Riguardo ad Arthur, essendo venuto dal letto di morte di suo padre a quello della donna che amava, entrò nella stanza pallido e tremante, con nuove lacrime sulle guance. Ma, più si avvicinava a Lucy, più fermamente metteva da parte il suo doppio dolore, asciugandosi gli occhi e facendo scorrere le dita attraverso i ricci scomposti in modo da potersi presentarsi a lei nell’aspetto migliore. È un uomo forte, quello. Ricordo quanto fui addolorato quando il mio figlioletto Jan morì e Gerda impazzì; certamente non avrei potuto assumere un aspetto imperturbabile come fece Arthur.
Fu allora che corse al fianco di lei e si chinò per baciarla, ma io avevo visto la crescente aura indaco che la circondava; se lui avesse messo in atto la sua intenzione, lei avrebbe potuto ipnotizzarlo fino al punto che, dopo la morte, avrebbe potuto influenzarlo a fin di male. Così mi misi tra di loro e con gentilezza l’avvertii:
«Non ancora. Prendile la mano; le darà maggior conforto».
Ne fu perplesso, ma il dolore lo aveva privato di qualsiasi capacità di sfida, per cui fece ciò che gli veniva detto. Era una cosa difficile dire a un uomo che non poteva baciare la sua innamorata morente, ma io sapevo che non c’era altro modo per proteggerlo.
Miss Lucy trasse un grande conforto dalla sua presenza, e dal suo tocco e si lasciò andare al sonno con un sospiro ma, dopo un po’, l’onesto sonno si trasformò in una trance, e un velo di bellezza illusoria, come quella che sanno produrre i Vampiri, la circondò. John la vide, lo so, poiché mi rivolse un intenso sguardo consapevole. Lucy allora aprì gh occhi — o piuttosto gli occhi di un demonio — e lo supplicò di baciarla, con una seducente e malvagia parodia della sua stessa dolce voce.
Arthur si chinò per esaudirla in modo così rapido che, abbandonando ogni traccia di civiltà, lo presi per il collo e lo spinsi via, gridando: «No! Per la vita!».
Ricordarlo ora mi provoca nuovo dolore, poiché il mio atto deve essergli apparso inspiegabilmente crudele: in effetti, folle. Infatti, un lampo di violenza comparve nei suoi occhi, ma quasi immediatamente passò e lui rimase immobile, in attesa di spiegazioni.
Non gliela diedi poiché, subito dopo, Lucy rinvenne e mi prese la grossa mano ruvida nella sua, piccola e sottile, e la baciò. Quel fatto era, da solo, sufficiente a provocarmi le lacrime, ma poi alzò lo sguardo verso di me con occhi supplichevoli e affettuosi e disse con un bisbiglio incerto:
«Mio vero amico, e suo! Proteggilo e dammi la pace!».
Tremante per l’emozione, caddi in ginocchio accanto al letto. Quelle che mi aveva chiesto erano cose difficili, forse impossibili: se Vlad era ora così potente, così inaccessibile, come potevo sapere che lei, la sua discendenza, non sarebbe stata così?
Ma per il bene dell’amore, risposi solennemente:
«Lo giuro!».
Lo giuro veramente, Lucy. Lo giuro con ogni fibra del mio essere, con tutta la mia forza e la mia anima. Può essere impossibile, ma io lo metterò in atto o morirò nel tentativo…
Il suo respiro divenne ancora di più una lotta, finché udii il debole rantolare nella sua gola. Mi alzai e mi voltai verso Arthur, che non lottava più per trattenere le lacrime che gli rigavano le guance pallide. La fine era venuta, e così io gli chiesi di prenderle la mano e di baciarla una volta, sulla fronte.
Così fece, e poi lei chiuse lentamente gli occhi. Il rantolo mortale divenne più forte, e allora presi il braccio di Arthur e lo tirai via. Ma, prima che raggiungessimo la porta, il suono si interruppe improvvisamente; la nostra dolce Miss Lucy era morta. Ritornai al suo fianco e lasciai che John portasse via il suo amico singhiozzante. Mi sedetti lì per un po’, guardando con dolore e orrore il viso stanco e devastato di Lucy che cominciava subito a rifiorire di vita… o piuttosto, di morte vivente.
