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«Allora, è una cosa grave?», chiesi, mentre il cocchiere faceva voltare il cavallo nel parco.

Era veramente una splendida giornata estiva, piena di sole e baciata da una deliziosa e fresca brezza; sopra le nostre teste, gli uccelli cantavano sui verdi rami oscillanti degli alberi.

Eppure, per me, non c’era nulla di piacevole in quel momento. Ricordo solo il senso di orrore che mi gelò la spina dorsale, nonostante la chiazza di luce calda e dorata in cui ci trovavamo. Infatti avevo pensato che la cosa peggiore sarebbe stata che Lucy fosse malata di anemia perniciosa, ma la risposta che lui diede fu, a pensarci, anche più terribile.

Guardò un istante la nuca del conducente, come per prendere una decisione, poi disse:

«È grave. È stata morsa».

«Morsa?». Onestamente ero confuso, pensando in parole strettamente mediche in termini di una diagnosi. «Ma come potrebbe ciò…», stavo per dire, Ma come potrebbe ciò causare una tale perdita di sangue? Sarebbe stata una ferita così evidente che né io né Lucy l’avremmo trascurata. Nella mia preoccupazione per lei, non avevo permesso che l’ossessione del professore per i Vampiri entrasse nella mia mente ma, prima che avessi finito di porre la mia domanda, compresi dal suo intenso e infelice sguardo che ciò era esattamente quello che lui intendeva: una creatura fornita di denti aguzzi aveva succhiato il sangue dal dolce collo di Lucy.

Senza dubbio, Van Helsing si accorse del mio sgomento, poiché uno sguardo compassionevole gli passò sul viso e lui chiese piano:

«Non riesci ancora a crederci, vero, John? Non ci puoi credere con tutto il tuo cuore».

Il chiaro cielo blu, le foglie mosse dal vento, il dolce canto degli uccelli, tutto assunse un colore orrendamente sinistro. Nulla era come sembrava; tutta la bellezza che ci circondava era corrotta, una bella facciata costruita per celare il Male.

Quanto tempo era passato — due settimane, un mese — da quando, per la prima volta, aveva parlato di Vampiri? Riflettei su tutto ciò che aveva detto, naturalmente; ci riflettei, ma lo trovai talmente orrido e impossibile che non potevo mentalmente impegnarmi contro di esso.

Eppure, il sogno dell’Oscurità e il mio stesso istinto non mi permettevano assolutamente di non credere. Dovevo sfuggire il mio amico, rifiutare la sua diagnosi e indirizzarlo verso un altro alloggio? O dovevo abbandonare le mie paure e il mio scetticismo? Se avessi dovuto dire a qualunque altro dei miei colleghi medici che sentivo le “aure” delle persone, mi avrebbero ritenuto pazzo; perciò, decisi in quel momento di non fare lo stesso con il professore che, in tutte le altre occasioni, si era dimostrato un’affidabile fonte di informazioni.

Ma accettare la sua pretesa voleva dire aprire la mente a un orrore indescrivibile.

«Sì, ho difficoltà a crederci, ma ho fiducia in voi, dottore. E se quello che dite è vero, cosa possiamo fare, allora, per aiutarla?», chiesi infine, con tale disperazione e angoscia che non riuscii a nasconderle.

Si batté un lato del dito indice contro le labbra e indicò con uno sguardo eloquente il conducente; ritornammo alla stazione in un pesante silenzio.

Il treno non era eccessivamente affollato, e riuscimmo a trovare uno scompartimento tutto per noi, dove potevamo parlare più liberamente.

«Devo stare solo», disse il professore quando restammo soli. «Ho bisogno di almeno tre giorni di tempo in cui possa essere certo di non essere disturbato».

«Ho un posto del genere: una villetta in campagna che è molto isolata. Non un’anima vi disturberà».

Si illuminò subito.

«Eccellente!», mormorò.

«Ma, prima che vi lasci partire con la chiave, dovete rispondere a una domanda».

Divenne silenzioso e a disagio, ma attese di udirla in modo da poter decidere se soddisfare la mia richiesta.

«Perché?», chiesi. «Perché siete così sicuro che Lucy sia stata morsa da un Vampiro e perché dovete andarvene da solo?».

Erano domande impertinenti, a dire il vero, ma se, veramente, avevamo a che fare con quel Male leggendario, la cortesia era l’ultima delle nostre preoccupazioni.

