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— Novinha sapeva ciò che era. Un’adultera, un’ipocrita. Sapeva che stava facendo del male a Marcão, a Libo, ai suoi figli, a Bruxinha. Sapeva di aver ucciso Pipo. E per questo sopportò, incoraggiò perfino, i maltrattamenti di Marcão. Erano la sua penitenza. E non la punivano mai abbastanza perché, non importa quanto Marcão potesse odiarla, lei odiava se stessa ancora di più.

Il vescovo annuì lentamente. L’Araldo aveva fatto qualcosa di mostruoso svelando quei segreti di fronte all’intera comunità. Avrebbero dovuto esser sussurrati soltanto nel confessionale. E tuttavia Peregrino era colpito dall’efficacia e dal potere catartico di quell’azione, dal modo in cui la comunità era costretta a scoprire questi suoi membri che credeva di conoscere, e poi a riscoprirli, e riscoprirli ancora, mentre ogni nuova interpretazione della storia li spingeva a riconsiderare se stessi; poiché anche loro erano parte della storia e avevano toccato quelle persone cento volte, ma senza mai capire, fin’allora, chi stavano toccando. Penetrare così nell’anima altrui era doloroso, anche spaventoso, ma alla fine aveva un curioso effetto calmante. Il vescovo si girò verso il suo segretario e sussurrò: — Se non altro, da questo non nasceranno pettegolezzi… non è rimasto nessun segreto di cui parlare.

— Tutti i personaggi di questa vicenda hanno conosciuto il dolore — disse l’Araldo. — Tutti loro si sacrificarono per quelli che amavano. Tutti loro causarono terribile sofferenza a quelli da cui erano amati. E voi, che oggi qui mi ascoltate, anche voi provocaste pene e angosce. Ma ricordate questo: la vita di Marcão fu tragica e crudele, però lui avrebbe potuto troncare il suo patto con Novinha in ogni momento. Scelse invece di restare con lei. Deve aver trovato della soddisfazione in questo. E Novinha, che infranse una delle leggi divine da cui questa comunità è tenuta insieme, con lo stesso atto si accollò la punizione. Neppure la Chiesa pretende espiazioni terribili come quella che lei impose a se stessa. E se siete inclini a pensare che meritasse tanti dolori e tante angosce, tenete a mente questo: tutto ciò che soffrì, tutto ciò che fece, aveva un unico scopo: impedire che i maiali uccidessero Libo.

Quelle parole lasciarono ceneri spente nei loro cuori.

Olhado si alzò, andò a inghinocchiarsi accanto alla madre e le cinse le spalle con un braccio. Ela sedeva al fianco di lei, ma teneva il capo chino e piangeva in silenzio. Quara venne a fermarsi di fronte a Novinha, fissandola con occhi pieni di paura. E Grego le seppellì il viso in grembo e singhiozzò. Quelli che erano più vicini poterono sentirlo gemere: — Todo papai è morto. Não tenho nem papai! — Tutti i miei papà sono morti. Non ho nessun papà!

Ouanda era rimasta all’imbocco del vialetto d’ingresso, dove aveva accompagnato sua madre mentre l’Araldo terminava l’elegia. Si guardò attorno in cerca di Miro, ma il giovane se n’era andato.

In piedi dietro la piattaforma Ender guardava la famiglia di Novinha, desiderando poter fare qualcosa per alleviare il loro dolore. C’era sempre dolore dopo un’elegia, poiché un Araldo dei defunti non aveva il compito di addolcire la verità. Ma raramente accadeva d’imbattersi in vite colme di segreti e di finzioni come quelle di Marcão, Libo e Novinha. Raramente venivano alla luce tanti turbamenti, tanti particolari capaci di costringere la gente a rivedere la sua opinione sui conoscenti e sulle persone amate. Dai volti che si giravano verso di lui Ender ebbe la conferma che la sua elegia aveva risvegliato troppa angoscia. Se la sentiva nella pelle, come se non potesse fare a meno di assorbire le sofferenze altrui. Bruxinha era stata più sorpresa di altri, ma Ender sapeva che la sua ferita aveva già smesso di sanguinare. Ben diverso era il caso di Miro e Ouanda, che avevano creduto di sapere ciò che il futuro teneva in serbo per loro. Ma Ender aveva anche sentito il morso rovente di molte altre ferite nascoste, che ora, esposte al sole, sarebbero guarite e cicatrizzate più in fretta. Novinha poteva non rendersene conto, ma lui l’aveva liberata di un fardello che era ormai sul punto di schiacciarla.

— Araldo — disse il sindaco Bosquinha.

— Buonasera, — la salutò lui di malavoglia. Non gli piaceva parlare con la gente dopo un’elegia, ma era ormai abituato a vedersi bloccare da qualcuno che desiderava esprimere i suoi commenti. Si costrinse a sorridere. — C’era molto più pubblico di quel che mi sarei aspettato.

— Un discreto spettacolo, per la maggior parte di loro — disse Bosquinha. — Domattina ne discuteranno come di un programma televisivo.

Ender fu seccato dal modo in cui banalizzava l’avvenimento. — Solo se stanotte non accadrà qualcosa di ancor più eccitante.

— Già. Ebbene, è proprio quello che si prepara.

Soltanto allora Ender s’accorse che la donna era estremamente agitata, quasi sul punto di perdere il controllo. Le passò un braccio attorno alle spalle e la condusse in disparte. Quel gesto riuscì a farla rilassare un poco.

— Araldo, sono venuta a farle le mie scuse. Purtroppo ho avuto ordine di requisire la sua astronave, a nome della Federazione Starways. Questo non ha niente a che fare con lei. Ma qui è stato commesso un crimine, così… mmh, terribile, che i colpevoli dovranno essere trasferiti sul pianeta più vicino, Trondheim, per il processo. Con la sua nave.

Ender rifletté qualche istante. — Miro e Ouanda.

Lei si volse di scatto a guardarlo. — Non mi sembra sorpreso.

— Non posso permettere che vadano.

Bosquinha si scostò da lui, accigliata. — Non lo permette?

— Penso di sapere abbastanza bene di cosa vengono imputati.

— Lei è qui da soli quattro giorni, e già sa cose che io non ho mai neppure sospettato?

— A volte le autorità sono le ultime a sapere.

— Lasci allora che io le dica perché lei permetterà che vadano, e perché tutti noi permetteremo che siano sottoposti al processo. Perché il Consiglio ha cancellato le nostre memorie computerizzate. Ogni registrazione è stata annientata, salvo i programmi d’emergenza per la centrale energetica, la rete idrica e quella fognaria. Domani nessuno potrà andare al lavoro, perché non abbiamo abbastanza energia da far funzionare le fabbriche, né le miniere, né i macchinari semoventi, trattori compresi. Io sono stata rimossa dal mio incarico. Adesso sono soltanto una specie di capo della polizia sottoposto a ordini federali, il primo dei quali è di sovrintendere alla messa in atto delle direttive del Comitato per l’Evacuazione di Lusitania.