Sulla porta della Stazione Zenador si fermò, cercando di pensare a qualche buona ragione per entrare. C’era poco da fare, lì. Non aveva ancora compilato il rapporto del giorno, ma del resto non avrebbe saputo cosa scrivere. Poteri magici, ecco cos’è stato. I maiali cantano agli alberi e i tronchi si fanno a pezzi da soli. Molto meglio della nostra carpenteria. Gli aborigeni sono assai più evoluti di quanto s’era supposto. Uso multiplo per ogni cosa. Ciascun albero è allo stesso tempo un totem, una pietra tombale, e una piccola falegnameria. Sorella. C’è qualcosa che dovrei fare ma non riesco a ricordarlo.
I maiali hanno un sistema più intelligente. Vivere come fratelli, e alla larga dalle femmine. Sarebbe stato meglio anche per te, Libo, questa è la verità… no, dovrei chiamarti papai, non Libo. Peccato che mamma non te l’abbia mai detto, altrimenti mi avresti tenuto sulle ginocchia. Entrambi i tuoi figli maggiori, Ouanda su un ginocchio e Miro sull’altro; non sareste stati orgogliosi di noi? Nati nello stesso anno, a due soli mesi di distanza. Che papai indaffarato eri a quel tempo, sempre a correre su e giù lungo il recinto per accontentare mamãe e Bruxhina. Tutti ti compativano perché da lei avevi solo delle figlie. Nessuno a portare avanti il nome della famiglia. La loro simpatia era sprecata. Traboccavi di figli maschi. E io ho più sorelle di quanto avrei creduto. Una sorella in più di quel che vorrei.
Giunto al cancello alzò lo sguardo verso i boschi dell’altura oltre la quale vivevano i maiali. Non c’è nessuno scopo scientifico in una visita notturna. Perciò ripiegherò su scopi antiscientifici e vedrò se la tribù ha posto per un altro fratello. Probabilmente sono troppo grosso perché mi lascino un giaciglio nella casa di tronchi, così dormirò all’aperto. Non sarò bravo quanto voi ad arrampicarmi sugli alberi, ma so una cosetta o due che non sapete, e adesso non avrò particolari inibizioni nel dirvi tutto ciò che desiderate conoscere.
Poggiò la mano destra sulla piastra d’identificazione e con la sinistra spinse il cancello. Per un secondo non capì cosa stesse accadendo. Poi dalla mano gli salì al cervello una lingua di fiamma, come se gliela stessero segando via con una lima rovente, e balzò indietro con un grido. Mai, da quando l’avevano costruito, il cancello era rimasto attivo dopo che lo scanner era stato toccato dalla mano di uno zenador.
— Marcos Vladimir Ribeira von Hesse, il suo permesso di oltrepassare il recinto è stato revocato. Per ordine del Comitato per l’Evacuazione di Lusitania.
Mai, da quando l’avevano montato, lo scanner del cancello aveva trasmesso una proibizione a uno zenador. Gli occorse qualche istante per capire quel che stava dicendo.
— Lei e Ouanda Quenhatta Figueira Mucumbi dovrete presentarvi al Capo della Polizia Incaricato, Faria Lima Maria do Bosque, che vi arresterà in nome della Federazione Starways e vi farà tradurre su Trondheim per essere processati.
Per un momento si sentì girare la testa e lo stomaco gli si contrasse dolorosamente. Loro sanno. E fra tutte le sere, proprio questa. Tutto è perduto. Perduta Ouanda, perduti i maiali, perduto il mio lavoro, tutto finito. Arrestato. Trondheim. Da dove è venuto l’Araldo, ventidue anni di viaggio, ogni persona cara svanita per sempre, eccetto Ouanda, e lei è mia sorella…
La sua mano tornò irragionevolmente a spingere il cancello; di nuovo la sofferenza gli saettò su per il braccio e ogni nervo urlò, avvolto da un fuoco divorante. Non posso darmi alla macchia. Avranno chiuso il cancello a chiunque. Nessuno andrà dai maiali, nessuno li avvertirà, loro aspetteranno il nostro arrivo e nessuno uscirà mai più dal cancello. Non io, non Ouanda, non l’Araldo, nessuno, e nessuna spiegazione.
