— Potresti vedere qualcosa? — sussurrò Ender.
— Inginocchiati e avvicina il sensore, muovendolo davanti all’apertura — disse Jane. Ender ubbidì, e tenendo l’orecchio destro a pochi centimetri dal foro girò lentamente la testa per dare al sensore più di un’angolazione visiva. Jane gli descrisse ciò che vedeva. Dopo cinque o sei minuti si rialzò in piedi e si volse alle due ragazzine. — Le piccole madri — disse. — Ci sono le piccole madri, lì dentro. Quelle gravide. Non più lunghe di quattro centimetri. Una di loro stava partorendo.
— Lo hai visto con il tuo microimpianto? — chiese Ela, perplessa.
Ouanda s’inginocchiò e strinse le palpebre per guardare ne! foro, ma senza vedere che il buio più assoluto. — Incredibile dimorfismo sessuale. Le femmine giungono alla maturità sessuale nella loro primissima infanzia, partoriscono e muoiono.
— Poi chiese a Human: — Le piccole creature sull’esterno dell’albero, sono tutti fratelli?
Human ripeté la domanda a Urlatrice. La moglie allungò una mano sulla corteccia, a destra del foro, e prese fra le dita un esserino non molto più grosso degli altri. Cantò alcune parole di spiegazione. — Questa è una giovane moglie — tradusse Human. — Quando sarà abbastanza cresciuta si unirà alle altre per accudire i figli.
— Ce n’è una sola? — chiese Ela.
Ender scosse il capo. — Questa dev’essere sterile, oppure non la lasceranno accoppiare mai. Non può aver avuto figli finora, almeno.
— Perché no? — chiese Ouanda.
— Non ha il canale extrauterino — disse Ender. — I nascituri si divorano la strada per uscire.
Ouanda mormorò una preghiera, inorridita. Ela, invece, era più curiosa che mai. — Affascinante — disse. — Ma se sono così piccole, come si accoppiano?
— Noi le portiamo dai padri, naturalmente — disse Human.
— Cosa credevate? I padri non possono certo venire qui, non vi pare?
— I padri — disse Ouanda. — È così che chiamano gli alberi più tenuti in considerazione.
— È vero — disse Human. — I padri sono fertili nella corteccia. Mettono la loro polvere nella corteccia, nella linfa. Noi portiamo la piccola madre dal padre che le mogli hanno scelto; lei si arrampica sulla corteccia, la polvere che sta sulla linfa va nella sua pancia e la riempie con i piccoli.
Senza dir nulla Ouanda indicò le lievi protuberanze sull’addome di Human.
— Sì — disse il maiale. — Questi sono i portatori. Il fratello che ha questo onore mette la piccola madre su uno dei suoi portatori, e lei si tiene molto stretta per tutta la strada fino al padre. — Si toccò la pancia. — È la gioia più grande che abbiamo nella seconda vita. Noi porteremmo le piccole madri ogni notte, se potessimo.
Urlatrice riprese a cantare, a voce molto alta e insistente, e il foro dell’albero-madre cominciò a chiudersi.
— Tutte quelle femmine, le piccole madri — chiese Ela, — sono senzienti?
Era una parola che Human non aveva mai sentito.
— Sono consapevoli? — domandò Ender.
— Naturalmente — disse Human.
— Ciò che Ela voleva dire — intervenne Ouanda, — è se le piccole madri possono pensare. Capiscono la lingua?
— Loro? — si stupì Human. — No, loro non sono più intelligenti di un cabras. Appena un po’ più intelligenti dei macios. Loro fanno solo tre cose: mangiano, si arrampicano, e si aggrappano al portatore. Quelle che adesso sono fuori dall’albero, stanno cominciando a imparare. Io posso ricordare di quando mi arrampicavo sulla faccia dell’albero-madre. Avevo la memoria già allora. Ma io sono uno dei pochissimi che ricorda così indietro.
Gli occhi di Ouanda s’erano riempiti di lacrime. — Tutte queste madri… nascono, si accoppiano, partoriscono e muoiono. E questo nella loro prima infanzia. Non si rendono neppure conto d’essere vive.
