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Falcón spiegò il problema a Consuelo che lo ascoltò come se le stesse diagnosticando una malattia: attenta, ma senza capire fino in fondo. Le domandò se avesse avuto notizie della sorella e dei figli: un poliziotto si era fatto vivo in tarda mattinata per tenerli d’occhio, gli rispose Consuelo. Falcón la baciò e risalì in macchina. Consuelo non aspettò che l’auto partisse prima di chiudere la porta.

Alla Jefatura lo informarono che erano state mandate tre altre macchine sul luogo dell’incidente, un condominio in Calle Tabladilla all’incrocio con Calle del Cardenal Ilundain. «Non voglio auto parcheggiate in vista dell’edificio, mettete due uomini sul tetto e due sulle scale al di sopra e al di sotto del piano dell’incidente, fate evacuare gli appartamenti sopra, sotto e di fronte e tutti gli occupanti degli altri dovranno restare in casa. E mettete qualcuno con un binocolo in un appartamento dell’edificio di fronte con una buona vista su quello dell’incidente.»

Gli ordini furono confermati e venne confermato inoltre che l’appartamento in questione apparteneva effettivamente alla sorella del Juez Calderón, attualmente in vacanza a Ibiza.

Le pubblicità sull’Avenida de Kansas City sfrecciavano davanti ai suoi occhi mentre tornava verso il centro della città, che avrebbe dovuto attraversare da un capo all’altro; tuttavia non c’era traffico e venti minuti dopo Falcón aveva già superato un cordone della polizia e parcheggiato su Calle Tabladilla, di fronte a un edificio pubblico a una cinquantina di metri dal luogo dell’incidente. La strada era deserta, a parte i poliziotti che si tenevano vicini ai negozi lungo tutta l’estensione dei palazzi di costruzione recente. Uno degli uomini gli disse che era tutto tranquillo. Avvertì via radio il suo compagno appostato nel condominio di fronte, al numero 403 di Calle Tabladilla, che offriva una vista perfettamente libera.

Era una sera di caldo opprimente e il sudore gli impregnava i capelli mentre Falcón attraversava la strada verso i condomini grigi, con le facciate in pietra a vista e le ringhiere dei balconi di acciaio. Il genere di palazzo dove avrebbe comprato un appartamento un giovane professionista benestante. Prese l’ascensore fino al quarto piano e fu introdotto in casa da un giovanotto in calzoni corti, niente affatto interessato a quanto stava accadendo. Il televisore era acceso, stavano trasmettendo un film. Il giovanotto tornò a sprofondarsi sul divano accanto alla sua ragazza e a bere birra.

Il poliziotto sul balcone controllava l’edificio di fronte con il binocolo. Lo porse a Falcón, che vide balconi abbelliti dal verde, ma imposte quasi tutte chiuse. Non era difficile individuare la scena dell’incidente: l’unico appartamento illuminato, con le tende scostate. Tra una grande finestra e la porta scorrevole che dava sul balcone il tratto di muro era di un metro e mezzo circa. Calderón e Maddy Krugman erano seduti sul divano, il giudice dritto e impettito, piedi e ginocchia uniti, braccia conserte sul petto; Maddy Krugman era semisdraiata sui cuscini in un atteggiamento così rilassato da apparire assurdo. Erano entrambi vestiti come se fossero stati sul punto di uscire per cena. A giudicare dalla direzione in cui stavano guardando, Marty Krugman doveva essere in piedi di fronte a loro, la schiena contro il muro che separava la finestra dalla porta scorrevole sul balcone. Per un secondo divenne visibile. Non indossava la giacca, aveva la camicia bagnata di sudore e stringeva una rivoltella nella mano sinistra.

Il film alla televisione era finito, sostituito dalla pubblicità. Il giovanotto si affacciò sul balcone.

«Che sta succedendo?»

«Solo una situazione familiare sfuggita al controllo», spiegò Falcón.

«Abbiamo sentito lo sparo… ma credevamo che fosse nel film.»

«A che ora?»

«Subito dopo le dieci.»

