«Professore», dissi a bassa voce, sebbene fossimo del tutto soli e oltre ogni possibilità di essere uditi da qualcuno, «che cosa sta accadendo? Ho l’impressione che la malattia di vostra moglie sia qualcosa di più che una semplice catatonia. C’è qualcos’altro; mi sbaglio nel pensare che si tratti di qualcosa di metafisico? La signora Van Helsing sembra così giovane… eppure credo che non lo sia, che sia un’illusione».
Emise un sospiro di infinita stanchezza e tutta la sua allegria se ne andò completamente.
«Noi siamo entrambi uomini di scienza, John, educati a fidarci dei nostri occhi e della nostra logica per spiegare come opera il mondo, ma ci sono dei casi in cui la scienza moderna fallisce del tutto. Ci dobbiamo adattare e, come Democrito quando postulò l’atomo, dobbiamo accettare che esiste dell’altro in questo universo oltre quello che l’occhio o il cervello possono indagare». Si fermò e sembrò considerare se dirmi tutto subito o no. Con mia delusione, apparentemente scelse la seconda ipotesi. «Con il tempo, mi spiegherò meglio, ma il tramonto arriverà tra meno di due ore; prima di quel momento, devo curare Gerda».
«Prima», dissi, «dovete prendere un tè come si deve».
Così gli feci strada e mangiammo insieme. Sembrò profondamente preoccupato e non parlò più di sua moglie o di sua madre, così non insistetti. Dopo di ciò, scomparve nel giardino della cella e non ne uscì fino alla cena. Di nuovo, fu stranamente silenzioso circa la ragione per cui si trovava qui. Stanotte non sono riuscito a dormire, e così mi sono alzato per scrivere questo: la mia mente continua a rimandarmi l’immagine del viso della signora Van Helsing. Perché mi perseguita tanto?
Il diario di Abraham Van Helsing
2 luglio. È stato un viaggio tranquillo, e sia Gerda che io abbiamo trascorso una notte calma. Sfortunatamente, ieri ho perso la mia opportunità per un’utile seduta di ipnosi: eravamo entrambi in viaggio nel momento in cui è più ricettiva e, quando sono ritornato da lei più tardi nel pomeriggio, non ha voluto parlare.
Che strano godere del lusso del poter dormire di notte! Prima di tutto, ho attentamente chiuso ogni cella, e ho messo un crocifisso sopra ogni porta e sopra la finestra di Gerda, oltre al piccolo medaglione di San Giorgio. Naturalmente, c’è una croce intorno al suo collo: su una grossa catena eguale alla mia, che né lei né un aggressore potrebbero rompere.
Per la prima volta in molte notti, ho dormito profondamente. Il comprendere che il peggio era già passato — che Vlad e Zsuzsanna erano diventati all’improvviso più forti ed erano fuggiti dal castello — stranamente, mi calmava. Non avevo null’altro di cui preoccuparmi.
Tranne che per John; lui è sempre stato, come sua madre, un sensitivo. Quando, ieri, l’ha fissata in faccia per la prima volta, temetti che avesse veramente compreso la verità… e che avevo fatto un errore fatale nel portare qui Gerda.
Poiché ho lavorato tutta la mia vita per risparmiare del dolore al ragazzo, e per proteggerlo dalle attenzioni dell’Impalatore. Volevo che avesse una vita normale, la vita che io e tutti i miei antenati non abbiamo potuto avere, la vita che fu tanto crudelmente negata al dolce, piccolo Jan.
E come fui preso dall’orrore e dalla commozione nell’udire che i suoi genitori adottivi gli avevano messo la versione inglese del nome del fratello defunto: John.
Nessuno lo sa tranne me… e mamma, che portò il bambino con sé a Londra e lo diede alle persone migliori e più gentili che conosceva le quali, da lungo tempo, non avevano avuto dei figli. Non fu mai detta loro la verità circa l’origine del bambino. Anche la povera Gerda non sa della sua esistenza poiché, durante la gravidanza e il parto, era completamente ignara delle condizioni del suo corpo, e io ho faticato molto perché Zsuzsanna e Vlad non ne venissero a conoscenza.
