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Nel mezzo della mia lotta, le cameriere entrarono di corsa, gridando quando i loro piedi nudi incontrarono il vetro sparso dappertutto. Quando una di loro riuscì ad accendere la lampada, iniziarono a gridare veramente. Lucy miracolosamente rinvenne e, una volta che esse la ebbero liberata dal pesante corpo della madre, che avvolsero in un lenzuolo, cercò di calmarle. Non riuscendovi, le mandò via a prendersi un bicchiere di vino, poiché stavano piangendo con un abbandono isterico. Tutto ciò ebbe luogo senza che nessuna delle donne notasse entrambi gli intrusi nella camera da letto di Miss Lucy, né notarono quando Vlad scomparve all’improvviso.

Ma io so che lui era rimasto nelle vicinanze. Giacevo sul pavimento angosciato e impotente, incapace di muovermi e, sebbene potessi parlare, le mie grida non furono udite. Concentrazione mentale? Non ne avevo nessuna, e perciò i miei sforzi per rimanere invisibile erano venuti a mancare quando Vlad era apparso. Ma lui aveva, evidentemente, potere in abbondanza a quel riguardo, poiché la povera Miss Lucy non riuscì né a vedermi né a udirmi.

Piangendo silenziosamente, si mise le pantofole che stavano accanto al letto, poi raccolse tutti i fiori di aglio sparsi sul pavimento e sul davanzale e anche quelli rotti che sua madre le aveva strappato dal collo. Quindi, con una tenerezza da spezzare il cuore, li mise sul petto coperto della madre morta.

Allora cercai di gridarle un avvertimento, ma mi fermai: non c’era nessuna ragione per cercare di rompere il velo che Vlad aveva eretto tra noi. Anche se avessi potuto, quale bene le avrebbero fatto i fiori? Non avevano tenuto lontano il Vampiro più del Sigillo di Salomone.

Ora, tutto ciò che le era rimasto era quel momento di affetto e di dignitoso dolore. Oltre quello c’era la tomba, e orrori ancora peggiori, nessuno dei quali potevo aiutarla ad evitare.

Per un po’ di tempo rimase con la testa china davanti al cadavere di sua madre, poi la sollevò e fissò con curiosità l’entrata, poiché era chiaro che le cameriere stavano indugiando troppo con il loro vino. Peggio, il suono delle loro voci era svanito nel silenzio totale. Io sapevo fin troppo bene cosa fosse loro accaduto, ma Miss Lucy no; anche così, lo sguardo di terrore nei suoi occhi indicava che aveva qualche sensazione istintiva di ciò che era accaduto — e doveva ancora accadere — quella notte.

Andò alla porta aperta e le chiamò, solo per non ricevere alcuna risposta; così lasciò la stanza e le cercò al piano inferiore. Attesi nella suspense più orribile, pensando che avrei potuto udirla gridare, ma tutto fuori era silenzio, finché non ritornò piano nella stanza, con un’espressione di tale impotente terrore sul viso pallido che io sentii il bruciare delle lacrime.

Andò diritta al comodino e tirò fuori il piccolo diario e la penna; questa volta scrisse, rapidamente e con fervore. Attesi che Vlad arrivasse da un momento all’altro a interrompere la sua cronaca, ma era come se lui le stesse concedendo questo tempo come un ultimo dono. Infine terminò e strappò quell’ultima pagina di testamento dal suo diario; poi la piegò e la fece scivolare tra i suoi seni.

Il dolore mi schiacciava. Per il bene di chi lottavo per trattenere le lacrime, non so dirlo; forse non volevo che il mio nemico ne gioisse malignamente. Non mi arresi ad esse finché non vidi il suo gesto finale di resa: si distese sul letto e con cura si sistemò la camicia da notte e i capelli, poi ripiegò le braccia sul petto… come se fosse già un cadavere come sua madre, che giaceva accanto a lei.

Così si trovava quando Vlad venne da lei. Allora, non potei sopportare altro ma chiusi gli occhi e non li volli aprire anche quando mi schernì e prese l’onore di Miss Lucy in modi troppo abietti per metterli sulla carta. Potei ignorale i suoi tranelli verbali ma quando udii il rumore del suo succhiare e le grida acute della povera Lucy, compresi fin troppo bene perché Gerda si era arresa alla follia.