Per più di vent’anni, ho dato la caccia ai Vampiri per tutto il continente europeo e, in ogni caso, ho vinto: il Vampiro veniva distrutto e il suo progenitore, Vlad, indebolito. Lo stesso scenario si è ripetuto diverse volte: la caccia, la cattura, e infine la distruzione, sempre secondo le stesse regole. L’abilità e le limitazioni del Vampiro non variavano mai, e la croce e l’aglio non avevano mai fallito. Con il tempo divenni più potente, e il mio compito divenne più facile. La mia aura era così forte che mi potevo muovere con completa fiducia e invisibilità intorno al Morto Vivente. Loro non potevano né ipnotizzarmi né sopraffarmi. Ma adesso…
Mentre contemplavo amaramente il mio fallimento, John ritornò e rimase accanto a me in silenzio: entrambi contemplavamo il cadavere. Per un po’ nessuno di noi due parlò, poi John chiese:
«Professore, un uomo che muore ha il diritto di sapere che sta morendo?».
Il suo tono era talmente calmo e loquace da farmi credere che stava cercando di distrarsi, forse tentando di decidere se la stessa Lucy ne era stata consapevole; così risposi nella stessa maniera.
«Naturalmente. Se non lo sa, come si può preparare bene?».
Parlò di nuovo e, questa volta, notai una leggera ma crescente rabbia dietro le sue parole.
«E un uomo impegnato in una battaglia… sia pure una battaglia che, forse, non potrà vincere, ha il diritto di sapere chi è che combatte?».
Un lieve gelo mi prese, poiché improvvisamente compresi dove conduceva la sua serie di domande, ma non riuscivo a convincermi a rispondere. Invece lo guardai, e vidi che stava lottando terribilmente per trattenere una potente ondata di emozione. Quando comprese che non sarebbe venuta nessuna risposta, disse con calore:
«Professore, non potete più sopportale questo terribile fardello da solo. Avete visto Arthur e Quincey, e io spero che li abbiate riconosciuti per quegli uomini coraggiosi e onorevoli che sono. Essi hanno…».
«Che cosa suggerisci, John? Che dica loro la verità? Anche se ci credessero, che bene ne verrebbe loro? Soltanto che verrebbero messi in pericolo…».
«Lucy non lo sapeva», gridò lui, con un’improvvisa veemenza che gli fece diventare le guance rosse. «Che bene gliene è venuto?».
Per questo non avevo risposta, così restai in silenzio mentre lui continuava a sfogare il dolore sotto forma di rabbia. Tremò, si arrabbiò, strinse il pugno, poi lo sollevò davanti al mio viso.
«Loro hanno tanto diritto quanto ne ho io di conoscere la causa della morte di Lucy, in modo che la possano vendicare… e cancellare questa terribile piaga dalla terra! Sono i miei più cari amici, e io non starò a guardarli mentre muoiono per l’ignoranza! Mio Dio, Quincey avrebbe potuto benissimo essere morso, mentre andava in giro fuori, di notte, cercando di rendersi utile in qualche modo!».
A questo punto arrivò la tempesta di lacrime, con una tale furia che cadde in ginocchio accanto a Miss Lucy e nascose il viso nel letto, martellando con un pugno impotente il materasso.
Non dissi niente. Lo lasciai piangere, ma le sue parole mi punsero ed evocarono dentro di me un tipo diverso di tempesta.
Dopo qualche istante, sollevò il viso bagnato e arrossato, e si alzò per andarsene. Prima di raggiungere la porta si voltò e disse, con calma e quieta dignità, in modo da farmi sapere che aveva pesato ogni parola, nonostante lo sfogo emotivo che le accompagnava:
«Dottor Van Helsing, da lungo tempo voi avete avuto fiducia nella segretezza e nella scienza, nelle protezioni magiche e nei riti. Ora tutte queste cose vi hanno tradito, ma c’è una cosa che non vi tradirà mai, una cosa che sarà sempre più forte di ogni male: il cuore umano. Io vi offro il mio e quelli dei miei amici più intimi nella futura battaglia, per il loro bene come pure per il vostro».
26 settembre. Lucy è stata sepolta con un doppio servizio funebre insieme a sua madre, il ventidue; una faccenda amara per tutti, specialmente per quei due che sapevano che non era andata verso un riposo eterno e pacifico.