calmarsi. — Mi dispiace — disse anzi. — Non avevo intenzione di aiutarlo.
Stava facendo le sue scuse a Quim! Ammetteva che Qui aveva ragione!
— Spero — disse Ela, — che ti dispiaccia perché l’hai fatto senza volerlo. Spero che tu non stia chiedendo scusa per aver aiutato l’Araldo.
— Si capisce, che chiede scusa per averlo aiutato — disse Quim.
— Perché noi — continuò Ela, — tutti noi, dobbiamo aiutare l’Araldo in ogni modo possibile.
Quim balzò in piedi, piegandosi sul tavolo per gridarle in faccia: — Come puoi dire questo! Lui ha violato l’intimità di Mamma! Stava frugando nei suoi segreti. E ha…
Con sua stessa sorpresa Ela si ritrovò anch’essa in piedi e protesa in avanti, a fronteggiarlo con voce ancor più alta e furibonda della sua. — 1 segreti di nostra madre sono la causa di metà del veleno che respiriamo in questa casa! I segreti di nostra madre sono ciò che tormenta tutti noi, lei compresa! E l’unico modo per far andar bene le cose qui è di tirarle fuori questi segreti, e di costringerla ad aprire le porte e le finestre per dargli aria, e così potremo finalmente respirare! — Fece una pausa, ansando. Quim e Olhado erano indietreggiati contro il muro della cucina, come se le sue parole fossero pallottole che li stavano fucilando. A voce più bassa, intensa, Ela continuò: — Per quello che riguarda me, l’Araldo dei Defunti è la nostra sola possibilità di avere ancora una vera famiglia. E i segreti di Mamma sono il solo ostacolo a questo. Perciò oggi gli ho detto tutto ciò che sapevo sul contenuto del suo archivio, e questo perché gli voglio dare ogni pezzetto di verità che riuscirò a trovare.
— Allora tu sei la traditrice peggiore di tutti — disse Quim. La sua voce tremava. Era sul punto di piangere.
— Io dico che aiutare l’Araldo è un atto di lealtà — replicò Ela. — Il solo vero tradimento è ubbidire a nostra madre, perché quello che lei vuole, quello per cui la lavorato tutta la vita, è la distruzione di se stessa e di questa famiglia.
Con stupore di Ela fu Olhado, e non Quim, che scoppiò a piangere. Le sue glandole lacrimali non funzionavano, naturalmente, poiché gli erano state tolte prima dell’installazione degli occhi artificiali, ma vederlo piangere con gli occhi asciutti era ancora peggio. Dalla gola gli uscivano singhiozzi rauchi; poi si lasciò scivolare giù contro il muro e sedette sul pavimento, con la testa china sulle ginocchia, continuando a gemere piano. Ela ne capiva il motivo: gli aveva detto che il suo affetto per l’Araldo non era slealtà, che non aveva peccato; e quando lei gli parlava così Olhado le credeva, sapeva che quella era la verità.
Soltanto allorché distolse lo sguardo dal fratello vide che lei era rincasata e stava in piedi sulla soglia. Ela sentì che le spalle le si piegavano, e deglutì un groppo di saliva al pensiero di ciò che sua madre poteva aver udito.
Ma Novinha non sembrava irritata. Solo un po’ triste, e molto stanca. Stava guardando Olhado.
L’indignazione di Quim trovò voce. — Hai sentito quello che Ela ha avuto il coraggio di dire? — le chiese.
— Sì — rispose lei, senza distogliere lo sguardo da Olhado. — E per quel che ne so, potrebbe aver ragione.
Ela fece un cenno a Grego e a Quara, che scivolarono giù dalle loro sedie e le si strinsero al fianco, spaventati e sbarrando gli occhi a quella scena. Dopotutto, neppure il loro padre era mai stato capace di far piangere Olhado. Lei li condusse fuori dalla cucina, nella loro piccola stanza. Poi sentì Quim percorrere il corridoio fino in camera sua, sbattere la porta e gettarsi pesantemente sul letto. E in cucina i singhiozzi di Olhado si placarono, finendo poco a poco per tacere, mentre la madre, per la prima volta da quando lui aveva perduto gli occhi, lo teneva fra le braccia e lo cullava dolcemente, lasciando che sue lacrime scivolassero non viste e silenziose sui capelli bruni del ragazzo.
Miro non sapeva come comportarsi con l’Araldo dei Defunti. Senza rifletterci aveva sempre immaginato che un Araldo fosse molto simile a un prete… o meglio, che avesse una mentalità dello stesso genere: calma, contemplativa, astratta dalle cose terrene, propensa a lasciare agli altri le azioni e le decisioni. Un uomo prudente e saggio, insomma.
Mai si sarebbe aspettato una persona così disposta all’iniziativa, così intromettente e pericolosa. Certo, aveva una mente acuta, capace di indagare oltre le finzioni altrui, e se faceva o diceva qualcosa di poco gradevole bisognava ammettere che, pensandoci bene, aveva avuto ragione. Era come se fosse così esperto delle reazioni umane da capire, al primo sguardo, non solo i desideri più reconditi di un individuo, ma anche quelle verità in lui sepolte così profondamente da sfuggire ormai perfino ai suoi tentativi di ricordarle.