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Human tradusse in fretta, quasi mangiandosi le parole, e la risposta della femmina fu altrettanto concitata: — No no no no no!

— Cos’ha da obiettare, di preciso? — chiese Ender.

— Tu non devi trattare con i nostri nemici. Tu sei venuto da noi. Se vai da loro, diventerai un nemico anche tu.

Fu in quel momento che nella foresta alle loro spalle balenarono i riflessi di alcune luci, e nella radura delle mogli apparvero Freccia e Mangia-Foglie alle cui spalle venivano Quim, Olhado e Novinha.

— Ci ha mandato Miro — spiegò Olhado.

— Come sta? — chiese subito Ouanda.

— Paralizzato — disse brusco Quim, precedendo Novinha che stava cercando parole meno crude.

— Oh, nossa Senhora! — gemette Ouanda.

— Ma forse potrà migliorare — si affrettò a dire Novinha. — Prima di uscire gli ho toccato una mano, e lui se n’è accorto e l’ha mossa. Solo un poco, però le connessioni nervose non sono interrotte. Non completamente, comunque.

— Scusatemi — disse Ender, — ma questo è un argomento di cui potrete riparlare a Milagre. Adesso è meglio non distrarre Urlatrice dalla trattativa.

— Capisco — annuì Novinha, — ma ho un messaggio di Miro. Non può parlare, e ce lo ha dato lettera per lettera, aggiungendo che è urgente. I maiali stanno progettando la guerra. Useranno i mezzi che noi abbiamo messo a loro disposizione, e con gli archi e le frecce, più il loro numero, saranno una forza irresistibile. Da quel che ho capito, tuttavia, Miro dice che le guerre dei maiali hanno un importante effetto collaterale: sono un’opportunità di mescolanza genetica. Esogamia maschile. La tribù vincente ottiene l’uso degli alberi che crescono dai corpi dei combattenti uccisi.

Ender si volse a guardare Human, Mangia-Foglie e Freccia.

— È vero — disse quest’ultimo. — Naturalmente è così. Noi ora siamo la tribù più saggia. Da tutti noi verranno padri migliori di qualsiasi altro Piccolo.

— Capisco — disse Ender.

— È per questo che Miro ha insistito per farle avere subito il messaggio — disse Novinha, — mentre la trattativa è ancora in corso. Lei deve persuaderli a non fare la guerra.

Human si alzò e cominciò a saltellare come se volesse prendere il volo. — Io non tradurrò questo! — protestò.

— Lo farò io - disse Mangia-Foglie.

— Basta! — gridò Ender. Prima d’allora non aveva mai alzato tanto la voce. Subito tutti tacquero, e l’eco di quella parola parve aleggiare sotto il grande albero-madre. — Mangia-Foglie, io voglio che il mio solo interprete sia Human.

— Chi sei tu per dire che non posso parlare alle mogli? Io sono un Piccolo, e tu non sei niente.

— Human — disse Ender, — dì a Urlatrice che Mangia-Foglie non deve ascoltare e riferire i nostri discorsi, perché questo significa fare la spia. E se lei lascia che un Piccolo faccia la spia, noi andremo subito a casa e voi non avrete nulla da me. Porterò la Regina dell’Alveare su un altro mondo per risvegliarla. Hai capito?

Human aveva capito benissimo, e Ender sapeva che ne era anche compiaciuto, perché Mangia-Foglie stava cercando di usurpare il suo ruolo e di screditare sia lui che gli umani. Quando Human ebbe tradotto la richiesta, Urlatrice cantò qualcosa rivolta a Mangia-Foglie. Sconsolato e di malumore il maiale tornò fra la vegetazione e andò a sedersi accanto ai compagni.

Ma Human non era tipo da lasciarsi manovrare. Non diede alcun cenno di gratitudine, e fissò Ender dritto negli occhi.

— Tu hai detto che non cercherai di cambiarci.

— Ho detto che non cercherò di cambiarvi più del necessario.

— E perché questo è necessario? La guerra è una cosa fra noi e le altre tribù.

— Cautela — consigliò Ouanda. — È troppo eccitato.

Ma prima di ottenere qualcosa da Urlatrice, Ender doveva convincere Human. — Voi siete i primi amici che abbiamo avuto su questo mondo. Avete la nostra fiducia e il nostro amore. Non faremo mai nulla che possa danneggiarvi o dare ai vostri nemici un vantaggio su di voi. Ma non siamo qui solo per voi. Siamo qui per rappresentare l’umanità intera, e vogliamo dare i nostri insegnamenti a tutti i Piccoli, di qualunque tribù siano.