Sospirò, con l’aspetto di un uomo che sa che le sue risposte non saranno e non potranno essere completamente credute, o persino comprese.

«Per quanto riguarda la prima, posso soltanto dire che l’istinto mi dice così. Per la seconda… devo adottare delle misure che mi permetteranno di salvare la vita della signorina Westenra, se ce ne fosse bisogno. E devo provare ancora a cercare qualcuno che mi possa aiutare a rintracciare Vlad».

«Vlad…?». Avevo già sentito quel nome in precedenza, quando lui aveva fatto le domande alla signora Van Helsing. «È questo il Vampiro?»

«Uno di loro. C’è anche Zsuzsanna e, forse, una certa Elisabeth». Aggrottò all’improvviso le sopracciglia quando gli venne una nuova idea. «Prima che vada: potrei avere la vostra assistenza per Mr. Renfield? Vorrei ipnotizzarlo di nuovo, e preferirei che ci fosse vicino qualcuno fidato. Permettetemi di parlare apertamente: credo che sia così fortemente attirato dal Male da aver stabilito un legame psichico con Vlad. Forse posso ottenere da lui l’informazione di cui ho bisogno, e allora il mio viaggio in campagna non sarà necessario».

Acconsentii. Quando arrivammo a Purfleet e ritornammo al manicomio, andai a controllare Renfield per verificare il suo umore. Sfortunatamente, si trovava in uno stato di agitazione, così decidemmo di rimandare la seduta. Il professore mi ha chiesto di chiamarlo non più tardi di quindici minuti prima del tramonto.

Nel frattempo, ho spedito una lettera ad Art con un resoconto fantasioso di ciò che il dottor Van Helsing, il grande specialista di Amsterdam, ha avuto da dire dopo aver esaminato Lucy. Temo di avergli detto talmente poco, che si potrebbe allarmare, e io non potrei di certo mentirgli riguardo ai suoi sintomi o alla reazione del professore di fronte ad essi. Quindi c’era un granello di verità nella mia lettera, abbastanza per uno che, cercando prove di Vampiri, ne potesse trovare lì. Mi viene in mente che, confessare l’intera verità, avrebbe turbato Art ancora di più, poiché avrebbe pensato che il suo vecchio amico Jack e il grande medico olandese fossero del tutto impazziti, e non saprebbe più a chi rivolgersi. Per quanto possa essere geloso di lui, non posso essere tanto crudele con il mio vecchio amico. Per amor suo, non avrei rivelato l’opinione di Van Helsing anche se il professore non avesse insistito perché non dicessi niente ad Art.

Naturalmente, il professore ha insistito nel controllare la mia lettera, e mi è sembrato che provasse un piacere perverso nell’alterare tutto quello che attribuivo a lui. Il nostro piano è fingere di scoprire lentamente i segni del vampirismo, al fine che anche gli altri giungano alla stessa conclusione di loro iniziativa. Forse anche io — se un giorno troverò una prova fisica concreta — potrei esserne convinto.

Tutto ciò che posso dire è questo: se mai ho provato un’attrazione per le cose psichiche in natura, gli eventi di oggi l’hanno curata. Mi sento come se fossi intrappolato in uno strano e fantastico sogno, che mi turba tanto quanto quello della grande Oscurità.

Il diario di Abraham Van Helsing

3 settembre. Whitby! La graziosa signorina Westenra ha riferito che l’inizio del suo strano malessere cominciò verso la metà di agosto, quando era in vacanza al mare: a Whitby, nel periodo in cui apparve una “nave fantasma”! Da ciò che disse brevemente al riguardo, non ho dubbi: lì è dove lui è approdato. Le sue risposte indicano che vi rimase una settimana prima di proseguire… per Londra, dove è ancora attirato dalla sua vittima.

Per quanto riguarda la signorina Lucy di John (lui pensa che non lo sappia, ma è chiaro dai visi di entrambi che è questa la giovane signora che lo ha respinto), la lasciai con l’unica protezione che potevo darle: un minuscolo crocifisso d’argento che avevo con me. È chiaro che lei non ha inclinazioni religiose, quindi ho rinunciato a convincerla a indossarlo; che ragione logica potevo fornirle? Quando i fiori di aglio arriveranno da Amsterdam, sarò almeno in grado di citare il potere medicinale di quel tipo di erba.