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«Non ricordo di aver mai avuto tutta quella energia», osservò Falcón.

«Non c’è niente di più bello di un bambino appena uscito dall’acqua, con gli occhi che bruciano per il cloro, le ciglia ispide, tutto tremante sotto l’accappatoio per la fame e la stanchezza. È una cosa che mi riempie sempre di felicità.»

«Non le dispiace che sia venuto ora a reclamare il mio drink?» domandò Falcón. «Quando sarò tornato con la zia di Mario… voglio dire, dovrò riaccompagnarla a casa dei genitori, non sarebbe la stessa cosa.»

«La stessa cosa?»

«Non sarebbe come vederci così.»

«Io ho un grande vantaggio su tutti gli altri in questa sua indagine» affermò Consuelo. «Io so come lavora, Inspector Jefe.»

«Lei mi aveva invitato a bere qualcosa.»

«Siamo tutti quanti parte del suo mondo ormai. Inermi sotto il suo occhio spietato. Come è andata con gli altri?»

«Ho solo passato un’oretta con Pablo Ortega.»

«Sempre sul palcoscenico. Non potrei mai sposare un attore. Io sono monogama, e a volte con gli attori il letto è troppo affollato.»

«Non saprei.»

«Nessuna attrice prima del matrimonio con la piccola ricercatrice di verità? Come si chiamava? Inés. Sì, Inés…»

Consuelo si interruppe di colpo.

«Mi dispiace, avrei dovuto ricordare che il Juez Calderón…»

«È la prima volta che lavoriamo insieme dopo l’omicidio di suo marito», disse Falcón. «Mi ha detto oggi che lui e Inés stanno per sposarsi.»

«Doppia mancanza di sensibilità da parte mia», si scusò Consuelo. «Però, mio Dio, sarà davvero un connubio tutto rivolto alla ricerca della verità: un giudice e una fiscal, al loro primogenito non resterà che fare il prete.»

Falcón rise, una specie di grugnito.

«Non può farci niente, Javier, tanto vale riderci su.»

«Su col morale», disse Falcón, «questo mi ha consigliato la signora Krugman.»

«Nemmeno lei è precisamente un soggetto da commedia brillante.»

«Le ha mai mostrato le sue fotografie?»

«Che tristi!» esclamò Consuelo, facendo una smorfia da clown addolorato. «Ne ho fin qui di certe stronzate.»

«Calderón è rimasto molto impressionato dalle foto della signora Krugman», fece notare Falcón.

«Dal suo bel culo, vorrà dire.»

«Già, perfino Pablo Ortega in tutti i suoi molti ruoli è sceso dal piedistallo del suo egocentrismo per sbavarle dietro.»

«Sapevo che lei era diverso.»

«Sono offeso con Maddy Krugman. E non mi è simpatica.»

«Quando un uomo dice così in genere significa che ne è attratto.»

«Dovrei unirmi a una lunga coda.»

«Con il Juez Calderón prima di lei.»

«Se n’è accorta, eh?»

Un lancio spettacolare da parte di uno dei ragazzi annaffiò la finestra e Consuelo uscì per raccomandare che si calmassero. Falcón si accorse che Mario la guardava come se vedesse una dea. Consuelo non fece in tempo a richiudere la porta che la follia ricominciò.

«È un peccato che debbano diventare come noi», disse Consuelo, guardando verso la piscina.

«Lei non è tanto male», disse Falcón, le parole uscite così in fretta dalla sua bocca che rimase a fissarle strabuzzando gli occhi, come una porcheria sul tappeto. «Voglio dire, quando ho detto che… Intendevo che lei era…»

«Si rilassi, Javier», lo tranquillizzò Consuelo. «Beva un’altra birra.»

Falcón mandò giù la Cruzcampo, si mise in bocca una grassa oliva e posò il nocciolo sul vassoio.

«Pablo Ortega le ha mai fatto delle avances?» le domandò.

«Era quello che stava cercando di fare lei ora?»

«No, quello era… ero… ho pensato una cosa e mi è uscita così.»

«Già, be’… ‘Lei non è tanto male’», ripeté Consuelo, citandolo. «Dovrà fare di meglio, molto meglio, se vuole incrementare la sua vita sessuale. Che cosa le ha detto Pablo Ortega?»

«Che usava i cani per abbordare le donne.»

