Miro accelerò la cosa abbreviando deliberatamente le parole, e la prima che compose fu: P-E-Q.
— Pequeninos — disse Olhado.
— Sì — disse Novinha. — Perché stavi scavalcando il recinto con i maiali?
— Mmmmmm!
— Vuole fare una domanda, mamma — disse Quim. — Non fargliene tu.
— Aa.
— Vuoi sapere dei maiali che erano con te quando scavalcavi il recinto? — domandò Novinha. Voleva saperlo. — Sono tornati nella foresta. Con Ela, Ouanda e l’Araldo dei Defunti. — In breve gli riferì della riunione nell’ufficio del vescovo, di ciò che avevano saputo sui maiali, e soprattutto di quelle che erano state le loro decisioni. — Quando hanno spento il recinto per salvarti, Miro, è stato l’inizio della nostra rivolta contro la Federazione. Capisci? Le regole del Comitato non esistono più. Il recinto è soltanto un rudere, adesso. Il cancello resterà aperto.
Gli occhi di Miro si riempirono di lacrime.
— Questo è tutto ciò che volevi sapere? — chiese Novinha. — Ora dovresti dormire.
No, fu la risposta di lui. No no no no.
— Aspetta, ti asciugo gli occhi — disse Quim. — Così potrai scrivere sullo schermo.
D I G-A-F A L…
— Diga ao Falante pelos Mortos — disse Olhado.
— Cosa dovremmo dire all’Araldo? — domandò Quim.
— Sarebbe meglio che tu dormissi. Ne parleremo più tardi — disse Novinha. — Lui resterà fuori per ore. Sta negoziando una lista di norme che regolino i rapporti fra i maiali e noi. Per impedire che uccidano qualcun altro di noi, come Pipo e Li… e tuo padre.
Ma Miro rifiutò di dormire, e continuò a comporre faticosamente frasi su frasi sul terminale. Gli altri tre presero nota di ciò che lui voleva dire all’Araldo. E poi capirono che Miro insisteva per fargli avere il messaggio subito, prima che il negoziato terminasse.
Così Novinha lasciò che Dom Cristão e Dona Cristã rimanessero a badare alla casa e ai bambini più piccoli. Prima di uscire si fermò ancora accanto al capezzale del primogenito. Quell’attività l’aveva svuotato; i suoi occhi erano chiusi, il respiro regolare. Gli prese una mano, la strinse, la scosse un poco. Sapeva che lui non poteva sentirla, ma era lei ad avere bisogno di confortarsi con quel contatto.
Miro aprì gli occhi. E in quel momento, debole e quasi impercettibile, lei avvertì la stretta delle sue dita. — Le hai mosse! Ti ho sentito! — ansimò. — Guarirai, ne sono certa. Guarirai!
Il giovane chiuse gli occhi, umidi di lacrime. Quasi senza vedere dove metteva i piedi Novinha andò alla porta. Per poco non urtò contro Olhado. — Devo avere qualcosa in un occhio — gli disse. — Accompagnami per un poco, finché non mi schiarirà la vista.
Al recinto furono raggiunti da Quim. — Il cancello è troppo lontano — esclamò il ragazzo. — Credi di poterti arrampicare, mamma?
Ci riuscì, anche se non fu facile. Ma Quim e Olhado rifiutarono di lasciarla andare da sola. — Su una cosa non c’è dubbio — disse, quando furono dall’altra parte. — Bosquinha dovrà lasciarci aprire un altro cancello proprio qui.
Mezzanotte era passata da un pezzo, e Ouanda ed Ela stavano cascando dal sonno. Ender invece era lucidissimo. Per ore aveva contrattato con Urlatrice, la tensione l’aveva riempito di adrenalina, e anche se fosse tornato a casa in quel momento non sarebbe riuscito a chiudere occhio.