Di primo mattino, venne Seward… di corsa, come se avesse la sensazione del disastro che ci era accaduto. Fino a quel momento, io ero rimasto l’unica anima cosciente a Hillingham; mi ero svegliato qualche momento prima da un profondo sonno indotto dal Vampiro, per trovare Lucy prossima alla morte, fredda ed emaciata quasi quanto il cadavere di sua madre. Tentai un trasferimento d’emergenza di energia psichica da me stesso a lei, ma gli eventi della notte precedente mi avevano lasciato stranamente prosciugato; non solo ero incapace di completare l’esercizio, ma divenni debole e quasi caddi sulla povera figliola.

Presto udii bussare alla porta e la voce di John che chiamava. Scesi barcollando al piano inferiore e lo feci entrare; dal mio aspetto disordinato, comprese che il peggio era veramente accaduto, e agì immediatamente. Trovò le quattro cameriere addormentate nella sala da pranzo; con mio grande sollievo, non erano state morse o uccise, ma erano state soltanto drogate con del laudano. Riuscì a svegliarne tre, e quelle, a loro volta, si misero al lavoro, preparando un bagno caldo e andando a prendere del brandy per far rinvenire Miss Lucy.

Naturalmente tali misure servirono a poco; avevamo bisogno di una trasfusione di energia, ma io vedevo che John era ancora debole dopo l’attacco di Renfield, e così rifiutai di permettergli di rischiare. Ma arrivò qualcuno, come fosse stato mandato dagli Dei: un buon amico sia di John che di Arthur Holmwood: Mr. Quincey Morris, dall’America.

Avevo pensato che Arthur fosse il miglior amico di John ma, evidentemente, Mr. Morris è intimo di entrambi. Quando arrivò, vidi, per la prima volta in settimane, un bagliore di speranza sul viso sofferente di John, e i due uomini si afferrarono per le braccia, poi si batterono l’un l’altro sulle spalle, fin quasi a farsi male.

Questo Quincey è un tipo molto alto, magro, dalle braccia e gambe estremamente lunghe, con radi capelli rossi e lentiggini dappertutto. E, per naso, un becco! Quando sta di profilo, l’effetto è comico (ne posso scrivere tanto crudelmente perché è un tipo giovanile e sarebbe il primo a ridere di se stesso): prima si vede la grande barca bianca del cappello Stetson, poi il grande naso a becco, quindi l’enorme protuberanza del pomo d’Adamo, tutto quanto in cima a un corpo che si piega nello sforzo di ridurre la grande altezza.

Devo raccontare una storia triste, e Quincey Morris era l’unico punto bello di essa.

Una volta che le violente pacche sulle spalle e i saluti furono finiti, John spiegò la necessità di una “trasfusione”. Mr. Morris fu d’accordo, con la stessa veemenza senza esitazione che aveva avuto John, tanto che mi fece pensare che anche lui condividesse un amore non corrisposto per Lucy.

Così fu fatto… nella stanza da letto di Mrs. Westenra, poiché la donna giaceva morta nel letto di Lucy.

Ora John e Mr. Morris siedono parlando al tavolo della colazione, mentre io rimango di sopra a fare la guardia a Miss Lucy e a scrivere queste parole. Per quanto si trattasse di un uomo robusto come l’americano, la trasfusione della sua energia ha avuto scarso effetto. Il respiro di lei è un po’ più rapido e il polso un po’ più forte, ma non è abbastanza.

Non ho parlato a voce alta con John della nostra situazione senza speranza riguardo a Miss Lucy o a noi stessi, né ho spiegato in dettaglio gli eventi della notte scorsa ma, quando lui ha visto la stanza di Lucy con il cadavere e la finestra rotta, un po’ della sua cupa e impotente furia che avevo sentito solo qualche ora prima gli è comparsa sul viso. Lui sa! Lui sa!

Adesso non manca molto.

Capitolo dodicesimo

Il diario di Abraham Van Helsing

20 settembre. È un giorno di dolore e della disperazione più nera ma, nel mezzo dell’oscurità, brilla un raggio di amore e di coraggio. Il mio cuore vacilla così tanto tra i due estremi da farmi sentire stanco e confuso, ma devo trarne un senso, poiché ci sono decisioni da prendere e vite in gioco. Quindi scrivo, poiché lo scrivere spesso porta un’illuminazione.