«Lei ha parlato di Ortega che sbava dietro a Maddy e che abborda le donne, ma io avevo sempre pensato che fosse gay o comunque non tanto interessato al sesso. Ai bambini piacciono molto Pavarotti e Callas, ma lui non ha mai tentato un approccio con me. E immagino che un approccio di Pablo Ortega non possa passare inosservato.»

«Perché pensa che sia gay?»

«È solo una sensazione che emana da lui quando è con una donna. Le donne gli piacciono, ma non è interessato a loro sessualmente. Non parlo di me, l’ho visto anche con Maddy. Non sbava dietro a nessuna, fa solo scena, vuole far presente a tutti che è ancora un uomo virile. Ma non ha niente a che fare col sesso.»

«Parlando di lei, Consuelo, l’ha definita una stronza. Avevo pensato che fosse perché lo aveva respinto.»

«Be’, io sono una stronza, ma non lo sono mai stata con lui. In realtà credevo che i nostri rapporti fossero ottimi. Da quando si è trasferito qui, è venuto spesso da me a bere qualcosa, a giocare a calcio con i ragazzi, a nuotare…»

«Alludeva decisamente al sesso. Ha detto che lei sorride solo quando ha le palle di un uomo strette in una morsa, questo genere di battute.»

Consuelo rise, ma era seccata.

«Posso solo dedurre che abbia ritenuto ‘macho’ questo modo di esprimersi, sicuro che io non lo avrei mai saputo», disse poi. «Ha sottovalutato la sua capacità di entrare in confidenza con le persone, Javier. D’altronde, io do per scontata la confidenza tra un poliziotto e un… non so che cosa. Probabilmente ha pensato di poter parlare liberamente.»

«Conosceva Raúl, vero?» domandò Falcón. «Ricordo di averlo visto nelle fotografie dietro la scrivania nel vostro appartamento, ma non tra quelle delle celebrità.»

«Il tramite è stato il fratello di Pablo, Ignacio lavorava per Raúl.»

«Vorrei rivedere quelle foto di Raúl, se è possibile.»

«Avvertirò l’ufficio», disse Consuelo.

Il mondo commerciale delle auto — Repsol, Firestone, Renault — sfrecciava lungo l’Avenida de Kansas City, e mentre gli edifici al di là del parabrezza ronzavano bruciando energia, Falcón si interrogò sull’intimità del suo rapporto con Consuelo. Si sentiva bene con lei. A dispetto della dinamica fra l’investigatore e il sospettato, come la definiva lei, Consuelo faceva ormai parte della sua storia. Mentre guidava, immergendosi nell’animale fremente della metropoli che, sconfitto dal caldo, giaceva ansimante nel suo recinto, la rivide seduta sul divano nel fresco della casa, il piede che dondolava, il bicchiere in mano o che rideva con i bambini, sfregandoli per bene con i teli da bagno e portandoli in cucina per mangiare.

Un’insegna luminosa davanti alla Estación de Santa Justa in fondo all’Avenida de Kansas City lo informò sulla temperatura: 44° centigradi. Parcheggiò e barcollò nell’aria torpida fino all’atrio della stazione, dove telefonò a Pérez, il quale gli disse che aveva convinto il signor Cabello a lasciare sua moglie nel reparto di cure intensive. Ora Pérez si trovava nell’appartamento del signor Cabello in Calle Felipe II a El Porvenir, in attesa di essere sostituito dal primo membro femminile del Grupo de Homicidios, Policía Cristina Ferrera.

Falcón aspettò in testa al binario l’arrivo dell’AVE da Madrid, con un cartello scritto a mano recante il nome di Carmen Ortiz. Gli si avvicinò una donna nera di capelli, con grandi occhi scuri su un volto pallido e spaventato. Aveva con sé due bambini e sembrava a dir poco sconvolta.

Falcón tornò con loro a Santa Clara. Carmen Ortiz parlò freneticamente durante tutto il tragitto, soprattutto del marito, che era in viaggio di lavoro a Barcellona e non avrebbe potuto raggiungerla fino alla mattina seguente. I bambini guardavano fuori dal finestrino con l’aria di detenuti che venissero trasferiti in un carcere di massima sicurezza. Falcón mormorò qualcosa per rassicurarla mentre la signora Ortiz inondava di parole il silenzio.