Comitato per l’Evacuazione. Ci porteranno via e cancelleranno ogni traccia della nostra presenza qui. Queste sono le procedure, ma c’è di più, non è così? Cos’hanno visto? Come l’hanno scoperto? Li ha informati l’Araldo? Lui è così dedito alla verità. Bisogna che spieghi ai maiali perché non andremo più da loro, devo dirglielo.
C’era sempre un maiale a spiarli, a seguirli fin dal momento in cui entravano nella foresta. Che uno lo stesse osservando in quel momento? Miro agitò le braccia. Ma era già troppo buio. Impossibile che lo vedesse. O forse ci riusciva; nessuno sapeva bene quale fosse la visione notturna dei maiali. I suoi richiami, tuttavia, non approdarono a nulla. E poteva già essere troppo tardi. Se i framlings sorvegliavano il cancello, senza dubbio avevano notificato il suo tentativo a Bosquinha e lei era salita sul suo veicolo dirigendosi subito da quella parte. Sarebbe stata oh-così-dispiaciuta di doverlo arrestare, ma avrebbe fatto il suo lavoro, e sarebbe stato inutile mettersi a discutere su quel che era meglio per gli esseri umani e per i maiali, e sull’assurdità di quella separazione fra le due razze. Lei non era tipo da mettere in discussione la legge; avrebbe ubbidito agli ordini che le erano stati dati. E lui avrebbe dovuto cedere. Non c’era scopo ad opporsi. Dove avrebbe potuto andare a nascondersi, entro il recinto: nel gregge dei cabras? Ma prima di arrendersi avrebbe avvertito i maiali, era suo dovere farlo.
In fretta s’avviò lungo il recinto, allontanandosi dal cancello, e si diresse verso la spianata erbosa dietro la collina della cattedrale, dove non c’erano case e nessuno avrebbe udito la sua voce. Poco più avanti cominciò a chiamare. Non a parole, ma con il lungo e sottile fischio di riconoscimento che lui e Ouanda usavano nella foresta e fra i maiali, per mettersi in contatto quand’erano separati. Loro l’avrebbero sentito, dovevano sentirlo, dovevano capire che lui non poteva oltrepassare il recinto. Avanti, Human, fatti vivo. Avanti, Mangia-Foglie, Mandachuva, Orcio, Calendar, Freccia, tutti quanti, venite fuori, così che possa almeno dirvi che non vi rivedrò mai più.
Accasciato e depresso Quim sedeva su uno sgabello, nell’ufficio del vescovo.
— Estevão — disse sottovoce monsignor Peregrino, — qui ci sarà una riunione, fra pochi minuti, ma prima voglio parlarti un momento.
— Non c’è niente da dire — borbottò Quim. — Lei ci aveva avvertiti, ed è successo. È il demonio.
— Estevão, adesso mi starai ad ascoltare, poi tornerai a casa e te ne andrai a letto.
— Non tornerò mai più in quel posto!
— Il Signore divise la mensa con peccatori ben peggiori di tua madre, e li perdonò. Tu sei migliore di lui?
— Nessuna delle adultere che lui perdonò era sua madre!
— Non tutti hanno per madre la Santa Vergine.
— Lei sta dalla sua parte, allora? La Chiesa abbassa la testa davanti all’Araldo dei Defunti? Dovremo abbattere la cattedrale e usarne le pietre per farne un teatro di varietà, dove i nostri morti vengano derisi e svergognati prima d’essere sepolti?
La voce di lui fu un sussurro: — Io sono il tuo vescovo, Estevão. Il vicario di Cristo su questo pianeta, e tu mi parlerai con il rispetto che devi alla mia persona.
Quim strinse i denti, zitto e pallido di rabbia.
— Credo che sarebbe stato meglio se l’Araldo non avesse dato quei fatti in pasto al pubblico. Vi sono cose di cui è bene parlare solo in privato, con calma, per risolverle senza lo sgomento che si prova con mille occhi puntati addosso. È a questo che serve il confessionale, che ci ripara dalla vergogna pubblica mentre lottiamo coi nostri peccati. Tuttavia sii leale, Estevão. Può darsi che l’Araldo abbia agito male, ma ciò che ha detto era la verità. Né?
— È.
— Ora, Estevão, cerchiamo di riflettere. Prima di questa sera, tu amavi tua madre?
— Sì.
— E questa madre che tu amavi, aveva già commesso adulterio?