— È dimorfismo sessuale portato incredibilmente all’estremo — disse Ela. — Le femmine raggiungono molto presto la maturità sessuale, e i maschi la raggiungono tardi. È ironico, non è vero, che le femmine adulte dominanti siano tutte sterili? Governano l’intera tribù, ma i loro geni non sono trasmessi alla prole.
— Ela — disse Ouanda, — che succederebbe se trovassimo il modo di far partorire le piccole madri senza che i figli le divorino? Un taglio cesareo. Con ricco nutrimento proteico per i neonati, come sostituto del corpo materno. Le femmine potrebbero sopravvivere fino all’età adulta?
Ela non ebbe la possibilità di rispondere, perché Ender le prese per le braccia e le condusse frettolosamente in disparte. — Avete un bel coraggio! — sussurrò. — Cosa fareste se sentiste loro discutere di un sistema per far venire alla luce i neonati umani divorando il corpo della madre?
— Ma di che sta parlando? — si stupì Ouanda.
— Che ipotesi orribile — disse Ela.
— Non siamo venuti qui per attaccarli alla stessa radice della loro vita — disse Ender. — Siamo qui per cercare il modo di condividere questo pianeta con loro. Fra cento anni o cinquecento, quando ne sapranno abbastanza da fare mutamenti del genere, decideranno loro se alterare o meno il modo in cui i loro figli sono concepiti e partoriti. Non possiamo metterci a teorizzare su cosa accadrebbe adesso se, improvvisamente, molte femmine giungessero alla maturità come i maschi. Per fare cosa, poi? Sono strutturate per partorire allo stadio infantile, e da adulte quale sarebbe la loro funzione?
— Ma se muoiono senza praticamente essere state vive…
— Loro sono ciò che sono — disse Ender. — Le decisioni sui loro cambiamenti possono venire solo dalla loro prospettiva, non dalla prospettiva umana. Non puoi pretendere di stabilire tu quale sia la vita migliore e più felice per loro.
— Lei ha ragione — disse Ela. — Ha ragione, naturalmente. Mi scusi.
Per Ela i maiali non erano gente, erano una strana fauna aliena, poiché la ragazza era abituata a scoprire schemi di vita inumani in tutto ciò che non era umano a livello biologico. Ma Ender s’accorse che Ouanda era stata irritata dal suo ragionamento. Lei aveva già fatto il transfer emotivo raman: pensava ai maiali come noi tutti, invece di noi e loro; accettava le stranezze del loro comportamento, inclusa l’uccisione di suo padre, codificandole come errori umani, e quindi correggibili. Questo la portava a essere verso i maiali più comprensiva e tollerante di quanto Ela avrebbe mai potuto essere; e tuttavia la rendeva molto più vulnerabile allo shock della scoperta che i suoi amici avevano usanze bestiali e crudeli, disumane.
Ender notò anche, sorpreso, che dopo anni di vita in comune con i maiali Ouanda aveva assunto una delle loro abitudini inconsce: nei momenti di estrema ansia, o tensione, tutto il suo corpo s’irrigidiva. Così le ricordò la sua umanità passandole un braccio attorno alle spalle, con gesto fraterno, e le sorrise.
Ouanda si rilassò con un brivido, rise nervosamente, poi disse a bassa voce: — Sa cosa stavo pensando? Che le piccole madri partoriscono e muoiono non battezzate.
— Se monsignor Peregrino li convertirà — disse Ender, — forse apriranno l’albero-madre e gli lasceranno spruzzare dentro l’acqua santa.
— Non si prenda gioco di me — sussurrò Ouanda.
— Scusami. Per adesso, comunque, chiederemo loro di cambiare quel tanto che basta per convivere con noi, e non di più. E noi dovremo fare lo stesso per loro. O ci troveremo d’accordo su questo, o il recinto sarà riacceso, perché altrimenti noi saremo una minaccia per la loro sopravvivenza.
Ela gli diede il suo consenso con un cenno del capo, ma Ouanda s’era di nuovo irrigidita. Le dita di Ender le premettero forte nella carne della spalla. Per un attimo la ragazza parve sul punto di ribellarsi, poi annuì a denti stretti. Luì rilassò la presa. — Mi spiace — disse, — ma loro sono quello che sono. O se vuoi, sono ciò che Dio ha deciso che fossero. Così non cercare di rimodellarli a tua immagine e somiglianza.