Ora ne sapeva molto di più su ciò che i maiali desideravano e su quello di cui avevano bisogno. La foresta era la loro patria, la loro nazione; ciò che stava al di là degli alberi era sempre stato anche al di là dei loro desideri. Ma ora i campi di amaranto li avevano costretti a vedere la prateria come un’estensione di terra utile, che era necessario mettere sotto controllo. Tuttavia avevano un concetto molto vago della misurazione del suolo. Quanti ettari avrebbero avuto bisogno di coltivare? Quanta terra sarebbe stata usata dagli uomini? Visto che i maiali non avevano una visione chiara delle loro stesse necessità, per Ender non fu facile delineare un accordo.
Ancor meno facile gli fu spiegare cos’erano il governo e la legge. Per i maiali il problema non esisteva: le mogli comandavano, i fratelli ubbidivano. Ender dovette chiarire il fatto che gli uomini stabilivano le leggi in modo diverso, e per spiegare da quali basi comportamentali queste leggi partivano fu costretto a cominciare dai rapporti fra i due sessi. Lo divertì vedere che Urlatrice restava sbalordita al concetto di adulti che si accoppiavano l’uno con l’altro, e degli uomini che nel fare le leggi avevano voce in capitolo come le donne. L’idea che esistessero «famiglie» separate dal resto della comunità le risultò assurda e incomprensibile. Per Human era normale inorgoglirsi di avere un padre che metteva al mondo molti figli, ma per le mogli questo era irrilevante: loro sceglievano i padri basandosi soltanto su ciò che era bene per la tribù. L’individuo e la tribù: queste erano le due uniche entità che le mogli riconoscevano. Alla fine, comunque, fu raggiunta un’intesa sul fatto che le leggi umane sarebbero state applicate entro i confini dell’insediamento umano, e quelle dei maiali all’interno del territorio appartenente alla tribù. Ma quali avrebbero dovuto essere quei confini fu un argomento ben più arduo. Da lì in poi occorsero tre ore di trattative per raggiungere una convenzione su un solo e unico punto: le leggi dei maiali avevano valore nella foresta, e gli umani che vi fossero entrati sarebbero stati soggetti ad esse; le leggi umane vigevano all’interno del recinto, e all’interno di questo anche i maiali avrebbero avuto l’obbligo di rispettarle. Tutto il resto del pianeta sarebbe stato suddiviso in futuro. Come trattato era vago e insoddisfacente, ma almeno costituiva una base da cui partire.
— Tu devi capire — disse Ender a Urlatrice, — che gli umani hanno bisogno di molta terra aperta. Però questo è soltanto l’inizio del problema. Voi volete che la Regina dell’Alveare vi aiuti, vi insegni a sfruttare i giacimenti di metallo e a fonderli per ricavarne utensili. Ma anche a lei serve territorio, e molto. Inoltre, fra poco tempo sarà più forte e più potente sia degli umani che dei Piccoli. — Le aveva già spiegato che ogni Scorpione era una creatura ubbidientissima e volonterosa, e che in breve la produttività e le realizzazioni tecniche di quella razza avrebbero superato, se non altro in volume, le attività umane. Una volta uscita dallo stadio larvale, la Regina sarebbe diventata un’entità capace d’influenzare e determinare le decisioni di chiunque altro.
— Rooter dice che di lei ci si può fidare — dichiarò Human, e dopo aver tradotto per Urlatrice aggiunse: — Anche l’albero-madre dà la sua fiducia alla Regina dell’Alveare.
— Siete disposti a darle la vostra terra? — insisté Ender.
— Il mondo è grande — tradusse Human. — Noi potremo usare le foreste di altre tribù. E anche voi. Ve le concediamo liberamente.
Ender gettò un’occhiata alle due ragazze. — Questo è molto bello — disse Ela, — ma le altre foreste sono forse vostre che possiate darle a chi vi pare?
— No di certo — intervenne Ouanda. — Hanno perfino vere e proprie guerre con le altre tribù.
— Se vi danno dei guai ditelo a noi e li uccideremo tutti — si offrì Human. — Ora siamo molto forti. Trecentoventi bambini. Fra dieci anni nessuna tribù potrà opporsi a noi.
— Human — disse Ender, — riferisci a Urlatrice che, come stiamo trattando adesso con questa tribù, in seguito tratteremo con le altre.