— Tu non rappresenti l’umanità. Voi state per combattere una guerra contro gli altri umani. Allora come puoi dire che le nostre guerre sono malvage e la vostra è buona?

Molto probabilmente Pizarro, con tutti i suoi difetti, aveva avuto vita più facile con Atahualpa. — Noi non stiamo cercando di combattere con gli altri umani — disse Ender. — E se facessimo una guerra non sarebbe la vostra, fatta per dare a voi il diritto di viaggiare fra le stelle. — Alzò una mano, aperta. — Noi abbiamo messo da parte la nostra umanità per diventare Ramans con voi. — Chiuse la mano a pugno. — Umani e Piccoli e la Regina dell’Alveare, qui su Lusitania saremo una cosa sola. Tutti umani, tutti Scorpioni, tutti Piccoli.

Human restò seduto in silenzio, ruminando quella riflessione.

— Araldo — disse infine, — questo è molto duro. Fino all’arrivo di voi umani, gli altri Piccoli dovevano… essere uccisi, e nella loro terza vita dovevano essere nostri schiavi nella foresta che noi avevamo conquistato. Questa foresta un tempo è stata un campo di battaglia, e gli alberi più antichi sono i guerrieri morti in quella battaglia. I nostri padri più anziani sono gli eroi di quella guerra, e le nostre case sono fatte con il legno dei codardi. Per tutta la vita ci prepariamo a vincere i nostri nemici, così che le mogli possano fare un albero-madre in una nuova foresta nata dalla battaglia, per rendere più forte e numerosa la tribù. Negli ultimi dieci anni abbiamo imparato a usare gli archi per uccidere da lontano; i vasi e le pelli di cabras per portare l’acqua attraverso le terre aride; l’amaranto e le radici di nerdona per essere molti, e forti, e avere rifornimento di cibo lontano dai macios della nostra foresta. Noi ci siamo rallegrati di queste novità, perché significa che saremmo sempre stati vittoriosi in guerra. Vorremmo portare le nostre mogli, le nostre piccole madri, i nostri eroi, in ogni angolo del grande mondo e finalmente un giorno anche sulle stelle. Questo è il nostro sogno, Araldo, e ora tu mi dici che dovremmo gettarlo via, come foglie nel vento.

Era stato un discorso energico e determinato. Nessuno degli altri seppe offrire a Ender un suggerimento su quale risposta dargli. Human li aveva quasi convinti.

— Il vostro è un nobile sogno — disse Ender. — È il sogno di ogni creatura vivente, è il desiderio che sta alla base della vita stessa: crescere finché tutto lo spazio che riuscite a vedere diventa parte di voi, sotto il vostro controllo. Il desiderio di grandezza è positivo. Tuttavia ci sono due modi per realizzarlo. Uno è di uccidere chiunque vi troviate di fronte, o di sottometterlo e annientarlo, finché più nulla vi si oppone. Ma questo è il modo malvagio. È come se diceste all’universo: noi soli siamo grandi, e per farci posto tutti voi dovete darci quello che possedete e scomparire nel nulla. E tu capisci, Human, che se noi umani avessimo questo desiderio, se agissimo in questo modo, potremmo uccidere tutti i Piccoli di Lusitania e rendere nostro questo mondo. Cosa ne sarebbe dei vostri sogni, se noi fossimo così malvagi?

Human si stava sforzando di capire. — Io so che ci avete fatto dei grandi doni, quando invece avreste potuto prenderci anche quel poco che abbiamo. Ma perché ci avete fatto questi doni, se non volete che li usiamo per diventare grandi e forti?

— Noi vogliamo che diventiate grandi, e che viaggiate fra le stelle. Qui su Lusitania, vogliamo che cresciate in saggezza e potenza, con centinaia e migliaia di fratelli e di mogli. Vogliamo insegnarvi a coltivare molti tipi di piante, ad allevare molte razze di animali. Ela e Novinha, queste due donne, lavorano tutti i giorni della loro vita per creare piante che possano vivere qui su Lusitania, ed ogni buona cosa che faranno la divideranno con voi. Così potrete crescere. Ma perché anche un solo Piccolo di un’altra foresta dovrebbe morire, a causa del fatto che vi abbiamo dato i nostri doni? E perché voi dovreste sentirvi danneggiati in qualche modo, se facessimo gli stessi doni anche a loro?