In quel momento erano le dieci e quaranta. Falcón esaminò con il binocolo le pareti dell’appartamento e trovò il foro del proiettile al di sopra della testa di Maddy Krugman. Ovviamente all’inizio non doveva aver preso troppo sul serio il marito, ma ora si era resa conto che non si trattava di uno scherzo né di una pistola giocattolo. Falcón chiamò il Comisario Elvira e lo informò della situazione.

«Qual era lo stato mentale di Krugman durante il colloquio che ha avuto con lui?»

«È un intellettuale con una vena ossessiva, incline a farneticare, ma controllabile. Sa ascoltare. Di norma è una persona raffinata e civile, ma negli ultimi giorni è parso turbato, probabilmente a causa della relazione di sua moglie con il Juez Calderón. Se fosse psicotico, la gelosia incontrollabile potrebbe averlo spinto oltre la linea di confine. Tra noi andava piuttosto bene, c’era rispetto reciproco. Mi piacerebbe andare di là e cercare di parlargli.»

«D’accordo. Prima lo chiami sul numero fisso, gli dica che suonerà alla porta. Nessuna sorpresa. García della squadra Antiterrorismo sta arrivando sul posto e porterà con sé un tiratore scelto. Aspetti che sia arrivato.»

«Krugman non è un terrorista.»

«Ora lo so, ma prima non lo sapevo. Ho chiamato García quando ancora le informazioni non erano complete. Comunque sia, ha esperienza di certe situazioni.»

Arrivò pochi minuti dopo. Falcón mandò il poliziotto a chiamarlo e García si presentò sul balcone con il tiratore scelto, il quale sembrò soddisfatto dell’angolo di tiro e rientrò nella stanza per montare il suo fucile.

«Ha intenzione di andare di là?» domandò García.

«Conosco l’uomo che ha sparato.»

«Con lei ne avrà tre da tenere a bada, e questo mi darà qualche possibilità in più.»

«Credo di riuscire a farlo ragionare, non è pazzo e nemmeno drogato.»

«Bene, ma se dovesse perdere il controllo, da qui non avrei molte speranze di poter sparare senza mettere in pericolo gli ostaggi.»

«Che intende dire?»

«Che sarebbe meglio fare irruzione nell’appartamento.»

«Non credo che si arriverà a tanto.»

Si accordarono su qualche segnale di emergenza e Falcón digitò il numero dell’appartamento. Rispose Maddy prima che Marty potesse reagire a quel nuovo sviluppo della situazione. Falcón le chiese di passargli il marito.

«È per te», disse la donna in tono ironico porgendo il ricevitore a Marty.

«Con i russi non ho ancora parlato», disse Krugman ridacchiando. «In questo momento ho da fare.»

«Sono qui fuori, Marty», gli disse Falcón, lasciando l’appartamento di fronte e scendendo le scale.

«Già, avevo pensato che lo sparo avrebbe attirato l’attenzione. Avrebbe dovuto restare una questione privata, ma mia moglie è cocciuta e ho dovuto farle vedere che non stavo scherzando. Comunque sia, Inspector Jefe, che cosa posso fare per lei?»

Falcón attraversò la strada e cominciò a salire le scale che portavano all’appartamento della sorella di Calderón.

«Voglio parlare con lei, sono qui fuori. Mi fa entrare?»

«Immagino che avrà con sé una squadra speciale o roba del genere.»

«No, sono solo.»

«La strada è molto silenziosa.»

«È stata sgombrata per la sicurezza di tutti, niente altro. Non vogliamo che qualcuno si faccia male, Marty.»

«Qualcuno si è già fatto male», ribatté Krugman.

«Mi rendo conto che…»

«No, io dico male… fisicamente. Non è come crede lei.»

«E com’è allora?»

«È una faccenda privata. Siamo al di là di ogni mediazione.»

«Non sono qui per mediare.»

«Allora è qui per essere testimone della distruzione di vite umane.»

«No, certamente non sono qui per questo», disse Falcón in tono deciso. «Sono venuto per ascoltarla.»

«L’ho detto a Maddy che in America poliziotti come lei non ce ne sono», disse Marty. «Laggiù preferiscono le teste quadre che si adattano meglio alle ganasce: è più facile restringere le loro menti. Non colgono le sfumature, vedono solo il bianco e il nero.»