Ci sono riuscito? Non lo so; presto la domanda avrà una risposta. Sono stato molto indeciso circa il fatto di venire qui ed esporlo al pericolo… Ma non venire a sorvegliarlo potrebbe essere anche più pericoloso. È troppo vicino a Londra, ora che Vlad è diretto qui. Il mio solo legame con i Vampiri passa attraverso la mia povera moglie, che mi dice poco; in che altro modo posso essere sicuro che John sia al sicuro e che Vlad e Zsuzsanna non abbiano saputo qualcosa della sua esistenza?
Ma ieri, quando lo vidi guardare in volto sua madre, fui preso dall’orrore: come sono stato stupido a pensare che John, un sensitivo, non sapesse che stava guardando in uno specchio genetico? La somiglianza tra i due è così marcata: lo stesso naso, gli stessi occhi e mento, lo stesso colorito! Ma, nella mia disperata fretta, ho mancato di considerare questo problema.
Qualsiasi male gliene verrà, è interamente colpa mia. Sto riflettendo sul fatto di andarcene… per amor suo.
Questa mattina, all’alba, c’è stato un cattivo presagio da parte di Gerda. Sotto ipnosi, il suo umore era gaio e in vena di chiacchiere. Alla domanda «Dove sei ora?», ha risposto: «In viaggio».
Questo mi ha confuso; il giorno prima, aveva espresso una furia appassionata e aveva detto: «È partito! Il bastardo è partito!». Poi non aveva voluto dire altro, tranne che descrivere la vista di grandi e solidi carri fuori del castello. Lo presi come un segno che Vlad aveva abbandonato Zsuzsanna.
Ma oggi, le notizie sono cambiate.
«In viaggio…», disse Gerda. «Sento il battere e lo sbuffare dei cavalli». Zsuzsanna, supposi, stava viaggiando nella sua bara in uno dei grandi carri. Ma, con mia sorpresa, Gerda continuò: «È un mattino chiaro, assolato; avevo dimenticato quant’è bella la campagna in estate. Sono triste nel lasciare la mia casa per sempre ma, nello stesso tempo, trabocco di gioia!».
Impossibile, naturalmente, per Zsuzsanna, guardare fuori alla luce del sole. Non capisco le parole riportate; ha forse capito che Gerda è sottoposta ogni giorno alle mie domande, e sta quindi cercando, intenzionalmente, di confondermi con false informazioni?
Ho preso precauzioni tali che ne dubito fortemente. I Vampiri sono effettivamente in viaggio. Posso solo supporre che Zsuzsanna pensasse che stava per essere abbandonata, ma che Vlad ha deciso, forse all’ultimo momento, di portarla in viaggio. La rapida descrizione del mattino non riesco a spiegarla.
Se viaggiano via terra, arriveranno entro una settimana; se viaggiano per mare (cosa che offre minori rischi) ho un mese per prepararmi. Mi atterrò alla prima ipotesi, in modo da essere pronto.
Quindi devo fare rapidamente la mia scelta riguardo a John. Lo lascio pregando che sia al sicuro senza il mio intervento? O resto?
Il diario del dottor Seward
3 luglio. Come unico proprietario di un manicomio, sono abituato alle cose strane, ma la giornata odierna, credo, ha portato gli eventi più strani di cui sia stato testimone, qui o altrove.
Tutto è iniziato nelle prime ore del mattino. Ero stato sveglio per un po’ di ore, incapace di riprendere sonno dopo un altro attacco di quello che sono arrivato a chiamare un “sogno disturbante”. Sono stato restio a scriverne — fino a oggi — perché lo avevo imputato a una combinazione di ansia e alla venerazione di un eroe. E, francamente, ad un po’ di mania nascosta dentro di me che glorificava il professore e me come due coraggiosi cavalieri dell’occulto che combattevano contro un grande Male che voleva sottomettere il mondo.
Il sogno è piuttosto semplice, e consiste in un’immagine di me stesso e del professore che brandiamo spade d’argento contro una vasta e invadente Oscurità. Questa parte è piuttosto piacevole (e, in tutta coscienza, imbarazzante), ma la parte “disturbante” arriva quando il professore scompare all’improvviso dalla vista e io vengo lasciato solo a combattere. L’Oscurità rapidamente aumenta e mi circonda, divorandomi nello stesso modo in cui un’ameba mangia la sua cena. Ho sognato tutto ciò parecchie volte da quando ho ricevuto il telegramma di Van Helsing.